IL servizio diaconale della Parola




Il diaconato in Italia n° 220
(gennaio/febbraio 2020)

ANALISI


IL servizio diaconale della Parola
di Pietro Sorci

Leggiamo nell'esortazione apostolica Evangelii gaudium papa Francesco: «In virtù del battesimo ricevuto, ogni membro del popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cf. Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione [...] la nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati [...] Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l'amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo "discepoli" e "missionari", ma che siamo sempre "discepoli-missionari"».
La gioia e l'urgenza di evangelizzare, se coinvolge ogni battezzato, riguarda in primo luogo coloro che con uno speciale sacramento sono stati assimilati a Cristo servo di Dio Padre, consacrato dallo Spirito per portare il lieto annuncio ai poveri.

La Scrittura
Nel capitolo 6 degli Atti degli apostoli, nel quale la chiesa sin dai primi secoli ha riconosciuto l'istituzione dei diaconi, i Sette, su sollecitazione degli apostoli vengono scelti dalla comunità per servire alle mense dei poveri, affinché gli apostoli possano dedicarsi totalmente al servizio della parola e alla preghiera. Tuttavia nel capitolo successivo vediamo subito Stefano, uno dei sette, animato di Spirito Santo, tenere dinanzi al sinedrio un lungo e articolato discorso in cui ricostruisce la storia della salvezza dalla chiamata d'Abramo alla costruzione del tempio da parte di Salomone, per concludere che ormai il tempio in cui Dio abita e si fa incontrare non è più una costruzione fatta da mani d'uomo, ma il corpo di Cristo crocifisso e risorto. Questo discorso suggerito dallo Spirito costerà a Stefano il martirio per lapidazione.
Nel capitolo ottavo degli Atti vediamo un altro dei Sette, Filippo che annunzia il Cristo in Samaria: molti ascoltando le sue parole e vedendo i segni da lui operati, si convertono e vengono battezzati, poi gli apostoli Pietro e Giovanni impongono le mani ed essi ricevono lo Spirito Santo che si era manifestato sui Dodici il giorno di pentecoste a Gerusalemme. Subito dopo Filippo, ispirato da Dio, sulla via da Gerusalemme a Gaza, si fa compagno di viaggio dell'eunuco etiope, di ritorno dal pellegrinaggio alla città santa, gli spiega le Scritture, lo catechizza e lo battezza. Nella prima lettera a Timoteo parlando dei ministeri nella chiesa, tra le qualità che deve avere un fedele per essere ordinato diacono, l'apostolo Paolo indica quella di «custodire il mistero della fede in una coscienza pura» (1Tm 3,9).

La letteratura patristica
Negli scritti dei padri e nei canoni dei concili si parla spesso dei diaconi come stretti collaboratori del vescovo specialmente nell'esercizio della carità e nella celebrazione della liturgia, raramente però si fa menzione esplicita della loro attività in ordine all'annuncio del Vangelo. Fa eccezione Ignazio di Antiochia che nelle sue lettere menziona ripetutamente il diacono Filone di Cilicia il quale lo aiuta nella predicazione della parola (Filad. 11,13) e lo ha seguito nella parola (Smirn. 10,1).
Altra eccezione è sant'Agostino che nel piccolo trattato de catechizandis rudibus (Catechesi ai principianti) scritto per il diacono Deogratias di Cartagine incaricato della catechesi a quanti chiedevano il battesimo, gli dà preziosi consigli per la metodologia, la pedagogia e i contenuti della catechesi.

I vescovi diaconi
Si deve ricordare tuttavia che per tutto il primo millennio spesso i vescovi, anche quelli noti come dottori della chiesa, come Gregorio Magno, erano diaconi e venivano ordinati all'episcopato senza passare per il presbiterato. Si deve supporre dunque che fossero conosciuti anche per la loro predicazione. Del resto, in Occidente come in Oriente, per molti secoli nella messa era scomparsa l'omelia, e la predicazione, affidata per lo più ai religiosi, avveniva fuori della celebrazione.
Per questo nei canoni dei concili e nei libri liturgici non si parla più di un ministero della parola affidato ai diaconi, salvo quello di cantare il Vangelo nella messa solenne. Il Pontificale tridentino in vigore sino alla riforma liturgica del Vaticano II, nel rito dell'ordinazione gli fa consegnare dal vescovo l'evangeliario, con la formula: «Ricevi il potere di leggere il Vangelo nella chiesa di Dio, sia per i vivi che per i defunti», goffa imitazione della formula per la consegna della patena e del calice nell'ordinazione dei presbiteri.
Era ovvio che, riscoperta l'importanza della parola di Dio contenuta nelle Scritture per la vita e la missione della chiesa, il concilio Vaticano II, decidendo di restaurare il diaconato permanente anche di uomini coniugati, mettesse in luce anche il suo compito in ordine alla predicazione. Se LG 29 appare ancora titubante - «è ufficio del diacono amministrare solennemente il battesimo [...] assistere e benedire il matrimonio in nome della chiesa, leggere la Sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo [...] dirigere il rito funebre» - più esplicito, anche se non privo di ambiguità, è Ad Gentes 16, quando auspica che «uomini, i quali esercitano di fatto il ministero di diacono perché come catechisti predicano la parola di Dio, siano confermati e stabilizzati per mezzo dell'imposizione delle mani, che è di tradizione apostolica». Non aggiunge nulla di nuovo in proposito il motu proprio di Paolo VI Sacrum diaconatus ordinem del 18 giugno 1967, con cui viene restaurato il diaconato permanente.

Dal Concilio Vaticano II
Più precisa è la lettera della Congregazione per l'educazione cattolica del 16 luglio 1969 che chiede per i candidati al diaconato una preparazione che li renda capaci di tenere l'omelia in assenza del sacerdote e di presiedere alla liturgia della parola.
Ancora più esplicito e circostanziato è il documento della Conferenza episcopale italiana dell'11 marzo 1974 sulla restaurazione del diaconato permanente. Tra le funzioni del diacono indica: «l'annuncio autorevole della parola di Dio in virtù della sua partecipazione all'ordine episcopale e presbiterale» (III, 24), la catechesi, in particolare per la preparazione al battesimo e alla cresima anche dei genitori e dei padrini, l'evangelizzazione mediante una presenza pastorale capi Ilare. Più che nella chiesa e dall'ambone la CEI chiede la presenza della parola evangelizzatrice del diacono nella famiglia, nella scuola, negli ambienti di lavoro e di categorie, di quartiere e di caseggiato.

Il rito delle ordinazioni
Il rito delle ordinazioni pubblicato in italiano nel 1979 e in seconda edizione - sulla base dell'editio typica altera del 1989 - nel 1992, è preceduto da una presentazione della CEI che al paragrafo IV, parlando dei diaconi afferma: «Tra i diversi impegni dei diaconi si pone al primo posto l'annuncio del Vangelo».
Il Pontificale nelle premesse generali e in quelle al rito di ordinazione del diacono si limita a ripetere le indicazioni di LG 29. Più preciso, lo specimen di omelia del vescovo al n. 220, spiega che i diaconi, fortificati dal dono dello Spirito Santo, sono di aiuto al vescovo e al suo presbiterio nel ministero della parola, dell'altare e della carità, e avranno il compito di esortare e istruire nella dottrina delle fede i fedeli e quanti sono alla ricerca della fede, e conclude con la raccomandazione rivolta agli ordinandi di custodire «il mistero della fede in una coscienza pura e a manifestare con le opere la parola di Dio che predicano, perché il popolo cristiano, animato dallo Spirito Santo, diventi un'oblazione pura, gradita a Dio». Nella preghiera di ordinazione il vescovo, dopo l'epiclesi chiede che i diaconi, con l'esempio della loro vita, siano in mezzo al popolo di Dio un richiamo costante al Vangelo e un'icona di Cristo diacono che venne non per essere servito ma per servire.

Come essere un richiamo costante al Vangelo?
Subito dopo il vescovo consegna a ciascun nuovo diacono il libro dei vangeli con le parole: «Ricevi il Vangelo di Cristo, del quale sei diventato l'annunziatore: credi ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni». Gesto e parole che esprimono nel modo più chiaro il compito del diacono in ordine all'annunzio della parola.
Dalla Scrittura, dalla tradizione patristica, dalla storia della chiesa e dalla lex orandi, ossia dalla prassi liturgica, risulta chiaramente che tra i compiti del diacono prioritario è l'annuncio del Vangelo che è la ragion d'essere della chiesa. Certamente egli è ordinato anzitutto per il servizio ai poveri di ogni genere. Povertà sono sicuramente la fame, la sete, la malattia, la mancanza di un alloggio e di lavoro, la prigionia, il lutto, l'emarginazione e la solitudine, ma è soprattutto l'ignoranza di Cristo, il bisogno della sua parola che rivela la paternità di Dio, la dignità e il destino eterno dell'uomo, che illumina il cammino, dà gioia agli occhi e gioia al cuore.

Concludendo
Il diacono annuncia la parola in aiuto al vescovo e ai presbiteri, in certi casi, in assenza. del presbitero o come suo supplente, egli può tenere l'omelia nella celebrazione dell'eucaristia, come fa quando presiede la celebrazione del battesimo, del matrimonio, delle esequie e della liturgia delle ore. Ma l'ambito privilegiato del suo annuncio è la catechesi nella preparazione ai sacramenti dell'iniziazione cristiana degli adulti, al battesimo dei bambini, alla cresima dei ragazzi, nella preparazione alla celebrazione del matrimonio, l'annuncio del Vangelo, con le parole e le opere, mediante una presenza capillare negli ambienti dove, condividendo le gioie, le fatiche e i drammi dei suoi fratelli, esercita la sua professione o il volontariato: nella famiglia, presso gli infermi, nell'ospedale e presso le famiglie in lutto, nella scuola, negli ambienti di lavoro, nel quartiere, nel condominio e in quelle che papa Francesco chiama "le periferie esistenziali". Egli non esercita questa diaconia in esclusiva, ma, come dice la preghiera di ordinazione, trascinando, con il suo esempio, altri fratelli, uomini e donne al servizio.

(P. Sorci, ofm, è docente di Introduzione alla Liturgia e Liturgia sacramentaria
presso la Facoltà Teologica di Sicilia "San Giovanni Evangelista")



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