XIII Domenica del Tempo ordinario (A)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 6/2020)



ANNO A – 28 giugno 2020
XIII Domenica del Tempo ordinario

2Re 4,8-11.14-16a • Salmo 88 • Romani 6,3-4.8-11 • Matteo 10,37-42
(Visualizza i brani delle Letture)

PERDERE PER TROVARE

Il Vangelo di questa domenica conclude il discorso missionario di Gesù, chiedendoci qual è l'amore che regola la nostra esistenza. Si parla di genitori, di figli, della vita stessa: tutti amori che noi abbiamo, realtà sulle quali investiamo tempo e forze. Amori spesso in conflitto, in cui siamo chiamati a scegliere, sacrificare qualcosa, trovare compromessi. A volte ci chiediamo cosa sia bene fare e non lo sappiamo, perché ogni amore ha esigenze che ci tirano da una parte o dall'altra. li Vangelo di oggi dice che c'è un amore che può ordinare tutti gli altri, un punto di riferimento a partire dal quale leggere il resto. Questo amore è il Signore. Gesù non si accontenta di essere una delle tante passioni della nostra vita, vuole raggiungere il centro del nostro cuore per darci una vita nuova. Ma ciò comporta alcune esigenze.

Mettere in discussione la famiglia. Lo tradurrei così: mettere in discussione le nostre radici, ciò che ci è stato insegnato come cosa buona e giusta e per noi è diventato il modo abituale di sentire la vita e di trasmetterla. Dai genitori abbiamo imparato un gusto, che per noi è diventato la normalità. La sfida del Vangelo è metterlo sempre in discussione, per chiederci se non ci sia qualcosa che ci faccia vivere meglio. Quante volte replichiamo riedizioni del passato, anche come Chiesa! Sappiamo che è un'operazione inutile, ma capita di rifugiarci nel già noto, specialmente quando siamo in difficoltà e cerchiamo certezze. Viene in mente un'altra parola famosa di Gesù: nessuno che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice "il vecchio è buono" (Lc 5,39). La sfida del Vangelo è, dunque, quella di lasciare ciò che già conosciamo.

Prendere la nostra croce. Le croci sono il peso che la nostra storia porta con sé, i limiti della nostra condizione. Limiti personali, dettati dalle ferite che la vita ci ha inferto; limiti comunitari, dettati dal peso delle persone che vivono insieme a noi. Spesso questi limiti ci fanno soffrire, non vorremmo vederli, facciamo di tutto per sfuggirli, ci illudiamo di poterli ignorare. Pensandoci come Chiesa oggi, prendere la croce è accettare di non avere risposte già codificate davanti a un tempo nuovo, riconoscere che, in questa realtà, ciò che abbiamo fatto finora non funziona più. Occorre trovare risposte nuove, senza cadere nella tentazione di un ritorno indietro o di formule magiche che garantiscano il successo.

Perdere la vita per trovarla. Gesù dice ai discepoli che per trovare occorre prima perdere, fidandosi. Questa è la sintesi del Vangelo d'oggi. Ogni volta che dobbiamo trovare una forma nuova alla vita, il primo passo da compiere è perdere: perdere un automatismo che ci ha sempre dato certezza, una pretesa, un'attesa, uno stile… Senza questa perdita (dolorosa) non è possibile una vita nuova. In questo cammino il Signore si propone come l'amore che può darci stabilità, ordinando tutti gli altri amori, mettendoli alla prova e facendoli crescere.
Chiediamoci: Che posto occupa il Vangelo tra gli amori della mia vita? È uno dei tanti o è la forza che mi aiuta a mettermi in discussione? Quali sfide di cambiamento vedo in progetti, relazioni e scelte? Sono tentato di rifugiarmi nel passato? Cosa dobbiamo perdere oggi come Chiesa, soprattutto in tempo di coronavirus, per trovare sintesi nuove? Quali sicurezze, comodità, modi di pensare la fede?


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