a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 3/2020)
ANNO A – 8 marzo 2020
II Domenica di Quaresima
Genesi 12,1-4a • Salmo 32 • 2 Timoteo 1,8b-10 • Matteo 17,1-9
(Visualizza i brani delle Letture)
II Domenica di Quaresima
Genesi 12,1-4a • Salmo 32 • 2 Timoteo 1,8b-10 • Matteo 17,1-9
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IL VANGELO CI INVITA A CAMBIARE
Sei giorni prima - scrive Matteo - Gesù aveva detto che doveva soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venir ucciso e risorgere il terzo giorno. Poi aveva aggiunto: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua». Che cosa salta in mente a Gesù? Andava tutto cosi bene! Le folle osannanti, il pane moltiplicato per migliaia di persone, i malati guariti, persino qualcuno risuscitato da morte… Andava tutto a gonfie vele, perché vuole rovinare la festa? I discepoli non capiscono e sono smarriti. Seguire Gesù sembrava cosi bello e attraente: ma dov'è ora questa bellezza? Sono le stesse domande che ci facciamo anche noi quando viviamo momenti di grande oscurità.
Ecco la risposta: sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li conduce in disparte, su un alto monte. In un luogo appartato ci si confida i segreti, si dicono le cose intime e personali. Gesù cerca proprio un momento di intimità. E li svela ai suoi amici la sua identità. Cambia aspetto, si mostra in tutto il suo splendore, ed è bellissimo… cosi bello da mozzare il fiato ai discepoli. E Pietro esclama: Signore, è bello per noi essere qui! Stava ancora parlando, quando una nube luminosa li copri con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube. È la voce di Dio.
Per ascoltare la voce di Dio occorre entrare in una nube luminosa, che è un paradosso. Significa che Gesù rivela la sua gloria proprio nel momento più oscuro: la croce. Lì, dove sembrano vincere le tenebre, Gesù inonda il mondo di luce. Lui, il Servo sofferente, colui che non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi... proprio lui, è l'uomo nella sua bellezza più piena, perché è amato e sa amare; sentendosi amato è capace di amare sino alla fine. E Dio dà la conferma: quest'uomo è proprio il Figlio amato. In lui il Padre ha posto il suo compiacimento. Sono le stesse identiche parole del battesimo. Ma rispetto al battesimo c'è una parola in più: Ascoltatelo! È il punto cruciale di tutto l'episodio.
Noi infatti non possiamo vedere Dio. La fede è un cammino nell'ombra. Non viene dalla visione, ma dall'ascolto. La nostra trasfigurazione avviene oggi attraverso l'ascolto, che ci fa diventare come il Figlio amato. La nostra trasfigurazione inizia quando cominciamo ad ascoltare Gesù e a obbedire alla sua voce.
Ma questo suscita nei discepoli grande timore. È curioso che i discepoli siano estasiati quando vedono Gesù trasfigurato e, invece, siano tramortiti di paura quando ascoltano la voce di Dio. Forse il Vangelo ci vuole dire che ascoltare la parola di Dio è un'esperienza temibile, perché non vuol dire semplicemente leggere la Bibbia. Ascoltare la parola di Dio vuol dire percepire la presenza di Dio nella propria vita, negli eventi che ci toccano, nel fratello che ci parla... Ascoltare Dio significa fargli spazio. Quest'accoglienza comporta un cambiamento, una conversione. Quando capiamo che dobbiamo cambiare, siamo turbati. Sentire questa ambivalenza di gioia e timore non è strano: è il segno che stiamo facendo un'esperienza umanamente e religiosamente autentica. Ci poniamo perciò una domanda seria: ma io sento il timore quando ascolto il Vangelo che mi invita a cambiare?
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