a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 3/2020)
ANNO A – 1° marzo 2020
I Domenica di Quaresima
Genesi 2,7-9;3,1-7 • Salmo 50 • Romani 5,12-19 • Matteo 4,1-11
(Visualizza i brani delle Letture)
I Domenica di Quaresima
Genesi 2,7-9;3,1-7 • Salmo 50 • Romani 5,12-19 • Matteo 4,1-11
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NON SI VIVE SENZA LOTTARE
Una delle cose più imbarazzanti da raccontare sono le nostre tentazioni: spesso sono inconfessabili persino agli amici più stretti. Potremmo dire che, in questa domenica, Gesù ci confidai suoi segreti, la sua vita interiore. Come si fa a comunicare un'esperienza così personale come le tentazioni? Per farsi capire occorre usare delle immagini. Come quando, per dire che soffri, dici che hai il cuore spezzato, o quando sei contento, che tocchi il cielo con un dito.
Anche il Vangelo ci parla delle tentazioni di Gesù con delle immagini. Innanzitutto, immagini di luogo: il primo è il luogo della fame e della tentazione per eccellenza: il deserto; poi c'è il luogo della vertigine: il punto più alto del tempio; infine un monte altissimo, il posto da cui si può vedere tutto. Poi l'esperienza della tentazione viene descritta con l'immagine di un dialogo con satana. Risparmiamo di raffigurarci il diavoletto con la coda e le coma. Queste sono le nostre immagini.
Quello che interessa è il fatto che nel deserto, per essere messo alla prova, Gesù vi è condotto dallo Spirito. Forse ci sorprende che sia lo Spirito di Dio a volere che Gesù sia tentato. Ma come il Figlio di Dio si è incarnato nella nostra umanità per opera dello Spirito Santo, così è lo stesso Spirito che lo fa entrare in pieno nella vita umana. Gesù è diventato realmente uomo. Quindi, non può non essere tentato: è la conseguenza della sua scelta di essere come noi. È la vita stessa che ci mette alla prova e mette a nudo cosa abbiamo nel cuore.
Ecco allora svelato il senso di questa esperienza misteriosa di Gesù nel deserto; è un'esperienza che appartiene a tutti gli uomini. E il duro confronto, o forse meglio chiamarlo scontro, con i nostri limiti. Non abbiamo la vita da noi stessi, manchiamo di tutto, e abbiamo fame... Non possiamo possedere tutto quel che vogliamo… siamo umani. Il tentatore, però, suggerisce a Gesù questo pensiero: «Se sei figlio di Dio, tu non hai limiti di nessun genere, tu puoi avere tutto, fare tutto, possedere tutto». Il tentatore prova a scatenare in Gesù il desiderio, affinché non accetti il suo limite, ma si prenda subito, da solo, quel che desidera.
Questa è la tentazione: «Prenditi quel che vuoi, subito». Il male si insinua proprio nel limite, e dice: «Non accettare i limiti!». Questa voce ci appartiene: il fascino del male è già dentro di noi. È p peccato d'origine, di cui ci ha parlato la Genesi. E la condizione di Adamo, dell'uomo. Ogni uomo è limitato. Ma è duro accettare di aver bisogno di tutto, di non poter fare tutto, di non poter possedere tutto!
Razionalmente sappiamo di non essere dèi.
Ma nei fatti spesso ci ribelliamo ai limiti. Lo facciamo soprattutto quando siamo giovani e forti. Ma anche da adulti, e ancor più da vecchi, si combatte una lotta: quella contro la rassegnazione, l'accidia e l'avvilimento. In realtà, questa è una malattia che colpisce anche i giovani della nostra società, percorsa da un sentimento permanente di insicurezza e di precarietà. Qualcuno ha definito questo tempo l'epoca delle passioni tristi: giovani che non hanno passioni, non bruciano per niente e non lottano più. Ma non si può vivere senza lottare. Gesù ce ne ha dato l'esempio. Chi non lotta, permette al male di distruggerlo.
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