I Domenica di Avvento (A)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 11/2019)



ANNO A – 1 dicembre 2019
I Domenica di Avvento

Isaia 2,1-5 • Salmo 121 • Romani 13,11-14a • Matteo 24,37-44
(Visualizza i brani delle Letture)

ENTRARE NELL'ARCA (COME NOÈ)

Dormire è una delle esperienze della vita per ciascuno di noi. Se non si dorme un tempo sufficiente, si hanno effetti collaterali che non sono per nulla piacevoli: ci si addormenta quando si deve stare svegli, si ha un umore cattivo… La liturgia della prima domenica di Avvento usa l'immagine dell'essere svegli per mostrarci l'atteggiamento che siamo chiamati ad avere nella nostra vita. San Paolo, nella seconda lettura, rincara la dose: «È tempo di svegliarvi dal sonno, perché la salvezza è vicina». Dunque, siamo chiamati a essere delle persone sveglie e pronte. Che cosa significa questo?
Significa essere capaci di conoscere e vigilare. Prima di tutto siamo chiamati a conoscere, a comprendere le cose, come fece Noè che seppe discernere ciò che accadeva, salvò se stesso e costruì il futuro. Infatti, la comprensione dell'oggi costruisce il futuro, e questa è la nostra responsabilità.
Tante volte si dice che siamo in un tempo di "confusione"; in realtà, siamo in un tempo in cui comprendiamo che tante cose stanno cambiando e alcune di esse, alle quale eravamo abituati, non ci saranno più. Comprendiamo che il nostro tenore di vita si abbasserà, che il nostro mondo invecchierà, che le nostre società saranno sempre più miste, che vivere la fede sarà sempre più una scelta… Ciò è quanto accadrà, e non si tratta di un cataclisma, bensì della realtà. La domanda che si pone è: come viviamo questo cambiamento?
Noè, di fronte all'annuncio del diluvio, cominciò a costruire l'arca per salvarsi. Il diluvio è stato una catastrofe per tutti, tranne che per lui: essendo pronto si è mosso per tempo e si è potuto salvare. La vera domanda riguarda coloro che hanno visto costruire l'arca: a quanto riporta il libri della Genesi, nessuno gli ha chiesto: «Che cosa stai facendo?». A volte rischiamo di essere così anche noi: di fronte a qualcuno che costruisce l'arca non ci si fa una domanda, oppure addirittura risulta più facile pensare che sia pazzo o esagerato. Come probabilmente hanno pensato molti contemporanei di Noè.
Conoscere le cose, comprenderle non come drammi, ma come realtà fondamentale. Da questa conoscenza nasce la vigilanza che è capacità di esercitare l'intelligenza, la riflessione, il pensiero sui tempi che si vivono, per non essere sorpresi dalle catastrofi che si preparano nascostamente nell'oggi della storia, nella Chiesa, nelle relazioni.

Noè, cogliendo una parola che lo aiutava a interpretare il suo presente, ha costruito l'arca e vi è entrato. Non si è accontentato di fare quello che facevano tutti gli altri (mangiare, bere, prendere moglie…), ma ha costruito il futuro. Colpisce il fatto che non solo abbia compreso e quindi costruito, ma vi sia entrato: Noè entrò nell'arca, mentre la maggior parte non si accorse che l'acqua cresceva e travolse tutti. Tra le arche sulle quali possiamo salvarci, in questo tempo di Avvento potrebbe esserci la preghiera. Può sembrare un'arca un po' strana, ma è questo il tempo nel quale rimettere al centro una dimensione essenziale della vita cristiana, da sempre legata alla vigilanza. La scelta della preghiera in questo tempo possa essere per noi questa arca di salvezza. Sappiamo cogliere i segni del cambiamento? Quali sono le nostre arche nelle quali possiamo salvarci?


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