a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 7/2019)
ANNO C – 21 luglio 2019
XVI Domenica del Tempo ordinario
Genesi 18,1-10 • Salmo 14 • Colossesi 1,24-28 • Luca 10,38-42
(Visualizza i brani delle Letture)
XVI Domenica del Tempo ordinario
Genesi 18,1-10 • Salmo 14 • Colossesi 1,24-28 • Luca 10,38-42
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FARE O AMARE
Il Vangelo di domenica scorsa parlava di un Samaritano che, in realtà, è Gesù stesso: è lui che è considerato eretico dall'autorità religiosa, è lui che si mette in cammino sulla strada di Gerusalemme, è lui che si è fatto vicino a ogni uomo per prendersi cura, è lui che se ne andrà per tornare il terzo giorno... Il suo è spesso un viaggio solitario perché i discepoli faticano a comprenderlo e seguirlo. Ma ogni tanto, come nel racconto di questa domenica, nel cammino trova accoglienza e solidarietà. Marta e Maria non sono l'immagine dell'azione e della contemplazione, come a volte si legge, ma l'occasione per riflettere sul primato dell'ascolto dal quale deve avere origine il nostro fare.
Marta fa tanto. Come molti di noi! Ed è prigioniera di questo suo fare. Il servizio è il suo ruolo ed è tanto presa da questo ruolo da essere distratta, cioè rivolta verso qualcosa d'altro rispetto a Gesù. In un suo bellissimo commento, Bruno Maggioni riporta un detto rabbinico: «C'era un rabbino che era talmente indaffarato a parlare di Dio da dimenticarne l'esistenza».
Quando l'ansia di occuparci di tutto prende il sopravvento, stiamo vivendo da pagani, perché viene a mancare la fiducia in Dio. L'agitazione, l'affanno si traducono in troppe parole e preoccupazioni. Gesù mette in guardia da tutto questo: «Pregando, non sprecate parole come i pagani...» (Mt 6). Pregare, mangiare, bere, vestirsi sono tutte cose buone, eppure possono diventare pagane se vissute in modo affannoso, inquieto, agitato.
Una precisione sulla traduzione: Maria ha scelto la parte ''buona'', non quella "migliore"! Gesù non vuole mettere in competizione le sorelle, vuole solo distinguere tra "le molte cose" per le quali Marta si preoccupa e "l'unica cosa necessaria" scelta da Maria. Maria è capace di cogliere l'essenziale ed è così che si vive l'ascolto, l'accoglienza, l'ospitalità. Un'accoglienza che poi si tradurrà anche in cibo, buon vino, tempo per il riposo...
Credo che il racconto ci chieda la capacità di mettere in mettere in fila le cose per ordine di importanza. È la mancanza di un ordine che crea disagio, che non fa cogliere un senso nella vita. Il problema non è darsi da fare in un servizio o in un altro, ma comprendere il senso di ciò che si fa. Ci sono cose, essenziali, che danno vita, mentre altre, secondarie, se diventano più importanti tolgono vita.
Nella comunità parrocchiale la sfida riguarda il fatto che troppe volte ci concentriamo sugli aspetti secondari, piuttosto che su quelli essenziali. Alla parrocchia vengono chiesti "servizi religiosi", più che occasioni di formazione, servizi sociali a buon mercato più che evangelizzazione. Facciamo centri estivi per i bambini e molti genitori si preoccupano del menù, ma non chiedono se facciamo pregare i bambini o quale sia il progetto formativo. Molte persone chiedono "la prima comunione", ma non l'iniziazione a una vita cristiana. Certo, tutto ciò entra nel tema dell'evangelizzazione, della crescita nella fede, ma non può essere il punto di partenza. C'è una priorità, e questa è l'ascolto. L'ascolto della Parola, l'ascolto delle persone, l'ascolto di sé stessi... il fare viene dopo. Fare soltanto può anche far morire l'amore.
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