SS. Corpo e Sangue di Cristo (C)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 6/2019)



ANNO C – 23 giugno 2019
SS. Corpo e Sangue di Cristo

Genesi 14,18-20 • Salmo 109 • 1 Corinzi 11,23-26 • Luca 9,11b-17
(Visualizza i brani delle Letture)

IL PANE DEI SOGNI

     Ogni evangelista, nel raccontare la moltiplicazione dei pani, offre una prospettiva originale. Della narrazione di Luca, in particolare, non colpisce tanto il fatto in sé, quanto il contesto in cui è inserito. All'inizio del capitolo Gesù invia i suoi discepoli in missione, chiedendo loro di partire leggeri, poveri: senza nulla con sé, fidandosi delle persone e fermandosi nelle loro case, curando i malati, scacciando i demoni. Un compito ben al di là delle forze di questi uomini. Un compito che mette paura, ma che al tempo stesso dà la forza di sognare qualcosa di nuovo, come ogni sfida proposta e vissuta da Gesù. Questi discepoli sono poveri, ma hanno un cuore che sogna. E il Vangelo dice che la missione riesce. Ed essi tornano eccitati e soddisfatti, e raccontano a Gesù tutto ciò che hanno vissuto: la Buona notizia funziona veramente!
     A distanza di un giorno, però - ed è il Vangelo di questa domenica - le cose sono cambiate: la gente che segue Gesù è tantissima, sono tutti stanchi, si lamentano... la prudenza (o il buonsenso) suggerisce di rimandare tutti a casa. Ecco, allora, la domanda dei discepoli: Maestro, congeda la folla. Dov'è finita la possibilità di sognare sperimentata poco prima? Che fine ha fatto il loro entusiasmo? La sfida di Gesù nasce proprio da qui: «Voi stessi date loro da mangiare!». E il modo del Signore per dire loro che possono credere fino in fondo nel Vangelo, in una logica di povertà che diventa condivisione e ricchezza per tutti.
     Non spetta ai discepoli fare i mattatori della situazione; non sono loro che devono sobbarcarsi la fatica di trovare tutto il pane necessario. Piuttosto, devono accettare di mettere in comune il poco che c'è, per poi ricevere il pane da Gesù e distribuirlo a tutti. Ecco la chiave per capire la vita di Gesù e il segno che compie nello spezzare il pane. Gesù non è un grande mago, che può fare ciò che vuole; è invece uno che crede con tutte le sue forze che accettando di mettere in comune il poco che si ha, ne basterà per tutti. Gesù è capace di sognare il Regno e per esso mette in gioco la vita.

     Pensando alla festa del Corpus Domini, possiamo raccogliere un invito per noi tutti. Celebrare l'eucaristia significa ricevere dal Signore la sua stessa fede nel guardare la vita. È mettersi alla scuola di qualcuno che ha uno sguardo diverso, più capace di sognare, più propositivo. Noi riceviamo il corpo del Signore, ma questo dono non è qualcosa che si esaurisce tra noi e Dio. È, piuttosto, la partecipazione alla forza con cui lui ha scelto di condividere con gli uomini.
Ciò si traduce nell'imparare a guardare non ciò che manca, ma ciò che c'è. Gesù non si abbatte, sono i discepoli che fanno la conta e rimangono senza speranza. Spesso anche noi siamo così: ciò che abbiamo è troppo poco, non si può dare perché non basta nemmeno per noi. La società ripete questo mantra, ma esso serpeggia nelle comunità, mettendo in luce la nostra poca fede. Celebrare l'eucaristia significa partire da ciò che c'è e scegliere di ringraziare il Padre, spezzandolo tra tutti. È questo lo stile del Vangelo. E allora, che speranza c'è nelle nostre eucaristie? Quale cambiamento generano in noi? Attingiamo (di nuovo) da Gesù la forza di sognare, o restano qualcosa di sterile, solo una vaga consolazione spirituale?


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