Domenica di Pasqua (C)


Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 4/2019)



ANNO C – 21 aprile 2019
Domenica di Pasqua

Atti 10,34a.37-43 • Sal 117 • Colossesi 3,1-4 [1Corinzi 5,6-8] • Giovanni 20,1-9
(Visualizza i brani delle Letture)

CORRERE E CREDERE

«Correvano insieme tutti e due al sepolcro. Allora entrò... e vide e credette». La risurrezione nel vangelo di Giovanni è contenuta in queste poche parole. Per Giovanni la risurrezione sono piedi capaci di correre e occhi capaci di vedere ciò che, abitualmente, non riusciamo a vedere. Correre e vedere: sono questi i verbi della risurrezione. Giovanni ci ricorda che possiamo sperimentare la risurrezione solo se corriamo. Non parla di un correre affannoso: piuttosto, correre significa partire, ricominciare, cercare, essere in movimento, non sentirsi mai arrivati. Perché se stiamo fermi, se rimaniamo bloccati dalla paura o dalle nostre false convinzioni, non possiamo sperimentare il dinamismo della risurrezione.
Correre, ma anche vedere. Perché il correre da solo stanca e non è sufficiente. Per questo è necessario "vedere", cioè cogliere il senso di quello che si vive. Giovanni nel Vangelo racconta di un vedere sempre più penetrante che permette di comprendere in profondità e di credere. Il Vangelo oggi ci invita a "correre e vedere" per riconoscere che il vero senso della vita non è l'apparire, l'esteriorità, le cose che possediamo; correre e vedere per scoprire che il segreto della vita sta in un sepolcro, in una vita donata per amore e vissuta nella fedeltà alla propria coscienza e al bene comune fino alle estreme conseguenze.
Correre e vedere per leggere con intelligenza quel che sta accadendo nel nostro mondo. E per riconoscere che la nostra tranquillità non si può raggiungere con muri e fili spinati, nemmeno con la violenza moltiplicata. Perché, come ha ricordato Francesco, è il nostro sistema economico che si regge sullo sfruttamento dei Paesi poveri, sulla corruzione. Un sistema economico che per funzionare ha bisogno di fare guerre e che genera nuove povertà, che costringono milioni di persone a fuggire dalle loro terre.
Correre e vedere per leggere in profondità il domani del nostro Paese e della nostra Chiesa, sempre più vecchi, dal passo rallentato, in cui il numero delle nascite e delle vocazioni cala di anno in anno. Si tratta di questioni che ci interpellano profondamente e che ci obbligano a ripensarci alla luce del futuro che vogliamo consegnare alle prossime generazioni.

La risurrezione nel vangelo di Giovanni è tutta qui: due piedi che non stanno fermi e due occhi che sanno leggere la realtà in profondità. Correre e vedere per riconoscere che nella corsa della vita non siamo soli, ma il Signore ci precede e corre al nostro fianco. Chiediamogli piedi agili e occhi penetranti per riconoscere che lui è già all'opera nella nostra storia, e che i semi della risurrezione stanno già germogliando nelle nostre vite.
Come scrive Francesco nell'Evangelii gaudium: «La risurrezione di Gesù non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione. È una forza senza uguali. È vero che molte volte sembra che Dio non esista: vediamo ingiustizie, cattiverie, indifferenze e crudeltà che non diminuiscono. Però è altrettanto certo che nel mezzo dell'oscurità comincia sempre a sbocciare qualcosa di nuova, che presto o tardi produce un frutto. Non rimaniamo al margine di questo cammino di speranza!».


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