Tutti i Santi

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 10/2018)



ANNO B – 1° novembre 2018
Tutti i Santi

Ap 7,2-4.9-14
1Gv 3,1-3
Mt 5,1-12a
(Visualizza i brani delle Letture)

INSIEME

Le beatitudini sono parole pronunciate a partire da un'esperienza, da un vissuto: quello di Gesù. Di fronte a questa pagina occorre che noi pensiamo concretamente alla persona del Signore: il povero in spirito, il piangente, il misericordioso, l'assetato di giustizia, l'operatore di pace, il perseguitato. Gesù è stato un uomo felice: a caro prezzo, ma felice. La misura della propria felicità è, infatti, la misura della propria convinzione. Vivere una vita felice significa compiere un cammino di umanizzazione: cercare Dio attraverso la ricerca dell'uomo. La vita cristiana è via di salvezza che si concretizza nelle nostre relazioni e che diventa la condizione per entrare nel Regno.
Nel contesto in cui viviamo siamo chiamati a percorrere cammini di umanizzazione, siamo chiamati a mostrare la qualità umana del nostro comportamento. Oggi c'è bisogno di mostrare un'arte della vita, uno stile: il nostro tempo ne ha molto bisogno. E per questo oggi c'è una grande possibilità di accogliere il Vangelo che non c'è mai stata. Essere cristiano significa dire e mostrare l'arte della vita sul modello di Gesù. Le beatitudini, che sono lo stile di vita che ha scelto Gesù, sono un cammino di umanizzazione prezioso.

Chi vive questa esperienza appartiene al Signore, come ricorda la prima lettura. La Chiesa, con la festa odierna, vuole abbracciare tutti coloro che hanno percorso e percorreranno questa strada, a qualunque popolo appartengano. C'è la consapevolezza che nessuno - se non Dio solo - possa conoscere il numero degli uomini e delle donne che nel corso della storia dell'umanità hanno vissuto con autenticità. Per non dimenticarne nemmeno uno è nata questa festa di Tutti i Santi.
Questo cammino è da compiersi insieme. È un cammino personale, nel senso che ciascuno liberamente lo sceglie e vi aderisce. Ma è, al contempo, un percorso che nessuno fa in solitaria, ma che si compie con dei compagni di viaggio.
Le beatitudini non sono un insegnamento, ma un vissuto narrato. Non riguardano la conoscenza, ma la convinzione, la fede. Si radicano saldamente nel presente e aprono orizzonti di speranza. Per questo sono rivolte a persone che - come noi - vivono la fatica della vita, a volte sono nella prova e in questo modo aiutano a scoprirci destinatari di un'azione di Dio che, già oggi, è motivo di felicità. E in futuro partecipazione a una pienezza che viene annunciata. Non sono esclusi fatica e sacrificio, ma come destinatari delle beatitudini siamo chiamati a prendere coscienza che siamo già beati. È interessante notare che "beati" è una parola plurale e le situazioni che vengono raccolte gettano uno sguardo ampio che comprende tutti gli uomini e tutte le situazioni di vita.
Di fronte a questa pagina non impariamo più cose, ma siamo interpellati sulla nostra vita, su ciò che dà senso e desiderio al vivere. Le beatitudini sono scandalose, portano il linguaggio della croce, non sono vie di saggezza umana, ma di umanizzazione; vera umanizzazione a caro prezzo. Qual è la beatitudine che sento più vicina? Chi sono coloro con i quali compiamo questo cammino?


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