a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 10/2018)
ANNO B – 4 novembre 2018
XXXI Domenica del Tempo ordinario
Dt 6,2-6
Eb 7,23-28
Mc 12,28b-34
(Visualizza i brani delle Letture)
XXXI Domenica del Tempo ordinario
Dt 6,2-6
Eb 7,23-28
Mc 12,28b-34
(Visualizza i brani delle Letture)
«NON SEI LONTANO DAL REGNO DI DIO»
La domanda che lo scriba rivolge a Gesù «Qual è il primo di tutti i comandamenti?» non è una domanda priva di senso, tantomeno faziosa. Si tratta di un interrogativo cruciale, che chiede quale sia il cuore della legge.
Gesù risponde indicando un dinamismo, un movimento che dice l'adesione al regno: l'ascolto conduce alla fede; la fede conduce alla conoscenza; la conoscenza all'amore. È interessante notare come al cuore della vita cristiana ci sia l'amore, che è il primo dei comandamenti. Ma un amore che porta dentro di sé il dinamismo indicato dal Vangelo. È come se il Signore indicasse una scala con alcuni gradini, l'ultimo dei quali è la capacità di amare.
Prima di tutto c'è la dimensione dell'ascolto. La vita è capacità di ascoltare, è ricezione, è fare si1enzio per poter vivere una dimensione interiore. Il salmo 50/51, invocazione con cui si apre la preghiera del mattino, chiede a Dio di aprire le labbra e fare attento l'orecchio, per poter essere autentici ascoltatori della Parola del Signore e dei fratelli. Se manca la capacità di ascoltare, si vive drammaticamente centrati su sé stessi, senza accorgersi di quello che capita attorno a noi.
All'ascolto segue la fede, perché la fede nasce dall'ascolto, cioè dal fidarsi e dall'affidarsi a quella Parola che si è ricevuta. Avere fede significa accogliere con fiducia quella promessa che la Parola porta dentro di sé, perché si ritiene fedele colui che ha promesso. La fede nasce da un mettersi in quell'atteggiamento di apertura propria di chi sa ascoltare. Si diventa in questo modo capaci di conoscere, cioè di penetrare il significato e il valore della vita, a partire da Dio che è uno, nel senso che è colui che unifica l'esistenza consegnandoci il significato vero e profondo del nostro vivere, la comprensione delle cose, il senso verso cui camminiamo.
Il compimento di questo dinamismo diventa la capacità di amare come forma della vita verso Dio e verso gli altri. Si noti come Gesù evidenzi che l'amore è unico. E si esprime su due strade: verso Dio e verso il prossimo. Così, primo e secondo comandamento diventano un unico comandamento che non è più possibile dividere.
Di fronte a questo dinamismo, lo scriba risponde riprendendo le parole di Gesù e di fatto collocandole nel contesto in cui lui vive. Fa eco al Signore dicendo che il comandamento dell'amore «vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Il nostro vivere la fede attraverso gli atti di culto è autenticato dalla forma della nostra vita! Essa è davvero l'amore, inteso come capacità di ascolto, che porta alla fede e alla conoscenza, il dinamismo che presiede la nostra esistenza?
Quella dell'amore è la logica del Regno come sigilla Gesù alla conclusione del Vangelo: «Non sei lontano dal Regno di Dio». Il Signore fa emergere la logica che sta sotto la vita di questa persona e ne riconosce la consistenza e la validità. Anche per noi è importante chiederci: qual è la logica della mia vita? Qual è quel centro che attrae la mia esistenza? È l'amore inteso nel senso del dinamismo con il quale il Vangelo l'ha mostrato, oppure vi sono altre logiche preponderanti?
--------------------
torna su
torna all'indice
home
torna su
torna all'indice
home