a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 8/2018)
ANNO B – 26 agosto 2018
XXI Domenica del Tempo ordinario
Gs 24,1-2a.15-17.18b
Ef 5,21-32
Gv 6,60-69
(Visualizza i brani delle Letture)
XXI Domenica del Tempo ordinario
Gs 24,1-2a.15-17.18b
Ef 5,21-32
Gv 6,60-69
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LA TENTAZIONE DI VOLTARSI INDIETRO
Prima o poi i nodi vengono al pettine, arriva il giorno in cui le decisioni non si possono più rimandare. È un passaggio in cui è meglio essere accompagnati. Ci vuole uno che, pur non sostituendosi a me nella fatica di scegliere, mi porti fin sulla soglia della decisione.
Lo sa bene Giosuè, che guida un popolo vacillante che sembra smentire l'alleanza. Lo sa bene Gesù, che accompagna una dozzina di discepoli dubbiosi e titubanti, che sembrano aver smarrito la promessa della loro chiamata. Sia le dodici tribù, sia i dodici discepoli sono chiaramente in crisi. Ma Giosuè e Gesù non hanno paura delle crisi, anzi le provocano. E, perciò, sanno fare domande provocatorie, perché sono forti e coraggiosi.
La crisi e la scelta, il travaglio e la rinascita, loro li hanno passati, e ora possono guidare altri nell'angusto passaggio. La libertà la può donare solo chi è libero. E solo nella libertà si fanno e si rinnovano le scelte, anche difficili. Infatti Giosuè sembra scoraggiare, invece che attirare. L'eventuale scelta di servire il Signore avrà serie ripercussioni sul futuro. La chiarezza è liberante, oltre che onesta. Inoltre, la messa in guardia dai rischi che uno corre, sollecita la libertà e la responsabilità.
Nel Vangelo, il discorso di Gesù sul pane vivo ha provocato una reazione di paura e di fuga da parte di molti. Tanti si ritirano. È cammin facendo che si scoprono le asperità della strada. Le parole dette nel tempo della giovinezza, il giorno del matrimonio o della consacrazione, diventano parole "dure" e sembrano invivibili. Si fa, allora, strada la tentazione di voltarsi indietro. Siamo di fronte all' enigma della rottura di una fedeltà, della smentita di una promessa: persone che abbandonano la fede, preti che lasciano il ministero, frati e suore che rompono i voti, coppie che si separano... E la lezione da trarre non è il giudicare, ma il sapere che nessuno è garantito. Nessuno è sicuro di arrivare in fondo alle scelte fatte. Sappiamo solo che per mantenerci fedeli alle promesse, dobbiamo ogni giorno rinnovare la nostra adesione e il nostro grazie per la vocazione che abbiamo accolto.
Il Vangelo ci presenta un momento di crisi della comunità di Gesù. Viene il momento per tutti in cui la fede chiede una rinascita, in cui la vocazione (matrimoniale o religiosa) chiede una ripartenza. Spesso è la crisi che svolge questa funzione di ripartenza. Le crisi sono dure ma necessarie. Solo dopo averla attraversata, capisci che puoi ricominciare, più spoglio e meno presuntuoso, a camminare dietro a Gesù nella vocazione che hai scelto.
Certo, nella crisi si fa strada la tentazione dell'azzeramento del proprio passato: «Ho sbagliato tutto», «Mi ero illuso», «Questa vita per me è impossibile». E allora è importante ricordare la domanda provocatoria di Gesù: «Volete andarvene anche voi?», perché fa sentire liberi! Non resti fedele solo perché non hai alternativa. Solo nella libertà si fanno e si rinnovano le scelte. Come la risposta di Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna. Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». È una fede, forse, meno entusiasta degli inizi, ma più solida, più convinta.
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