V Domenica del Tempo ordinario (B)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 2/2018)



ANNO B – 4 febbraio 2018
V Domenica del Tempo ordinario

Giobbe 7,1-4.6-7
1 Corinzi 9,16-19.22-23
Marco 1,29-39
(Visualizza i brani delle Letture)

IL SUCCESSO E GLI ALTRI

C'è un'intera cittadina là fuori della porta, un mondo di persone che aspettano di incontrare Gesù. E siamo soltanto all'atto finale di una giornata frenetica: predicazione in sinagoga, visita a un'ammalata (la suocera di Pietro), e quindi dopo il tramonto, perché in giorno di sabato non si poteva fare alcun lavoro, ecco il clou: tutti gli altri ammalati della città, con l'aspettativa di una pronta guarigione. Fortuna che era sabato...

Una giornata pazzesca, visibile anche nel ritmo sincopato della descrizione di Marco, senza pause, senza fronzoli. Una di quelle giornate in cui non si vede l'ora di potersene andare a letto. Medici, insegnanti, impiegati, centralinisti, cassieri e chissà quanti altri mestieri sanno bene come si sta quando là fuori, dietro la porta, si sono radunate un'infinità di persone, che in alcuni casi hanno la gentilezza di quello sguardo compassionevole che sembra dire: "Poveretto". Ma poi ciascuno aspetta di essere servito, curato, ascoltato... aumentando la pressione sul malcapitato. Non è difficile immaginarsi quello che Gesù avrà provato con quel mondo là fuori, che lo aspettava al varco.

A volte scatta la sensazione di essere scorticati, privati di un tempo libero o del respiro e subentrano reazioni impazienti e aggressive. Frequentando i luoghi di cura, si resta ammirati di quegli operatori che non perdono la pazienza davanti alle richieste reiterate di chi vorrebbe che passasse un dolore che, purtroppo, non terminerà mai. Eppure, c'è chi riesce a restituire un sorriso, a "prendersi cura" nonostante tutto. Così possiamo immaginare Gesù: uno che pazientemente si china su ciascuno e non uno stregone dotato di poteri straordinari. A quella folla di persone, al termine di una lunga giornata, Gesù riserva uno sguardo premuroso, una carezza indulgente, un ascolto personalizzato.

Poi scende la notte e persino il ritmo della narrazione rallenta, fino all'aurora, quando Gesù si alza e si raccoglie in dialogo con il Padre. Un luogo deserto nel quale Gesù ritrova il senso della sua missione, senza indulgere in quella sbornia da successo che pervade i reduci di una giornata in cui si è speso ogni secondo per aiutare l'altro. Neppure Dio, infatti, si sogna di mettersi al centro e godere del proprio successo. E così Gesù, in quelle prime ore del giorno, comprende che non è più tempo di restare. Se ne va, nonostante lo sguardo incredulo e le parole pronunciate dai suoi nuovi compagni di cammino: «Tutti ti cercano».

È inutile nascondersi che esiste una forte tentazione: la folla fuori dalla porta, se da una parte mette ansia, dall'altra restituisce un senso di importanza, un'ebbrezza di indispensabilità al cui fascino è difficile resistere. I discepoli naufragano già in un mare di richieste di attenzione, che progressivamente rendono schiavi della notorietà. Gesù cambia città e spiega ai suoi di essere venuto per mettersi a servizio non soltanto di alcuni. Vuole che anche "altri" possano sentire le sue parole. Ci sono sempre degli "altri" che attendono: sono proprio loro a permettere di non assuefarsi, di tenere alto lo sguardo e di non accontentarsi del gruppo dei soliti noti, del "cerchio magico" di turno, pronto a compiacere e poco più.


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