a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 11/2017)
ANNO B – 25 dicembre 2017
Natale del Signore
Letture della Messa del Giorno:
Isaia 52,7-10
Ebrei 1,1-6
Giovanni 1,1-18
Visualizza i brani delle Letture:
Messa della Vigilia
Messa della Notte
Messa dell'Aurora
Messa del Giorno
Natale del Signore
Letture della Messa del Giorno:
Isaia 52,7-10
Ebrei 1,1-6
Giovanni 1,1-18
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Messa della Vigilia
Messa della Notte
Messa dell'Aurora
Messa del Giorno
"TUTTI VEDRANNO" … E NOI VEDREMO?
Non tutti vediamo le stesse cose. Davanti a uno stesso episodio, ognuno di noi vede qualcosa di diverso, che dipende non solo da ciò che ha di fronte, ma anche dai propri occhi. «Non si vede bene che con il cuore», dice il Piccolo principe. È vero: è il cuore che vede o non vede, è il cuore che vede e coglie o che vede e non coglie. Isaia aveva promesso che «tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio» (Is 52,10), ma Giovanni nel prologo scrive che «Egli era la luce del mondo e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe».
Tutti i confini vedono... ma il mondo non lo riconosce: «Venne tra la sua gente, ma i suoi non lo hanno accolto». L'evangelista dice proprio "i suoi": parla dei vicini, quelli preparati ad accoglierlo da lungo tempo, il tempo delle promesse di Dio, un tempo reso "breve" dalla predicazione di Giovanni, che ha dato testimonianza alla luce. I suoi non lo hanno accolto, non lo hanno riconosciuto: sono gli uomini religiosi, non gli atei... forse questi "suoi" siamo anche noi.
Nel mistero del Natale noi abbiamo visto la nostra tradizione, che ogni anno riempie i cuori di nostalgia. Il Natale porta in sé un'evocazione intensa, quasi intramontabile, perché la nostra tradizione lo ha vissuto ed espresso con riti, immagini, canti e significati che ne fanno una festa universale. Ma si può viverlo senza "vedere" niente di ciò che conta. Nel Natale della nostra tradizione si vedono i presepi, le luci, si sentono i canti che avvolgono le vie dello shopping; si vedono angeli in volo, teneri pastorelli e magi vestiti di splendide vesti; si vede lo stucchevole, la convenzione sociale, il compiaciuto buonismo dei ricchi.
Ma nel Natale di Gesù si sono viste altre cose: si sono visti uomini violenti e bestemmiatori, come sono i pastori, sconvolti per essere stati chiamati a essere i primi protagonisti dell'annuncio della misericordia; si sono visti inaffidabili stranieri, saltimbanchi e ingannatori come i Magi, inginocchiarsi e donare tutto di sé al bambino; nel Natale di Gesù si vede quel che non si vede: la conversione dei peccatori incalliti, i lontani che diventano vicini.
Si sono viste queste cose, perché questi uomini, i poveri, gli ultimi, hanno visto un segno, un'impronta, e hanno accolto, cioè hanno fatto un cammino. Hanno veduto il bambino e hanno riconosciuto un Dio che si fa piccolo, ultimo; hanno veduto una giovane donna e un giovane uomo e hanno creduto che attraverso di loro Dio compie le promesse. Hanno creduto, perché si sono messi in cammino. Sono questi ultimi, questi poveri, ad accogliere, perché si sono mossi: "i suoi", quelli che avrebbero dovuto sapere, non hanno riconosciuto perché non si sono messi in cammino.
Il Figlio, venuto a parlare a noi, è "l'impronta della sua sostanza". Vedere "l'impronta" non è vedere tanto, sappiamo soltanto che colui che l'ha lasciata è passato di lì, ma è già oltre. Il Natale ci fa vedere solo questo: un'impronta. E ci chiede di riconoscere il segno e metterci in cammino. Incamminarsi significa leggere le cose con il cuore: il Natale non è la festa dell'evidenza di Dio, ma della sua "non-evidenza", del suo nascondimento. Dio si nasconde e si fa trovare da chi si mette in cammino uscendo da sé, dalla sua sicurezza, dalla sua tradizione, dal suo sapere. Lo riconosce e lo accoglie solo chi cammina.
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