Parola che si fa vita
Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)
"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.
1a domenica di Quaresima (A) (5 marzo 2017)
Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato (Mt 4,1)
2a domenica di Quaresima (A) (12 marzo 2017)
Gesù fu trasfigurato davanti a loro (Mt 17,2)
3a domenica di Quaresima (A) (19 marzo 2017)
Se tu conoscessi il dono di Dio... (GV 4,10)
4a domenica di Quaresima (A) (26 marzo 2017)
Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo (Gv 9,5)
5a domenica di Quaresima (A) (2 aprile 2017)
Io sono la risurrezione e la vita (Gv 11,25) (Gv 11,25)
Domenica delle Palme (A) (9 aprile 2017)
Sei tu il re dei Giudei? (Mt 27,11)
1a domenica di Quaresima (A) (5 marzo 2017)
Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato (Mt 4,1)
Gesù ha appena ricevuto il battesimo da Giovanni e lo Spirito ha preso possesso di Lui. Quello Spirito lo conduce ora nel deserto, che è il luogo dell'essenziale, è il tempo in cui Dio ha dimorato continuamente presso il suo popolo, l'ha condotto e l'ha provato.
Anche Gesù sperimenta la prova: è tentato dal potere, dal successo, dal desiderio di usare per il proprio vantaggio doti avute per il servizio degli altri, di sganciarsi dalla propria missione. Egli però resta fedele alla volontà divina, non accetta la provocazione del tentatore. Dio è più grande del pane, del successo, del dominio terreno. Dio non va tentato, ma accolto e amato.
La salvezza dell'uomo sta nel riconoscere che tutto quello che è e possiede è dono dell'amore di un Padre di bontà e misericordia. Così possiamo fare anche noi quando ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo.
Testimonianza di Parola vissuta
È "LUI" CHE CHIAMA
Ieri sera sono al lavoro, in una casa per anziani. Abbiamo già messo a letto tutti. Sono appena sceso a portare i sacchi di sporco e sono risalito al piano. Abbiamo dieci minuti per mangiarci qualcosa. Ma in quell'attimo suona il campanello di una stanza. È la solita anziana, quella che suona continuamente e a ripetizione ogni sera, anzi sembra che ci prenda gusto a farlo. Le mie colleghe mi chiedono di sedermi a mangiare perché abbiamo quei dieci minuti e ci andremo dopo ! Sì, ho fame e il mio stomaco me lo richiede; vorrei anche sedermi dieci minuti perché le gambe sento che me lo chiedono… Quante "cose e quante "voci"!
Con Gesù ho fatto il patto di essere perfetto nell'amore e di ascoltarlo. Ho questa netta sensazione: quel campanello che suona, lo riavverto forte, è Lui che chiama, è Gesù che mi chiama. Chi mi chiama è una persona amata infinitamente da Dio, è un raccomandato da Dio… devo onorarlo! Parto diretto per la stanza, le colleghe mi vogliono fermare… (e vi risparmio i loro commenti). Dico loro che c'è una persona che chiama e sento che è importante andarci. Così faccio, fermandomi con quell'anziana signora il tempo giusto per fare ciò che mi è chiesto. Uscendo dalla stanza, la signora mi chiama indietro, vuole che mi si avvicina. Mi dice "grazie" e mi dà "due bacini". Ora posso andare velocemente a mangiarmi qualcosa!
Michele
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2a domenica di Quaresima (A) (12 marzo 2017)
Gesù fu trasfigurato davanti a loro (Mt 17,2)
Se per Abramo dovette essere difficile comprendere l'appello di Dio, oggi per noi è diventato tutto più semplice. In Gesù abbiamo la parola di Dio incarnata, resa cioè comprensibile, chiara, per non rischiare degli abbagli. "Questi è il Figlio mio, l'amato... Ascoltatelo". Dobbiamo solo saperne cogliere la rivelazione, essere disposti a salire sul monte, a entrare in preghiera, ad ascoltare la voce dei profeti, senza però narcisismi. L'ascolto è in funzione della vita e del seguire Gesù. Nella misura in cui ascoltiamo e mettiamo in pratica la sua parola, anche la nostra vita si trasfigurerà, diverrà cioè simile a quella di Gesù.
Lo sappiamo, la conversione, come la vita, è un cammino. Essa conosce dei momenti di autentica gioia, di successo, di vera esperienza del divino. Sono momenti importanti, la cui funzione è anche quella di stimolare la nostra generosità, il nostro slancio nel seguire il Signore. La nostra vocazione è disponibilità a seguirlo ovunque si riveli, dovunque ci chiami. Dio strappa ognuno di noi da tutto ciò che ci blocca e tende a diventare idolo. Guardiamo a Lui, ascoltiamo e mettiamo in pratica la sua parola in modo che anche la nostra vita sia trasfigurata.
Testimonianza di Parola vissuta
ESSERE LA CARITÀ
Mossi dall'idea di "amare con i muscoli" il nostro prossimo a partire dai più poveri, in questi ultimi mesi ci siamo impegnati ad andare a servire, ogni quindici giorni, i pasti presso la mensa "Papa Francesco" a Marghera. All'inizio siamo partiti un po' in sordina e "sottotono". Ci sembrava infatti che il clima fra noi e chi veniva a mangiare, non fosse gioioso ed accogliente: spesso le risposte erano sbrigative e superficiali, più che un servizio sembrava un lavoro di routine... Cosi, guardandoci in faccia, ci siamo detti che non eravamo lì per fare la carità ma per essere la Carità. Così abbiamo cominciato a distribuire, quando serviva, una porzione un po' più grande di quella "permessa", o a riscaldare la pasta perché magari si era raffreddata, ma soprattutto a donare qualche sorriso ed una parola ad ognuno di quelli che incontravamo... Un giorno uno degli avventori, avvicinandosi, ci ha fatto notare il clima di festa che aveva notato fra noi e che contagiava anche gli altri. In sostanza, noi doniamo solo qualche ora della nostra vita, ma ogni volta, quella gioia che proviamo a dare agli altri ci torna moltiplicata nel cuore.
Maurizio e Costantino
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3a domenica di Quaresima (A) (19 marzo 2017)
Se tu conoscessi il dono di Dio... (GV 4,10)
Alla Samaritana in cerca di un senso per la propria esistenza, di un'acqua dissetante e inesauribile, Gesù si rivela come il Messia, colui che può soddisfare le sue esigenze profonde, il "salvatore del mondo". Mentre la Samaritana e i discepoli sono indaffarati a cercare semplicemente un'acqua e un cibo corporali, Gesù conosce un cibo diverso, che riempie la vita e salva. All'uomo intento a soddisfare bisogni puramente fisici, Cristo propone prospettive più ampie, le esigenze dello spirito; lo apre ad interessi divini, richiama all'adorazione dell'unico Dio, vera realtà di salvezza dell'uomo.
Gesù però non impone; Egli propone: Se tu conoscessi il dono di Dio. Cristo dona acqua viva per la vita eterna. L'acqua è un elemento fondamentale per la sussistenza umana. Attraverso questa immagine Gesù vuole sottolineare la sua capacità di comunicare all'uomo reali valori di vita che sono in grado di salvarlo. E sappiamo che essi crescono in noi nella misura in cui accogliamo e mettiamo in pratica la sua parola. Che è sempre parola di vita. La nostra vita di cristiani è chiamata a manifestare al mondo questa presenza che salva, che dà senso alla vita umana, ad ogni vita.
Testimonianza di Parola vissuta
UNA OCCASIONE PER AMARE
Ieri sera telefono ad una mia collega. Venerdì sera suo figlio si è schiantato in macchina. È messo male, molto male per le conseguenze, anche se fuori pericolo. Questa collega mi racconta come sta il figlio, come è andato l'incidente, ad un certo punto vengono fuori tutte le sue ansie di mamma. Le accolgo, le faccio mie. Riavverto che in quel momento c'è lei, solo lei. Ma anche sento che Dio mi chiede di più nonostante lei non sia tanto di chiesa. Concludo la mia telefonata dicendole forte che in questi giorni ho pregato tanto per suo figlio e naturalmente anche per lei e che continuo a farlo. Lei si commuove e scoppia a piangere ringraziandomi per questa cosa… Chiudendo poi la telefonata ho la netta sensazione che ho avuto questa occasione per amare Dio.
Michele
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4a domenica di Quaresima (A) (26 marzo 2017)
Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo (Gv 9,5)
Gesù non lo si accetta ad occhi chiusi, non lo si può semplicemente subire: si giunge alla fede in Lui dopo averne personalmente sperimentata la capacità salvifica. È il cammino percorso dal cieco nato, di cui ci parla il brano evangelico. Occorre in primo luogo incontrarlo, meglio lasciarsi incontrare da Lui e ascoltare la sua parola, verificare la bontà del suo insegnamento e dei suoi ordini. L'incontro avviene sempre nella cecità, ma se c'è disponibilità al dialogo e sincera ricerca della verità, si giunge presto alla vista, alla fede; se c'è chiusura e pregiudizio si permane nel proprio peccato.
Il vero cieco è colui che pensa di vedere, che non mette mai in crisi se stesso e le proprie idee. Gesù, luce del mondo, è venuto a manifestare a noi le opere di Dio, è in grado di vincere la nostra cecità, di aprirci gli occhi, di portarci alla verità. Il dono della vista terrena è, per l'evangelista Giovanni, simbolo del dono della fede.
Gesù può portarci alla luce, alla verità, può aprirci gli occhi: è nella luce solo chi compie le opere della luce. L'incontro con Cristo ci pone nella situazione di scegliere. Se ascoltiamo il vangelo diventiamo testimoni, partecipi, invitati. Gesù ci dona la vista della fede quando siamo disposti a rischiare i nostri passi sulla sua parola. Chiediamo a Gesù la disponibilità ad abbandonarci alla sua parola, a costruire la casa della nostra vita sulla roccia della sua parola.
Testimonianza di Parola vissuta
LA FERITA
Circa due mesi fa arrestammo un giovane ferito ad una spalla. C'ero io a piantonarlo e gli chiesi se la ferita gli faceva male: "A te che te ne importa? - reagì: tu sei solo uno sporco poliziotto!". Sì, ma anche uno che voleva aiutarlo. Rispose: "È comodo per te che ogni mese prendi lo stipendio ed invece io sono costretto a rubare; non hai neanche diritto di parlarmi". Aggiunsi che ognuno di noi ha il suo fardello da portare sulle spalle. Pian piano comincio ad aprirsi. Aveva ricordi tristi dell'infanzia, in una famiglia violenta. "Le difficoltà si possono affrontare e trasformare in positivo - suggerii -. Prova a chiedere aiuto a Dio, lui certo ti vuole bene". Quando finii il mio turno, mi prese la mano: "Mi dispiace che vai via". Ogni tanto gli mandavo biscotti e giornali. Quando fu portato in carcere, gli scrissi e lui mi rispose: "Avrei voluto dirti grazie, ma non sapevo il tuo nome. La mia ferita è guarita e sta guarendo anche il mio cuore. Sono con tossicodipendenti, malati di Aids, sbandati e stranieri; vivo con loro e non ho paura, perché, come dici tu, con l'amore si genera solo amore, mentre con l'odio solo dolore".
D.P., Italia
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5a domenica di Quaresima (A) (2 aprile 2017)
Io sono la risurrezione e la vita (Gv 11,25) (Gv 11,25)
La risurrezione di Lazzaro che ascoltiamo nel vangelo di questa domenica, è un segno con il quale l'evangelista vuole presentare il valore esclusivo di Gesù in ordine alla vita dell'uomo; esso rivela la gloria di Dio e quella del Figlio e deve portare alla fede nel Cristo.
Con la venuta di Gesù è iniziato il processo della redenzione dell'uomo. La novità di vita portata da lui non è un fatto puramente spirituale: riguarda tutto l'uomo, corpo e spirito. La vita che comunica Gesù è sottratta al potere della morte perché implica la risurrezione, cominciata in noi col Battesimo. Esso infatti non è solo morte al peccato, ma è vita nuova in Cristo risorto.
Nella misura in cui apparteniamo a Cristo, viviamo già da risorti in una vita nuova: Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza, dice Gesù. E come l'amore del Padre si è mostrato potente nella risurrezione di Gesù, così anche per noi quando siamo nell'amore e facciamo le cose per amore, entriamo nella dimensione del per sempre, perché quei gesti saranno per l'eternità.
Testimonianza di Parola vissuta
"CREDO NELL'AMORE"
Addolorati e delusi per aver scoperto che nostro figlio Bob, con due amici, aveva rubato degli alcolici, abbiamo cercato di fargli sentire il nostro amore al di là di tutto. In tribunale, mentre aspettavamo la sentenza, vedendo che uno degli altri ragazzi responsabili del furto era stato abbandonato dai genitori, siamo andati a fargli coraggio. Visto il nostro comportamento, il giudice ha accettato il pentimento espresso da nostro figlio, riconoscendo il sostegno che aveva in casa, e non ha emesso condanne né per lui né per gli altri due. Giorni dopo, avendo chiesto a Bob in che cosa credeva se non credeva in Dio, mi son sentito dire: "Credo nell'amore, perché l'ho visto in te e nella mamma".
K.A.L., Australia
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Domenica delle Palme (A) (9 aprile 2017)
Sei tu il re dei Giudei? (Mt 27,11)
La domenica delle Palme introduce immediatamente nella settimana dedicata alla celebrazione del mistero pasquale di Cristo. Lo fa proponendo questo mistero nel suo aspetto di morte e di vita, di umiliazione e di gloria. La figura del "servo" presentata dal profeta Isaia, trova in Gesù la piena realizzazione.
Il racconto matteano della passione vuole mettere in rilievo come tutti hanno tradito Gesù: i sommi sacerdoti e il sinedrio, i capi politici, la folla, i passanti sotto la croce, i ladroni crocifissi con lui, gli stessi discepoli. Solo un estraneo, per di più costretto, lo aiuta a portare la croce e alcune donne stanno a guardare da lontano. Gesù è rimasto solo con il suo dolore, incapace di parlare e di difendersi, per lo spasso dei soldati e l'ironia dei capi religiosi. Dio stesso sembra tacere.
Ma Gesù rimane fedele fino in fondo. Non ritira una parola della sua predicazione, anche se ciò potrebbe salvargli la vita. Pur nelle tenebre e nel mistero di una morte ignominiosa, Gesù pronuncia il sì della piena disponibilità, rimettendosi completamente alla volontà del Padre. Per questo Matteo mette in bocca a Pilato la domanda sulla regalità di Gesù. Ed è una regalità di dono, di servizio, di disponibilità, di uno così libero da dare anche la propria vita per gli altri; coerente e fedele alla parola di Dio, alla verità, alla giustizia. Gesù ha svuotato se stesso, ha assunto una condizione di servo ed è diventato simile a noi: a questo l'ha portato il suo amore smisurato per noi. Cerchiamo anche noi di essere amore quando facciamo le nostre azioni.
Testimonianza di Parola vissuta
INSIEME È POSSIBILE
Alcuni dei miei compagni di liceo venivano dalle borgate, da uno stato di emarginazione, avevano fatto le peggiori esperienze. Ho vissuto un primo anno difficile, da isolato. Dopo aver fatto amicizia con un ragazzo che, come me, voleva vivere da cristiano, ci siamo messi d'accordo per rivolgerci soprattutto ai compagni più poveri o sommersi da gravi problemi. Davanti alla nostra scuola c'era una comunità di handicappati. Abbiamo sentito la spinta ad andare anche da loro per aiutarli e farli sentire meno soli e sfortunati, e abbiamo coinvolto in questa esperienza alcuni nostri compagni. Gli ultimi due anni di liceo sono stati veramente ricchi di esperienze belle per tutti.
G.Z., Italia
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