Intervista a Mons. Giovanni Giudici,
Vescovo di Pavia
(Vescovo emerito dal 24/01/2016)
L'Amico del Clero, n. 4 Aprile 2015
Mons. Giudici come giudica per la Chiesa in generale, e per la diocesi di Pavia in particolare, il ripristino del diaconato permanente?
Sono persuaso che si tratti di un grande dono per la Chiesa; il diaconato mostra la ricchezza di una comunità in cui vi sono doni diversi, e la possibilità di servire l'Eucaristia non solo con la celebrazione della Messa, come fa il sacerdote, che è in certo senso separato dalla comune condizione per il suo ministero proprio. Il diacono vive una scelta di dedicazione personale, che è per sempre e che è vissuta nella ordinarietà della vita, ed ha come centro l'Eucaristia.
Quali requisiti ritiene siano indispensabili per un candidato al diaconato permanente?
Ritengo indispensabile che abbia una professione, o un lavoro, in cui realizza se stesso, e dal quale trae il suo sostentamento. Mi pare inoltre augurabile una vita spirituale che sostiene la sua dedicazione, ed è indispensabile una preparazione teologica seria.
Quale cammino formativo (umano, spirituale, teologico, liturgico e pastorale) è attualmente previsto nella sua diocesi per chi diventa diacono?
Un diacono da noi deve conseguire il diploma per aver frequentato i corsi dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose, e mostrare una partecipazione matura alla comunità cristiana.
Come fare per superare eventuali resistenze da parte degli altri membri del clero nei confronti del diaconato permanente?
Dopo tanti secoli di assenza, il diacono risulta una figura nuova e viene alle volte avvertito dai preti come un concorrente. Una strada possibile per superare questo problema è la determinazione precisa dei compiti che gli sono assegnati quando riceve la sua destinazione.
Quale tra i classici compiti diaconali (carità, catechesi/evangelizzazione e liturgia) le sembra necessiti di maggior valorizzazione rispetto a quanto avviene oggi nella diocesi di Pavia?
La presenza di un diacono nell'ambito della carità è particolarmente significativa, come pure nel campo della catechesi/evangelizzazione. L'aspetto liturgico è indispensabile, ma trova più facilmente modo di esprimersi.
Quanti sono e quale futuro immagina per i diaconi permanenti della sua diocesi?
Nella mia diocesi i diaconi sono cinque. Si sente il bisogno della loro presenza per animare le piccole comunità che fanno parte di Unità Pastorali, ma anche per rendere più significativa la catechesi in particolare quella che svolgiamo nei confronti degli adulti.
Quali iniziative ritiene si possano intraprendere, a livello di pastorale vocazionale diocesana, per incrementare il numero di diaconi permanenti?
È indispensabile favorire una maggiore conoscenza di questo ministero da parte dei preti e dei laici; occorre parlarne e soprattutto trovare figure significative che vivano bene i loro ministero diaconale.
Vescovo di Pavia
(Vescovo emerito dal 24/01/2016)
L'Amico del Clero, n. 4 Aprile 2015
Mons. Giudici come giudica per la Chiesa in generale, e per la diocesi di Pavia in particolare, il ripristino del diaconato permanente?
Sono persuaso che si tratti di un grande dono per la Chiesa; il diaconato mostra la ricchezza di una comunità in cui vi sono doni diversi, e la possibilità di servire l'Eucaristia non solo con la celebrazione della Messa, come fa il sacerdote, che è in certo senso separato dalla comune condizione per il suo ministero proprio. Il diacono vive una scelta di dedicazione personale, che è per sempre e che è vissuta nella ordinarietà della vita, ed ha come centro l'Eucaristia.
Quali requisiti ritiene siano indispensabili per un candidato al diaconato permanente?
Ritengo indispensabile che abbia una professione, o un lavoro, in cui realizza se stesso, e dal quale trae il suo sostentamento. Mi pare inoltre augurabile una vita spirituale che sostiene la sua dedicazione, ed è indispensabile una preparazione teologica seria.
Quale cammino formativo (umano, spirituale, teologico, liturgico e pastorale) è attualmente previsto nella sua diocesi per chi diventa diacono?
Un diacono da noi deve conseguire il diploma per aver frequentato i corsi dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose, e mostrare una partecipazione matura alla comunità cristiana.
Come fare per superare eventuali resistenze da parte degli altri membri del clero nei confronti del diaconato permanente?
Dopo tanti secoli di assenza, il diacono risulta una figura nuova e viene alle volte avvertito dai preti come un concorrente. Una strada possibile per superare questo problema è la determinazione precisa dei compiti che gli sono assegnati quando riceve la sua destinazione.
Quale tra i classici compiti diaconali (carità, catechesi/evangelizzazione e liturgia) le sembra necessiti di maggior valorizzazione rispetto a quanto avviene oggi nella diocesi di Pavia?
La presenza di un diacono nell'ambito della carità è particolarmente significativa, come pure nel campo della catechesi/evangelizzazione. L'aspetto liturgico è indispensabile, ma trova più facilmente modo di esprimersi.
Quanti sono e quale futuro immagina per i diaconi permanenti della sua diocesi?
Nella mia diocesi i diaconi sono cinque. Si sente il bisogno della loro presenza per animare le piccole comunità che fanno parte di Unità Pastorali, ma anche per rendere più significativa la catechesi in particolare quella che svolgiamo nei confronti degli adulti.
Quali iniziative ritiene si possano intraprendere, a livello di pastorale vocazionale diocesana, per incrementare il numero di diaconi permanenti?
È indispensabile favorire una maggiore conoscenza di questo ministero da parte dei preti e dei laici; occorre parlarne e soprattutto trovare figure significative che vivano bene i loro ministero diaconale.
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