Intervista a Mons. Cristiano Bodo,
Vicario generale arcidiocesi di Vercelli
Risposte condivise ed integrate dall'Arcivescovo Mons. Enrico Masseroni




Intervista a Mons. Cristiano Bodo, Vicario generale dell'arcidiocesi di Vercelli
Risposte condivise ed integrate dall'Arcivescovo Mons. Enrico Masseroni

L'Amico del Clero, n. 1 Gennaio 2014

Monsignore, come giudica per la Chiesa in generale, e per l'arcidiocesi di Vercelli in particolare, il ripristino del diaconato permanente?

Il ripristino del diaconato permanente è una ricchezza per la Chiesa in generale, in quanto è segno di una comunione della Chiesa considerata come popolo di Dio, pur nel rispetto della gerarchia stessa della struttura ecclesiale. Il diaconato vuole essere, all'interno della Chiesa, Corpo di Cristo, l'immagine di Cristo Servo, che accresce, con la grazia dell'Ordine, la tensione di tutta la comunità al servizio. Inoltre può svolgere con maggiore facilità la funzione di intermediari tra coloro che sono ministri ordinati e l'altra porzione del popolo di Dio. Questo può risultare essere un valido aiuto per i presbiteri e il Vescovo, senza dimenticare le funzioni tipiche del diacono permanente: la triplice diaconia della liturgia, parola e carità.

Quali requisiti ritiene siano indispensabili per un candidato al diaconato permanente?

I requisiti indispensabile per un candidato al diaconato permanente, secondo me, sono: disponibilità al servizio; essere in comunione con la Chiesa, nell'obbedienza al proprio Vescovo; avere esperienza di collaborazione con i presbiteri nella pastorale ordinaria.

Quale cammino formativo (umano, spirituale, teologico, liturgico e pastorale) è attualmente previsto nella sua arcidiocesi per chi diventa diacono?

La formazione al diaconato permanente nella Diocesi di Vercelli richiede la frequenza al quadriennio dello Studio Teologico Eusebiano, la partecipazione a incontri propri di formazione incentrati sulla spiritualità del diacono. Lo Studio Teologico Eusebiano, organizzato ciclicamente su un quadriennio didattico, è il curricolo ordinario per l'ammissione al diaconato permanente. La formazione teologica comprende corsi di Teologia Fondamentale, Trinitaria, Cristologia, Ecclesiologia, Escatologia, Sacra Scrittura, Sacramentaria, Morale. La formazione spirituale prevede incontri che riguardano la spiritualità e il servizio pastorale del diacono, in particolare approfondimenti e aggiornamenti circa gli ambiti dell'evangelizzazione-catechesi, dell'animazione liturgica e del servizio della carità.

Come fare per superare eventuali resistenze da parte degli altri membri del clero nei confronti del diaconato permanente?

Le eventuali resistenze di alcuni membri del clero, di solito, fanno parte di un'idea di Chiesa che non è proprio quella che ci insegna il Vaticano II. Occorre che anche tutti i membri del clero e non solo i diaconi, abbiano occasioni e opportunità di incontri di formazione permanente che favoriscano il rinnovamento della Chiesa e del suo ripensarsi in termini di comunione e di popolo di Dio in missione nel mondo.

Quale tra i classici compiti diaconali (carità, catechesi/evangelizzazione e liturgia) le sembra necessiti di maggior valorizzazione rispetto a quanto avviene oggi nell'arcidiocesi di Vercelli?

Mi sembra che oggi il diaconato permanente in Vercelli venga molto valorizzato nell'ambito liturgico. Occorrerebbe invece più attenzione all'evangelizzazione; con incontri sulla Parola di Dio, con catechesi indirizzate al primo annuncio, in particolare per quanto riguarda le famiglie. Non si deve certo sottovalutare il compito della carità. È urgente, forse, una forma di collaborazione più creativa anche con la Caritas diocesana.

Quanti sono e quale futuro immagina per i diaconi permanenti della sua arcidiocesi?

I diaconi permanenti nella Chiesa di Vercelli sono 13. Essi sono maggiormente presenti ed operanti nelle parrocchie, dove svolgono il ministero della predicazione, del servizio alla mensa eucaristica e della catechesi. Sono inoltre impegnati negli uffici di curia, dove si valorizza la loro competenza professionale. Uno di loro svolge prestazioni funebri accompagnando i defunti all'ultimo viaggio. Mi piacerebbe vedere in un prossimo futuro, il diacono più capace di stare in mezzo alla gente, creare comunione e uno stile più incisivo di servizio.

Quali iniziative ritiene si possano intraprendere, a livello di pastorale vocazionale diocesana, per incrementare il numero di diaconi permanenti?

Questa è una domanda certamente attualissima. La crisi delle vocazioni è una questione che ormai interpella tutti gli stati di vita, tutta la Chiesa. Occorre prestare grande attenzione alla domanda educativa che emerge nel mondo giovanile. Questo fa parte anche di una pastorale che a Vercelli ha messo a fuoco e fortemente sostenuto una precisa svolta pedagogica. La domanda educativa è un segno dei tempi, che interpella fortemente la Chiesa. Tale segno, tra domanda pedagogica e carenza di educatori sacerdoti, impegna i diaconi permanenti negli oratori, in questo tempo di reale emergenza educativa che è madre di tutte le crisi. In questo tempo la pastorale vocazionale più incisiva è la testimonianza che interpella le persone e fa emergere in loro il forte bisogno di senso per la vita. La svolta pedagogica che interpella la pastorale delle nostre comunità, non può ignorare, accanto al diacono coniugato, la presenza della donna con il suo "genio femminile".

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