Parola che si fa vita
Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insiie)
1a domenica di Quaresima (C) (14 febbraio 2016)
Non di solo pane vivrà l'uomo (Lc 4,4)
2a domenica di Quaresima (C) (21 febbraio 2016)
Maestro, è bello per noi essere qui ( Lc 9,33)
3a domenica di Quaresima (C) (28 febbraio 2016)
Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo (Lc 12,3)
4a domenica di Quaresima (C) (6 marzo 2016)
E cominciarono a far festa (Lc 15,24)
5a domenica di Quaresima (C) (13 marzo 2016)
Va' e d'ora in poi non peccare più (Gv 8,11)
Domenica delle Palme (C) (20 marzo 2016)
Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi (Lc 22,15)
1a domenica di Quaresima (C) (14 febbraio 2016)
Non di solo pane vivrà l'uomo (Lc 4,4)
Il cammino quaresimale può diventare per noi espressione concreta del nostro metterci al seguito di Gesù: anche a Lui non sono state risparmiate tentazioni, difficoltà e sofferenze.
Il testo evangelico della liturgia odierna ci mostra chi è Gesù e il significato della sua missione. Egli è il Figlio prediletto, che si rende solidale con la nostra condizione per aiutarci a superare ogni tentazione, a vincere tutto ciò che cerca di allontanarci da Dio. La prima tentazione che Luca ci presenta ha come argomento quello del pane. Sappiamo che Gesù nella preghiera del Padre nostro ci ha insegnato a chiederlo quotidianamente. E allora dove sta la tentazione? È la tentazione di strumentalizzare Dio e di chiedergli che soddisfi i nostri bisogni.
Noi però siamo fatti certamente di bisogni, ma soprattutto di desideri, che ci portano a desiderare i beni ancora più grandi, ossia quella Parola che, unica, può dare senso alla nostra vita. Sentiamo di essere fatti per ideali grandi, ma spesso la soddisfazione dei bisogni materiali tarpa le ali e ci accontentiamo di volare basso, senza riuscire a prendere il largo. Impegniamoci in questa settimana a concentrarci sulla volontà di Dio, che, se accolta e realizzata, ci avvicina a Lui.
Testimonianza di Parola vissuta
DIO SOLO
Il Cardinale François-Xavier Nguyễn Văn Thuận è un autentico testimone dell'amore. Quando era vescovo di Nhatrang, nel centro del Vietnam, il 15 agosto 1975 viene arrestato e imprigionato per 12 anni, di cui 9 passati in isolamento. I primi tempi di prigionia Văn Thuận li vive in attesa, ma poi un giorno ha l'illuminazione: «Io non aspetterò. Vivo il momento presente, colmandolo di amore». Quest'intuizione non nasce improvvisamente ma matura lungo il suo cammino. Per lui «il cammino della speranza è lastricato di piccoli passi di speranza, la vita di speranza è fatta di brevi minuti di speranza».
Nel tormento dell'improduttività delle sua vita di prigionia, Văn Thuận sente una voce che gli suggeriva: «Perché ti tormenti così? Tu devi distinguere tra Dio e le opere di Dio». Tutte le opere di bene che ha compiuto in passato erano buone, ma sono opere di Dio, non Dio stesso. «Se Dio vuole che tu abbandoni tutte queste opere, mettendole nelle sue mani, fallo subito, e abbi fiducia in lui. Dio lo farà infinitamente meglio di te;… Tu hai scelto Dio solo, non le sue opere». Scegliere Dio e non le sue opere: la sfumatura non è di poco conto.
In quella prigione, dove celebrava segretamente la messa quotidiana con tre gocce di vino sul palmo della mano e qualche briciola di pane, lì, scegliendo Dio, Văn Thuận ha iniziato a sperimentare la potenza dell'amore di Cristo. Le guardie, infatti, non erano autorizzate a parlare con lui. Potevano solo rispondergli con «yes» o «no». Inoltre, venivano cambiate ogni due settimane per non essere «contaminate» da Văn Thuận. In seguito, però, è stata presa la decisione di non cambiarli più, per non contaminare tutti. Văn Thuận aveva fatto la scelta di amarli, proprio come Gesù ha amato chi lo odiava. Questa decisione di fare spazio al Vangelo ha trasformato i carnefici in discepoli, discepoli che non di rado hanno rischiato gravemente per rendere la vita più facile al prigioniero.
Văn Thuận verrà liberato, ma quella prigione rimarrà un punto nodale della sua esperienza di cristiano. Proprio la prigione, infatti, ha sprigionato un potenziale unico nella sua esistenza e della sua testimonianza. È deceduto il 16 settembre 2002 dopo una lunga malattia. Dal 2007, è iniziato il processo per la sua beatificazione.
2a domenica di Quaresima (C) (21 febbraio 2016)
Maestro, è bello per noi essere qui ( Lc 9,33)
La persona di Gesù è sempre il centro della liturgia, ma oggi si sottolinea in modo particolare la luce che da Lui proviene alla nostra vita: Egli è "il ponte" che ci unisce a Dio. E Dio e offre la possibilità di un'alleanza nuova, di una relazione che fa sentire la nostra vita preziosa e feconda.
Nel brano del vangelo della Trasfigurazione, Luca ci fa conoscere che, in Gesù, Dio stesso rivela a noi la sua gloria. Ascoltare Gesù perciò significa ascoltare Dio, cogliere quello che Lui desidera per noi, trovare la direzione della nostra vita e i criteri da seguire nelle nostre scelte quotidiane. I tre discepoli, nonostante la pesantezza degli occhi, rimangono svegli, cioè sono resi capaci di stare davanti a quella "finestra sul mistero" che viene loro offerta.
Nel sonno "superato", ognuno di noi può cogliere un insegnamento sull'efficacia della preghiera: essa consente alla creatura umana di tenere fisso lo sguardo sul mistero di Dio presente nella nostra vita. Pietro formula la proposta di prolungare quel momento così bello; ha fatto un'esperienza di incontro con Dio: ora è necessario tenere fissa la memoria su questo dono. Questo consente anche a noi di vivere la vita quotidiana con quell'attenzione che ci permette di scoprire i segni numerosi della presenza e dell'amore di Dio che Egli con generosità ci dona in continuazione.
Testimonianza di Parola vissuta
LA VOCE DI DIO MI HA CHIAMATA A SEGUIRLO
"Il Signore non commette errori. Mi ha chiesto di seguirlo e io non ho rifiutato". È quanto ha raccontato, durante un'intervista, la celebre ex modella spagnola Olalla Oliveeros, showgirl dalla fortunata carriera televisiva e teatrale.
All'età di 36 anni, dopo un pellegrinaggio presso il Santuario di Nostra Signora di Fatima in Portogallo, in lei è iniziato un inconsapevole indefinibile percorso spirituale che, dopo quattro anni, l'ha spinta a lasciare il mondo dello spettacolo e ad avvicinarsi al Signore. Il viaggio le ha fatto comprendere quanto quella felicità che da sempre cercava, in realtà, non si nascondeva in una vita fatta di lusso, finta bellezza, feste ed apparenza, ma risiedeva nella preghiera e nella fede. E questa è stata una scoperta che ha spinto la showgirl a prendere i voti per diventare suora di clausura.
È stata una trasformazione profonda, da lei stessa definita come un "terremoto interiore", che le ha fatto comprendere che essere un modello significa sostanzialmente essere un punto di riferimento, sostenitore di ideali ed insegnamenti degni di essere imitati in quanto portatori della verità e della bellezza di Cristo. Olalla, con la sua vocazione, ha deciso di divenire un esempio contemplante il desiderio di rendere la società un insieme di persone migliori, che superano l'ipocrisia dell'apparenza e la ricerca della felicità nel successo e nei soldi.
Dopo anni passati su palchi e set fotografici, dopo interviste, tempi frenetici, lunghi tappeti rossi e compromessi, la spiritualità, la preghiera e l'amore verso Cristo hanno permesso alla donna di puntare la propria luce non più su una bellezza canonica e commerciale ma sulla vera bellezza interiore.
(da Zenit)
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3a domenica di Quaresima (C) (28 febbraio 2016)
Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo (Lc 12,3)
Lo sappiamo, e la Chiesa ce lo ripete spesso in questo periodo, come è importante avere un atteggiamento di conversione permanente. Altrettanto conosciamo che la conversione ci è possibile se Dio ci aiuta. Egli è misericordioso verso di noi, non ci blocca nel nostro passato di colpa, ma ci apre un futuro sempre nuovo. La conversione è un suo dono al quale siamo invitati a rispondere.
Oggi Gesù, interpretando la notizia che Pilato aveva ordinato una strage per punire i responsabili di alcuni disordini, articola la risposta in una duplice riflessione. Nella prima, denuncia l'opinione dei suoi interlocutori, che implicitamente sono portati a pensare che le disgrazie fanno seguito a colpe commesse. Ci dice inoltre che da una notizia così sconvolgente occorre trarre un appello alla conversione da attuarsi senza dilazioni e senza indugi. Gesù ci aiuta a leggere i segni dei tempi e ci invita alla vigilanza e alla solidarietà.
È importante che il credente sia sempre pronto per l'incontro con il suo Signore e perciò sia solerte a porre segni autentici di conversione nel presente della sua esistenza. Cerchiamo in questa settimana di porre qualche gesto di conversione: può essere un'attenzione pronta al prossimo, uno sguardo di misericordia o qualche altro atteggiamento che il Signore ci suggerisce.
Testimonianza di Parola vissuta
CHIEDERE SCUSA
Non sempre mi è facile riconoscere Gesù nel mio prossimo, devo fare sempre i conti con il mio carattere forte e impulsivo. Come una volta in cui, non riuscendo a controllarmi, ho mancato di carità verso mia sorella. Pentita e consapevole dello sbaglio commesso, mi sono recata in chiesa con l'intenzione di confessarmi, ma non ho trovato il sacerdote.
Sentendomi a disagio, mi sono inginocchiata davanti al tabernacolo e stavo per chiedere perdono a Gesù quando ho percepito chiaramente nell'anima: "Cosa vieni a fare qui? Tu hai sì mancato di carità a me, ma non a me direttamente nel tabernacolo, ma a me in tua sorella. Torna indietro e va' a dire a lei quello che avresti voluto dirmi ora qui!". Senza aspettare un attimo, come avessi il fuoco sotto i piedi, sono dovuta uscire immediatamente fuori dalla chiesa.
A casa però, mi dibattevo in una lotta terribile perché non ero capace di umiliarmi; giravo inquieta da una stanza all'altra, finché mi sono piegata e ho chiesto scusa a mia sorella. Appena fatto questo, è tornata la serenità insieme alla pace più profonda.
G.C., Trento
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4a domenica di Quaresima (CB) (6 marzo 2016)
E cominciarono a far festa (Lc 15,24)
La riconciliazione è l'offerta che Dio ci fa: è una vera trasformazione, una nuova creazione che viene operata in noi.
La parabola del vangelo, capolavoro di bellezza, pone al centro un padre, da Gesù presentato come immagine di Dio, che attende il ritorno del figlio allontanatosi da casa. E quando il figlio ritorna, dopo aver preparato in cuor suo le parole da dire, il padre non lo lascia neppure finire e lo riaccoglie con immensa tenerezza.
La festa che ne segue è la gioia che Gesù sperimenta e comunica ai peccatori che vengono da lui e che rende visibile nella storia la gioia provata da Dio Padre quando gli uomini accolgono la parola di perdono offerta in Gesù.
Sappiamo poi che questo padre vorrebbe che anche l'altro figlio, il maggiore, facesse festa con lui. A dirci che Dio è misericordioso, ma proprio per questo vuole che siamo fratelli misericordiosi tra di noi.
Proviamo in questa settimana a pensare alle occasioni che abbiamo di entrare nell'intimità e nella gioia del Padre e di compiere anche noi qualche gesto di riconciliazione con il prossimo.
Testimonianza di Parola vissuta
IL PADRE
La mia infanzia è stata molto difficile. Prima ancora che io nascessi i miei genitori si sono separati. Sono cresciuto senza conoscere mio padre. Nella mia prima adolescenza era strano per me sentire dire, in chiesa, che Dio è padre, che ci ama, perché non sapevo cosa significasse avere un padre. Ma sentivo su di me l'amore di Dio e ho conservato la fede pur vivendo in una società atea. Avevo già 28 anni ed ero sposato quando un giorno il direttore della scuola dove lavoro mi ha comunicato che, attraverso il comune, qualcuno mi stava cercando. Era mio padre che voleva avere mie notizie. Quando ci siamo abbracciati ho sentito un grande affetto per lui. Per lui questo amore da parte mia all'inizio è stato una sorpresa. Non abbiamo assolutamente parlato del passato, ma dei miei progetti, del bambino che aspettavamo. Dentro di me era forte la gioia nel costatare che Dio mi aveva fatto da padre in quegli anni e ora potevo amare quel mio genitore che aveva tanto sofferto.
Z.P., Ungheria
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5a domenica di Quaresima (C) (13 marzo 2016)
Va' e d'ora in poi non peccare più (Gv 8,11)
Il messaggio centrale della liturgia della Parola di questa domenica è l'incontro con Gesù che non si erge a giudice, ma che ci afferra nel profondo del cuore per cambiare la nostra esistenza. È la forza che proviene da lui che può sanare le nostre ferite e generare in noi un rinnovamento. Questa forza ha un nome: perdono! Gesù non condanna una donna colta in peccato, ma le offre la possibilità di cambiare.
"Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei": dopo l'uscita di scena degli accusatori, si ritrova Gesù da solo con la donna, con la quale intesse un breve dialogo, che ha il suo culmine nella parola di perdono con l'invito a non peccare più.
La donna viene resa capace di guardare in avanti ed è invitata a camminare secondo il perdono di cui Gesù l'ha rivestita; questa parola infatti le darà forza per non peccare, ben più delle minacce e dei giudizi dei suoi accusatori.
Davvero Dio sa trarre il bene anche dal male! Per quella donna infatti il peccato diventa occasione per un incontro che cambia radicalmente la sua vita e genera in lei la speranza.
Anche noi, come singoli e come comunità ecclesiale, non facciamo fatica a riconoscerci in lei, sia per la nostra esperienza di peccato sia per l'incontro con la misericordia divina. Chiediamo al Signore di farne sempre più un'esperienza profonda.
Testimonianza di Parola vissuta
TRADIMENTO
Quando mia moglie mi disse che si era accorta del mio tradimento, era l'immagine della desolazione. Quel mattino mi resi conto di aver rovinato tutto: la mia vita, la sua e quella del nostro bambino. Mi pareva impossibile rimediare, e così andai in ufficio con questo strazio dentro, e con la paura di quello che sarebbe successo tornando a casa la sera. Per tutto il giorno pensavo a cosa dire, come difendermi. Quando suonai il campanello di casa la porta si aprì subito. Mia moglie era lì, serena, dietro di lei la tavola per la cena era imbandita come per un giorno di festa… Tutte le difese che mi ero preparato crollarono di colpo. Niente avrebbe potuto ferirmi quanto quell'accoglienza. Capii che mia moglie mi consentiva di ricominciare.
Da lì, con fatica, è rinato il nostro matrimonio.
T. O., Italia
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Domenica delle Palme (C) (20 marzo 2016)
Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi (Lc 22,15)
Con la celebrazione di questa domenica, guidati da Gesù, entriamo nella Settimana Santa per intensificare il nostro rapporto con Lui e imparare a camminare sulle sue orme. Il racconto della Passione secondo Luca, il Vangelo della misericordia, inizia dall'ultima Cena: "Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi". Gesù desidera ardentemente consumare la cena nella quale istituisce l'Eucaristia, e condividere così con l'umanità la sua salvezza. Questo ci fa comprendere qualcosa della croce di Gesù; essa nasce da un "desiderio", cioè la possibilità di aprirsi al dono totale, per amore. Così, come per i contemporanei di Gesù, anche per noi oggi non è facile la parola della croce; la sua predicazione e la sua vita avrebbero meritato un'altra fine.
Ma la morte di Gesù non è un imprevisto; la croce entra nel piano di Dio, ne è al centro. Gesù è diventato uno di noi per essere crocifisso, come culmine dell'amore verso il Padre e verso di noi. Gesù fa esperienza della condizione umana per rialzarla e risanarla "dal di dentro". Questo è il grande desiderio di Gesù che attraversa la sua passione: attraverso il dono totale di sé, Dio vuole colmarci dei suoi beni, salvarci, redimerci, donarci la vita piena ed eterna. Dalla sua morte noi riceviamo la vita. Siamo riconoscenti!
Testimonianza di Parola vissuta
TESTIMONE DELLA DIVINA MISERICORDIA
Mi chiamo Slaven e vengo dalla Croazia. Sono felice di essere stato scelto dal Signore per contemplare e testimoniare ogni giorno la sua risurrezione tramite la mia vita rinata qui nella Comunità il Cenacolo. Vengo da una famiglia che mi ha donato tanto affetto. I miei genitori non hanno mai fatto mancare a mia sorella e a me tutto quello che loro non hanno avuto nell'infanzia. Ricordo tanti bei momenti, tanti valori sani ricevuti, ma nonostante tutto, fin dall'infanzia, tutto per me era vuoto; mi mancava sempre qualcosa, e mi rendevo conto che in tutto questo non c'era la pienezza.
Nella mia famiglia non si pregava, non si andava in Chiesa, non si parlava di Dio. Ancora molto giovane ho iniziato ad allontanarmi dalla mia famiglia che incolpavo di tutti i miei problemi. C'erano tante tensioni e difficoltà tra i miei genitori e cercavo sicurezza e felicità da un'altra parte. Abituato ad avere tutto, ero incapace di sacrificio, volevo tutto e subito. Dentro soffrivo ed ero diviso: da una parte sentivo il desiderio forte di voler essere buono, di aiutare gli altri, di trovare il senso vero della vita, ma dall'altra parte ero confuso perché non sapevo né dove andare né cosa fare. Quando ho incontrato l'eroina pensavo di aver trovato la soluzione ideale ai miei problemi, ma mi sbagliavo! Dopo i primi mesi di falso benessere sono arrivati gli anni delle tenebre, della solitudine, della falsità. Ogni tanto qualche desiderio di cambiamento si traduceva in una caduta nuova e sempre più profonda, ed io diventavo sempre più falso e più convinto che non ci fosse una via d'uscita. Ho perso ogni sentimento e mettevo al primo posto solo e soltanto il mio bisogno di droga. A volte, stanco di tutto, desideravo morire…
Eppure, in tutto quel buio, il Signore ha visto la mia disperazione e ha portato la luce nella mia vita. Una notte, dopo che mi hanno salvato dalla morte per overdose, ho gridato forte nel cuore: "Signore, se esisti aiutami, non voglio più vivere così!". Queste erano le prime parole vere dopo tanti anni. Poco tempo dopo ho conosciuto la Comunità il Cenacolo. Sono entrato in Comunità a venticinque anni, stanco delle falsità e delle illusioni, e mi sono subito sentito a casa. Anche se era difficile accettare il modo di vivere che mi veniva proposto, mi incoraggiava vedere la fede e la speranza con cui i ragazzi vivevano il cammino nel bene. Finalmente la sofferenza e la rinuncia acquistavano senso: per la prima volta nella vita ho sentito la gioia di una vita semplice, una vita pulita e vera.
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