Protagonista della lettura degli Atti è Saulo, si racconta del suo tentativo di unirsi ai discepoli di Gesù, che vivevano a Gerusalemme, trovando un rifiuto, comprensibile dato il suo passato. C'è un'opposizione forte fra l'atteggiamento di rifiuto di alcuni cristiani e quello di Gesù, che si era fidato di Saulo, e quello di Anania che aveva vinto i suoi timori. È Barnaba che rende solida la linea della fiducia e s'incarica di fare tutti i passi perché Saulo sia accolto fra i discepoli. Il passo fondamentale è quello di condurlo davanti agli apostoli, sottolineando come la credenziale di Saulo è quella di aver visto il Signore e di aver parlato senza paura, nel suo nome. VITA PASTORALE N. 4/2015
V Domenica di Pasqua
At 9,26-31
1Gv 3,18-24
Gv 15,1-8
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TRALCIO FRUTTIFICHI
Parola e coraggio sono i segni del suo apostolato, che gli procurano ostilità e minacce, da cui i discepoli prima sospettosi, ora fratelli, lo salvano. Il brano si chiude con un sommario pieno di luce che descrive la Chiesa in pace, le caratteristiche della pace sono: la solidità; il timore del Signore che guida il cammino; il conforto dello Spirito Santo; la crescita. Fra i sommari, che descrivono la comunità cristiana, è molto famoso quello che descrive la comunione e la condivisione; un po' meno questo che si trova in Atti 9, che descrive la Chiesa in pace, eppure utile a una riflessione sulla propria esperienza comunitaria.
Non c'è la descrizione di una comunità senza problemi: poco prima del sommario, infatti, si sono lette le difficoltà riguardo l'accoglienza di Saulo; ma di una comunità solida, che non sia un riparo provvisorio, ma una casa sicura. Le caratteristiche della solidità sono il cammino nel timore del Signore e il conforto dello Spirito Santo; si pensa a una comunità che si lascia guidare dal Risorto e impara, come fanno i cristiani di Gerusalemme nei confronti di Saulo, che i giudizi di Dio sono spesso lontani da quelli degli uomini.
Giovanni nella sua prima lettera continua la sua riflessione sulla verità, e crea due collegamenti fra cuore e verità; il primo è evidente: se il cuore non rimprovera nulla, siamo tranquilli; il secondo va spiegato: potrebbe accadere che uno si comporta secondo i comandamenti e il cuore non segue le sue decisioni, quindi rimprovera. In questo secondo caso, dice Giovanni, bisogna affidarsi più a Dio che al cuore, perché egli è più grande del nostro cuore. La tranquillità nasce quando ci si affida al comandamento di Dio, che, ripete continuamente l'autore, consiste nel credere nel nome del Figlio e di amarci gli uni gli altri. Il cuore, i sentimenti, svolgono un grande ruolo nelle scelte delle persone, e ognuno sa come è difficile contrastare il cuore, quando si tratta di contrastarlo scegliendo di percorrere strade non evidenti e immediate. Qualche volta non sembra giusto fare scelte evangeliche, il cuore si ribella. Giovanni non disprezza il cuore, ma dice che, quando per obbedire a Dio e per amore degli altri, ci si trova a fare scelte che fanno paura al cuore, la via d'uscita è ricordarsi che Dio è più forte del cuore, conosce anche le conseguenze delle nostre scelte e spinge a fare quelle che producono vita in noi.
Tutte queste letture hanno molto forte il tema della conoscenza, della comunione e della fiducia, tratti fondamentali del discepolo di Gesù, che si ritrovano espressi in maniera straordinaria in Giovanni 15, nel brano della similitudine della vite e i tralci. Una similitudine ha la forza dell'evidenza; è, infatti, evidente che se si interrompe il legame fra la vite e i tralci, non c'è nessuna possibilità. Anche il fondamento biblico della similitudine è noto a chi abbia un po' di familiarità con la Bibbia; il rapporto fra Dio e la vigna si gioca sempre sul tema delle attese di Dio che la pianta e la delusione per i risultati.
La vigna è il popolo eletto, che non si preoccupa di essere all'altezza della relazione e si lascia devastare da ogni viandante e animale selvatico. La vigna è considerata capace e responsabile di rispondere alle cure di chi l'ha piantata. La similitudine nel brano del vangelo, che si legge in questa domenica, è sviluppata e applicata fino a dire che Gesù è la vite e i suoi discepoli sono i tralci. L'agricoltore è il Padre, che custodisce la vigna in modo che essa possa dare il meglio di sé.
L'immagine della vigna è plurale, rimanda più alla comunità, alla Chiesa, che al destino del singolo. La Chiesa è la vigna di Cristo, quelli che ne fanno parte devono collaborare al frutto, che è garantito da Dio, che custodisce la Chiesa e non permette che ci sia una prolificazione di tralci infruttuosi, cioè una dispersione di linfa e di energia; vuole che ognuno faccia la sua parte, e opera in modo che ogni tralcio porti frutto. L'applicazione della similitudine, severa nella sua prima parte, si apre alla fiducia quando Gesù, parlando ai discepoli come vite ai tralci, li rassicura sulla loro situazione: «Voi siete già puri» (in greco: «Voi siete già potati»), e quindi suggerisce come realizzare le grandi attese che Dio ha nei confronti della vigna: perché non manchi il frutto, c'è bisogno della comunione, descritta come un rimanere in lui.
Rimanere in lui indica una comunione dinamica, cioè un impegno a restare fedeli; la comunione è, così descritta, un dono e un impegno. Non è prevista un'appartenenza passiva; la vita si comunica nel desiderio di vivere, se questo manca il tralcio muore. Gesù vive con i suoi tralci, non è indifferente alla loro sorte.
(commento di Luigi Vari, biblista)
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V Domenica di Pasqua (B)
ANNO B - 3 maggio 2015
DIO VUOLE CHE OGNI