Gruppo dei delegati



Il diaconato in Italia n° 182/183
(settembre/dicembre 2013)

Atti del XXIV Convegno Nazionale
Napoli 21-24 Agosto 2014



Gruppo dei delegati
di Luca Garbinetto

Tra i partecipanti al convegno di Napoli della Comunità del Diaconato in Italia, erano presenti 10 delegati di altrettante diocesi italiane, che si sono riuniti a confrontarsi. Il secondo dei due incontri tra i presbiteri presenti è stato arricchito anche dalla presenza di Mons. Giancarlo Bregantini, vescovo di Campobasso. I delegati hanno soprattutto condiviso le proprie esperienze, piuttosto variegate, se si pensa che erano rappresentati l'arcidiocesi di Napoli, con i suoi 288 diaconi ordinati e una storia che l'ha vista apripista nel ripristino di questo ministero in Italia, e la diocesi di Crema, che invece non conta ancora con nessun diacono permanente.
In una recente inchiesta dell'arcidiocesi di Firenze, come ha comunicato don Sergio Merlini, è emerso che nella Chiesa il diacono è ancora un "perfetto sconosciuto". Da qui il confronto sulla identità del diacono ha portato i delegati a ribadirne la dimensione sacramentale e l'appartenenza al ministero ordinato. Come tale, il diacono, prima che un ministro che "fa qualcosa", è sacramento di Cristo Servo e ministro di comunione. Ma la riflessione sulla sua identità ha fatto emergere l'importanza di un ideale e di un progetto di Chiesa tutta ministeriale, che coinvolge ogni suo membro, inclusi i presbiteri, nella ricerca di una nuova identità che permetta ad ogni carisma - compreso quello diaconale - di manifestarsi nella sua originalità.
L'apporto più significativo del gruppo dei delegati, dunque, sembra essere quello che mette in evidenza la necessaria dimensione relazionale della vocazione al diaconato. Pastoralmente, sono le relazioni - soprattutto con i presbiteri, ma non solo - il vero problema che a volte rende faticosa la realizzazione di un diaconato profetico. Anche nell'esercizio concreto del ministero, una delle questioni aperte rimane l'equilibrio tra i tre ambiti di impegno: la famiglia, il lavoro, il ministero pastorale. Ma questa realtà relazionale tocca anche la riflessione teologica, in quanto non si può pensare al diacono permanente senza interrogarsi appunto sui rapporti intrinseci al ministero ordinato nei suoi tre gradi e sul rapporto tra sacramento dell'ordine e matrimonio.
I delegati hanno così condiviso alcune esperienze positive che sembrano aprire orizzonti nuovi in questo senso. Si è parlato di piccole comunità diaconali, cioè gruppi di 3-4 diaconi che servono su uno stesso territorio o ambito pastorale, confrontandosi e aiutandosi a vicenda nel servizio. Come pure si è ricordato l'esperienza di comunità ministeriale nel percorso della formazione iniziale, dove la condivisione dello studio e della vita fraterna, meglio se accompagnato da una coppia diaconale con esperienza e maturità alle spalle, aiuta anche il processo delicato del discernimento. A partire da tutto ciò, emergono dai delegati alcune esigenze, che si possono tradurre in proposte concrete per proseguire il cammino.
A riguardo del servizio stesso dei delegati e di fronte a un effettivo scollamento e a una forse eccessiva autonomia delle diocesi nel lavoro di animazione e formazione del diaconato, si chiede:
- di mantenere maggiori rapporti di scambio e comunicazione tra i delegati;
- di sollecitare i vescovi italiani a favorire spazi di incontro e di formazione per i delegati, spesso costretti a "improvvisarsi" tali.
A riguardo del ministero stesso dei diaconi permanenti, si suggerisce:
- una formazione più equilibrata delle quattro dimensioni previste dai documenti ecclesiali (umana, spirituale, intellettuale, pastorale), senza assolutizzare l'aspetto accademico. Allo stesso tempo, tale formazione dovrebbe essere più esigente, nel senso di favorire un discernimento più accurato alla vocazione diaconale. In particolare, ci si chiede: chi aiuta i diaconi (e non solo...) a imparare a relazionarsi in maniera matura?
- un impegno pastorale dei diaconi in ambiti più specificatamente diaconali (per
esempio, la pastorale del lavoro);
- una sperimentazione e un approfondimento della realtà delle "diaconie" (territoriali o per ambito), come struttura pastorale che permetta ai diaconi di esprimersi nella loro originalità.
Da tutto questo è emerso nel gruppo un sentimento di realistica fiducia nella possibilità che il diaconato si esprima nella Chiesa italiana con la forza profetica auspicata dal Concilio Vaticano II. Nessun senso di scoramento e di fallimento, dunque, ma un sincero desiderio di camminare insieme - vescovi, presbiteri, diaconi e laici - per realizzare davvero una Chiesa tutta ministeriale.

(L. Garbinetto, della Pia Società San Gaetano,
è collaboratore nella diocesi di Crotone per la formazione ministeriale)


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