Anno A – 9a domenica del Tempo Ordinario


Enzo Bianchi
GESÙ, DIO-CON-NOI, COMPIMENTO DELLE SCRITTURE
Il vangelo festivo (Anno A)
Edizioni San Paolo, 2010


Anno A – 9a domenica del Tempo Ordinario

• Deuteronomio 11,18.26-28.32 • Romani 3,21-25a.28 • Matteo 7,21-27

LA CASA SULLA ROCCIA

Concludiamo oggi la lettura del discorso della montagna, ascoltando alcune parole di Gesù che insistono sulla necessità di mettere in pratica, di vivere concretamente il suo insegnamento.

Subito dopo aver esortato a distinguere i veri profeti dai falsi in base alle loro azioni («Ogni albero buono produce frutti buoni... Dai loro frutti li riconoscerete»: Mt 7,18.20), Gesù afferma con forza: «Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli». Sono parole nette, rivolte a quanti pensano che basti confessare con le labbra il Signore, partecipare alle liturgie, dirsi suoi discepoli per esserlo veramente. Già l'Antico Testamento denuncia il rischio che i credenti conoscano la volontà di Dio ma non la realizzino: sono soprattutto i profeti a mettere in guardia dalla scissione tra il sapere, il dire e il non fare. Isaia, per esempio, riporta un oracolo di Dio che significativamente sarà ripreso da Gesù: «Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me» (Is 29,13; Mt 15,8). E Gesù stesso, proprio per aver fatto dell'intera sua vita un cammino di obbedienza libera e amorosa alla volontà del Padre, assunta come propria volontà profonda fino alla fine (cfr. Mt 26,39.42.44), potrà dire: «Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12,50).

Poi Gesù pone l'esigenza del realizzare la volontà di Dio alla luce del giudizio finale: «Molti mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome, cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?". Io però dichiarerò loro: "Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di ingiustizia"». Il suo discernimento è assai sottile e smaschera un'altra forma di ipocrisia tipicamente «religiosa»: si può presumere di agire in nome di Cristo, di compiere prodigi nel suo nome e invece ingannarsi miseramente; ossia, di nuovo, non fare la volontà sua e del Padre. Ciò significa che non è sufficiente neppure compiere gesti carismatici o eclatanti, perché queste opere possono trasformarsi in idoli seducenti in quanto creati dalle nostre mani, in azioni che danno gloria a chi le fa e mirano a realizzare la sua volontà. No, ciò che il Padre vuole è la misericordia, come Gesù ha affermato a più riprese citando le parole del profeta Osea (cfr. Os 6,6; Mt 9,13; 12,7): è un annuncio della misericordia di Dio che deve trasparire dalla nostra prassi in mezzo agli uomini, ed è solo su questo che saremo giudicati nell'ultimo giorno. Allora sarà rivelato senza ombra chi ha veramente aderito al Signore e chi, pur fingendo di agire in suo nome, è stato un operatore di ingiustizia...

Infine Gesù ricapitola il suo lungo discorso con una piccola similitudine, che suona come un monito per tutti i suoi discepoli: chi ascolta le sue parole e le mette in pratica edifica saldamente e con sapienza la propria casa sulla roccia; chi invece ascolta e non fa è un uomo stolto, folle, il quale non si rende conto che la propria casa andrà ben presto in rovina, perché le sue fragili fondamenta sono poste sulla sabbia. Nell'ora dell'alleanza al Sinai Israele aveva detto: «Tutto ciò che il Signore ha detto, noi lo faremo e quindi lo ascolteremo» (Es 24,7), ovvero lo conosceremo nel momento in cui lo metteremo in pratica. Ora Gesù, esprimendosi con un'autorevolezza ben diversa da quella degli scribi (cfr. Mt 7,29), applica questa stessa esigenza alle sue parole: nel realizzarle noi entriamo in comunione con lui, percorriamo la via della vita, compiamo la volontà del Padre. Dirà Giacomo, con parole che sembrano un commento a quelle del suo maestro: «Siate persone che mettono in pratica la Parola, non solo ascoltatori, illudendo voi stessi» (Gc 1,22).

Certo, siamo chiamati ad agire senza che la nostra mano sinistra sappia ciò che fa la destra (cfr. Mt 6,3), quali semplici strumenti affinché sulla terra si compia la volontà di Dio vissuta e narrata da Gesù. Ma Gesù ci ha avvertiti: è nostra grave responsabilità mettere in pratica o meno ogni giorno le sue parole, cioè scegliere o rifiutare la via della vita.



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