ANNO A - 12 gennaio 2014
Battesimo del Signore
Is 42,1-4.6-7
At 10,34-38
Mt 3,13-17
Battesimo del Signore
Is 42,1-4.6-7
At 10,34-38
Mt 3,13-17
UN POPOLO NUOVO
APERTO ALLA MISSIONE
APERTO ALLA MISSIONE
Questa festa, in sé, è di recente istituzione e veniva celebrata il 13 gennaio, ottavo giorno dopo l'Epifania, sino alla promulgazione del nuovo calendario. Stando all'antifona che precede i cantici evangelici di Lodi e Vespro dell'Epifania, il battesimo è uno dei "tre portenti" (tria miracula) epifanici del Cristo, insieme all'adorazione dei magi e alle nozze di Cana. Al suo centro sta la voce del Padre, che risuona quando Gesù esce dall'acqua del Giordano; si aprono i cieli e vede lo Spirito di Dio discendere come una colomba sopra di lui.
Tale voce testimonia: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento». La solenne affermazione sintetizza il salmo messianico 2 («Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato»: v. 7); l'episodio del sacrificio di Isacco, allorché Abramo è chiamato a offrire il proprio figlio, l'unigenito che egli ama (cf Gen 22,2.16); e il primo carme del Servo di Isaia, dove il Signore presenta il suo eletto, di cui si compiace (cf Is 42,1). Una buona sintesi scritturale, che fa del battesimo di Gesù, mediante questa epifania divina, l'indicazione chiara della sua identità e della sua missione.
Nel battesimo del Figlio di Dio viene annunciato, come già in san Paolo, ciò che avviene nel battesimo dei cristiani: viene proclamata la loro identità di figli di Dio, che comporta il compiacimento del Padre nei loro confronti, a qualunque popolo e razza appartengano, e l'indicazione della loro missione nel mondo, desunta sempre dalla figura del Servo: «Ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri».
Compito arduo, ma gratificante, considerando che si è accompagnati da Dio stesso: quindi non si è mai soli. Da qui la certezza, espressa dal medesimo brano: «Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra». A tale missione ecclesiale tutti i battezzati sono invitati a portare il loro contributo, e non soltanto i ministri ordinati: è quanto l'insegnamento del Vaticano II ha espressamente indicato, facendo della Chiesa una comunità missionaria. Tale prospettiva è ribadita a chiare lettere da uno degli ultimi documenti dei vescovi italiani: «Solo seguendo l'itinerario della missione sarà possibile per la Chiesa continuare, sotto la guida dello Spirito Paraclito, l'opera di Cristo» (Comunicare il Vangelo, 10).
Battesimo significa immersione nell'acqua, per essere immersi in Cristo: Gesù viene battezzato nelle acque del Giordano, per emergere come capostipite del popolo dei salvati. Giovanni si schermisce che il Messia atteso si sottoponga a simile ritualità e, solo nel racconto di Matteo, oppone resistenza. Infatti, se finora è stato un attore passivo, perché si è attenuto a tutto ciò che altri hanno scelto per lui, ora compie una scelta precisa davanti a colui che gli ha preparato la strada, inaugurando così il suo ministero.
La sua immersione non è finalizzata alla purificazione, come per gli altri peccatori, ma rappresenta la volontà di dissociarsi, in nome della propria innocenza, da un popolo di peccatori, da una folla di penitenti. Piuttosto aderisce all'attesa di rinnovamento, mettendosi, come tutti gli altri, nel gruppo di persone che vanno a farsi battezzare. È appunto questo intendimento iniziale di Cristo, però, a rappresentare anche oggi, per quanti si "immergono" in lui, la prospettiva di fondo della missione della Chiesa. E cioè: aiutarsi a uscire dalle condizioni di peccato, senza mai avere la presunzione, in tutto ciò che si compie, di essere giusti, ma piuttosto giustificati da Dio (cf Lc 18,9-14).
La Chiesa, allora, come ha chiaramente ribadito il Vaticano II, è in sé stessa santa, ma formata da peccatori, ed è continuamente chiamata a purificarsi. In questo senso la penitenza, che essa esercita, è giustamente considerata come "secondo" o "continuo" battesimo, perché la riporta costantemente a quella santità delle origini, compromessa dalle mancanze e dai tradimenti umani, ma anche sempre aperta alla stessa azione rinnovatrice dello Spirito, ricevuto già nel battesimo con acqua. Lo scandalo di Giovanni, che oggi è quello di molti benpensanti, va ancora superato con la medesima apertura all'azione del Padre.
La risposta precisa di Gesù, richiamando la tradizione biblica alla "giustizia" («Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia»), esprime la disponibilità a compiere la volontà di Dio, in piena obbedienza. È questo pure il "contenuto" della missione ecclesiale, che Gesù chiede al Battista: quello di non intralciare il piano di Dio, ma di lasciare al suo Servo di compierlo attraverso la solidarietà con un popolo, oppresso dalla colpa e bisognoso di perdono. Tale prospettiva andrebbe attuata non solo a livello socio-politico ma anche personale e interiore. La figura tradizionale del "direttore spirituale" andrebbe forse reinterpretata in questa logica di solidarietà/condivisione nella guida, più che di "ammaestramento" esteriore, per suscitare maggior convincimento e coinvolgimento nelle persone. Allora inizia un mondo nuovo, quando il cielo nuovamente si squarcia e da esso scendono non le acque del diluvio a distruggere, ma la colomba dello Spirito, che si posa su ogni battezzato.
Tale voce testimonia: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento». La solenne affermazione sintetizza il salmo messianico 2 («Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato»: v. 7); l'episodio del sacrificio di Isacco, allorché Abramo è chiamato a offrire il proprio figlio, l'unigenito che egli ama (cf Gen 22,2.16); e il primo carme del Servo di Isaia, dove il Signore presenta il suo eletto, di cui si compiace (cf Is 42,1). Una buona sintesi scritturale, che fa del battesimo di Gesù, mediante questa epifania divina, l'indicazione chiara della sua identità e della sua missione.
Nel battesimo del Figlio di Dio viene annunciato, come già in san Paolo, ciò che avviene nel battesimo dei cristiani: viene proclamata la loro identità di figli di Dio, che comporta il compiacimento del Padre nei loro confronti, a qualunque popolo e razza appartengano, e l'indicazione della loro missione nel mondo, desunta sempre dalla figura del Servo: «Ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri».
Compito arduo, ma gratificante, considerando che si è accompagnati da Dio stesso: quindi non si è mai soli. Da qui la certezza, espressa dal medesimo brano: «Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra». A tale missione ecclesiale tutti i battezzati sono invitati a portare il loro contributo, e non soltanto i ministri ordinati: è quanto l'insegnamento del Vaticano II ha espressamente indicato, facendo della Chiesa una comunità missionaria. Tale prospettiva è ribadita a chiare lettere da uno degli ultimi documenti dei vescovi italiani: «Solo seguendo l'itinerario della missione sarà possibile per la Chiesa continuare, sotto la guida dello Spirito Paraclito, l'opera di Cristo» (Comunicare il Vangelo, 10).
Battesimo significa immersione nell'acqua, per essere immersi in Cristo: Gesù viene battezzato nelle acque del Giordano, per emergere come capostipite del popolo dei salvati. Giovanni si schermisce che il Messia atteso si sottoponga a simile ritualità e, solo nel racconto di Matteo, oppone resistenza. Infatti, se finora è stato un attore passivo, perché si è attenuto a tutto ciò che altri hanno scelto per lui, ora compie una scelta precisa davanti a colui che gli ha preparato la strada, inaugurando così il suo ministero.
La sua immersione non è finalizzata alla purificazione, come per gli altri peccatori, ma rappresenta la volontà di dissociarsi, in nome della propria innocenza, da un popolo di peccatori, da una folla di penitenti. Piuttosto aderisce all'attesa di rinnovamento, mettendosi, come tutti gli altri, nel gruppo di persone che vanno a farsi battezzare. È appunto questo intendimento iniziale di Cristo, però, a rappresentare anche oggi, per quanti si "immergono" in lui, la prospettiva di fondo della missione della Chiesa. E cioè: aiutarsi a uscire dalle condizioni di peccato, senza mai avere la presunzione, in tutto ciò che si compie, di essere giusti, ma piuttosto giustificati da Dio (cf Lc 18,9-14).
La Chiesa, allora, come ha chiaramente ribadito il Vaticano II, è in sé stessa santa, ma formata da peccatori, ed è continuamente chiamata a purificarsi. In questo senso la penitenza, che essa esercita, è giustamente considerata come "secondo" o "continuo" battesimo, perché la riporta costantemente a quella santità delle origini, compromessa dalle mancanze e dai tradimenti umani, ma anche sempre aperta alla stessa azione rinnovatrice dello Spirito, ricevuto già nel battesimo con acqua. Lo scandalo di Giovanni, che oggi è quello di molti benpensanti, va ancora superato con la medesima apertura all'azione del Padre.
La risposta precisa di Gesù, richiamando la tradizione biblica alla "giustizia" («Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia»), esprime la disponibilità a compiere la volontà di Dio, in piena obbedienza. È questo pure il "contenuto" della missione ecclesiale, che Gesù chiede al Battista: quello di non intralciare il piano di Dio, ma di lasciare al suo Servo di compierlo attraverso la solidarietà con un popolo, oppresso dalla colpa e bisognoso di perdono. Tale prospettiva andrebbe attuata non solo a livello socio-politico ma anche personale e interiore. La figura tradizionale del "direttore spirituale" andrebbe forse reinterpretata in questa logica di solidarietà/condivisione nella guida, più che di "ammaestramento" esteriore, per suscitare maggior convincimento e coinvolgimento nelle persone. Allora inizia un mondo nuovo, quando il cielo nuovamente si squarcia e da esso scendono non le acque del diluvio a distruggere, ma la colomba dello Spirito, che si posa su ogni battezzato.
VITA PASTORALE N. 11/2013
(commento di Gianni Cavagnoli, docente di teologia liturgica)
--------------------(commento di Gianni Cavagnoli, docente di teologia liturgica)
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