Costituzione Pastorale "Gaudium et spes"
sulla Chiesa nel mondo contemporaneo
7 dicembre 1965
Commento mediante il Catechismo della Chiesa Cattolica
PARTE II
ALCUNI PROBLEMI PIÙ URGENTI
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Capitolo II
LA PROMOZIONE DELLA CULTURA
Sezione III
ALCUNI DOVERI PIÙ URGENTI PER I CRISTIANI CIRCA LA CULTURA
Il riconoscimento del diritto di ciascuno alla cultura e sua attuazione (n. 60)
[60a] Diritto di tutti a una cultura umana conforme alla dignità della persona
[60b] Procurare a tutti una quantità sufficiente di beni culturali
[60c] Sviluppo della vita culturale conforme a doti e tradizioni
[60d] Diritto alla cultura, dovere di coltivarsi e di aiutare gli altri
[60e] Promuovere la partecipazione delle donne alla vita culturale
L'educazione ad una cultura integrale (n. 61)
[61a] Tener fermo il concetto della persona umana integrale
[61b] Famiglia madre e nutrice di collaudate forme culturali
[61c] Opportunità che possono favorire la cultura universale
[61d] Interrogarci sul significato della cultura per la persona umana
Accordo fra cultura umana e insegnamento cristiano (n. 62)
[62a] Difficoltà fra la cultura e la formazione cristiana
[62b] Difficoltà: non sono necessariamente di danno alla fede
[62c] Fedeli condotti a una più pura e matura vita di fede
[62d] Modi sempre più adatti di comunicare la dottrina cristiana
[62e] Gli artisti si sentano compresi dalla Chiesa nella loro attività
[62f] Penetrare i modi di pensare e sentire espressi nella cultura
[62g] Armonizzare scienze, dottrine e scoperte con morale e pensiero cristiano
[62h] Scienze teologiche e altre scienze: mettere in comune forze e opinioni
[62i] Presentare la dottrina intorno a Dio, uomo e mondo in modo più adatto
[62l] Molti laici acquistino una formazione nelle scienze sacre
[62m] Riconoscere ai fedeli giusta libertà di ricercare, pensare e manifestare
_______________ Capitolo IILa promozione della culturaSezione IIIAlcuni doveri più urgenti per i cristiani circa la cultura | |
n. 60 - Il riconoscimento del diritto di ciascuno alla cultura e sua attuazione
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[GS 60a] Poiché si offre ora la possibilità di liberare moltissimi uomini dal flagello dell'ignoranza, è compito sommamente confacente al nostro tempo, in specie per i cristiani, lavorare indefessamente perché tanto in campo economico quanto in campo politico, tanto sul piano nazionale quanto sul piano internazionale, siano prese le decisioni fondamentali, mediante le quali sia riconosciuto e attuato dovunque il diritto di tutti a una cultura umana conforme alla dignità della persona, senza distinzione di razza, di sesso, di nazione, di religione o di condizione sociale. | (CCC 1705) In virtù della sua anima e delle sue potenze spirituali d'intelligenza e di volontà, l'uomo è dotato di libertà, "segno altissimo dell'immagine divina" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 17]. (CCC 2407) In materia economica, il rispetto della dignità umana esige la pratica della virtù della temperanza, per moderare l'attaccamento ai beni di questo mondo; della virtù della giustizia, per rispettare i diritti del prossimo e dargli ciò che gli è dovuto; e della solidarietà, seguendo la regola aurea e secondo la liberalità del Signore, il quale da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà (2Cor 8,9). (CCC 2405) I beni di produzione - materiali o immateriali - come terreni o stabilimenti, competenze o arti, esigono le cure di chi li possiede, perché la loro fecondità vada a vantaggio del maggior numero di persone. Coloro che possiedono beni d'uso e di consumo devono usarne con moderazione, riservando la parte migliore all'ospite, al malato, al povero. (CCC 2406) L'autorità politica ha il diritto e il dovere di regolare il legittimo esercizio del diritto di proprietà in funzione del bene comune [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 71; Lett. enc. Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 42; Id., Lett. enc. Centesimus annus, 40; 48]. |
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[GS 60b] Perciò è necessario procurare a tutti una quantità sufficiente di beni culturali, specialmente di quelli che costituiscono la cosiddetta cultura di base, affinché moltissimi non siano impediti, a causa dell'analfabetismo e della privazione di un'attività responsabile, di dare una collaborazione veramente umana al bene comune. | (CCC 2832) Come il lievito nella pasta, così la novità del Regno deve "fermentare" la terra per mezzo dello Spirito di Cristo [Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam actuositatem, 5]. Deve rendersi evidente attraverso l'instaurarsi della giustizia nelle relazioni personali e sociali, economiche e internazionali; né va mai dimenticato che non ci sono strutture giuste senza uomini che vogliono essere giusti. (CCC 2833) Si tratta del "nostro" pane, "uno" per "molti". La povertà delle Beatitudini è la virtù della condivisione: sollecita a mettere in comune e a condividere i beni materiali e spirituali, non per costrizione, ma per amore, perché l'abbondanza degli uni supplisca alla indigenza degli altri [2Cor 8,1-15]. (CCC 1927) E' compito dello Stato difendere e promuovere il bene comune della società civile. Il bene comune dell'intera famiglia umana richiede un'organizzazione della società internazionale. |
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[GS 60c] Occorre perciò fare ogni sforzo affinché quelli che ne sono capaci possano accedere agli studi superiori; ma in tale maniera che, per quanto è possibile, essi possano occuparsi nell'umana società di quelle funzioni, compiti e servizi che corrispondono alle loro attitudini naturali e alle competenze acquisite (134). Così ognuno e i gruppi sociali di ciascun popolo potranno raggiungere il pieno sviluppo della loro vita culturale, in conformità con le doti e tradizioni loro proprie. (134) Cf. GIOVANNI XXIII, Encicl. Pacem in terris: AAS 55 (1963), pp. 283 [Dz 3989]; PIO XII, Messaggio radiofon. Nell'alba e nella luce, 24 dic. 1941: AAS 34 (1942), pp. 16-17. | (CCC 2441) Alla base di ogni sviluppo completo della società umana sta la crescita del senso di Dio e della conoscenza di sé. Allora lo sviluppo moltiplica i beni materiali e li mette al servizio della persona e della sua libertà. Riduce la miseria e lo sfruttamento economico. Fa crescere il rispetto delle identità culturali e l'apertura alla trascendenza [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 32; Id., Lett. enc. Centesimus annus, 51]. (CCC 2442) Non spetta ai Pastori della Chiesa intervenire direttamente nell'azione politica e nell'organizzazione della vita sociale. Questo compito fa parte della vocazione dei fedeli laici, i quali operano di propria iniziativa insieme con i loro concittadini. L'azione sociale può implicare una pluralità di vie concrete; comunque, avrà sempre come fine il bene comune e sarà conforme al messaggio evangelico e all'insegnamento della Chiesa. Compete ai fedeli laici "animare, con impegno cristiano, le realtà temporali, e, in esse, mostrare di essere testimoni e operatori di pace e di giustizia" [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 47; 42]. |
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[GS 60d] Bisogna inoltre fare di tutto perché ciascuno prenda coscienza tanto del diritto alla cultura, quanto del dovere di coltivarsi e di aiutare gli altri. Vi sono talora condizioni di vita e di lavoro che impediscono lo sforzo culturale e perciò distruggono l'interesse per la cultura. Questo vale in modo speciale per gli agricoltori e gli operai, ai quali bisogna assicurare condizioni di lavoro tali che non impediscano, ma promuovano la loro vita culturale. | (CCC 912) I fedeli devono "distinguere accuratamente tra i diritti e i doveri, che loro incombono in quanto sono aggregati alla Chiesa, e quelli che loro competono in quanto membri della società umana. Cerchino di metterli in armonia, ricordandosi che in ogni cosa temporale devono essere guidati dalla coscienza cristiana, poiché nessuna attività umana, neanche in materia temporale, può essere sottratta al dominio di Dio" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 36]. (CCC 913) "Così ogni laico, in ragione degli stessi doni ricevuti, è un testimone e insieme uno strumento vivo della missione della Chiesa stessa "secondo la misura del dono di Cristo" (Ef 4,7)" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 33]. (CCC 2245) "La Chiesa, che a motivo della sua missione e della sua competenza, non si confonde in alcun modo con la comunità politica, […] è ad un tempo il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 76]. La Chiesa "rispetta e promuove anche la libertà politica e la responsabilità dei cittadini" [Ib.]. (CCC 2246) E' proprio della missione della Chiesa "dare il suo giudizio morale anche su cose che riguardano l'ordine politico, quando ciò sia richiesto dai diritti fondamentali della persona e dalla salvezza delle anime. E questo farà, utilizzando tutti e solo quei mezzi che sono conformi al Vangelo e al bene di tutti, secondo la diversità dei tempi e delle situazioni" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 76]. |
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[GS 60e] Le donne lavorano già in quasi tutti i settori della vita; conviene però che esse possano svolgere pienamente i loro compiti secondo le attitudini loro proprie. Sarà dovere di tutti far si che la partecipazione propria e necessaria delle donne nella vita culturale sia riconosciuta e promossa. | (CCC 2428) Nel lavoro la persona esercita e attualizza una parte delle capacità iscritte nella sua natura. Il valore primario del lavoro riguarda l'uomo stesso, che ne è l'autore e il destinatario. Il lavoro è per l'uomo, e non l'uomo per il lavoro [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 6]. Ciascuno deve poter trarre dal lavoro i mezzi di sostentamento per la propria vita e per quella dei suoi familiari, e servire la comunità umana. (CCC 2427) Il lavoro umano proviene immediatamente da persone create ad immagine di Dio e chiamate a prolungare, le une con le altre e per le altre, l'opera della creazione sottomettendo la terra [Gen 1,28; Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 34; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 31]. Il lavoro, quindi, è un dovere: "Chi non vuol lavorare, neppure mangi" (2Ts 3,10) [1Ts 4,11]. Il lavoro esalta i doni del Creatore e i talenti ricevuti. Può anche essere redentivo. Sopportando la penosa fatica [Gen 3,14-19] del lavoro in unione con Gesù, l'artigiano di Nazaret e il crocifisso del Calvario, l'uomo in un certo modo coopera con il Figlio di Dio nella sua opera redentrice. Si mostra discepolo di Cristo portando la croce, ogni giorno, nell'attività che è chiamato a compiere [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 27]. Il lavoro può essere un mezzo di santificazione e un'animazione delle realtà terrene nello Spirito di Cristo. |
n. 61 - L'educazione ad una cultura integrale
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[GS 61a] Oggi vi è più difficoltà di un tempo di ridurre a sintesi le varie discipline e arti del sapere. Mentre infatti aumenta il volume e la diversità degli elementi che costituiscono la cultura, diminuisce nello stesso tempo la capacità per i singoli uomini di percepirli e di armonizzarli organicamente, cosicché l'immagine dell'«uomo universale» diviene sempre più evanescente. Tuttavia ogni uomo ha il dovere di tener fermo il concetto della persona umana integrale, in cui eccellono i valori della intelligenza, della volontà, della coscienza e della fraternità, che sono fondati tutti in Dio Creatore e sono stati mirabilmente sanati ed elevati in Cristo. | (CCC 2244) Ogni istituzione si ispira, anche implicitamente, ad una visione dell'uomo e del suo destino, da cui deriva i propri criteri di giudizio, la propria gerarchia dei valori, la propria linea di condotta. Nella maggior parte delle società le istituzioni fanno riferimento ad una certa preminenza dell'uomo sulle cose. Solo la Religione divinamente rivelata ha chiaramente riconosciuto in Dio, Creatore e Redentore, l'origine e il destino dell'uomo. La Chiesa invita i poteri politici a riferire i loro giudizi e le loro decisioni a tale ispirazione della verità su Dio e sull'uomo. Le società che ignorano questa ispirazione o la rifiutano in nome della loro indipendenza in rapporto a Dio, sono spinte a cercare in se stesse oppure a mutuare da una ideologia i loro riferimenti e il loro fine e, non tollerando che sia affermato un criterio oggettivo del bene e del male, si arrogano sull'uomo e sul suo destino un potere assoluto, dichiarato o non apertamente ammesso, come dimostra la storia [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 45-46]. |
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[GS 61b] La famiglia anzitutto è come la madre e la nutrice di questa educazione; in essa i figli, vivendo in una atmosfera d'amore, apprendono più facilmente la gerarchia dei valori, mentre collaudate forme culturali vengono quasi naturalmente trasfuse nell'animo dell'adolescente, man mano che si sviluppa. | (CCC 2207) La famiglia è la cellula originaria della vita sociale. E' la società naturale in cui l'uomo e la donna sono chiamati al dono di sé nell'amore e nel dono della vita. L'autorità, la stabilità e la vita di relazione in seno alla famiglia costituiscono i fondamenti della libertà, della sicurezza, della fraternità nell'ambito della società. La famiglia è la comunità nella quale, fin dall'infanzia, si possono apprendere i valori morali, si può incominciare ad onorare Dio e a far buon uso della libertà. La vita di famiglia è un'iniziazione alla vita nella società. (CCC 2208) La famiglia deve vivere in modo che i suoi membri si aprano all'attenzione e all'impegno in favore dei giovani e degli anziani, delle persone malate o handicappate e dei poveri. Numerose sono le famiglie che, in certi momenti, non hanno la possibilità di dare tale aiuto. Tocca allora ad altre persone, ad altre famiglie e, sussidiariamente, alla società provvedere ai bisogni di costoro: "Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo" (Gc 1,27). |
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[GS 61c] Per la medesima educazione nella società odierna vi sono opportunità derivanti specialmente dall'accresciuta diffusione del libro e dai nuovi strumenti di comunicazione culturale e sociale, che possono favorire la cultura universale. La diminuzione più o meno generalizzata del tempo dedicato al lavoro fa aumentare di giorno in giorno per molti uomini le possibilità di coltivarsi. Il tempo libero sia impiegato per distendere lo spirito, per fortificare la salute dell'anima e del corpo; mediante attività e studi di libera scelta; mediante viaggi in altri paesi (turismo), con i quali si affina lo spirito dell'uomo, e gli uomini si arricchiscono con la reciproca conoscenza; anche mediante esercizi e manifestazioni sportive, che giovano a mantenere l'equilibrio dello spirito, ed offrono un aiuto per stabilire fraterne relazioni fra gli uomini di tutte le condizioni, di nazioni o di razze diverse. I cristiani collaborino dunque affinché le manifestazioni e le attività culturali collettive, proprie della nostra epoca, siano impregnate di spirito umano e cristiano. | (CCC 2184) Come Dio "cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro" (Gen 2,2), così anche la vita dell'uomo è ritmata dal lavoro e dal riposo. L'istituzione del giorno del Signore contribuisce a dare a tutti la possibilità di "godere di sufficiente riposo e tempo libero che permetta loro di curare la vita familiare, culturale, sociale e religiosa" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 67]. (CCC 2185) Durante la domenica e gli altri giorni festivi di precetto, i fedeli si asterranno dal dedicarsi a lavori o attività che impediscano il culto dovuto a Dio, la letizia propria del giorno del Signore, la pratica delle opere di misericordia e la necessaria distensione della mente e del corpo [CIC canone 1247]. Le necessità familiari o una grande utilità sociale costituiscono giustificazioni legittime di fronte al precetto del riposo domenicale. I fedeli vigileranno affinché legittime giustificazioni non creino abitudini pregiudizievoli per la religione, la vita di famiglia e la salute. "L'amore della verità cerca il sacro tempo libero, la necessità dell'amore accetta il giusto lavoro" [Sant'Agostino, De civitate Dei, 19, 19: PL 41, 647]. (CCC 2194) L'istituzione della domenica contribuisce a dare a tutti la possibilità di "godere di sufficiente riposo e tempo libero che permette loro di curare la vita familiare, culturale, sociale e religiosa" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 67]. |
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[GS 61d] Tuttavia tutte queste facilitazioni non possono assicurare la piena ed integrale formazione culturale dell'uomo, se nello stesso tempo trascuriamo di interrogarci profondamente sul significato della cultura e della scienza per la persona umana. | (CCC 2293) La ricerca scientifica di base e anche la ricerca applicata costituiscono un'espressione significativa della signoria dell'uomo sulla creazione. La scienza e la tecnica sono preziose risorse quando vengono messe al servizio dell'uomo e ne promuovono lo sviluppo integrale a beneficio di tutti; non possono tuttavia, da sole, indicare il senso dell'esistenza e del progresso umano. La scienza e la tecnica sono ordinate all'uomo, dal quale traggono origine e sviluppo; esse, quindi, trovano nella persona e nei suoi valori morali l'indicazione del loro fine e la coscienza dei loro limiti. (CCC 2294) E' illusorio rivendicare la neutralità morale della ricerca scientifica e delle sue applicazioni. D'altra parte, i criteri orientativi non possono essere dedotti né dalla semplice efficacia tecnica, né dall'utilità che può derivarne per gli uni a scapito degli altri, né, peggio ancora, dalle ideologie dominanti. La scienza e la tecnica richiedono, per il loro stesso significato intrinseco, l'incondizionato rispetto dei criteri fondamentali della moralità; devono essere al servizio della persona umana, dei suoi inalienabili diritti, del suo bene vero e integrale, in conformità al progetto e alla volontà di Dio. |
n. 62 - Accordo fra cultura umana e insegnamento cristiano
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[GS 62a] Sebbene la Chiesa abbia grandemente contribuito al progresso della cultura, l'esperienza dimostra tuttavia che, per ragioni contingenti, l'accordo fra la cultura e la formazione cristiana non si realizza sempre senza difficoltà. | (CCC 2820) Con un discernimento secondo lo Spirito, i cristiani devono distinguere tra la crescita del regno di Dio e il progresso della cultura e della società in cui sono inseriti. Tale distinzione non è una separazione. La vocazione dell'uomo alla vita eterna non annulla ma rende più imperioso il dovere di utilizzare le energie e i mezzi ricevuti dal Creatore per servire in questo mondo la giustizia e la pace [Con. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22; 32; 39; 45; Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 31]. (CCC 1049) "Tuttavia l'attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell'umanità nuova che già riesce a offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovo. Pertanto, benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del regno di Cristo, tuttavia, nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l'umana società, tale progresso è di grande importanza" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 39]. |
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[GS 62b] Queste difficoltà non necessariamente sono di danno alla fede; possono, anzi, stimolare lo spirito ad acquisirne una più accurata e profonda intelligenza. Infatti gli studi recenti e le nuove scoperte delle scienze, come pure quelle della storia e della filosofia, suscitano nuovi problemi che comportano conseguenze anche per la vita pratica ed esigono nuove indagini anche da parte dei teologi. | (CCC 159) Fede e scienza. "Anche se la fede è sopra la ragione, non vi potrà mai essere vera divergenza tra fede e ragione: poiché lo stesso Dio che rivela i misteri e comunica la fede, ha anche deposto nello spirito umano il lume della ragione, questo Dio non potrebbe negare se stesso, né il vero contraddire il vero" [Concilio Vaticano I, Dei Filius, c. 4: DS 3017]. "Perciò la ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Dio. Anzi, chi si sforza con umiltà e perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza che egli se ne avveda, viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 36]. (CCC 2293) La ricerca scientifica di base e anche la ricerca applicata costituiscono un'espressione significativa della signoria dell'uomo sulla creazione. La scienza e la tecnica sono preziose risorse quando vengono messe al servizio dell'uomo e ne promuovono lo sviluppo integrale a beneficio di tutti; non possono tuttavia, da sole, indicare il senso dell'esistenza e del progresso umano. La scienza e la tecnica sono ordinate all'uomo, dal quale traggono origine e sviluppo; esse, quindi, trovano nella persona e nei suoi valori morali l'indicazione del loro fine e la coscienza dei loro limiti. |
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[GS 62c] [I teologi] sono inoltre invitati, nel rispetto dei metodi e delle esigenze proprie della scienza teologica, a ricercare modi sempre più adatti di comunicare la dottrina cristiana agli uomini della loro epoca: altro è, infatti, il deposito o le verità della fede, altro è il modo con cui vengono espresse, a condizione tuttavia di salvaguardarne il significato e il senso profondo (135). Nella cura pastorale si conoscano sufficientemente e si faccia uso non soltanto dei principi della teologia, ma anche delle scoperte delle scienze profane, in primo luogo della psicologia e della sociologia, cosicché anche i fedeli siano condotti a una più pura e più matura vita di fede. (135) Cf. GIOVANNI XXIII, Encicl. Pacem in terris: AAS 55 (1963), pp. 260 [Dz 3960]. | (CCC 94) Grazie all'assistenza dello Spirito Santo, l'intelligenza tanto delle realtà quanto delle parole del deposito della fede può progredire nella vita della Chiesa: - "Con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali le meditano in cuor loro" [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 8]; in particolare "la ricerca teologica [...] prosegue nella conoscenza profonda della verità rivelata" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 62; 44; Id., Dei Verbum, 23; 24; Id., Unitatis redintegratio, 4]; - "con la profonda intelligenza che [i credenti] provano delle cose spirituali" [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 8]; "divina eloquia cum legente crescunt - le parole divine crescono insieme con chi le legge" [San Gregorio Magno, Homilia in Ezechielem, 1, 7, 8: PL 76, 843]; - "con la predicazione di coloro i quali, con la successione episcopale, hanno ricevuto un carisma certo di verità" [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 8]. (CCC 2501) "Creato ad immagine di Dio" (Gen 1,26), l'uomo esprime la verità del suo rapporto con Dio Creatore anche mediante la bellezza delle proprie opere artistiche. L'arte, invero, è una forma di espressione propriamente umana. Al di là dell'inclinazione a soddisfare le necessità vitali, comune a tutte le creature viventi, essa è una sovrabbondanza gratuita della ricchezza interiore dell'essere umano. Frutto di un talento donato dal Creatore e dello sforzo dell'uomo, l'arte è una forma di sapienza pratica che unisce intelligenza e abilità [Sap 7,17] per esprimere la verità di una realtà nel linguaggio accessibile alla vista o all'udito. L'arte comporta inoltre una certa somiglianza con l'attività di Dio nel creato, nella misura in cui trae ispirazione dalla verità e dall'amore per gli esseri. Come ogni altra attività umana, l'arte non ha in sé il proprio fine assoluto, ma è ordinata al fine ultimo dell'uomo e da esso nobilitata [Pio XII, Messaggio radiofonico (24 dicembre 1955); Id., Messaggio radiofonico ai membri della società dei giovani operai cristiani (J.O.C.) (3 settembre 1950)]. |
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[GS 62d] A modo loro, anche la letteratura e le arti sono di grande importanza per la vita della Chiesa. Esse cercano infatti di esprimere la natura propria dell'uomo, i suoi problemi e la sua esperienza nello sforzo di conoscere e perfezionare se stesso e il mondo; cercano di scoprire la sua situazione nella storia e nell'universo, di illustrare le sue miserie e le sue gioie, i suoi bisogni e le sue capacità, e di prospettare una sua migliore condizione. Così possono elevare la vita umana, che esprimono in molteplici forme, secondo i tempi e i luoghi. | (CCC 2500) La pratica del bene si accompagna ad un piacere spirituale gratuito e alla bellezza morale. Allo stesso modo, la verità è congiunta alla gioia e allo splendore della bellezza spirituale. La verità è bella per se stessa. All'uomo, dotato d'intelligenza, è necessaria la verità della parola, espressione razionale della conoscenza della realtà creata ed increata; ma la verità può anche trovare altre forme di espressione umana, complementari, soprattutto quando si tratta di evocare ciò che essa comporta di indicibile, le profondità del cuore umano, le elevazioni dell'anima, il mistero di Dio. Ancora prima di rivelarsi all'uomo mediante parole di verità, Dio si rivela a lui per mezzo del linguaggio universale della creazione, opera della sua Parola, della sua Sapienza: dall'ordine e dall'armonia del cosmo che sia il bambino sia lo scienziato sanno scoprire, "dalla grandezza e la bellezza delle creature, per analogia, si conosce l'autore, (Sap 13,5) "perché li ha creati lo stesso autore della bellezza" (Sap 13,3). "La Sapienza è un'emanazione della potenza di Dio, un effluvio genuino della gloria dell'Onnipotente, per questo nulla di contaminato in essa si infiltra. E' un riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell'attività di Dio e un'immagine della sua bontà" (Sap 7,25-26). "Essa in realtà è più bella del sole e supera ogni costellazione di astri; paragonata alla luce, risulta superiore; a questa, infatti, succede la notte, ma contro la Sapienza la malvagità non può prevalere" (Sap 7,29-30). "Mi sono innamorato della sua bellezza" (Sap 8,2). (CCC 2513) Le belle arti, ma soprattutto l'arte sacra, "per loro natura, hanno relazione con l'infinita bellezza divina, che deve essere in qualche modo espressa dalle opere dell'uomo, e sono tanto più orientate a Dio e all'incremento della sua lode e della sua gloria, in quanto nessun altro fine è loro assegnato se non di contribuire quanto più efficacemente possibile, con le loro opere, a indirizzare pienamente le menti degli uomini a Dio" [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 122]. |
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[GS 62e] Bisogna perciò impegnarsi affinché gli artisti si sentano compresi dalla Chiesa nella loro attività e, godendo di un'ordinata libertà, stabiliscano più facili rapporti con la comunità cristiana. Siano riconosciute dalla Chiesa le nuove tendenze artistiche adatte ai nostri tempi secondo l'indole delle diverse nazioni e regioni. Siano ammesse negli edifici del culto, quando, con modi d'espressione adatti e conformi alle esigenze liturgiche, innalzano lo spirito a Dio (136). (136) Cf. GIOVANNI XXIII, Discorso tenuto all'inizio del Concilio l'11 ott. 1962: AAS 54 (1962), p. 792 [pag. 1103]. | (CCC 2502) L'arte sacra è vera e bella quando, nella sua forma, corrisponde alla vocazione che le è propria: evocare e glorificare, nella fede e nella adorazione, il Mistero trascendente di Dio, Bellezza eccelsa di Verità e di Amore, apparsa in Cristo "irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza" (Eb 1,3), nel quale "abita corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9), bellezza spirituale riflessa nella Santissima Vergine Madre di Dio, negli Angeli e nei Santi. L'autentica arte sacra conduce l'uomo all'adorazione, alla preghiera e all'amore di Dio Creatore e Salvatore, Santo e Santificatore. (CCC 2503) Per questo i vescovi, personalmente o per mezzo di delegati, devono prendersi cura di promuovere l'arte sacra, antica e moderna, in tutte le sue forme, e di tenere lontano con il medesimo zelo, dalla Liturgia e dagli edifici del culto, tutto ciò che non è conforme alla verità della fede e all'autentica bellezza dell'arte sacra [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 122-127]. |
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[GS 62f] Così la conoscenza di Dio viene meglio manifestata e la predicazione evangelica si rende più trasparente all'intelligenza degli uomini e appare come connaturata con le loro condizioni d'esistenza. I fedeli dunque vivano in strettissima unione con gli uomini del loro tempo, e si sforzino di penetrare perfettamente il loro modo di pensare e di sentire, quali si esprimono mediante la cultura. | (CCC 1158) L'armonia dei segni (canto, musica, parole e azioni) è qui tanto più significativa e feconda quanto più si esprime nella ricchezza culturale propria del popolo di Dio che celebra [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 119]. Per questo "si promuova con impegno il canto popolare religioso, in modo che nei pii e sacri esercizi, e nelle stesse azioni liturgiche", secondo le norme della Chiesa, "possano risuonare le voci dei fedeli" [Sacrosanctum concilium, 118]. Tuttavia, "i testi destinati al canto sacro siano conformi alla dottrina cattolica, anzi siano presi di preferenza dalla Sacra Scrittura e dalle fonti liturgiche" [Ib., 121]. (CCC 1162) "La bellezza e il colore delle immagini sono uno stimolo per la mia preghiera. E' una festa per i miei occhi, così come lo spettacolo della campagna sprona il mio cuore a rendere gloria a Dio" [San Giovanni Damasceno, De sacris imaginibus oratio 1, 47: PG 94, 1268]. La contemplazione delle sante icone, unita alla meditazione della Parola di Dio e al canto degli inni liturgici, entra nell'armonia dei segni della celebrazione in modo che il mistero celebrato si imprima nella memoria del cuore e si esprima poi nella novità di vita dei fedeli. |
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[GS 62g] Sappiano armonizzare la conoscenza delle nuove scienze, delle nuove dottrine e delle più recenti scoperte con la morale e il pensiero cristiano, affinché il senso religioso e la rettitudine morale procedano in essi di pari passo con la conoscenza scientifica e con il continuo progresso della tecnica; potranno così giudicare e interpretare tutte le cose con senso autenticamente cristiano. | (CCC 2292) Le sperimentazioni scientifiche, mediche o psicologiche, sulle persone o sui gruppi umani, possono concorrere alla guarigione dei malati e al progresso della salute pubblica. (CCC 2295) Le ricerche o sperimentazioni sull'essere umano non possono legittimare atti in se stessi contrari alla dignità delle persone e alla legge morale. L'eventuale consenso dei soggetti non giustifica simili atti. La sperimentazione sull'essere umano non è moralmente legittima se fa correre rischi sproporzionati o evitabili per la vita o l'integrità fisica e psichica dei soggetti. La sperimentazione sugli esseri umani non è conforme alla dignità della persona se, oltre tutto, viene fatta senza il consenso esplicito del soggetto o dei suoi aventi diritto. (CCC 2296) Il trapianto di organi è conforme alla legge morale se i danni e i rischi fisici e psichici in cui incorre il donatore sono proporzionati al bene che si cerca per il destinatario. La donazione di organi dopo la morte è un atto nobile e meritorio ed è da incoraggiare come manifestazione di generosa solidarietà. Non è moralmente accettabile se il donatore o i suoi aventi diritto non vi hanno dato il loro esplicito assenso. E' inoltre moralmente inammissibile provocare direttamente la mutilazione invalidante o la morte di un essere umano, sia pure per ritardare il decesso di altre persone. |
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[GS 62h] Coloro che si applicano alle scienze teologiche nei seminari e nelle università si studino di collaborare con gli uomini che eccellono nelle altre scienze, mettendo in comune le loro forze e opinioni. La ricerca teologica, mentre persegue la conoscenza profonda della verità rivelata, non trascuri il contatto con il proprio tempo, per poter aiutare gli uomini competenti nelle varie branche del sapere ad acquistare una più piena conoscenza della fede. | (CCC 2038) Nell'opera di insegnamento e di applicazione della morale cristiana, la Chiesa ha bisogno della dedizione dei Pastori, della scienza dei teologi, del contributo di tutti i cristiani e degli uomini di buona volontà. Attraverso la fede e la pratica del Vangelo i singoli fanno un'esperienza della "vita in Cristo", che li illumina e li rende capaci di discernere le realtà divine e umane secondo lo Spirito di Dio [1Cor 2,10-15]. Così lo Spirito Santo può servirsi dei più umili per illuminare i sapienti e i più eminenti in dignità. (CCC 131) "Nella Parola di Dio è insita tanta efficacia e potenza da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa saldezza della fede, cibo dell'anima, sorgente pura e perenne della vita spirituale" [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 21]. "È necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla Sacra Scrittura" [Dei Verbum, 22]. (CCC 132) "Lo studio della Sacra Scrittura sia dunque come l'anima della sacra teologia. Anche il ministero della Parola, cioè la predicazione pastorale, la catechesi e tutta l'istruzione cristiana, nella quale l'omelia liturgica deve avere un posto privilegiato, si nutre con profitto e santamente vigoreggia con la parola della Scrittura" [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 24]. (CCC 133) La Chiesa "esorta con forza e insistenza tutti i fedeli" [...] ad apprendere "la sublime scienza di Gesù Cristo" (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture. "L'ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo" [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 25; cf. San Girolamo, Commentarii in Isaiam, Prologus: PL, 24, 17]. |
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[GS 62i] Questa collaborazione gioverà grandemente alla formazione dei sacri ministri, che potranno presentare ai nostri contemporanei la dottrina della Chiesa intorno a Dio, all'uomo e al mondo in maniera più adatta, così da farla anche da essi più volentieri accettare (137). (137) Cf. CONC. VAT. II, Cost. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, n. 123: AAS 56 (1964), p. 131 [pag. 81ss]; PAOLO VI, Discorso agli artisti romani, 7 maggio 1964: AAS 56 (1964), pp. 439-442. | (CCC 898) "Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. […] A loro quindi particolarmente spetta di illuminare e ordinare tutte le realtà temporali, alle quali essi sono strettamente legati, in modo che sempre siano fatte secondo Cristo, e crescano e siano di lode al Creatore e al Redentore" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 31]. (CCC 899) L'iniziativa dei cristiani laici è particolarmente necessaria quando si tratta di scoprire, di ideare mezzi per permeare delle esigenze della dottrina e della vita cristiana le realtà sociali, politiche ed economiche. Questa iniziativa è un elemento normale della vita della Chiesa: "I fedeli laici si trovano sulla linea più avanzata della vita della Chiesa; grazie a loro, la Chiesa è il principio vitale della società. Per questo essi soprattutto devono avere una coscienza sempre più chiara non soltanto di appartenere alla Chiesa, ma di essere la Chiesa, cioè la comunità dei fedeli sulla terra sotto la guida dell'unico capo, il Papa, e dei Vescovi in comunione con lui. Essi sono la Chiesa" [Pio XII, Discorso ai nuovi Cardinali (20 febbraio 1946); citato da Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, 9]. |
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[GS 62l] È anzi desiderabile che molti laici acquistino una conveniente formazione nelle scienze sacre e che non pochi tra loro si diano di proposito a questi studi e li approfondiscano con mezzi scientifici adeguati. | (CCC 900) I laici, come tutti i fedeli, in virtù del Battesimo e della Confermazione, ricevono da Dio l'incarico dell'apostolato; pertanto hanno l'obbligo e godono del diritto, individualmente o riuniti in associazioni, di impegnarsi affinché il messaggio divino della salvezza sia conosciuto e accolto da tutti gli uomini e su tutta la terra; tale obbligo è ancora più pressante nei casi in cui solo per mezzo loro gli uomini possono ascoltare il Vangelo e conoscere Cristo. Nelle comunità ecclesiali, la loro azione è così necessaria che, senza di essa, l'apostolato dei Pastori, la maggior parte delle volte, non può raggiungere il suo pieno effetto [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 33]. (CCC 905) I laici compiono la loro missione profetica anche mediante l'evangelizzazione, cioè con l'annunzio di Cristo "fatto con la testimonianza della vita e con la parola". Questa azione evangelizzatrice ad opera dei laici "acquista una certa nota specifica e una particolare efficacia, dal fatto che viene compiuta nelle comuni condizioni del secolo" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 35]: "Tale apostolato non consiste nella sola testimonianza della vita: il vero apostolo cerca le occasioni per annunziare Cristo con la parola, sia ai credenti [...] sia agli infedeli" [Id., Apostolicam actuositatem, 6; Id., Ad gentes, 15]. (CCC 906) Tra i fedeli laici coloro che ne sono capaci e che vi si preparano possono anche prestare la loro collaborazione alla formazione catechistica [Cf. CIC canoni 774; 776; 780], all'insegnamento delle scienze sacre [can. 229], ai mezzi di comunicazione sociale [can. 822, § 3]. (CCC 907) "In rapporto alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l'integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l'utilità comune e la dignità della persona" [CIC canone 212 § 3]. |
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[GS 62m] Ma affinché possano esercitare il loro compito, sia riconosciuta ai fedeli, tanto ecclesiastici che laici, una giusta libertà di ricercare, di pensare e di manifestare con umiltà e coraggio la propria opinione nel campo in cui sono competenti (138). (138) Cf. CONC. VAT. II, Decr. sulla formazione sacerdotale Optatam totius: e Dich. sull'educazione cristiana Gravissimum educationis. | (CCC 910) "I laici […] possono anche sentirsi chiamati o essere chiamati a collaborare con i loro Pastori nel servizio della comunità ecclesiale, per la cresc ita e la vitalità della medesima, esercitando ministeri diversissimi, secondo la grazia e i carismi che il Signore vorrà loro dispensare" [Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 73]. (CCC 911) Nella Chiesa, nell'esercizio della medesima potestà di governo, "i fedeli laici possono cooperare a norma del diritto" [CIC canone 129, § 2]. E questo mediante la loro presenza nei Concili particolari [Cf. CIC canone 443, § 4], nei Sinodi diocesani [Cf. CIC canone 463, § 1-2], nei Consigli pastorali [Cf. CIC canoni 511-512. 536]; nell'esercizio della cura pastorale di una parrocchia [Cf. CIC canone 517, § 2]; nella collaborazione ai Consigli degli affari economici [Cf. CIC canoni 492, § 1. 537]; nella partecipazione ai tribunali ecclesiastici, ecc. [Cf. CIC canone 1421, § 2]. |
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