Costituzione Pastorale "Gaudium et spes"
sulla Chiesa nel mondo contemporaneo
7 dicembre 1965
Commento mediante il Catechismo della Chiesa Cattolica
PARTE II
ALCUNI PROBLEMI PIÙ URGENTI
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Capitolo II
LA PROMOZIONE DELLA CULTURA
Sezione II
ALCUNI PRINCIPI RIGUARDANTI LA RETTA PROMOZIONE DELLA CULTURA
Fede e cultura (n. 57)
[57a] Cultura umana nella vocazione integrale dell'uomo
[57b] Coltivare la terra, perfezionare la creazione, coltivare se stesso
[57c] Cultura: Sapienza, filosofia, storia, matematica, scienze, arti, valori
[57d] Cultura: Verbo di Dio luce vera che illumina ogni uomo
[57e] Cultura: pericolo di bastare a se stessi e non cercare valori superiori
[57f] Cultura odierna: tentazione di non riconoscerne i valori positivi
[57g] Cultura: preparazione a ricevere l'annunzio del Vangelo
I molteplici rapporti fra il Vangelo di Cristo e la cultura (n. 58)
[58a] Molteplici rapporti fra messaggio della salvezza e cultura
[58b] Differenti culture per diffondere e spiegare il messaggio di Cristo
[58c] Universalità e comunione con le diverse forme di cultura
[58d] Vangelo di Cristo: rinnova continuamente vita e cultura
[58e] Contributo alla cultura: educare l'uomo alla libertà interiore
Armonizzazione dei diversi aspetti della cultura (n. 59)
[59a] Cultura: perfezione della persona, bene della società umana
[59b] Cultura: coltivare il senso religioso, morale e sociale
[59c] Cultura: giusta libertà, legittima possibilità di esercizio autonomo
[59d] Cultura e scienze: giusta libertà e legittima autonomia
[59e] Cercare la verità, manifestare le opinioni, coltivare ogni arte
[59f] Promuovere la vita culturale fra tutti
_______________ Capitolo IILa promozione della culturaSezione IIAlcuni principi riguardanti la retta promozione della cultura | |
n. 57 - Fede e cultura
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[GS 57a] I cristiani, in cammino verso la città celeste, devono ricercare e gustare le cose di lassù (125) questo tuttavia non diminuisce, anzi aumenta l'importanza del loro dovere di collaborare con tutti gli uomini per la costruzione di un mondo più umano. E in verità il mistero della fede cristiana offre loro eccellenti stimoli e aiuti per assolvere con maggiore impegno questo compito e specialmente per scoprire il pieno significato di quest'attività, mediante la quale la cultura umana acquista un posto importante nella vocazione integrale dell'uomo. (125) Cf. Esposizione introduttiva di questa Costituzione, nn. 4-10 [pag. 849-863]. | (CCC 161) Credere in Gesù Cristo e in colui che l'ha mandato per la nostra salvezza, è necessario per essere salvati [Mc 16,16; Gv 3,36; 6,40 e altrove]. "Poiché "senza la fede è impossibile essere graditi a Dio" (Eb 11,6) e condividere le condizioni di suoi figli, nessuno può essere mai giustificato senza di essa e nessuno conseguirà la vita eterna se non "persevererà in essa sino alla fine" (Mt 10,22; Mt 24,13)" [Concilio Vaticano I, Dei Filius, c. 3: DS 3012; Concilio di Trento, Decretum de iustificatione, c. 3: DS 1532]. |
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[GS 57b] L'uomo infatti, quando coltiva la terra col lavoro delle sue braccia o con l'aiuto della tecnica, affinché essa produca frutto e diventi una dimora degna di tutta la famiglia umana, e quando partecipa consapevolmente alla vita dei gruppi sociali, attua il disegno di Dio, manifestato all'inizio dei tempi, di assoggettare la terra (126) e di perfezionare la creazione, e coltiva se stesso; nel medesimo tempo mette in pratica il grande comandamento di Cristo di prodigarsi al servizio dei fratelli. (126) Cf. Col 3,1-2. | (CCC 2428) Nel lavoro la persona esercita e attualizza una parte delle capacità iscritte nella sua natura. Il valore primario del lavoro riguarda l'uomo stesso, che ne è l'autore e il destinatario. Il lavoro è per l'uomo, e non l'uomo per il lavoro [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 6]. Ciascuno deve poter trarre dal lavoro i mezzi di sostentamento per la propria vita e per quella dei suoi familiari, e servire la comunità umana. (CCC 2496) I mezzi di comunicazione sociale (in particolare i mass-media) possono generare una certa passività nei recettori, rendendoli consumatori poco vigili di messaggi o di spettacoli. Di fronte ai mass-media i fruitori si imporranno moderazione e disciplina. Si sentiranno in dovere di formarsi una coscienza illuminata e retta, al fine di resistere più facilmente alle influenze meno oneste. |
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[GS 57c] L'uomo inoltre, applicandosi allo studio delle varie discipline, quali la filosofia, la storia, la matematica, le scienze naturali, e coltivando l'arte, può contribuire moltissimo ad elevare l'umana famiglia a più alti concetti del vero, del bene e del bello e a una visione delle cose di universale valore; in tal modo essa sarà più vivamente illuminata da quella mirabile Sapienza, che dall'eternità era con Dio, disponendo con lui ogni cosa, giocando sull'orbe terrestre e trovando le sue delizie nello stare con i figli degli uomini (127). (127) Cf. Gen 1,28. | (CCC 280) La creazione è il fondamento di "tutti i progetti salvifici di Dio", "l'inizio della storia della salvezza" [Congregazione per il Clero, Direttorio catechistico generale, 51], che culmina in Cristo. Inversamente, il mistero di Cristo è la luce decisiva sul mistero della creazione: rivela il fine in vista del quale, "in principio, Dio creò il cielo e la terra" (Gen 1,1): dalle origini, Dio pensava alla gloria della nuova creazione in Cristo [Rm 8,18-23]. (CCC 283) La questione delle origini del mondo e dell'uomo è oggetto di numerose ricerche scientifiche, che hanno straordinariamente arricchito le nostre conoscenze sull'età e le dimensioni del cosmo, sul divenire delle forme viventi, sull'apparizione del l'uomo. Tali scoperte ci invitano ad una sempre maggiore ammirazione per la grandezza del Creatore, e a ringraziarlo per tutte le sue opere e per l'intelligenza e la sapienza di cui fa dono agli studiosi e ai ricercatori. Con Salomone costoro possono dire: "Egli mi ha concesso la conoscenza infallibile delle cose, per comprendere la struttura del mondo e la forza degli elementi […]; perché mi ha istruito la Sapienza, artefice di tutte le cose" (Sap 7,17-21). |
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[GS 57d] Per ciò stesso lo spirito umano, più libero dalla schiavitù delle cose, può innalzarsi con maggiore speditezza al culto ed alla contemplazione del Creatore. Anzi, sotto l'impulso della grazia si dispone a riconoscere il Verbo di Dio che, prima di farsi carne per tutto salvare e ricapitolare in se stesso, già era «nel mondo» come «luce vera che illumina ogni uomo» (Gv 1,9) (128). (128) Cf. Pr 8,30-31. | (CCC 284) Il grande interesse, di cui sono oggetto queste ricerche, è fortemente stimolato da una questione di altro ordine, che oltrepassa il campo proprio delle scienze naturali. Non si tratta soltanto di sapere quando e come sia sorto materialmente il cosmo, né quando sia apparso l'uomo, quanto piuttosto di scoprire quale sia il senso di tale origine: se cioè sia governata dal caso, da un destino cieco, da una necessità anonima, oppure da un Essere trascendente, intelligente e buono, chiamato Dio. E se il mondo proviene dalla sapienza e dalla bontà di Dio, perché il male? Da dove viene? Chi ne è responsabile? C'è una liberazione da esso? (CCC 285) Fin dagli inizi, la fede cristiana è stata messa a confronto con risposte diverse dalla sua circa la questione delle origini. Infatti, nelle religioni e nelle culture antiche si trovano numerosi miti riguardanti le origini. Certi filosofi hanno affermato che tutto è Dio, che il mondo è Dio, o che il divenire del mondo è il divenire di Dio (panteismo); altri hanno detto che il mondo è una emanazione necessaria di Dio, scaturisce da questa sorgente e ad essa ritorna; altri ancora hanno sostenuto l'esistenza di due princìpi eterni, il Bene e il Male, la Luce e le Tenebre, in continuo conflitto (dualismo, manicheismo); secondo alcune di queste concezioni, il mondo (almeno il mondo materiale) sarebbe cattivo, prodotto di un decadimento, e quindi da respingere o oltrepassare (gnosi); altri ammettono che il mondo sia stato fatto da Dio, ma alla maniera di un orologiaio che, una volta fatto, l'avrebbe abbandonato a se stesso (deismo); altri infine non ammettono alcuna origine trascendente del mondo, ma vedono in esso il puro gioco di una materia che sarebbe sempre esistita (materialismo). Tutti questi tentativi di spiegazione stanno a testimoniare la persistenza e l'universalità del problema delle origini. Questa ricerca è propria dell'uomo. |
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[GS 57e] Certo, l'odierno progresso delle scienze e della tecnica, che in forza del loro metodo non possono penetrare nelle intime ragioni delle cose, può favorire un certo fenomenismo e agnosticismo, quando il metodo di investigazione di cui fanno uso queste scienze viene a torto innalzato a norma suprema di ricerca della verità totale. Anzi, vi è il pericolo che l'uomo, fidandosi troppo delle odierne scoperte, pensi di bastare a se stesso e non cerchi più valori superiori. | (CCC 286) Indubbiamente, l'intelligenza umana può già trovare una risposta al problema delle origini. Infatti, è possibile conoscere con certezza l'esistenza di Dio Creatore attraverso le sue opere, grazie alla luce della ragione umana [Concilio Vaticano I, Dei Filius, De Revelatione, canone 1: DS 3026], anche se questa conoscenza spesso è offuscata e sfigurata dall'errore. Per questo la fede viene a confermare e a far luce alla ragione nella retta intelligenza di queste verità: "Per fede sappiamo che i mondi furono formati dalla Parola di Dio, sì che da cose non visibili ha preso origine ciò che si vede" (Eb 11,3). (CCC 287) La verità della creazione è tanto importante per l'intera vita umana che Dio, nella sua tenerezza, ha voluto rivelare al suo Popolo tutto ciò che è necessario conoscere al riguardo. Al di là della conoscenza naturale che ogni uomo può avere del Creatore [At 17,24-29; Rm 1,19-20], Dio ha progressivamente rivelato a Israele il mistero della creazione. Egli, che ha scelto i patriarchi, che ha fatto uscire Israele dall'Egitto, e che, eleggendo Israele, l'ha creato e formato [Is 43,1], si rivela come colui al quale appartengono tutti i popoli della terra e l'intera terra, come colui che, solo, "ha fatto cielo e terra" (Sal 115,15; 124,8; 134,3). |
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[GS 57f] Questi fatti deplorevoli però non scaturiscono necessariamente dalla odierna cultura, né debbono indurci nella tentazione di non riconoscere i suoi valori positivi. Fra questi si annoverano: il gusto per le scienze e la rigorosa fedeltà al vero nella indagine scientifica, la necessità di collaborare con gli altri nei gruppi tecnici specializzati, il senso della solidarietà internazionale, la coscienza sempre più viva della responsabilità degli esperti nell'aiutare e proteggere gli uomini, la volontà di rendere più felici le condizioni di vita per tutti, specialmente per coloro che soffrono per la privazione della responsabilità personale o per la povertà culturale. | (CCC 288) La rivelazione della creazione è così inseparabile dalla rivelazione e dalla realizzazione dell'Alleanza dell'Unico Dio con il suo popolo. La creazione è rivelata come il primo passo verso tale Alleanza, come la prima e universale testimonianza dell'amore onnipotente di Dio [Gen 15,5; Ger 33,19-26]. E poi la verità della creazione si esprime con una forza crescente nel messaggio dei profeti [Is 44,24], nella preghiera dei Salmi [Sal 104] e della liturgia, nella riflessione della sapienza [Pr 8,22-31] del popolo eletto. (CCC 289) Tra tutte le parole della Sacra Scrittura sulla creazione, occupano un posto singolarissimo i primi tre capitoli della Genesi. Dal punto di vista letterario questi testi possono avere diverse fonti. Gli autori ispirati li hanno collocati all'inizio della Scrittura in modo che esprimano, con il loro linguaggio solenne, le verità della creazione, della sua origine e del suo fine in Dio, del suo ordine e della sua bontà, della vocazione dell'uomo, infine del dramma del peccato e della speranza della salvezza. Lette alla luce di Cristo, nell'unità della Sacra Scrittura e della Tradizione vivente della Chiesa, queste parole restano la fonte principale per la catechesi dei misteri delle "origini": creazione, caduta, promessa della salvezza. |
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[GS 57g] Tutti questi valori possono essere in qualche modo una preparazione a ricevere l'annunzio del Vangelo; preparazione che potrà essere portata a compimento dalla divina carità di colui che è venuto a salvare il mondo. | (CCC 295) Noi crediamo che il mondo è stato creato da Dio secondo la sua sapienza [Sap 9,9]. Non è il prodotto di una qualsivoglia necessità, di un destino cieco o del caso. Noi crediamo che il mondo trae origine dalla libera volontà di Dio, il quale ha voluto far partecipare le creature al suo essere, alla sua saggezza e alla sua bontà: "Tu hai creato tutte le cose, e per la tua volontà furono create e sussistono" (Ap 4,11). "Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza" (Sal 104,24). "Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature" (Sal 145,9). (CCC 293) È una verità fondamentale che la Scrittura e la Tradizione costantemente insegnano e celebrano: "Il mondo è stato creato per la gloria di Dio" [Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius: DS 3025]. Dio ha creato tutte le cose, spiega san Bonaventura, "non […] propter gloriam augendam, sed propter gloriam manifestandam et propter gloriam suam communicandam - non per accrescere la propria gloria, ma per manifestarla e per comunicarla" [San Bonaventura, In secundum librum Sententiarum, 1, 2, 2, 1]. Infatti Dio non ha altro motivo per creare se non il suo amore e la sua bontà: "Aperta manu clave amoris creaturae prodierunt - Aperta la mano dalla chiave dell'amore, le creature vennero alla luce" [San Tommaso d'Aquino, Commentum in secundum librum Sententiarum, Prologus]. E il Concilio Vaticano I spiega: "Nella sua bontà e con la sua onnipotente virtù, non per aumentare la sua beatitudine, né per acquistare perfezione, ma per manifestarla attraverso i beni che concede alle sue creature, questo solo vero Dio ha, con la più libera delle decisioni, dall'inizio dei tempi, creato dal nulla l'una e l'altra creatura, la spirituale e la corporale" [Concilio Vaticano I: DS 3002]. |
n. 58 - I molteplici rapporti fra il Vangelo di Cristo e la cultura
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[GS 58a] Fra il messaggio della salvezza e la cultura esistono molteplici rapporti. Dio infatti, rivelandosi al suo popolo fino alla piena manifestazione di sé nel Figlio incarnato, ha parlato secondo il tipo di cultura proprio delle diverse epoche storiche. | (CCC 30) "Gioisca il cuore di chi cerca il Signore" (Sal 105,3). Se l'uomo può dimenticare o rifiutare Dio, Dio però non si stanca di chiamare ogni uomo a cercarlo perché viva e trovi la felicità. Ma tale ricerca esige dall'uomo tutto lo sforzo della sua intelligenza, la rettitudine della sua volontà, "un cuore retto" ed anche la testimonianza di altri che lo guidino nella ricerca di Dio. "Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode; grande è la tua virtù e la tua sapienza incalcolabile. E l'uomo vuole lodarti, una particella del tuo creato che si porta attorno il suo destino mortale, che si porta attorno la prova del suo peccato e la prova che tu resisti ai superbi. Eppure l'uomo, una particella del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu che lo stimoli a dilettarsi delle tue lodi, perché ci hai fatti per te e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te" [Sant'Agostino, Confessiones, 1, 1, 1: PL 32, 659-661]. (CCC 34) Il mondo e l'uomo attestano che essi non hanno in se stessi né il loro primo principio né il loro fine ultimo, ma che partecipano di quell'Essere che è in sé senza origine né fine. Così, attraverso queste diverse "vie", l'uomo può giungere alla conoscenza dell'esistenza di una realtà che è la causa prima e il fine ultimo di tutto e "che tutti chiamano Dio" [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, I, 2, 3]. (CCC 35) L'uomo ha facoltà che lo rendono capace di conoscere l'esistenza di un Dio personale. Ma perché l'uomo possa entrare nella sua intimità, Dio ha voluto rivelarsi a lui e donargli la grazia di poter accogliere questa rivelazione nella fede. Tuttavia, le "prove" dell'esistenza di Dio possono disporre alla fede ed aiutare a constatare che questa non si oppone alla ragione umana. |
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[GS 58b] Parimenti la Chiesa, che ha conosciuto nel corso dei secoli condizioni d'esistenza diverse, si è servita delle differenti culture per diffondere e spiegare nella sua predicazione il messaggio di Cristo a tutte le genti, per studiarlo ed approfondirlo, per meglio esprimerlo nella vita liturgica e nella vita della multiforme comunità dei fedeli. | (CCC 36) "La santa Chiesa, nostra madre, sostiene e insegna che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale della ragione umana partendo dalle cose create" [Concilio Vaticano I: DS 3004; 3026; Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Dei Verbum, 6]. Senza questa capacità, l'uomo non potrebbe accogliere la Rivelazione di Dio. L'uomo ha questa capacità perché è creato "a immagine di Dio" [Gen 1,27]. (CCC 38) Per questo l'uomo ha bisogno di essere illuminato dalla rivelazione di Dio, non solamente su ciò che supera la sua comprensione, ma anche sulle "verità religiose e morali che, di per sé, non sono inaccessibili alla ragione, affinché nella presente condizione del genere umano possano essere conosciute da tutti senza difficoltà, con ferma certezza e senza mescolanza d'errore" [Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, c. 2: DS, 3005; Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 6] |
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[GS 58c] Ma nello stesso tempo, inviata a tutti i popoli di qualsiasi tempo e di qualsiasi luogo (129), non è legata in modo esclusivo e indissolubile a nessuna razza o nazione, a nessun particolare modo di vivere, a nessuna consuetudine antica o recente. Fedele alla propria tradizione e nello stesso tempo cosciente dell'universalità della sua missione (130), può entrare in comunione con le diverse forme di cultura; tale comunione arricchisce tanto la Chiesa stessa quanto le varie culture. (129) Cf. S. IRENEO, Adv. Haer., III, 11, 8: ed. Sagnard, p. 200; cf. Ib., 16, 6: pp. 290-292; 21, 10-22: pp. 370-372; 22, 3: p. 378; ecc. (130) Cf. Ef 1,10. | (CCC 37) Tuttavia, nelle condizioni storiche in cui si trova, l'uomo incontra molte difficoltà per conoscere Dio con la sola luce della ragione. "Infatti, sebbene la ragione umana, per dirla semplicemente, con le sole sue forze e la sua luce naturale possa realmente pervenire ad una conoscenza vera e certa di un Dio personale, il quale con la sua provvidenza si prende cura del mondo e lo governa, come pure di una legge naturale inscritta dal Creatore nelle nostre anime, tuttavia la stessa ragione incontra non poche difficoltà ad usare efficacemente e con frutto questa sua capacità naturale. Infatti le verità che concernono Dio e riguardano i rapporti che intercorrono tra gli uomini e Dio, trascendono assolutamente l'ordine delle cose sensibili, e, quando devono tradursi in azioni e informare la vita, esigono devoto assenso e la rinuncia a se stessi. Lo spirito umano, infatti, nella ricerca intorno a tali verità, viene a trovarsi in difficoltà sotto l'influsso dei sensi e della immaginazione ed anche a causa delle tendenze malsane nate dal peccato originale. Da ciò consegue che gli uomini facilmente si persuadono, in tali argomenti, che è falso o quanto meno dubbio ciò che essi non vorrebbero che fosse vero" [Pio XII, Lett. enc. Humani generis: DS, 3875]. |
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[GS 58d] Il Vangelo di Cristo rinnova continuamente la vita e la cultura dell'uomo decaduto, combatte e rimuove gli errori e i mali derivanti dalla sempre minacciosa seduzione del peccato. Continuamente purifica ed eleva la moralità dei popoli. Con la ricchezza soprannaturale feconda dall'interno, fortifica, completa e restaura in Cristo le qualità spirituali e le doti di ciascun popolo. | (CCC 561) "Tutta la vita di Cristo fu un insegnamento continuo: i suoi silenzi, i suoi miracoli, i suoi gesti, la sua preghiera, il suo amore per l'uomo, la sua predilezione per i piccoli e per i poveri, l'accettazione del sacrificio totale sulla croce per la redenzione del mondo, la sua risurrezione sono l'attuazione della sua Parola e il compimento della Rivelazione" [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Catechesi tradendae, 9]. (CCC 515) I Vangeli sono scritti da uomini che sono stati tra i primi a credere [Mc 1,1; Gv 21,24] e che vogliono condividere con altri la loro fede. Avendo conosciuto, nella fede, chi è Gesù, hanno potuto scorgere e fare scorgere in tutta la sua vita terrena le tracce del suo mistero. Dalle fasce della sua nascita [Lc 2,7], fino all'aceto della sua passione [Mt 27,48] e al sudario della risurrezione [Gv 20,7], tutto nella vita di Gesù è segno del suo mistero. Attraverso i suoi gesti, i suoi miracoli, le sue parole, è stato rivelato che "in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9). In tal modo la sua umanità appare come "il sacramento", cioè il segno e lo strumento della sua divinità e della salvezza che egli reca: ciò che era visibile nella sua vita terrena condusse al mistero invisibile della sua filiazione divina e della sua missione redentrice. (CCC 514) Non compaiono nei Vangeli molte cose che interessano la curiosità umana a riguardo di Gesù. Quasi niente vi si dice della sua vita a Nazaret, e anche di una notevole parte della sua vita pubblica non si fa parola [Gv 20,30]. Ciò che è contenuto nei Vangeli, è stato scritto "perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome" (Gv 20,31). |
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[GS 58e] In tal modo la Chiesa, compiendo la sua missione già con questo stesso fatto stimola e dà il suo contributo alla cultura umana e civile e, mediante la sua azione, anche liturgica, educa l'uomo alla libertà interiore. | (CCC 1076) Il giorno di pentecoste, con l'effusione dello Spirito Santo, la Chiesa viene manifestata al mondo [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 6; Id., Lumen gentium, 2]. Il dono dello Spirito inaugura un tempo nuovo nella "dispensazione del mistero": il tempo della Chiesa, nel quale Cristo manifesta, rende presente e comunica la sua opera di salvezza per mezzo della liturgia della sua Chiesa, "finché egli venga" (1Cor 11,26). In questo tempo della Chiesa, Cristo vive e agisce ormai nella sua Chiesa e con essa in una maniera nuova, propria di questo tempo nuovo. Egli agisce per mezzo dei sacramenti; è ciò che la tradizione comune dell'Oriente e dell'Occidente chiama "l'economia sacramentale"; questa consiste nella comunicazione (o "dispensazione") dei frutti del mistero pasquale di Cristo nella celebrazione della liturgia "sacramentale" della Chiesa. E' perciò importante mettere in luce per prima cosa questa "dispensazione sacramentale. In tal modo appariranno più chiaramente la natura e gli aspetti essenziali della celebrazione liturgica. (CCC 854) Per mezzo della sua stessa missione, la Chiesa "cammina insieme con l'umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte terrena, ed è come il fermento e quasi l'anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a tra sformarsi in famiglia di Dio" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 40]. L'impegno missionario esige dunque la pazienza. Incomincia con l'annunzio del Vangelo ai popoli e ai gruppi che ancora non credono a Cristo [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 42-47]; prosegue con la costituzione di comunità cristiane che siano "segni della presenza di Dio nel mondo" [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 15], e con la fondazione di Chiese locali [Redemptoris missio, 48-49]; avvia un processo di inculturazione per incarnare il Vangelo nelle culture dei popoli [Redemptoris missio, 52-54]; non mancherà di conoscere anche degli insuccessi. "Per quanto riguarda gli uomini, i gruppi e i popoli, solo gradatamente la Chiesa li raggiunge e li penetra, e li assume così nella pienezza cattolica" [Ad gentes, 6]. |
n. 59 - Armonizzazione dei diversi aspetti della cultura
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[GS 59a] Per i motivi suddetti la Chiesa ricorda a tutti che la cultura deve mirare alla perfezione integrale della persona umana, al bene della comunità e di tutta la società umana. | (CCC 355) "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò" (Gen 1,27). L'uomo, nella creazione, occupa un posto unico: egli è "a immagine di Dio" ; nella sua natura unisce il mondo spirituale e il mondo materiale; è creato "maschio e femmina"; Dio l'ha stabilito nella sua amicizia. (CCC 356) Di tutte le creature visibili, soltanto l'uomo è "capace di conoscere e di amare il proprio Creatore" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 12]; "è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa" [Ibid., 24]; soltanto l'uomo è chiamato a condividere, nella conoscenza e nell'amore, la vita di Dio. A questo fine è stato creato ed è questa la ragione fondamentale della sua dignità. "Quale fu la ragione che tu ponessi l'uomo in tanta dignità? Certo l'amore inestimabile con il quale hai guardato in te medesimo la tua creatura e ti sei innamorato di lei; per amore infatti tu l'hai creata, per amore tu le hai dato un essere capace di gustare il tuo Bene eterno" [Santa Caterina da Siena, Il dialogo della Divina provvidenza, 13]. (CCC 357) Essendo ad immagine di Dio, l'individuo umano ha la dignità di persona; non è soltanto qualche cosa, ma qualcuno. È capace di conoscersi, di possedersi, di liberamente donarsi e di entrare in comunione con altre persone; è chiamato, per grazia, ad un'alleanza con il suo Creatore, a dargli una risposta di fede e di amore che nessun altro può dare in sua sostituzione. |
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[GS 59b] Perciò è necessario coltivare lo spirito in modo che si sviluppino le facoltà dell'ammirazione, dell'intuizione, della contemplazione, e si diventi capaci di formarsi un giudizio personale e di coltivare il senso religioso, morale e sociale. | (CCC 856) L'attività missionaria implica un dialogo rispettoso con coloro che non accettano ancora il Vangelo (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 55). I credenti possono trarre profitto per se stessi da questo dialogo, imparando a conoscere meglio "tutto ciò che di verità e di grazia era già riscontrabile, per una nascosta presenza di Dio, in mezzo alle genti"(Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 9). Se infatti essi annunziano la Buona Novella a coloro che la ignorano, è per consolidare, completare ed elevare la verità e il bene che Dio ha diffuso tra gli uomini e i popoli, e per purificarli dall'errore e dal male "per la gloria di Dio, la confusione del demonio e la felicità dell'uomo" (Ad gentes, 9). (CCC 864) "Siccome la fonte e l'origine di tutto l'apostolato della Chiesa è Cristo, mandato dal Padre, è evidente che la fecondità dell'apostolato", sia quello dei ministri ordinati sia quello "dei laici, dipende dalla loro unione vitale con Cristo" (Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam actuositatem, 4; cf Gv 15,5). Secondo le vocazioni, le esigenze dei tempi, i vari doni dello Spirito Santo, l'apostolato assume le forme più diverse. Ma la carità, attinta soprattutto nell'Eucaristia, rimane sempre "come l'anima di tutto l'apostolato" (Apostolicam actuositatem, 3). (CCC 865) La Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica nella sua identità profonda e ultima, perché in essa già esiste e si compirà alla fine dei tempi "il regno dei cieli", "il regno di Dio" [Ap 19,6], che è venuto nella persona di Cristo e che misteriosamente cresce nel cuore di coloro che a lui sono incorporati, fino alla sua piena manifestazione escatologica. Allora tutti gli uomini da lui redenti, in lui resi "santi e immacolati al cospetto" di Dio "nella carità" (Ef 1,4), saranno riuniti come l'unico Popolo di Dio, "la sposa dell'Agnello" (Ap 21,9), "la città santa" che scende "dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio" (Ap 21,10-11); e "le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici Apostoli dell'Agnello" (Ap 21,14). |
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[GS 59c] Infatti la cultura, scaturendo direttamente dalla natura ragionevole e sociale dell'uomo, ha un incessante bisogno della giusta libertà per svilupparsi e le si deve riconoscere la legittima possibilità di esercizio autonomo secondo i propri principi. A ragione dunque essa esige rispetto e gode di una certa inviolabilità, salvi evidentemente i diritti della persona e della comunità, sia particolare sia universale, entro i limiti del bene comune. | (CCC 1730) Dio ha creato l'uomo ragionevole conferendogli la dignità di una persona dotata dell'iniziativa e della padronanza dei suoi atti. "Dio volle, infatti, lasciare l'uomo "in balia del suo proprio volere" (Sir 15,14) perché così esso cerchi spontaneamente il suo Creatore e giunga liberamente, con l'adesione a lui, alla piena e beata perfezione" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 17]: "L'uomo è dotato di ragione, e in questo è simile a Dio, creato libero nel suo arbitrio e potere" [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 4, 4, 3: PG 7, 983]. (CCC 1731) La libertà è il potere, radicato nella ragione e nella volontà, di agire o di non agire, di fare questo o quello, di porre così da se stessi azioni deliberate. Grazie al libero arbitrio ciascuno dispone di sé. La libertà è nell'uomo una forza di crescita e di maturazione nella verità e nella bontà. La libertà raggiunge la sua perfezione quando è ordinata a Dio, nostra beatitudine. (CCC 1732) Finché non si è definitivamente fissata nel suo bene ultimo che è Dio, la libertà implica la possibilità di scegliere tra il bene e il male, e conseguentemente quella di avanzare nel cammino di perfezione oppure di venir meno e di peccare. Essa contraddistingue gli atti propriamente umani. Diventa sorgente di lode o di biasimo, di merito o di demerito. (CCC 1733) Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. Non c'è vera libertà se non al servizio del bene e della giustizia. La scelta della disobbedienza e del male è un abuso della libertà e conduce alla schiavitù del peccato [Rm 6,17]. (CCC 1734) La libertà rende l'uomo responsabile dei suoi atti, nella misura in cui sono volontari. Il progresso nella virtù, la conoscenza del bene e l'ascesi accrescono il dominio della volontà sui propri atti. (CCC 1738) La libertà si esercita nei rapporti tra gli esseri umani. Ogni persona umana, creata ad immagine di Dio, ha il diritto naturale di essere riconosciuta come un essere libero e responsabile. Tutti hanno verso ciascuno il dovere di questo rispetto. Il diritto all'esercizio della libertà è un'esigenza inseparabile dalla dignità della persona umana, particolarmente in campo morale e religioso [Conc. Ecum. Vat. II, Dignitatis humanae, 2]. Tale diritto deve essere civilmente riconosciuto e tutelato nei limiti del bene comune e dell'ordine pubblico [Dignitatis humanae, 7]. |
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[GS 59d] Il sacro Concilio, richiamando ciò che insegnò il Concilio Vaticano I, dichiara che esistono due ordini di conoscenza» distinti, cioè quello della fede e quello della ragione, e che la Chiesa non vieta che «le arti e le discipline umane (...) si servano, nell'ambito proprio a ciascuna, di propri principi e di un proprio metodo»; perciò, «riconoscendo questa giusta libertà», la Chiesa afferma la legittima autonomia della cultura e specialmente delle scienze (131). (131) Cf. le parole di PIO XI all'Ecc.mo Sig. Roland-Gosselin: "Non bisogna perdere mai di vista che l'obiettivo della Chiesa è di evangelizzare e non di civilizzare. Se essa civilizza, è per l'evangelizzazione" (Semaine Sociale de Versailles, 1936, pp. 461-462). | (CCC 2512) La società ha diritto a un'informazione fondata sulla verità, sulla libertà, sulla giustizia. E' opportuno imporsi moderazione e disciplina nell'uso dei mezzi di comunicazione sociale. (CCC 2497) Proprio per i doveri relativi alla loro professione, i responsabili della stampa hanno l'obbligo, nella diffusione dell'informazione, di servire la verità e di non offendere la carità. Si sforzeranno di rispettare, con pari cura, la natura dei fatti e i limiti del giudizio critico sulle persone. Devono evitare di cadere nella diffamazione. (CCC 2498) "Particolari doveri in questo settore incombono sull'autorità civile in vista del bene comune […]. E' infatti compito della stessa autorità, nel suo proprio ambito, difendere e proteggere […] la vera e giusta libertà di informazione" [Conc. Ecum. Vat. II, Inter mirifica, 12]. Mediante la promulgazione di leggi e l'efficace loro applicazione il potere pubblico provvederà affinché dall'abuso dei media "non derivino gravi danni alla moralità pubblica e al progresso della società" [Inter mirifica, 12]. L'autorità civile punirà la violazione dei diritti di ciascuno alla reputazione e al segreto intorno alla vita privata. A tempo debito e onestamente fornirà le informazioni che riguardano il bene generale o danno risposta alle fondate inquietudini della popolazione. Nulla può giustificare il ricorso a false informazioni per manipolare, mediante i mass-media, l'opinione pubblica. Non si attenterà, con simili interventi, alla libertà degli individui e dei gruppi. (CCC 2499) Il senso morale denuncia la piaga degli stati totalitari che sistematicamente falsano la verità, esercitano con i mass-media un'egemonia politica sull'opinione pubblica, "manipolano" gli accusati e i testimoni di processi pubblici e credono di consolidare il loro dispotismo soffocando o reprimendo tutto ciò che essi considerano come "delitti d'opinione". |
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[GS 59e] Tutto questo esige pure che l'uomo, nel rispetto dell'ordine morale e della comune utilità, possa liberamente cercare la verità, manifestare e diffondere le sue opinioni, e coltivare qualsiasi arte; esige, infine, che sia informato secondo verità degli eventi della vita pubblica (132). (132) Cf. CONC. VAT. I, Cost. dogm. sulla fede catt. Dei Filius, cap. IV: Dz 1795, 1799 (3015, 3019) [Collantes 1.080-84]. Cf. PIO XI, Encicl. Quadragesimo anno: AAS 23 (1931), p. 190 [in parte Dz 3725). | (CCC 1915) I cittadini, per quanto è possibile, devono prendere parte attiva alla vita pubblica. Le modalità di tale partecipazione possono variare da un paese all'altro, da una cultura all'altra. "E' da lodarsi il modo di agire di quelle nazioni nelle quali la maggioranza dei cittadini è fatta partecipe della gestione della cosa pubblica in un clima di vera libertà" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 31]. (CCC 2441) Alla base di ogni sviluppo completo della società umana sta la crescita del senso di Dio e della conoscenza di sé. Allora lo sviluppo moltiplica i beni materiali e li mette al servizio della persona e della sua libertà. Riduce la miseria e lo sfruttamento economico. Fa crescere il rispetto delle identità culturali e l'apertura alla trascendenza [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 32; Id., Lett. enc. Centesimus annus, 51]. (CCC 2442) Non spetta ai Pastori della Chiesa intervenire direttamente nell'azione politica e nell'organizzazione della vita sociale. Questo compito fa parte della vocazione dei fedeli laici, i quali operano di propria iniziativa insieme con i loro concittadini. L'azione sociale può implicare una pluralità di vie concrete; comunque, avrà sempre come fine il bene comune e sarà conforme al messaggio evangelico e all'insegnamento della Chiesa. Compete ai fedeli laici "animare, con impegno cristiano, le realtà temporali, e, in esse, mostrare di essere testimoni e operatori di pace e di giustizia" [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 47; 42]. |
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[GS 59f] È compito dei pubblici poteri, non determinare il carattere proprio delle forme di cultura, ma assicurare le condizioni e i sussidi atti a promuovere la vita culturale fra tutti, anche fra le minoranze di una nazione (133). Perciò bisogna innanzi tutto esigere che la cultura, stornata dal proprio fine, non sia costretta a servire il potere politico o il potere economico. (133) Cf. GIOVANNI XXIII, Encicl. Pacem in terris: AAS 55 (1963), p. 260 [Dz 3959]. | (CDS 569) Una situazione emblematica per l'esercizio del discernimento è costituita dal funzionamento del sistema democratico, oggi concepito da molti in una prospettiva agnostica e relativistica, che induce a ritenere la verità come prodotto determinato dalla maggioranza e condizionato dagli equilibri politici (Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 46: AAS 83 (1991) 850-851). In un simile contesto, il discernimento è particolarmente impegnativo quando si esercita in ambiti come l'obiettività e la correttezza delle informazioni, la ricerca scientifica o le scelte economiche che incidono sulla vita dei più poveri o in realtà che rimandano a esigenze morali fondamentali e irrinunciabili, quali la sacralità della vita, l'indissolubilità del matrimonio, la promozione della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. In tale situazione sono utili alcuni fondamentali criteri: la distinzione e insieme la connessione tra l'ordine legale e l'ordine morale; la fedeltà alla propria identità e, nello stesso tempo, la disponibilità al dialogo con tutti; la necessità che nel giudizio e nell'impegno sociale il cristiano si riferisca alla triplice e inscindibile fedeltà ai valori naturali, rispettando la legittima autonomia delle realtà temporali, ai valori morali, promuovendo la consapevolezza dell'intrinseca dimensione etica di ogni problema sociale e politico, ai valori soprannaturali, realizzando il suo compito nello spirito del Vangelo di Gesù Cristo. (Commento CDS dal Compendio della dottrina sociale della Chiesa) N.B. Riprendono i commenti CCC dal Catechismo della Chiesa Cattolica e quelli CDS dal Compendio della dottrina sociale della Chiesa. |
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