Quaresima (C) - 2013

Parola che si fa vita

Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)

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"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.


1a domenica di Quaresima (C) (17 febbraio 2013)
Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto (Lc 4,1)

2a domenica di Quaresima (C) (24 febbraio 2013)
Mentre Gesù pregava il suo volto cambiò di aspetto (Lc 9,29)

3a domenica di Quaresima (C) (3 marzo 2013)
Venne nella sua vigna a cercarvi frutti (Lc 13,6)

4a domenica di Quaresima (C) (10 marzo 2013)
Il Padre lo vide, ebbe compassione e gli corse incontro (Lc 15,20)

5a domenica di Quaresima (C) (17 marzo 2013)
Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra (Gv 8,7)

Domenica delle Palme (C) (24 marzo 2013)
Veramente quest'uomo era giusto (Lc 23,47)



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1a domenica di Quaresima (C) (17 febbraio 2013)
Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto (Lc 4,1)

In questa prima domenica, la Quaresima si apre con il racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto, in cui San Luca rivela chi è Gesù, obbediente al Padre e vincitore finale nella risurrezione. Cristo inaugura così il cammino per ogni uomo, dove nessuno potrà impedire che il disegno di amore di Dio si manifesti e si realizzi.
Non c'è allora situazione umana che possa essere considerata sottratta alla signoria di Dio e anche il tempo della prova non è un tempo disgraziato, bensì ricolmo di grazia. Gesù infatti, in quel momento è provato nella sua fedeltà al Padre, nel suo mantenere la relazione con Dio anche in un contesto di estrema difficoltà. Sostenuto e guidato dallo Spirito, Egli supera le tentazioni richiamandosi alla Parola di Dio, ricordando così che decisiva è l'adesione fiduciosa a Dio, l'obbedienza alla sua Parola e che ogni altro bene è secondario. Così avviene per noi quando ci lasciamo guidare dallo Spirito, ascoltando la sua voce.

Testimonianza di Parola vissuta

Avevo accumulato stress. Per un po' sono riuscito a non farlo pesare in famiglia, ma ad un certo punto mi sono reso conto che c'era tensione tra Elke e me e questa si rifletteva sui bambini. Bastava un niente per farli litigare e in più non accettavano nessuna regola. Inoltre non avevo più il tempo e la calma per fare le piccole cose di casa, come ad esempio preparare la lavastoviglie, come è mio solito fare, o sparecchiare, ecc. Così non potevo continuare.
Ho cominciato a parlare a cuore aperto con mia moglie, le ho detto tutto ciò che mi pesava: gli sbagli fatti, le mie preoccupazioni, il non riuscire, insomma tutto. Insieme ci siamo aiutati, ci siamo ricordati una frase del Vangelo: "Gettate ogni preoccupazione in me...". Questa situazione particolare rimaneva, ma era affrontata diversamente: ho dato a Dio le preoccupazioni ed a me sono rimaste le sole occupazioni. Con Elke ci siamo rivisti nuovi, non guardando più gli sbagli commessi. Ora in casa si respira: i bambini sono sempre vivaci, ma in pace.

A.P., Germania

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2a domenica di Quaresima (C) 24 febbraio 2013)
Mentre Gesù pregava il suo volto cambiò di aspetto (Lc 9,29)

L'evangelista Luca propone il racconto della Trasfigurazione, inserendolo dopo la confessione di Pietro a Cesarea e il primo annuncio della Passione. Gesù sceglie tre discepoli quali testimoni privilegiati di quanto accadrà; sale sul monte per pregare. Il monte nella tradizione biblica, è il luogo del rivelarsi di Dio e dell'incontro umano con Lui. Ebbene, la preghiera è il momento privilegiato di tale incontro.
Per Gesù non c'è nulla che conti di più, nulla di più prezioso. Questo rapporto di amore e di piena fiducia è l'anima profonda della sua missione. Ecco perché accetta di andare incontro alla morte pur di svolgere fedelmente il compito affidatogli. In Gesù questa relazione con il Padre giunge alla sua pienezza, si manifesta al livello più alto. "Egli, afferma la voce che esce dalla nube, è il Figlio, l'eletto". E la sua Parola è il passaggio "obbligato" per tutti quelli che vogliono entrare in comunione con Dio.
Questa Parola allora ci invita alla preghiera intesa come comunione profonda con il Padre, come relazione filiale con Lui. E nello stesso tempo questa comunione con Dio ci affida alla Parola, luce e forza di cui abbiamo bisogno nel cammino quotidiano. Contemplare trasforma, l'uomo diventa ciò che guarda con gli occhi del cuore. L'uomo diventa ciò che prega.

Testimonianza di Parola vissuta

Un giorno telefona un amico di mio figlio. Viene a Caracas a un matrimonio, ma non conosce la città. "Ti accompagno io", gli ho detto. Con sorpresa ho poi saputo che il matrimonio sarebbe stato celebrato di sera tardi e la festa era fuori città in un posto molto lontano. Nel buio abbiamo percorso strade sconosciute, abbiamo sbagliato direzione, siamo andati su e giù… Volevo quasi tornare indietro perché avevo un po' di paura… Finalmente siamo arrivati.
Poi, alle tre del mattino, abbiamo dovuto rifare ancora tutto il percorso… La felicità del ragazzo era indicibile: "Mi hai voluto bene – mi ha detto – più di una madre". Avevo solo cercato, con fatica, di vivere quello che il Vangelo insegna, cioè che nessuno ha un amore più grande di chi impegna la sua vita per gli amici…

L. P., Venezuela

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3a domenica di Quaresima (C) (3 marzo 2013)
Venne nella sua vigna a cercarvi frutti (Lc 13,6)

La parabola di oggi racconta l'azione paziente di un vignaiolo che cerca di salvare con il suo lavoro un fico che non dà frutto. Il padrone vi cerca i frutti e lo fa per tre anni consecutivi, chiedendo perciò al vignaiolo di tagliarlo; questi invece propone l'attesa di un quarto anno, assumendosi l'onere e la fatica di occuparsi dell'albero con speciale attenzione.
A questo punto del racconto Gesù lascia agli uditori la conclusione: a ciascuno di noi è lasciata la scelta di aderire o meno alla conversione, alla proposta cioè di un Dio che è disposto a "perdere" per poter salvare tutti. L'albero è per il frutto. Per questo Gesù oggi ci ricorda l'essenziale necessità di convertirsi; di non essere presuntuosi, di portare frutti di bontà, di essere solidali, di farsi carico delle sofferenze, di sentire la comune responsabilità, di individuare insieme le possibilità. Perché Dio continua a credere nel peccatore, anche quando umanamente tutte le opportunità sembrano esaurite. Ciò che conta è un'adesione che investe tutta la vita, che parte dalla profondità del cuore e si esprime in decisioni, comportamenti ed atteggiamenti nuovi, ispirati dalla Parola di Dio.

Testimonianza di Parola vissuta

Un giorno mio figlio è venuto a trovarmi dicendo che sua moglie era andata via di casa e voleva lasciarlo.
Ho cercato di farmi carico della sua situazione, poi ho raccontato a lui la mia esperienza di sposata, dicendogli di quanto bisogno c'è di pazienza e che l'amore vero ama sempre.
Capivo benissimo che questa situazione era una sofferenza per mio figlio, ma d'altra parte sentivo di dovergli dire la verità: che il matrimonio dura per sempre ed è un dono da custodire.
Ho deciso di far tutta la mia parte compiendo il primo passo: andare a trovare mia nuora, anche se questo poteva essere umiliante per me.
Ho cercato di parlarle con affetto, di capirla, mettendomi nei suoi panni. Lasciandola, le ho detto che l'aspettavamo e la invitai caldamente a tornare.
Qualche giorno dopo infatti è tornata a casa ed hanno ricominciato la loro vita insieme, anche se naturalmente non sono finite tutte le difficoltà.
Qualche tempo dopo è nato un nipotino. Io mi sono offerta di prendermi cura di lui, visto che tutti e due lavorano; mia nuora era d'accordo, così il bambino è venuto ad abitare a casa mia, anche se questo voleva dire per me rinunciare al lavoro.
Pian piano il rapporto con lei è sempre più bello ed è tanto contenta che i nipotini stiano con me.

K. A., Hong Kong

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4a domenica di Quaresima (C) (10 marzo 2013)
Il Padre lo vide, ebbe compassione e gli corse incontro (Lc 15,20)

Tutti conosciamo la Parabola del Figlio prodigo. Ci ha certamente affascinato fin dai primi anni del catechismo, ma ogni volta ci lascia sorpresi il sovrabbondante amore di quel padre. Da lontano egli sta attendendo. Corre incontro, abbraccia il figlio, lo bacia. Se il padre abbraccia il figlio, impedisce che questi si getti in ginocchio. Se poi lo bacia sulla guancia, lo tratta come un suo pari: non da schiavo, né da suddito. Il padre riconosce al figlio tutta la libertà e la dignità di un tempo, lo rigenera, lo rivede nuovo. Il padre con il suo amore è padre per la seconda volta: dà la vita a chi era morto; ritrova chi era perduto.
È bellissimo osservare il figlio che tenta di ripetere il discorsetto che si era preparato, mentre il padre lo riveste dell'abito di festa, gli dà l'anello e i calzari della dignità ritrovata. Gli fa festa.
Bello come l'evangelista Luca descrive il padre: lo vide, ebbe compassione. Sono le due azioni anche del buon Samaritano di fronte all'uomo mezzo morto incontrato per la strada. L'amore del padre poi si manifesta nel correre incontro al figlio. È la gratuità dell'amore che ricrea l'uomo, è la relazione. Perché un figlio è tale per sempre. Oggi la Parola del Vangelo è un invito alla contemplazione dell'infinito amore del Padre per ciascuno di noi. Nello stesso tempo chiede al nostro cuore di assomigliare sempre di più al cuore del Padre, capace di perdono, di pazienza, di accoglienza, di attenzione e di dono.

Testimonianza di Parola vissuta

Riceviamo una telefonata: nostro figlio e la sua compagna sono stati fermati dai carabinieri, processati e condannati per possesso di droga. Siamo a pezzi. In un silenzio totale cerchiamo una risposta che nessuno può darci, tanto meno il buon Dio che ci sembra tanto lontano.
Comincia la trafila dei colloqui per andarlo a trovare, partiamo di buon mattino per essere fra i primi. Sono tante le persone che vengono; quelli che ci colpiscono di più sono i bambini che non vorrebbero mai lasciare i loro papà. Sono strazianti le ore che trascorriamo lì, ognuno chiuso nel proprio dolore. Non possiamo continuare così... pensiamo. Ci avviciniamo a una ragazza che vediamo sempre triste e sola. Lei si stupisce, poi si apre: è straniera, ha un lavoro ma da tre anni il suo compagno è in carcere. Viene sempre a trovarlo anche se deve fare due ore a piedi. Sorride quando le diciamo che d'ora in poi la portiamo noi in macchina e non finisce mai di ringraziarci.
Si avvicina Natale, cosa fare per tutti quei bambini? Diciamo una parola ai nostri amici e... giocattoli, dolci e frutta per il prossimo appuntamento. C'è aria di festa in quel giorno ed un sorriso sul volto di ognuno, anche se nel cuore rimane tanta tristezza.
Nostro figlio viene a sapere quello che accade in sala di aspetto e il suo rapporto con noi cambia. In quel luogo di sofferenza si sta creando un clima nuovo.

D.A.T., Italia

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5a domenica di Quaresima (C) (17 marzo 2013)
Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra (Gv 8,7)

Anche in questa domenica il Vangelo ci presenta Gesù come volto misericordioso di Dio, nella sua concreta azione di donare vita nuova. Ci viene messa davanti agli occhi la scena della donna adultera, condannata dai suoi e liberata da Gesù.
Gesù si china: a dirci tutta la premura e la comprensione del Padre che si prende cura e volge la sua attenzione verso i piccoli e i figli peccatori. Il gesto e la risposta di Gesù lasciano senza parole gli accusatori: chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra.
Con questa espressione Gesù mette in risalto la condizione generale di peccato in cui versa l'umanità intera, per cui nessuno può ritenersi o dirsi salvo solo perché ha scrupolosamente osservato la Legge. In altre parole, la Legge da sola non può salvare, perché chi salva è solo Dio. Egli infatti dona gratuitamente il suo perdono a tutti.
Viviamo con un cuore misericordioso: verso di noi perché il nostro passato non ci blocchi; verso gli altri perché ci riconosciamo nella stessa fragilità. Una fragilità perdonata.

Testimonianza di Parola vissuta

L'altro giorno eravamo tornati a casa così stanchi e tesi che abbiamo perso il controllo ed abbiamo discusso in maniera talmente forte che ho avuto persino paura della reazione di mio marito; davvero ho pensato che il nostro matrimonio fosse proprio arrivato alla fine.
Ho cercato poi, come ho potuto, di "ricucire" quella situazione, ma lui era molto arrabbiato per il mio modo di fare che era stato più forte delle mie stesse parole.
L'indomani avevo un impegno: sarei dovuta andare ad aiutare una famiglia molto povera. Ma subito ho pensato che diventava una scappatoia andare se prima non chiedevo perdono a chi si sentiva offeso a causa del mio comportamento.
Ho gettato via quell'autodifesa che avevo in fondo al cuore, quei pensieri inutili che mi suggerivano: "In fondo anche lui ha la sua parte di torto, mi sembra che sia stato lui a cominciare, io era così stanca...".
Sapevo che proprio quel giorno mio marito aveva un incontro molto importante e avevo un certo timore della sua reazione dato che la sera precedente non mollava... ma... gli ho telefonato e gli ho chiesto perdono. Lui mi ha perdonato e con quella libertà che ti dona il sentirti perdonato ed amato, andare a cercare "di fare qualcosa di buono" aveva senso!

F., Panama

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Domenica delle Palme (C) (24 marzo 2013)
Veramente quest'uomo era giusto (Lc 23,47)

La domenica delle Palme apre la Settimana Santa, nella quale la Chiesa fa rivivere la memoria della passione, morte e risurrezione del Signore, centro della nostra fede.
Il Vangelo di oggi ci presenta Gesù come il testimone, il martire per eccellenza. Egli soffre e prega per gli altri. È l'uomo per gli altri, coerente con il suo insegnamento e la sua vita. Indica così la strada anche per i discepoli. Seguire Cristo è accettare anche la sua croce. La sua morte è l'esaltazione piena di Dio. Lo riconosce anche il centurione romano: nel Giusto che muore con gli ingiusti si rende visibile l'amore di Dio per noi.
Finalmente l'uomo vede chi è Dio, si converte a Lui e ritorna a Lui. Giusto è colui che compie la volontà di Dio. E Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità (1Tm 2,4). Questa parola ci apre alla confidenza: siamo dei salvati. Nello stesso tempo ci impegna ad essere anche noi "giusti", persone cioè che fanno la volontà del Padre, persone che nel proprio agire rendono visibile la misericordia di Dio.

Testimonianza di Parola vissuta

Un giorno un collega del pronto soccorso mi chiede una consulenza riguardante una signora di 101 anni in coma con segni di infarto. Ricoverarla da noi o in medicina, dal punto di vista terapeutico non cambierebbe nulla. Che fare? Non me la sento di lasciare Caterina (così si chiama la paziente) in quel porto di mare che è il pronto soccorso, dove non c'è uno spazio riservato per questo genere di situazioni. Per fortuna ho diversi posti letto liberi nel mio reparto e così la ricovero da me, aspettandomi battute e commenti. L'andazzo, infatti, è che quando arrivano in reparto malati in età avanzata, c'è un po' di malcontento per via dell'assistenza molto impegnativa e scarsa di successi terapeutici.
Al momento del ricovero è presente il più giovane tra i miei colleghi, cui non è sfuggito che i turni miei sono uguali ai suoi (stesse festività, stesse notti...), mentre altrove i "medici esperti", come sarei io, si riservano quelli migliori e meno faticosi.
Visito la signora e detto la terapia, con l'idea di non fare accanimento terapeutico, ma neppure eutanasia. Dopo un'ora arriva un'infermiera a dirmi: «Dottoressa, dopo aver messo quelle flebo, la signora si è calmata e non si lamenta. Aveva proprio bisogno di bere… chissà da quanto tempo non si alimentava!».
Al momento delle consegne, quando finisco di esporre quello che dal punto di vista medico viene considerato un "caso perso", mi sento chiedere dal collega che mi dà il cambio: «Perché l'hai ricoverata da noi?». Una voce dietro di me risponde: «Per darle una morte dignitosa». È il collega giovane, che ha capito il mio pensiero e lo esplicita.
Sono felice per aver potuto testimoniare l'amore di Dio per tutti gli uomini.

Maria Vincenza Calì, Italia



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