Educare i giovani alla giustizia e alla pace



Il diaconato in Italia n° 172
(gennaio/febbraio 2012)

FORMAZIONE


Educare i giovani alla giustizia e alla pace
di Giovanni Perrone

Il messaggio di Benedetto XVI in occasione dalla XVI Giornata Mondiale per la Pace, celebratasi, come tradizione, il primo gennaio, ha una chiara prospettiva educativa. Coinvolge tutti, ma in particolare, coloro che in vario modo, hanno responsabilità nell'ambito educativo. È un messaggio che manifesta profonda fiducia nei giovani «nella convinzione che essi, con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale, possono offrire una nuova speranza al mondo» e, pertanto, richiama l'esigenza di prestare adeguata attenzione alla realtà giovanile: «Essere attenti al mondo giovanile, saperlo ascoltare e valorizzare, non è solamente un'opportunità, ma un dovere primario di tutta la società, per la costruzione di un futuro di giustizia e di pace».
Si tratta, infatti «di comunicare ai giovani l'apprezzamento per il valore positivo della vita, suscitando in essi il desiderio di spenderla al servizio del Bene. È un compito questo, in cui tutti siamo impegnati in prima persona». Non intendo riassumere il documento, che è ricco anche di stimoli operativi, ma evidenziare alcuni aspetti che potranno essere opportunamente approfonditi grazie ad un'attenta lettura del Messaggio, da svolgere in particolare nei luoghi istituzionalmente chiamati ad educare (famiglia, scuola, parrocchia, associazioni ecc.) per trarne spunti di discussione e riflessione e strategie progettuali. Il processo educativo viene visto come «l'avventura più affascinante e difficile della vita». Perciò, «sono necessari autentici testimoni, e non meri dispensatori di regole e informazioni, testimoni che sappiano vedere più lontano degli altri, perché la loro vita abbraccia spazi più ampi».
È bella questa visione degli educatori come persone autentiche, dinamiche, lungimiranti, aperte alla vita e al mondo! È richiamata la responsabilità della famiglia, «prima scuola ove si viene educati alla giustizia e alla pace», comunità ove «i figli apprendono i valori umani e cristiani che consentono una convivenza costruttiva e pacifica, ove essi imparano la solidarietà tra le generazioni, il rispetto delle regole, il perdono e l'accoglienza dell'altro». Per quanto riguarda i responsabili delle istituzioni educative, il papa li invita ad essere vigili: «veglino con grande senso di responsabilità affinché la dignità di ogni persona sia rispettata e valorizzata in ogni circostanza. Abbiano cura che ogni giovane possa scoprire la propria vocazione, accompagnandolo nel far fruttificare i doni che il Signore gli ha accordato». Vigilanza, orientamento, accompagnamento e promozione sono aspetti essenziali del cammino educativo! È quanto mai opportuno ed attuale evidenziare questa profonda interrelazione tra la dignità umana, l'impegno per la piena realizzazione della persona e la giustizia e la pace. Particolare attenzione è richiesta anche ai luoghi dell'educazione, spazi vivi e vivificanti ove ogni giovane possa maturare pienamente: «luogo di apertura al trascendente e agli altri, luogo di dialogo, di coesione e di ascolto, in cui il giovane si senta valorizzato nelle proprie potenzialità e ricchezze interiori, e impari ad apprezzare i fratelli».
Un ambiente che «insegni a gustare la gioia che scaturisce dal vivere giorno per giorno la carità e la compassione verso il prossimo e del partecipare attivamente alla costruzione di una società più umana e fraterna». Ai politici viene richiesto di «aiutare concretamente le famiglie e le istituzioni educative ad esercitare il loro diritto-dovere di educare». Anche i mezzi di comunicazione sono richiamati al senso di responsabilità perché sia valorizzata la dimensione educativa della loro attività. Non viene sottaciuto il protagonismo dei giovani, invitati alla coerenza, per «avere il coraggio di vivere prima di tutto essi stessi ciò che chiedono a coloro che li circondano» e «la forza di fare un uso buono e consapevole della libertà». Benedetto XVI mette in risalto alcuni aspetti e percorsi specifici dell'educazione alla giustizia e alla pace. Anzitutto la centralità del retto uso della libertà nella promozione della giustizia e della pace «che richiedono il rispetto per se stessi e per l'altro, anche se lontano dal proprio modo di essere e di vivere. Da tale atteggiamento scaturiscono gli elementi senza i quali pace e giustizia rimangono parole prive di contenuto: la fiducia reciproca, la capacità di tessere un dialogo costruttivo, la possibilità del perdono, la carità reciproca, come pure la disponibilità al sacrificio».
Per quanto riguarda la specifica educazione alla giustizia, il papa sostiene la necessità di non separare il concetto di giustizia dalle sue radici trascendenti. Essa, infatti, è strettamente connessa alla visione integrale dell'uomo ed interagisce con la solidarietà e l'amore. «La città dell'uomo non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione». Frutto della giustizia ed effetto della carità è la pace. Essa è anzitutto dono di Dio, ma va costruita nella quotidianità; è una meta alla quale tutti e ciascuno dobbiamo aspirare.
Il messaggio pontificio chiude con un appello ai giovani, «dono prezioso per la società» perché non si scoraggino e non si abbandonino a facili soluzioni. «Vivete con fiducia la vostra giovinezza - afferma il papa - Vivete quei profondi desideri che provate di felicità, di verità, di bellezza e di amore vero! Vivete intensamente questa stagione della vita così ricca e piena di entusiasmo». Nel contempo gli adulti siamo chiamati a cooperare, con fiducia vero il futuro e verso le giovani generazioni, «per dare al nostro mondo un volto più umano e fraterno», responsabilmente uniti nell'educare i giovani alla giustizia e alla pace.


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