Il racconto dell'incontro di Gesù con la donna di Samaria al pozzo di Giacobbe costituisce uno dei tornanti narrativi lungo i quali l'evangelista Giovanni fa avanzare l'autorivelazione di Gesù fino alla piena manifestazione della sua gloria. La ricchezza del racconto, in cui ogni elemento narrativo è carico di densità teologica, apre a una pluralità di itinerari interpretativi dotati, ciascuno, di consistenza tematica propria e, tutti, di grande carica evocativa. Uno di essi è certo quello che richiama lo sfondo antico testamentario sul quale si muove la narrazione giovannea e mette a fuoco il tema centrale del lungo dialogo tra Gesù e la donna, quello dell'acqua. VITA PASTORALE N. 3/2011
III Domenica di Quaresima
Es 17,3-7
Rm 5,1-2.5-8
Gv 4,5-42
IL LUNGO DIALOGO
TRA GESÙ E LA SAMARITANA
Il fatto che protagonista assoluto della narrazione giovannea sia una donna e che proprio a lei sia collegata la tradizione delle parole di Gesù sul nuovo culto in spirito e verità ha certamente un forte rilievo narrativo. Anonima, con la sua capacità di riflessione teologica questa donna imprime una svolta decisiva alla rivelazione che Gesù fa di se stesso, e la sua testimonianza si traduce nella prima missione a favore di Gesù e per di più, a favore di un gruppo religioso che i giudei consideravano scismatico e che non poteva prendere parte al culto ufficiale del Tempio.
Stando all'andamento narrativo del racconto, la funzione interlocutoria della donna è rilevante per lo sviluppo della dottrina sull'acqua che dà la vita e sul nuovo culto in spirito e verità. L' ''Io sono" di Gesù è il punto di arrivo di un itinerario che impone di portare alla luce resistenze e incertezze, autosufficienze e supponenze individuali, ma anche vincoli e influenze, chiusure e ostilità di abitudini religiose che ipotecano la libertà a credere che la parola di Gesù sia acqua che zampilla per la vita eterna.
L'evangelista racconta l'incontro di Gesù con la donna di Samaria subito dopo quello con Nicodemo, il rappresentante del giudaismo ufficiale. Il rabbino, però, va da Gesù di notte e il suo colloquio con lui non arriva ad alcuna conclusione significativa, mentre il dialogo tra la donna samaritana e il Profeta galileo avviene nella luce del mezzogiorno e si sviluppa in una progressiva chiarificazione che culmina con la rivelazione della condizione messianica di Gesù. Giudeo osservante il primo, samaritana e quindi "adultera" la seconda, per l'evangelista sono distanti l'uno dall'altra come la notte dal giorno, le tenebre dalla luce.
Tutto l'episodio ruota intorno a un pozzo. D'altra parte, tutto il discorso tra Gesù e quella donna di Samaria gira intorno al tema dell'acqua. L'acqua non è mai una cosa "qualsiasi", soprattutto per quei popoli che, per servirsene, prima ancora che per goderne, devono faticare molto. Neppure quel pozzo, poi, è un pozzo "qualsiasi": collegato alla memoria del grande patriarca Giacobbe e di suo figlio Giuseppe, è venerato ancora oggi. Vi si attingeva l'acqua, certo, ma vi si faceva anche memoria della propria grande tradizione religiosa. E si capisce, allora, quanto sia pregnante il simbolismo che accompagna tutto il dialogo tra Gesù e la donna.
Ciò che avrebbe dovuto impedire loro di dialogare - la diversità di sesso e la separazione religiosa - non conta più nulla perché lei, la donna di Samaria, è aperta alla ricerca della sapienza e lui, il Messia, è venuto proprio per donare l'acqua della sapienza. La divisione, l'esclusione, il conflitto tra gruppi religiosi che pretendono di detenere la purezza della pratica religiosa vengono scalzati via da Gesù con l'autorità di colui che sa che Dio supera e trascende ogni tradizione e ogni convenzione religiosa. Il suo invito a distinguere tra ciò che muore e ciò che dura in eterno è pressante anche perché l'atteggiamento trasparente della donna e il suo desiderio di attingere all'acqua della sapienza, più ancora che all'acqua del pozzo, lo incalzano.
Con quel dialogo, la donna di Samaria si prepara alla missione e raccoglierà il frutto della sua testimonianza perfino prima della missione dei discepoli: dalla sua parola i suoi concittadini saranno spinti a mettersi alla ricerca di Gesù. Quella brocca che lei lascia vicino al pozzo per la fretta di andare ad annunciare che ha conosciuto il Messia è il segno di una svolta decisiva. Una volta trovata l'acqua di vita eterna della sapienza di Dio, non c'è più bisogno di andare ad attingere a nessun pozzo. Come non c'è più bisogno di fare riferimento a un tempio.
Il paradigma ecclesiale che l'evangelista Giovanni ci fornisce con la figura della Samaritana non può essere appiattito su virtù e ruoli femminili, né su rivendicazioni di diritti fuori e dentro le Chiese. La fede-che-cerca della donna di Samaria, la sua accettazione che l'incontro con il Messia-Figlio di Dio le impone di superare resistenze individuali e luoghi comuni religiosi tradizionali non rappresenta un modello per la donna nella Chiesa, ma fornisce un modello per i credenti di tutte le Chiese e, per questo, per le Chiese stesse. Non si tratta di essere progressisti piuttosto che conservatori, come non si tratta di sostituire culto a culto, chiesa a tempio, pasqua a pasqua. Si tratta di conoscere il dono di Dio e di chiedere l'acqua che zampilla. Si tratta di lasciare lì tutte le nostre brocche con le riserve d'acqua che disseta, sì, ma solo momentaneamente, anche se la tiriamo su dal pozzo patriarcale della nostra grande storia religiosa.
(commento di Marinella Perroni, docente di N.T.)
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III Domenica di Quaresima (A)
ANNO A - 27 marzo 2011