Assunzione della Beata Vergine Maria

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 8/2018)



ANNO B – 15 agosto 2018
Assunzione della Beata Vergine Maria

Ap 11,19a;12,1-6a.10ab
1Cor 15,20-27a
Lc 1,39-56
(Visualizza i brani delle Letture – Messa del Giorno)

GUARDARE AL FUTURO CON FEDE E SPERANZA

Essere miopi significa non vedere bene le cose lontane. Significa avere un orizzonte visivo più ristretto. Le cose e le persone le riconosci solo quando ti arrivano a un palmo dal naso. Per fortuna esistono le lenti, che permettono di recuperare le diottrie mancanti. Noi tutti nasciamo con una miopia, un'incapacità di vedere lontano. Vediamo le cose che ci interessano o ci minacciano da vicino, ma non vediamo l'orizzonte sconfinato della storia.
Non riusciamo a vedere lontano nel tempo. Non sappiamo nemmeno cosa ci accadrà domani e spesso siamo colti dall'ansia davanti a ciò che è ignoto: il futuro. I nostri occhi non scrutano le altezze del cielo e il mondo ci sembra tutto racchiuso nei nostri piccoli confini. Non è una colpa: siamo terrestri, cioè legati alla terra.
Ma se non prestiamo attenzione a questa miopia, diventiamo anche mondani, cioè legati alle cose del mondo. Per grazia di Dio, però, ci sono state date due lenti assai potenti, che ci permettono di guardare al futuro e vedere la meta: queste due lenti sono la fede e la speranza. Con la fede riusciamo a vedere il disegno di Dio nella storia: la salvezza di tutti gli uomini. Con la speranza vediamo la meta del cammino: la risurrezione.

Ma, ogni tanto, occorre pulire gli occhiali, perché la vista si annebbia e ci dimentichiamo che la meta del nostro cammino non è dietro l'angolo. Ecco il senso della festa di Maria assunta in cielo. Maria è la meta verso cui camminiamo. Con gli occhi della fede riusciamo a vedere un segno grandioso nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle. È la nuova umanità, la Chiesa, elevata in cielo dal Cristo risorto. In Cristo tutti riceveranno la vita, dice san Paolo. Prima Cristo che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. E, dunque, subito dopo Gesù c'è sua madre, immagine e primizia della Chiesa. Lei, benedetta fra tutte le donne, per prima si è seduta sul trono del cielo, come la regina madre accanto al figlio. E da quel trono si rivolge alla sposa di suo figlio, la Chiesa, e dice: Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre. Il re è invaghito della tua bellezza.
Sono le parole che la regina madre rivolge alla giovane sposa del re, che sta per diventare a sua volta regina. È l'unica che può dire queste parole, perché solo lei può capire che cosa prova la giovane ragazza. Un giorno, infatti, le è successo la stessa cosa. Lei non era regina, ma lo è diventata perché il re l'ha posta sul trono accanto a sé. Maria è la Regina che, seduta accanto al re-messia, ci dice: Non temere. Anch'io ero un'umile ragazza del popolo. Ma un giorno Dio ha messo gli occhi su di me, ha guardato l'umiltà della sua serva. Io ero piccola, ma grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente. Io ero povera, ma Dio ha ricolmato di beni gli affamati. Io non ero nessuno, ma Dio ha innalzato gli umili. Maria vede la misericordia di Dio estendersi di generazione in generazione. Ci dice: Vedete cos'è capace di fare Dio? Ci invita a guardare la storia coi suoi stessi occhi. E così ci fa recuperare la vista, ripulisce le lenti della fede e della speranza appannate dalla polvere del mondo.


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