XVIII Domenica del Tempo ordinario (B)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 8/2018)



ANNO B – 5 agosto 2018
XVIII Domenica del Tempo ordinario

Es 16,2-4.12-15
Ef 4,17.20-24
Gv 6,24-35
(Visualizza i brani delle Letture)

IL PANE CHE ESTINGUE LA FAME

I polli vanno dietro a chi dà loro il becchime. Se semini del mangime nel cortile, ti seguiranno ovunque… Ricorda, però, che non ti seguono per amor tuo, ma solo per il mangime. In Cina, dopo la guerra dell'oppio (1842), col predominio europeo il cristianesimo fece molti proseliti basandosi sugli aiuti economici: molti cinesi erano pronti a farsi battezzare pur di avere una scodella di riso dai generosi e ingenui missionari. Li ribattezzarono i "cristiani del riso". Si può aderire al cristianesimo non per amore di Gesù, ma per tanti altri motivi: non solo per riempire la pancia, ma anche per ottenere un lavoro, per assicurarsi posti di onore, per avere privilegi.
La folla cerca Gesù. E quando vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, sali sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Gesù, però, capisce il vero motivo per cui lo cercano. E prova a far evolvere la loro domanda: «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati». Da vero educatore, non li respinge, ma li aiuta a discernere "perché" lo stanno cercando: Voi mi cercate perché avete riempito la pancia. Ma ci può essere un motivo diverso per cercarmi. Potreste cercarmi perché avete visto dei segni.

La moltiplicazione dei pani, quindi, non è la realtà su cui fissarsi, ma è un segno che indica oltre. Altrimenti fanno come lo stupido che, invece di guardare la luna, guarda il dito che la indica. Devono guardare oltre. C'è un altro pane da cercare. È la persona stessa di Gesù: Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete! Gesù invita la folla a prendere coscienza che, accanto alla fame biologica e al cibo che la soddisfa, vi è anche fame di senso e di una relazione personale che la nutre.
C'è un orizzonte terreno, nel quale viviamo la vita fisica, in cui abbiamo bisogno di nutrirci, vestirci, curarci... E sappiamo bene che Gesù non è estraneo a questi bisogni umani: nella sua vita, ha condiviso il pane con gli affamati e ha curato tanti malati, come Dio si era preso cura del suo popolo, nutrendolo della manna nel suo cammino nel deserto. Poi però, c'è un orizzonte molto più grande, che si nutre di relazioni personali e di parole vere, che illuminano il senso e indicano il significato di quel che facciamo.
Gesù ci invita a darci da fare non solo per il cibo materiale ma anche per quello spirituale, non solo per il pane quotidiano ma anche per quello della Parola. Non sono in contrapposizione. Il pane e tutto ciò che sostiene la vita fisica va prodotto e messo in circolo, perché tutti ne abbiano a sufficienza. «Bisogna rimettere in moto l'economia», è il mantra dei nostri anni. Vero! Ma ci vuole anche un senso alla vita, una direzione al nostro agire.
Le cose non si risolvono con gli egoismi individuali o di categoria. Nemmeno con gli egoismi nazionali. Abbiamo bisogno di uno sguardo più ampio sulla vita e sul mondo. Dobbiamo darci da fare per nutrire l'anima, che significa nutrire le relazioni e la fiducia reciproca, la fraternità e la speranza. Se noi cristiani siamo i primi a essere denutriti nello spirito, come potremo saziare la fame del mondo?


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