XIV Domenica del Tempo ordinario (B)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 7/2018)



ANNO B – 8 luglio 2018
XIV Domenica del Tempo ordinario

Ez 2,2-5
2Cor 12,7b-10
Mc 6,1-6
(Visualizza i brani delle Letture)

VOLGERE ALTROVE IL PROPRIO IMPEGNO

Dopo questo episodio, Gesù abbandonerà l'insegnamento nelle sinagoghe: lo continuerà con la folla, ma non più nell'ambiente ufficiale. Il significato dell'episodio, va molto al di là del rifiuto di un piccolo paese della Galilea: prefigura il rifiuto da parte dell'intero Israele. Gesù è un medico ridotto all'impotenza, un profeta disprezzato: «Non poté operare molti prodigi, ma solo guarì alcuni malati». Le motivazioni del rifiuto vanno al di là delle resistenze particolari degli abitanti di Nazaret: non negano la sua sapienza, ma contestano l'origine. Contestano il farsi presente di Dio sotto apparenze comuni.
Lo scandalo, la non fede è suscitato dalla povertà, dalla semplicità di Gesù: egli, infatti, si presenta come un uomo. Nient'altro che una persona di cui si conoscono le umili origini. Agli occhi degli abitanti di Nazaret, Gesù è conosciuto fin dall'infanzia. Gesù è «uno di noi, lo conosciamo». Questa pretesa di conoscenza si trasforma in un inciampo che impedisce il vero incontro. Si tratta di una conoscenza non dialogica, che non domanda nulla, non chiede, non parla, ma giudica e rifiuta a priori. È conoscenza ingessata e fossilizzata, che non si apre al nuovo, alla sorpresa. Lo scandalo della fede sta proprio nel fatto che il Figlio di Dio si fa conoscere nella carne dell'uomo. E che la vita cristiana sia semplicemente seguire Gesù nella fedeltà alla quotidianità e all'ordinarietà.
Anche noi possiamo ridurre Gesù all'impotenza, depotenziando il Vangelo. Lo facciamo ogni volta che mancano l'ascolto obbediente delle parole di Gesù; ogni volta che riduciamo il Vangelo e lo facciamo diventare religione civile, utile solo a conservare le nostre tradizioni; a confermare un' identità che ci fa comodo; ogni volta che siamo arroccati alle nostre convinzioni e abitudini e non ci lasciamo mettere in discussione. Pensiamo di salvare il Vangelo mettendo in salvo le reliquie impolverate delle nostre devozioni. Così, con il nostro rifiuto, abbiamo il potere di imprigionarne la forza.

Ma Gesù, scegliendo di allontanarsi dalla sinagoga, non cesserà di insegnare, percorrendo i villaggi. Insegnare rimarrà la dimensione costitutiva del suo ministero. Gesù vuole liberare la capacità di ascolto delle persone, vuole attivare una consapevolezza, risvegliare le coscienze. Chiediamoci: davvero per noi evangelizzazione significa attivare una nuova disponibilità all'ascolto oppure si deforma a gettare in faccia le pietre appuntite di una dottrina che rischia soltanto di fare dei morti?
Davanti al rifiuto Gesù non si scandalizza, non giudica, ma soltanto si meraviglia. È atteggiamento molto diverso. La meraviglia nasce da un cuore libero, che non crea barriere e non divide tra buoni e cattivi, ma si interroga, cerca di incontrare l'altro. Lo scandalo, invece, nasce da un cuore ingessato e impaurito, che vuole difendere il proprio interesse e ha privilegi da salvaguardare, anche a costo della verità e della giustizia. La fede ci chiede di incontrare l'altro nella consapevolezza che la sua identità è sempre più grande della conoscenza che ne abbiamo. Ci chiede di non scandalizzarci, non giudicare, ma scegliere, come Gesù, di percorrere altre vie. Là dove il Vangelo potrà essere accolto e ci sono persone desiderose di crescere.


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