da Come il Padre ha amato me...
365 pensieri per l'anno sacerdotale
4. primavera: le prospettive
Aprile
19 La soluzione di ogni problema
20 Santi laici
21 Verso la pienezza
22 Una via più bella!
23 Fin nelle radici
24 Rivalutare l'amore nel sociale
25 L'Amore oltre ogni amore
26 Cristo colma i nostri zeri
27 La rete di quanti credono
28 Uomini liberi di volare
29 Creature angeliche
30 Vicino a tutti, al di sopra di tutti
Maggio
1 Rivoluzione evangelica
2 Dare la luce
3 Maria, stile di vita
4 Dono a cui non rinunciare
5 Il ministero di Maria
6 La nuova Famiglia
7 Rapporto filiale
8 Con gli occhi di Maria
9 La Chiesa è Donna
10 Profilo mariano
11 Esame di coscienza sull'agape – 1
12 Esame di coscienza sull' agape – 2
13 Vivere e conoscere la Parola
14 Studio costante e liberante
15 Interpretare i tempi
16 Sapienza "trinitaria"
17 Croce, libro di sapienza
18 Sapienza, non eloquenza
_______________
19 aprile - La soluzione di ogni problema
Bisogna far vivere Dio in noi e traboccarlo sugli altri come fiotto di vita e ravvivare gli spenti.
E tenerlo vivo fra noi, amandoci.
Allora tutto si rivoluziona attorno: politica ed arte, scuola e lavoro, vita privata e divertimento. Tutto.
Gesù è l'Uomo perfetto che riassume in sé tutti gli uomini ed ogni verità.
E chi ha trovato quest'Uomo ha trovato la soluzione di ogni problema.
Chiara Lubich
Scritti Spirituali/2, Città Nuova, Roma 19972, pp. 162-163
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20 aprile - Santi laici
Le realtà temporali non sono, per i cristiani, destinate a sparire nel nulla: occorre ricuperarle per farle entrare nella grande corrente che deve trascinare l'intero creato verso Dio. (...)
Sarebbe ingenuo credere che tale evangelizzazione delle realtà temporali si farà senza scontri, senza lotte. Esse costituiscono ancora troppo il feudo del "principe di questo mondo", che non intende affatto lasciare la sua preda!
Ma crediamo che il mondo del lavoro sarà condotto verso Cristo senza aspri sforzi, che il mondo del capitale possa essere facilmente convertito al Vangelo? E il mondo della politica, e quello della scienza, e quello dell' arte?
Questa riconquista della natura da parte della grazia esige che la santità sia presente dappertutto nel mondo moderno. Il problema è tutto qui: avremo santi laici (santi... siamo chiari: uomini interamente consegnati a Cristo, abitati dalla sua carità, mossi dal suo Spirito), avremo operai, contadini, industriali che siano dei santi, artisti che siano dei santi?
Henri Caffarel
Prier 15 jours avec Henri Caffarel, Nouvelle Cité, Paris 2002, p. 242
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21 aprile - Verso la pienezza
Dio, ti prego, voglio conoscerti, voglio amarti e poterti godere. E se in questa vita non sono capace di ciò in misura piena, possa almeno ogni giorno progredire fino a quando giunga alla pienezza. Qui progredisca in me la conoscenza di te, e là raggiunga la pienezza; qui cresca l'amore per te e là sia completo; anche la mia gioia qui sia grande nella speranza, e là sia piena nella realtà.
(...)
Chi non ha creduto non può capire. Poiché chi non ha fede, non ne può fare esperienza e chi non è expertus, non conosce. Infatti come chi ha fatto esperienza di una cosa ne sa di più di chi ne ha solo sentito parlare, così la scienza di chi ha fatto esperienza è superiore alla conoscenza di chi sa solo per sentito dire.
Sant'Anselmo di Canterbury
Proslogion 14
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22 aprile - Una vita più bella!
Non è proprio questa la testimonianza che dobbiamo dare, vivendo da risorti come individui, vivendo secondo la dinamica sociale trinitaria come Chiesa (un pezzo d'umanità redenta e risorta), affinché gli altri miliardi di persone che non hanno conosciuto la luce della Rivelazione possano dire: «Certo, la vita dei cristiani è più bella, più soddisfacente, più gratificante, più creativa della nostra»?
O dobbiamo considerare sognatori Luca negli Atti e l'Autore della Lettera a Diogneto quando scrive che la vita dei cristiani, pur svolgendosi sulla terra, «svela le leggi straordinarie e veramente paradossali della loro repubblica spirituale»?
Silvano Cola
Scritti e testimonianze, Gen's, Grottaferrata 2007, p. 115
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23 aprile - Fin nelle radici
Cristo ci rivela che la vita divina è comunione trinitaria. Padre, Figlio e Spirito vivono, in perfetta intercomunione di amore, il supremo mistero dell'unità. Di qui procede ogni amore e ogni altra comunione, per la grandezza e la dignità dell'esistenza umana. (...)
La comunione che si deve costruire fra gli uomini è una comunione che abbraccia l'essere fin nelle radici del loro amore e deve manifestarsi in tutta la vita, anche economica, sociale e politica.
Conferenza di Puebla
Documento finale, nn. 212, 215
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24 aprile - Rivalutare l'amore nel sociale
Per rendere la società più umana, più degna della persona, occorre rivalutare l'amore nella vita sociale - a livello politico, economico, culturale -, facendone la norma costante e suprema dell'agire.
Se la giustizia è di per sé idonea ad arbitrare tra gli uomini nella reciproca ripartizione dei beni oggettivi secondo l'equa misura, l'amore invece, e soltanto l'amore, è capace di restituire l'uomo a se stesso. Non si possono regolare i rapporti umani unicamente con la misura della giustizia: il cristiano sa che l'amore è il motivo per cui Dio entra in rapporto con l'uomo, ed è ancora l'amore che Egli si attende come risposta dall'uomo.
L'amore perciò è la forma più alta e più nobile di rapporto degli esseri umani fra loro. L'amore dovrà dunque animare ogni settore della vita umana, estendendosi anche all'ordine internazionale. Solo una umanità, nella quale regni la "civiltà dell'amore", potrà godere di una pace autentica e duratura.
Compendio della Dottrina sociale della Chiesa
n. 582
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25 aprile - L'Amore oltre ogni amore
Cari giovani seminaristi e religiosi, voi stessi diverrete altari viventi, sui quali l'amore sacrificale di Cristo viene reso presente quale ispirazione e sorgente di nutrimento spirituale per quanti incontrerete.
Abbracciando la chiamata del Signore a seguirlo in castità, povertà e obbedienza, avete intrapreso il viaggio di un discepolato radicale che vi renderà "segni di contraddizione".
Modellate quotidianamente la vostra vita sull'amorevole auto-oblazione del Signore stesso in obbedienza alla volontà del Padre. In tal modo scoprirete la libertà e la gioia che possono attrarre altri a quell' Amore che è oltre ogni altro amore come sua fonte e suo compimento ultimo. Non dimenticate mai che la castità per il Regno significa abbracciare una vita dedicata completamente all'amore.
Benedetto XVI
Omelia per la consacrazione di un altare a Sydney, 19 luglio 2008
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26 aprile - Cristo colma i nostri zeri
La virtù della speranza - che consiste nella sicurezza che Dio ci governa con la sua previdente onnipotenza e che ci dà i mezzi di cui abbiamo bisogno - ci dice la continua bontà del Signore verso gli uomini - verso di me, verso di te -, sempre disposto ad ascoltarci, perché Lui mai si stanca di ascoltare.
Gli interessano le tue gioie, i tuoi successi, il tuo amore, e anche le tue angustie, il tuo dolore, i tuoi insuccessi. Perciò, non sperare in Lui solo quando ti imbatti nella tua debolezza; rivolgiti al tuo Padre del Cielo nelle circostanze favorevoli e nelle avverse, ricorrendo alla sua misericordiosa protezione. La certezza della nostra nullità personale - non si richiede una grande umiltà per riconoscere tale realtà: non siamo altro che un mucchio di zeri - si cambierà in fortezza irresistibile, perché alla sinistra di tanti zeri ci sarà Cristo, e ne risulterà una cifra immensa: «Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura?» (Sal 26,1).
San Josemaría Escrivá de Balaguer
Tra le braccia del Padre, Marietti, Genova 2000, pp. 47-48
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27 aprile - La rete di quanti credono
Dio non ha bisogno per la sua Chiesa dei grandi, ma dei piccoli, e chi comprende la sua chiamata si fa piccolo e amico dei piccoli. (...) Soltanto una Chiesa che sappia rivolgere la propria invocazione a Dio sarà in grado di udire la chiamata da Dio. Soltanto se noi rivolgiamo le nostre preghiere a Dio, sentiremo da Dio ciò che ha da dirci, riceveremo da Dio ciò che ha da darci. (...)
Infine la vocazione cresce soltanto laddove trova unità, amore reciproco. Assai spesso manca una rete d'amore, di comunicazione, di reale condivisione in maniera che il singolo possa trovare il Signore al centro, e se stesso al proprio posto accanto al Signore e nel tutto. Laddove la rete è allentata e debole, coloro che essa vorrebbe trattenere le passano attraverso. Abbiamo bisogno della fitta rete di coloro che credono nella chiamata di Dio, affinché la chiamata venga recepita e vissuta.
Klaus Hemmerle
Scelto per gli uomini, Città Nuova, Roma 19952, p. 51
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28 aprile - Uomini liberi di volare
Che cosa ti chiedo? Liberos! Sacerdoti liberi secondo la tua libertà, svincolati da tutto, distaccati da padre, madre, fratelli, sorelle, parenti secondo la carne, amici secondo il mondo; senza beni, impedimenti e preoccupazioni, perfino senza attaccamento alla propria volontà.
Liberos! Uomini totalmente dedicati a te per amore e disponibili al tuo volere, uomini secondo il tuo cuore. Non deviati né trattenuti da progetti propri (...), come novelli Davide con in mano il bastone della Croce e la fionda del rosario.
Liberos! Uomini simili a nubi elevate da terra e sature di celeste rugiada, pronte a volare dovunque le spinga il soffio dello Spirito Santo (...).
Liberos! Persone sempre a tua disposizione, sempre pronte a obbedirti alla chiamata dei superiori, come Samuele (...), sempre pronte a correre e tutto sopportare con te e per te, come gli Apostoli (...).
Liberos! Veri figli di Maria, tua santa Madre, concepiti e generati dal suo amore, da lei portati in grembo, nutriti, educati con cura, sostenuti e arricchiti di grazie (...).
Quando verrà questo diluvio di fuoco del puro amore, che devi accendere su tutta la terra?
San Luigi Maria Grignion de Montfort
Preghiera infuocata, Opere 1, Ed. Monfortani, Roma 1990, pp. 547-549
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29 aprile - Creature angeliche
Ti prego, Bontà eterna, ineffabile Deità, esaudisci la tua serva e non riguardare alla moltitudine delle mie iniquità.
Ti prego che indirizzi a te il cuore e la volontà dei ministri della santa Chiesa, Sposa tua, perché seguitino te, Agnello svenato, poverello, umile e mansueto, per la via della santissima croce, a tuo modo, e non a modo loro.
E siano creature angeliche; angeli terrestri in questa vita, perché hanno da ministrare il Corpo dell'Unigenito tuo figliolo, Agnello immacolato (...). Uniscili e bagnali, divina pietà, nel tranquillo mare della tua bontà, sì che non aspettino più tempo, perdendo quello che hanno, per quello che non hanno.
Santa Caterina da Siena
Preghiere ed Elevazioni, Roma 1920, pp. 21-22
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30 aprile - Vicino a tutti, al di sopra di tutti
Il pastore d'anime deve essere vicino a tutti per la comprensione, deve elevarsi al di sopra di tutti nella contemplazione, tanto da accogliere in sé, per l'intimo amore, la debolezza altrui, e trascendere se stesso, con l'altezza della contemplazione e il desiderio dei beni invisibili.
Anelando a tali altezze, non disprezzi la debolezza del prossimo o, viceversa, adattandosi a questa debolezza, non cessi di anelare a tali altezze. (...) Il comportamento dei pastori deve essere tale, che i loro soggetti non temano di svelare ad essi i loro segreti; così quando i miseri vengono sbattuti dai flutti delle tentazioni ricorrono all'animo del pastore come i bimbi al seno della madre e, con l'aiuto delle loro esortazioni, e con le lacrime delle loro orazioni, possono venire lavati dalle macchie di colpa che si sentono addosso.
San Gregorio Magno
Regola pastorale 2, 5, La teologia dei Padri/4, Città Nuova, Roma 1975, p. 124
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1° maggio - Rivoluzione evangelica
La Magna Charta della dottrina sociale cristiana inizia là dove Maria canta: «Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi» (Lc 1, 52-53).
Nel Vangelo sta la più alta e travolgente rivoluzione. E forse è nei piani di Dio che anche in quest'epoca, immersa nella soluzione dei problemi sociali, sia la Madonna a dare a noi tutti cristiani una mano per edificare, consolidare, erigere e mostrare al mondo una società nuova in cui riecheggi potente il Magnificat.
Chiara Lubich
Maria, trasparenza di Dio, Città Nuova, Roma 2003, p. 98
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2 maggio - Dare la luce
Anche con tutte le contraddizioni, resistenze, opposizioni, la sete di Dio c'è e noi abbiamo la bella vocazione di aiutare, di dare la luce. Questa è la nostra avventura.
Certo ci sono tante cose imprevedibili, tante complicazioni, sofferenze, e tutto il resto. Ma anche la Madonna nel momento dell'annuncio sapeva che davanti a lei c'era una strada sconosciuta e, conoscendo le profezie del Servo di Dio, conoscendo la Sacra Scrittura, poteva calcolare che ci sarebbero state anche tante sofferenze su questa strada. Ma ha creduto alla parola dell'angelo: non temere perché alla fine Dio è più forte, non temere neppure la croce, tutte le sofferenze, perché alla fine Dio ci guida, e anche queste sofferenze aiutano per arrivare alla pienezza della luce.
Benedetto XVI
Ai seminaristi del Pontificio Seminario Romano, 1° febbraio 2008
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3 maggio - Maria, stile di vita
C'è un punto in cui la forma di vita di Dio, lo stile di vita del sacerdote e lo stile di vita della Chiesa diventano visibili come in un segno, in un modello? La risposta è: Maria. (...)
Per il sacerdote, questo guardare a Maria è qualcosa di particolarmente importante. Egli da lei può imparare qualcosa che, a quel modo, non può imparare da nessun altro: la superiorità dell'essere, di ciò che si realizza nella calma silente, sull'azione, della fedeltà alla chiamata sui propri progetti e sulle proprie iniziative. Perché Maria, in se stessa, è "nulla", il nulla dell'amore che riceve e accoglie tutto, ella senza perdersi e senza disperdersi si fa tutto a tutti.
Ella è là dove il sacerdote ha il suo posto: presso la croce di suo Figlio, in cui l'amore (...) si abbandona e si consegna a noi, per divenire, per noi uomini, stile e contenuto di vita, per divenire per noi uomini salvezza.
Klaus Hemmerle
Scelto per gli uomini, Città Nuova, Roma 19952, pp. 213.215
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4 maggio - Dono a cui non rinunciare
Il sacerdozio richiede una particolare integrità di vita e di servizio, e appunto una tale integrità si addice sommamente alla nostra identità sacerdotale. In essa si esprime, in pari tempo, la grandezza della nostra dignità e la "disponibilità" ad essa proporzionata: si tratta dell'umile prontezza ad accettare i doni dello Spirito Santo e ad elargire agli altri i frutti dell'amore e della pace, a donare a loro quella certezza della fede, dalla quale derivano la profonda comprensione del senso dell'esistenza umana e la capacità di introdurre l'ordine morale nella vita degli individui e degli ambienti umani.
Poiché il sacerdozio è dato a noi per servire incessantemente gli altri, come faceva Cristo Signore, non si può ad esso rinunciare a causa delle difficoltà che incontriamo e dei sacrifici che ci sono richiesti. Allo stesso modo degli Apostoli, «noi abbiamo lasciato tutto per seguire Cristo» (cf Mt 19, 27); dobbiamo, perciò, perseverare accanto a lui anche attraverso la croce.
Giovanni Paolo II
Lettera ai sacerdoti, 12 aprile 1979, n. 14
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5 maggio - Il ministero di Maria
All'interno dell'universale piano di salvezza la Madonna occupa il posto di portatrice ministeriale di Cristo. Dove appare Cristo, là Lei sarà presente in qualche forma. Dove appare Lei, là deve esserci assolutamente Cristo. Per via del suo ministero Maria ha il compito di portare Cristo e di donarlo al mondo.
I magi trovarono il Salvatore sulle ginocchia della Madre. Altrettanto i pastori. Questo non è un avvenimento qualsiasi, vuole essere un simbolo. Qui la Madonna sta davanti a noi: l'Ave nell'orecchio, il Magnificat sulle labbra, il Bambino in braccio, le sette spade nel cuore e sul capo le lingue di fuoco. È possibile dipingere la sua immagine in modo più perfetto?
Al posto di portatrice di Cristo possiamo anche descriverla come genitrice di Cristo. Lei ha il compito di generare Cristo là dove le si concede spazio.
Josef Kentenich
P. Wolf, Berufen - geweiht – gesandt, Ed. Schönstatt, Vallendar-Schönstatt 2009, pp. 112-113
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6 maggio - La nuova Famiglia
La maternità di Maria, iniziata col fiat di Nazaret, si compie sotto la Croce. Se è vero - come osserva sant'Anselmo - che «dal momento del fiat Maria cominciò a portarci tutti nel suo seno», la vocazione e missione materna della Vergine nei confronti dei credenti in Cristo iniziò effettivamente quando Gesù le disse: «Donna, ecco il tuo figlio!» (Gv 19, 26).
Vedendo dall'alto della croce la Madre e lì accanto il discepolo amato, il Cristo morente riconobbe la primizia della nuova Famiglia che era venuto a formare nel mondo, il germe della Chiesa e della nuova umanità.
Il Figlio di Dio compì così la sua missione: nato dalla Vergine per condividere in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana, al momento del ritorno al Padre lasciò nel mondo il sacramento dell'unità del genere umano: la Famiglia «adunata dall'unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».
Benedetto XVI
Omelia a Efeso, 29 novembre 2006
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7 maggio - Rapporto filiale
Essendo stata proclamata da Gesù madre di un sacerdote, ed essendo, soprattutto, la madre di Gesù, sommo sacerdote, Maria è diventata in modo specialissimo la madre dei sacerdoti. Ella è incaricata di vigilare sullo sviluppo della vita sacerdotale nella Chiesa, sviluppo intimamente legato a quello della vita cristiana.
Gesù non si limitò ad affidare a Maria questa missione nei riguardi dei sacerdoti. Egli si rivolse anche a Giovanni per introdurlo in un rapporto filiale con Maria: «Ecco la tua madre!» (Gv 19, 27). Egli desiderava che il discepolo riconoscesse in Maria la propria madre e che le riservasse un profondo affetto.
A questo desiderio del Maestro crocifisso il discepolo prediletto rispose subito prendendo Maria con sé. Stando alla tradizione, Egli visse i primi anni del suo ministero apostolico in compagnia di Colei che gli era stata data per madre, trovando in lei un aiuto incomparabile.
Giovanni Paolo II
Angelus, 11 febbraio 1990
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8 maggio - Con gli occhi di Maria
Giovanni ha potuto volare così in alto e contemplare il Verbo presso Dio, il Verbo che è Dio, perché la madre di Dio abitava con lui. Questa straordinaria convivenza, questa comunione con quell'anima che conservava e meditava tutte quelle cose nel suo cuore (cf Lc 2, 19), gli ha aperto gli occhi; egli ha visto la Chiesa, il suo futuro, le sue lotte, il suo trionfo perché il modello della Chiesa era davanti a lui.
La Vergine è il tipo della Chiesa, e ogni sacerdote che è chiamato a edificare la Chiesa non saprà mai svolgere così bene il suo compito come di fronte a Maria. Se i sacerdoti vivranno in comunione con Maria, ella, madre dell'unità, svelerà loro come va ordinata nei cuori e fra i cuori la carità, come va edificato il corpo di Cristo secondo quell'eterno supremo dialogo d'amore che è la Santissima Trinità. (...)
È con lei, madre della Chiesa, madre dell'unità, che i sacerdoti, i religiosi, si realizzeranno oggi quali autentici "uomini del dialogo"; è con lei che diverranno costruttori d'unità «affinché tutti siano uno» (Gv 17, 21).
Chiara Lubich
Il sacerdote oggi, il religioso oggi, Gen's 12 (1982/6) p. 6
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9 maggio - La Chiesa è Donna
La Chiesa non è un apparato; non è semplicemente un'istituzione... Essa è Donna. È madre. È vivente.
La comprensione mariana della Chiesa è il più forte e decisivo contrasto ad un concetto di Chiesa puramente organizzativo o burocratico. Noi non possiamo fare la Chiesa, noi dobbiamo essere Chiesa... È soltanto nell'essere mariani che diventiamo Chiesa.
Nelle origini, la Chiesa... nacque quando il "fiat" emerse nell'anima di Maria. Questo è il desiderio più profondo del Concilio: che la Chiesa si risvegli nelle nostre anime. Maria ci indica la via.
Card. Joseph Ratzinger
Die Ekklesiologie des Zweiten Vatikanums, IKZt 15 (1986) pp. 41-52
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10 maggio - Profilo mariano
Con Maria, prima laica della Chiesa, e con la sua spiritualità [di comunione] (...) verrà incrementato il contributo tipico che porta il profilo mariano alla Chiesa ed essa apparirà agli occhi di tutti più bella, più santa, più dinamica, più familiare.
Sarà una Chiesa amante, accogliente, meglio orientata alle sue nuove frontiere: quelle dell'ecumenismo, del dialogo interreligioso e con chi non crede; con continue novità, con nuove vocazioni; una Chiesa carismatica, una Chiesa mariana, più missionaria, più evangelizzatrice.
E tutto questo sarà a gloria di Dio e della Madre di Lui.
Chiara Lubich
I Movimenti ecclesiali e il profilo mariano della Chiesa, Nuova Umanità 28 (2006/2) p. 150
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11 maggio - Esame di coscienza sull'agape - 1
Soltanto se anche l'umanità del sacerdote è improntata dall'amore, essa è redenta, (...) e, di conseguenza, non sussiste alcuna frattura tra l'ambito del suo servizio e la sua esistenza di uomo tra gli uomini. (...)
Formuliamo una sorta di "esame di coscienza" che ci metta in condizione di prendere in considerazione la vita nel suo complesso, di includere nel caposaldo strutturale dell'amore anche "angoli" della vita spesso trascurati. 1. Communio: Il mio stile di vita è modellato alla luce e in vista della comunione? Che rapporto ho con i miei beni, spirituali e materiali? Qual è la mia maniera di possedere e di dare? 2. Missio: Come sono, come agisco, come vado incontro alla gente? L'impostazione della mia vita è conforme alle esigenze del mio ministero? E in che misura? Promana dalla mia vita la forza d'attrazione del Vangelo? 3. Spiritualità: In che modo credo, vivo, rendo testimonianza alla fede? So penetrare nell' "intimo" di Dio, so condurvi altri, so farmici condurre da altri?
Klaus Hemmerle
Scelto per gli uomini, Città Nuova, Roma 19952, pp. 197-198
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12 maggio - Esame di coscienza sull'agape - 2
4. Corporeità: Come soffro? So con-patire la sofferenza altrui? (...) Sono davvero membro del Corpo del Signore di cui è detto che, se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme (...)? Modello la mia vita, anche nella corporeità, in conformità all'unico amore e tuttavia, proprio per questo, il mio amore è rivolto, nel Signore, a tutti? 5. La casa, il vestire: (...) Come mi vesto? Il luogo in cui vivo sa essere povero e semplice senza essere squallido? Possiede (...) le dimensioni della clausura e dell'hospitium, sa essere al tempo stesso discreto e aperto? Il mio prossimo può sentirvisi accolto come Cristo? 6. Sapienza: So trovare il tempo per riflettere sulle cose della fede e del mondo, della Chiesa e della cultura, alla luce della sapienza divina? (...) Cerco di formarmi una cultura sempre più vasta che non si limiti a (...) una serie di sussidi che mi aiutano a svolgere il mio ministero? 7. Comunicazione: Come mi tengo in contatto con gli altri (...)? Tendo forse ad isolarmi o viceversa a dissiparmi in una quantità eccessiva di contatti? (...) Il mio scrivere e il mio telefonare, il mio viaggiare e gli inviti che faccio, sono informati dall'amore, dalla fratellanza reciproca, dal mio senso di responsabilità in quanto uomo di Chiesa?
Klaus Hemmerle
Scelto per gli uomini, Città Nuova, Roma 19952, pp. 198-199
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13 maggio - Vivere e conoscere la Parola
Per essere autentica guida della comunità, vero amministratore dei misteri di Dio, il sacerdote è chiamato ad essere anche uomo della Parola di Dio, generoso ed infaticabile evangelizzatore. Oggi se ne vede ancor più l'urgenza di fronte ai compiti immensi della "nuova evangelizzazione" (...).
Una dimensione esigente, giacché gli uomini di oggi si aspettano dal sacerdote, prima che la parola "annunciata", la parola "vissuta". Il presbitero deve "vivere della Parola".
Al tempo stesso, però, egli si sforzerà di essere anche preparato intellettualmente per conoscerla a fondo ed annunciarla efficacemente.
Nella nostra epoca caratterizzata da un alto grado di specializzazione in quasi tutti i settori della vita, la formazione intellettuale è quanto mai importante. Essa rende possibile intraprendere un dialogo intenso e creativo con il pensiero contemporaneo.
Giovanni Paolo II
Dono e mistero, LEV, Città del Vaticano 1996, pp. 102-103
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14 maggio - Studio costante e liberante
Il sacerdote deve essere gentile senza abbassarsi; dolce ma forte, attirare le anime, ma ponendo i limiti opportuni, discretamente paziente, mite senza eccedere e sempre, sempre prudente. Quello che fa molto male ai sacerdoti è la mancanza di studio; essi non devono mai mettere da parte lo studio che permette approfondimenti inesauribili. I libri buoni e santi sono la salvezza dei sacerdoti e l'amore per loro li libererà da molti mali.
A parte il fatto che gli studi permettono al sacerdote di essere colto, competente e aggiornato per poter consigliare convenientemente e servire soltanto Dio e le anime, questo studio costante - ripeto - lo libererà da un'infinità di pericoli. (...) Per dedicare tempo agli studi c'è bisogno di raccoglimento, virtù questa imprescindibile per il cuore del sacerdote e per le sue relazioni con il mondo.
Conchita Cabrera de Armida
Sacerdoti di Cristo, Città Nuova, Roma 2008, pp. 190-191
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15 maggio - Interpretare i tempi
La nostra vita, oggi, è assai impegnata nella continua visione del mondo esteriore. I mezzi di comunicazione sono così cresciuti, così aggressivi, che ci impegnano, ci distraggono, ci distolgono da noi stessi, ci svuotano dalla nostra coscienza personale.
Ecco: facciamo attenzione. Noi possiamo passare dalla posizione di semplici osservatori a quella di critici, di pensatori, di giudici. Quest'attitudine di conoscenza riflessa è della massima importanza per l'anima moderna, se vuole restare anima viva, e non semplice schermo delle mille impressioni a cui è soggetta. E per noi cristiani questo atto riflesso è necessario, se vogliamo scoprire "i segni dei tempi"; perché come insegna il Concilio (Gaudium et spes, n. 4), l'interpretazione dei "tempi", cioè della realtà empirica e storica, che ci circonda e ci impressiona, deve essere fatta "alla luce del Vangelo". La scoperta dei "segni dei tempi" è un fatto di coscienza cristiana; risulta da un confronto della fede con la vita.
Paolo VI
Udienza generale, 16 aprile 1969
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16 maggio - Sapienza "trinitaria"
Lo specifico cristiano è senz'altro l'impronta della Trinità in tutte le espressioni della nostra vita sia personale che comunitaria. (...) Noi oggi dovremmo reimparare a vedere tutto sotto la luce della Trinità, (...) dovremmo convogliare, in questa comprensione trinitaria, le acquisizioni del pensiero e della cultura moderna. Solo così potremo superare il dualismo tra fede e vita, fra cultura e teologia. (...)
Vedendo tutto nella sapienza della Trinità, non si possono separare quelle che sono dimensioni complementari e non già alternative. Solo pensando in maniera trinitaria c'è equilibrio e c'è dialogo. Giacché Dio è uno in tre Persone, e questo non può non riflettersi in tutta la creazione, noi dobbiamo imparare a vedere le cose sempre nella loro reciprocità, imparare a camminare insieme, a vivere in unità.
Toni Weber
E. Cambón - S. Cola, L'ansia di Toni Weber. "Far casa ai sacerdoti", Città Nuova, Roma 1994, pp. 39-40
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17 maggio - Croce, libro di sapienza
La croce è il libro più sapiente che si possa leggere. Coloro che non conoscono questo libro sono ignoranti anche se conoscono tutti gli altri libri.
I veri sapienti sono soltanto coloro che lo amano, lo consultano, l'approfondiscono...
Quanto più si è alla sua scuola, tanto più si vuole rimanervi. Il tempo vi passa senza noia.
Si sa tutto quello che si vuole sapere, e non si è mai sazi di ciò che vi si gusta.
San Giovanni Maria Vianney
Primavera nell'anima. 100 pagine del Curato d'Ars, Città Nuova, Roma 2006, p. 9
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18 maggio - Sapienza, non eloquenza
Vi è una grande differenza fra chi parla in virtù della grazia e chi lo fa per umana sapienza. Spesso si è sperimentato che uomini eloquenti ed eruditi, molto dotati non solo nel parlare, ma anche nel comprendere, pur avendo tenuto molti discorsi nelle chiese e aver goduto di grande successo, non sono riusciti a eccitare a compunzione con i loro discorsi nessuno degli ascoltatori, né a farli progredire nella fede o nel timore di Dio per il ricordo delle loro parole. Ci si allontana da loro avendo goduto, con le orecchie, solo una sorta di diletto, di soavità.
Spesso invece uomini di minore eloquenza, per nulla preoccupati di fare un bel discorso, con parole semplici e disadorne hanno convertito molti alla fede, hanno indotto i superbi a umiltà, hanno conficcato nell'animo dei peccatori lo stimolo della conversione. Ed è questo certamente un segno che parlavano in virtù della grazia loro data.
Origene
Commento alla Lettera ai Romani 9,2; La teologia dei Padri/4, Città Nuova, Roma 1975, pp. 135-136
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