da Come il Padre ha amato me...
365 pensieri per l'anno sacerdotale
4. primavera: le prospettive
Maggio
19 A tutti i popoli, a tutti i tempi
20 Per la Chiesa intera
21 Le priorità di Gesù
22 Come risolvere i problemi
23 Con forza travolgente
24 Cenacolo e piazza
25 Spirito vivificante
26 Era entrato il fuoco
27 Guida dell' anima
28 Le doti del "consigliere"
29 Chi sei tu?
30 Divina danza sulla terra
31 Sulle orme del Magnificat
Giugno
1 Nel "noi" la propria realizzazione
2 La vocazione ultima della persona
3 Divinizzazione dell'universo
4 Il Cristo cosmico
5 Eucaristia della terra
6 Davanti al Tabernacolo
7 Dimensione carismatica della Chiesa
8 Lo Spirito chiede la parola
9 L'immenso giardino della Chiesa
10 Secolo di rifioritura
11 Una nuova primavera
12 Passione per la Chiesa
13 Unità è complementarità
14 "Stile trinitario"
15 Segno della nuova umanità
16 Pluralità in unità
17 Dar forma a Cristo
18 Orizzonti senza confini
_______________
19 maggio - A tutti i popoli, a tutti i tempi
Il dono spirituale che i presbiteri hanno ricevuto nell'ordinazione non li prepara a una missione limitata e ristretta, bensì a una vastissima e universale missione di salvezza, «fino agli ultimi confini della terra» (At 1,8), dato che qualunque ministero sacerdotale partecipa della stessa ampiezza universale della missione affidata da Cristo agli Apostoli.
Infatti il sacerdozio di Cristo, di cui i presbiteri sono resi realmente partecipi, si dirige necessariamente a tutti i popoli e a tutti i tempi, né può subire limite alcuno di stirpe, nazione o età.
Concilio ecumenico Vaticano II
Presbyterorum ordinis 10
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20 maggio - Per la Chiesa intera
In quei due anni di soggiorno nella Città Eterna avevo "imparato" intensamente Roma: la Roma delle catacombe, la Roma dei martiri, la Roma di Pietro e Paolo, la Roma dei confessori (...). Partendo portavo con me non soltanto un accresciuto bagaglio di cultura teologica, ma anche il consolidamento del mio sacerdozio e l'approfondimento della mia visione della Chiesa. Quel periodo di studio intenso accanto alle Tombe degli Apostoli mi aveva dato molto da ogni punto di vista.
Certo potrei aggiungere molti altri dettagli circa tale decisiva esperienza. Preferisco riassumere tutto dicendo che attraverso Roma il mio giovane sacerdozio si era arricchito di una dimensione europea e universale. Tornavo da Roma a Cracovia con quel senso di universalità della missione sacerdotale che è stato magistralmente espresso dal Concilio Vaticano II, soprattutto nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium. Non soltanto il vescovo, ma anche ogni sacerdote deve vivere in sé la sollecitudine per la Chiesa intera e sentirsi di essa, in qualche modo, responsabile.
Giovanni Paolo II
Dono e mistero, LEV, Città del Vaticano 1996, pp. 67-68
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21 maggio - Le priorità di Gesù
Nella Sacra Scrittura Mosè figura come l'uomo delle grandi cifre. (...) Gesù, a confronto, appare come l'uomo dei piccoli numeri. La sua attenzione è rivolta soprattutto ai "piccoli", ai peccatori (…). Nel suo insegnamento (…) non emergono figure grandiose o appariscenti: «il regno di Dio... è simile a un granellino di senapa che un uomo ha preso e gettato nell'orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami» (Lc 13,18-19). (...)
Gesù non paragona il drappello dei suoi discepoli ad una schiera pronta per il combattimento od esultante nelle vittorie, ma dice: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno» (Lc 12,32). E ancora: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato?» (Mt 5, 13 ). (...) «Vi mando come agnelli in mezzo a lupi» (Lc 10,3), dice ai suoi e li esorta ad andare senza denaro e senza potere. (...) Gli sono bastati cinque pani e due pesci per sfamare una folla.
La Chiesa come "minoranza" è chiamata a vivere secondo questo stile del Vangelo, a far sue le priorità e le preferenze di Gesù.
Card. François-Xavier Van Thuan
Testimoni della speranza, Città Nuova, Roma 200810, pp. 221-223
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22 maggio - Come risolvere i problemi
Ci sono tanti problemi (...) che devono essere risolti, ma che tutti non vengono risolti se Dio non viene messo al centro, se Dio non diventa nuovamente visibile nel mondo, se non diventa determinante nella nostra vita e se non entra anche attraverso di noi in modo determinante nel mondo. In questo, ritengo, si decide oggi il destino del mondo in questa situazione drammatica: se Dio - il Dio di Gesù Cristo - c'è e viene riconosciuto come tale, o se scompare.
Noi ci preoccupiamo che sia presente. Che cosa dovremmo fare? In ultima istanza? Ci rivolgiamo a Lui! (…)«Lava quod est sordidum), riga quod est aridum, sana quod est saucium. Flecte quod est rigidum, fove quod est frigidum, rege quod est devium». Lo invochiamo affinché irrighi, scaldi, raddrizzi, affinché ci pervada con la forza della sua sacra fiamma e rinnovi la terra.
Benedetto XVI
Ai Vescovi Svizzeri, 7 novembre 2006
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23 maggio - Con forza travolgente
E quando i discepoli erano riuniti con Maria, lo Spirito Santo li investì veemente ed essi parlarono parole di vita con una forza travolgente e convinsero migliaia di uomini a seguire Gesù. E battezzarono ed edificarono la Chiesa.
Con Maria... era la presenza dell'amore. D'un amore nuovo.
Se noi ci amassimo fra cristiani come fosse Maria, la Madre nostra, fra noi, credo che avremmo una maggiore comprensione della Parola di Dio predicataci dai successori degli Apostoli ed essa penetrerebbe in noi come negli altri così fortemente da scatenare attorno a noi la rivoluzione cristiana.
Chiara Lubich
Essere tua parola, Città Nuova, Roma 2008, p. 59
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24 maggio - Cenacolo e piazza
Preghiera ed evangelizzazione, per farci santi e aiutare il mondo e la Chiesa ad essere più santa. Preghiera ed evangelizzazione per risentire forte, intenso, il respiro della Pentecoste.
Pentecoste è un "cenacolo" ed una "piazza", e si consuma sempre in due luoghi distinti e strettamente complementari: un "cenacolo" per pregare e attendere lo Spirito e i suoi carismi profetici; una "piazza" per parlare di Gesù, per far brillare il Vangelo di salvezza sulle nostre labbra, sul nostro sguardo, nella nostra vita.
Salvatore Martinez
Il Rinnovamento nello Spirito, Gen's 31 (2001) p. 201
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25 maggio - Spirito vivificante
Senza lo Spirito Santo,
Dio è lontano,
Cristo è nel passato,
il Vangelo è lettera morta,
la Chiesa è una semplice organizzazione,
l'autorità è una dominazione,
la missione è propaganda,
il culto è evocazione,
e l'agire cristiano è una morale da schiavo.
Ma nello Spirito Santo,
il cosmo è sollevato e geme nel parto del Regno,
Cristo risorto è presente,
il Vangelo è potenza di vita,
la Chiesa significa comunione trinitaria,
l'autorità è un servizio liberatore,
la missione è una Pentecoste,
la Liturgia è memoriale e anticipazione,
l'agire umano è divinizzato.
Ignatios Hazim
La Resurrezione e l'uomo d'oggi, AVE, Roma 1970, pp. 25-26
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26 maggio - Era entrato il fuoco
Avvenne che quei pezzi di cultura, giustapposti, presero a muoversi e animarsi, ingranandosi a formare un corpo vivo (…). Era penetrato l'amore e aveva investito le idee, traendole in un'orbita di gioia. Era successo che l'idea di Dio aveva ceduto il posto all'amore di Dio, l'immagine ideale al Dio vivo (...).
Lo Spirito Santo che, nel mio bagaglio dottrinale aveva occupato un posto secondario, (...) s'era animato e di colpo era divenuto anima dell'anima mia: calore del mio amore: nesso connettivo tra me e Dio. (…)
Avendo trovato l'Amore, mi trovai, quasi di colpo, nel circuito della Trinità. Tutti i dogmi, tutte le nozioni uscivano dal casellario della memoria e divenivano materia viva: sangue del mio sangue. Movevo dalla biblioteca intasata di libri, verso la Chiesa abitata da cristiani. (...)
Capii allora che cosa volesse significare il Signore, nel Vangelo di Giovanni, con le sue immagini di luce, di amore, di rinascita e di Spirito. Era entrato il fuoco. Lo Spirito Santo, vento impetuoso, aveva spazzato via nebbie e schermi; sotto il suo soffio, l'incendio divampava: nella luce nuova, si scoprivano Dio e il fratello.
Igino Giordani
Memorie di un cristiano ingenuo, Città Nuova, Roma 20054, pp. 149-150
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27 maggio - Guida dell'anima
Lo Spirito Santo è la guida dell'anima; senza di Lui, non può nulla. L'anima posseduta da Lui è come un'uva dalla quale esce un delizioso liquore quando viene spremuta. Senza lo Spirito Santo, l'anima è come un ciottolo dal quale non si può far uscire nulla.
Coloro che sono condotti dallo Spirito Santo hanno idee giuste. Ecco perché ci sono tanti ignoranti che la sanno più lunga degli eruditi.
Un cristiano che è guidato dallo Spirito Santo non fa fatica a lasciare i beni di questo mondo per correre dietro ai beni del Cielo. Sa fare la differenza. Per l'uomo che si lascia condurre dallo Spirito Santo, sembra che non ci sia il mondo; per il mondo, sembra che non ci sia Dio.
San Giovanni Maria Vianney
Scritti scelti, Città Nuova, Roma 1975, p. 90
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28 maggio - Le doti del "consigliere"
La comprensione amorevole delle complessità della vita in genere e della vita ecclesiastica in specie. I consigli rigidi, senza misericordia, anche magari sotto il pretesto evangelico - lo richiede il Vangelo, dunque bisogna farlo! - mancano di questa qualità fondamentale, che è la comprensione per la miseria umana, per la gradualità. (...) Un grande senso del consiglio come dono. Essendo dono, va richiesto nella preghiera e non si può presumere di averlo. Essendo dono, dobbiamo avvicinarci ad esso con distacco. Il consiglio non è un'arma di cui posso servirmi per mettere al muro altri: è un dono a servizio della comunità (...).
Il consigliare è il momento dell'indagine e della creatività. Bisogna istruire la causa non rapidamente, esprimendo il primo parere che affiora alla mente, bensì indagando sulle situazioni, condizioni, soluzioni (...).
La contemplazione del volto di Gesù e del volto della Chiesa a cui si tende. (...) Il decidere nella Chiesa ha lo scopo di configurare sempre meglio il volto del suo Signore (...). L'immagine fraterna di Chiesa è un riflesso del volto di Gesù, lo scopo di tutto il cammino ecclesiale.
Card. Carlo Maria Martini
Il consigliare nella Chiesa, Al Consiglio pastorale diocesano, 15 aprile 1989
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29 maggio - Chi sei tu?
Chi sei tu, dolce luce, che mi riempie
e rischiara l'oscurità del mio cuore?
Tu mi guidi come mano materna e mi lasci libera.
Tu sei lo spazio che circonda
il mio essere e lo racchiude in sé.
Da te lasciato cadrebbe nell' abisso del nulla,
dal quale tu lo elevi all'essere.
Tu, più vicino a me di me stessa,
e più intimo del mio intimo,
e tuttavia inafferrabile ed incomprensibile
che fai esplodere ogni nome:
Spirito Santo, Amore eterno.
Edith Stein
Werke XI, Druten/Freiburg-Basel-Wien 1987, p. 175
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30 maggio - Divina danza sulla terra
La fede in Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, non si esaurisce nel parlare di Dio in dibattiti intelligenti, o nel parlare a Dio in belle celebrazioni. Se non siamo pronti a scomodarci e vivere in Dio, il mistero della Trinità resterà sempre come un indovinello matematico.
I movimenti in Dio, come una danza divina dal Padre al Figlio, e dal Figlio al Padre, e la mediazione dello Spirito, aprono costantemente nuove possibilità all'interno di quella relazione, descrivendo l'essenziale carattere missionario dell'Uno e Trino. La descrizione di Atti 2 è il momento culmine per la Chiesa primitiva quando il profilo missionario di Dio è particolarmente vivo. L'opera creativa e redentiva di Dio esplode ancora una volta sulla scena umana mentre lo Spirito spinge gli individui e l'intera comunità a invocare vita, speranza e un futuro di fronte alla morte e alla disperazione.
Myra Blyth
Celebrating the Trinity: Faith, Worship and Mission, Grave Books, Cambridge 2003, p. 24
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31 maggio - Sulle orme del Magnificat
Maria ha narrato ad Elisabetta la sua straordinaria esperienza. Nel Magnificat, in cui Ella l'ha espressa, si può cogliere come il Cristo, che già viveva in Lei, desse senso ai secoli passati, al presente e ai secoli futuri (...).
In tale visita, però, Maria non ha compiuto solo un atto di carità, e non ha nemmeno unicamente cantato il Magnificat. La presenza di Cristo in Lei ha santificato nel grembo di Elisabetta il figlio suo, Giovanni Battista.
Fatte le debite proporzioni, qualcosa del genere succede anche quando una persona (...), con umiltà, obiettività e convinzione comunica qualcosa della presenza di Cristo nella sua anima, narrando appunto la propria soprannaturale esperienza. Avviene spesso in chi l'ascolta come un colpo di grazia, una conversione. In quella narrazione, infatti, c'è qualcosa che va al di là della piccola storia di un'anima; vi si può scorgere il fiore di un albero secolare, sbocciato in questa stagione, un fiore che testimonia la vitalità di quest'albero, cioè della Chiesa.
Chiara Lubich
Maria, trasparenza di Dio, Città Nuova, Roma 2003, pp. 51-52
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1° giugno - Nel "noi" la propria realizzazione
Nel "vivere per", nell' "interrogarsi con" fino ad arrivare alla comunione, ossia alla reciprocità di amore, c'è tutta l'ascetica cristiana che è la più alta forma di personalizzazione, perché vuol dire vivere la vita a immagine della Trinità; vuol dire essere un solo corpo (quello di Cristo) animato da un'anima sola (la charitas infusaci dallo Spirito); vuoI dunque dire essere Chiesa. Ma vuol anche dire realizzare se stessi, poiché si è veramente se stessi quando si può dire "Noi".
Questa è la filosofia cristiana di cui parlavano san Giustino, san Clemente d'Alessandria e che Gregorio di Nazianzo ha definito «filosofia vissuta» (Oratio VI). Non bastano gli studi teologici, filosofici, storici, esegetici, morali... per formare la persona. Non basta un'ascetica individuale - se pure fatta di preghiera e sacrifici - per formare integralmente una persona. L'uomo nuovo è colui che passa dalla morte alla vita perché, inserito come membro in Cristo, ama vivendo per le altre membra dello stesso Cristo.
Silvano Cola
Scritti e testimonianze, Gen's, Grottaferrata 2007, p. 67
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2 giugno - La vocazione ultima della persona
In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro (Rm 5,14) e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione (...).
Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo (...). Cristo, infatti, è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina; perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire associati, nel modo che Dio conosce, al mistero pasquale.
Concilio ecumenico Vaticano II
Gaudium et spes 22
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3 giugno - Divinizzazione dell'universo
Il mondo intero è concentrato, sollevato, nell'attesa dell'unione con Dio. Eppure, il Mondo s'imbatte in un ostacolo insuperabile. Nessuna cosa giunge al Cristo, se il Cristo stesso non l'assume e non l'introduce in Sé! Così, l'Universo geme, attratto in direzioni opposte dalla sua passione e dalla sua impotenza (...).
Chi mai pronuncerà, sulla massa informe del Mondo, le parole che le daranno un'anima? Quale voce farà cadere, tra Dio ed il Creato, l'ostacolo che impedisce a Questo di raggiungere Quello? Si ripeta di nuovo, oggi e domani e sempre, finché la trasformazione non sarà completa, la divina Parola: «Questo è il mio Corpo». Quando il Cristo, prolungando il movimento della Incarnazione, scende nel Pane per sostituirvisi, la sua azione non si limita alla particola materiale (...). Ma la transustanziazione si aureola di una divinizzazione reale, seppure attenuata, dell'intero Universo.
Pierre Teilhard de Chardin
Il Sacerdote, Queriniana, Brescia 1991, pp. 13-14
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4 giugno - Il Cristo cosmico
L'unione "antropo-cosmica" si verificherà pienamente quando Dio sarà in tutti e in tutto (1Cor 15,28).
Solov'ëv è arrivato a mostrare magistralmente come tutto il processo cosmico, tutta l'evoluzione della natura, dai primi elementi alla coscienza umana, al lungo processo della storia universale, come tutto tenda verso il Dio-Uomo, verso il Cristo incarnato e il Cristo cosmico.
La creazione è concepita come l'inizio, e l'evoluzione cosmica è una incarnazione progressiva, come spiega anche Bulgakov. Nell'Incarnazione, Dio compie la sua creazione, e con questo stesso la giustifica (...).
Dio non poteva abbandonare il mondo, che (...) ha in se stesso l'inevitabile imperfezione ontologica del creato e il "non-compimento" che ne deriva. Da qui un nuovo problema si pone relativamente alla creazione del mondo: superare il suo carattere di creato, fare della creatura che ha un suo divenire proprio, una "non-creazione" o una "super-creazione", in una parola, divinizzarla.
Card. Tomáš Špidlík
L'Idea Russa, un'altra visione dell'uomo, Lipa, Roma 1995, pp. 231-232
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5 giugno - Eucaristia della terra
Gesù che muore e risorge è certamente la causa vera della trasformazione del cosmo. Ma, dato che Paolo ci ha rivelato che noi uomini completiamo la passione di Cristo e che la creazione attende la rivelazione dei figli di Dio, Dio aspetta anche il concorso degli uomini, cristificati dall'Eucaristia, per operare il rinnovamento del cosmo. Si potrebbe quindi dire che in forza del pane eucaristico l'uomo diventa "eucaristia" per l'universo, nel senso che è, con Cristo, germe di trasfigurazione dell'universo.
Infatti, se l'Eucaristia è causa della risurrezione dell'uomo, non può essere che il corpo dell'uomo, divinizzato dall'Eucaristia, sia destinato a corrompersi sottoterra per concorrere al rinnovamento del cosmo? Non possiamo dunque dire di esser noi dopo la morte, con Gesù, l'eucaristia della terra?
La terra ci mangia come noi mangiamo l'Eucaristia: non quindi per trasformare noi in terra, ma perché essa si trasformi in «cieli nuovi e terre nuove» (...). L'Eucaristia redime e fa Dio noi. Noi, morendo, concorriamo con Cristo alla trasformazione del cosmo.
Chiara Lubich
Scritti spirituali/4, Città Nuova, Roma 19952, pp. 40-41
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6 giugno - Davanti al Tabernacolo
È importante che al cuore della vostra vita ci sia la partecipazione all'Eucaristia, in cui Gesù dà se stesso per noi. Egli desidera entrare in comunione con ciascuno di voi, bussa alla porta del vostro cuore per donarvi la sua grazia. Andate all'incontro con Lui nella Santa Eucaristia, andate ad adorarlo nelle chiese e restate inginocchiati davanti al Tabernacolo: Gesù vi colmerà del suo amore e vi manifesterà i pensieri del suo Cuore.
Se vi porrete in ascolto, sperimenterete in modo sempre più profondo la gioia di far parte del suo Corpo mistico, la Chiesa, che è la famiglia dei suoi discepoli stretti dal vincolo dell'unità e dell'amore. Imparerete inoltre a lasciarvi riconciliare con Dio. Specialmente nel sacramento della Riconciliazione Gesù vi attende per perdonare i vostri peccati e riconciliarvi con il suo amore attraverso il ministero del sacerdote. Confessando con umiltà e verità i peccati riceverete il perdono di Dio stesso mediante le parole del suo ministro.
Benedetto XVI
Messaggio ai giovani d'Olanda, 21 novembre 2005
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7 giugno - Dimensione carismatica della Chiesa
Sempre, quando interviene, lo Spirito lascia stupefatti. Suscita eventi la cui novità sbalordisce; cambia radicalmente le persone e la storia.
Questa è stata l'esperienza indimenticabile del Concilio Ecumenico Vaticano II, durante il quale, sotto la guida del medesimo Spirito, la Chiesa ha riscoperto come costitutiva di se stessa la dimensione carismatica: «Lo Spirito Santo non si limita a santificare e a guidare il popolo di Dio per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, e ad adornarlo di virtù, ma "distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui" (1Cor 12,11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali... utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa» (LG 12).
L'aspetto istituzionale e quello carismatico sono quasi co-essenziali alla costituzione della Chiesa e concorrono, anche se in modo diverso, alla sua vita, al suo rinnovamento ed alla santificazione del Popolo di Dio.
Giovanni Paolo II
Veglia della Pentecoste, 30 maggio 1998
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8 giugno - Lo Spirito chiede la parola
Per me personalmente fu un evento meraviglioso la prima volta che venni più strettamente a contatto - agli inizi degli anni Settanta - con movimenti quali il Cammino Neocatecumenale, Comunione e Liberazione, il Movimento dei Focolari, sperimentando lo slancio e l'entusiasmo con cui essi vivevano la fede e dalla gioia di questa fede si sentivano necessitati a partecipare ad altri ciò che avevano ricevuto in dono.
A quei tempi (...) pareva che, dopo la grande fioritura del Concilio, fossero subentrati gelo in luogo di primavera, affaticamento in luogo di nuovo dinamismo. (...) Ma Dio dov'era? E la Chiesa, dopo tante discussioni e fatiche nella ricerca di nuove strutture, non era di fatto stremata e appiattita? (...)
Ma ecco, all'improvviso, qualcosa che nessuno aveva progettato. Ecco che lo Spirito Santo, per così dire, aveva chiesto di nuovo la parola. E in giovani uomini e in giovani donne risbocciava la fede, senza "se" né "ma", senza sotterfugi né scappatoie, vissuta nella sua integralità come dono, come un regalo prezioso che fa vivere.
Card. Joseph Ratzinger
I movimenti ecclesiali e la loro collocazione teologica in: I movimenti nella Chiesa, Città del Vaticano 1999, pp. 23-24
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9 giugno - L'immenso giardino della Chiesa
La Chiesa è un immenso giardino, dove profumano aiuole di fiori i più rari e i più comuni, i più ricchi e i più semplici.
Sono famiglie religiose, sono Ordini, sono Movimenti che hanno un duplice compito: ripristinare nel tempo in cui vivono la vita delle primitive comunità cristiane; ricordare al mondo, con la loro esistenza, una parola di Gesù, un suo atteggiamento, un fatto della sua vita, perché quel loro tempo ha particolare bisogno di sentirselo ripetere. (...) Sono stili diversi di vita cristiana, ma sempre autentica e integrale; sono uomini e donne che offrono al mondo, quali specialisti del Vangelo, le medicine spirituali.
Chiara Lubich
Il sacerdote oggi, il religioso oggi, Gen's 12 (1982/6) p. 6
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10 giugno - Secolo di rifioritura
Può sembrare una contraddizione, ma nella storia difficile, combattuta, secolarizzata del Novecento, la vita cristiana è rifiorita. È rifiorita in situazioni difficili. È rifiorita quando, presi dal benessere, sembrava che si potesse far a meno della fede. Questo secolo, bello e terribile, aveva un gran bisogno di Vangelo e di amore. Come è avvenuta questa fioritura? Spesso nella povertà e nella prova di tante situazioni dolorose. È brillato l'aspetto sacramentale e spirituale della Chiesa. (...) In un mondo "uscito da Dio" è rifiorito l'aspetto carismatico della vita della Chiesa rappresentato dai Movimenti e dalle nuove Comunità. (...)
Certo ogni crescita di un nuovo soggetto in famiglia provoca difficoltà, tensioni, ma (...) questa stagione carismatica ha portato a una fioritura del tessuto della Chiesa in maniera più ricca e complessa, a un allargamento della famiglia e quindi a uno scambio di maggior amore. (...) La Chiesa entra con simpatia lungo le vie di un mondo che sembra uscito da Dio. Cristiani comuni, ma radicati nel carisma dell'apostolato, entrano nella vita quotidiana del mondo attraverso la parola, la testimonianza, i comportamenti.
Andrea Riccardi
I Movimenti nella storia della Chiesa, Gen's 29 (1999) pp. 207-209
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11 giugno - Una nuova primavera
Mi è caro rivolgere ai sacerdoti (...) un particolare invito a saper cogliere la nuova primavera che lo Spirito sta suscitando ai giorni nostri nella Chiesa, non per ultimo attraverso i Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità. (...)
A questo proposito, vale l'indicazione del Decreto Presbyterorum ordinis: «Sapendo discernere quali spiriti abbiano origine da Dio, (i presbiteri) devono scoprire con senso di fede i carismi, sia umili che eccelsi, che sotto molteplici forme sono concessi ai laici, devono ammetterli con gioia e fomentarli con diligenza» (n. 9).
Tali doni che spingono non pochi a una vita spirituale più elevata, possono giovare non solo per i fedeli laici ma per gli stessi ministri.
Dalla comunione tra ministri ordinati e carismi, infatti, può scaturire un valido impulso per un rinnovato impegno della Chiesa nell'annuncio e nella testimonianza del Vangelo della speranza e della carità in ogni angolo del mondo.
Benedetto XVI
Lettera per l'indizione dell'Anno Sacerdotale, 16 giugno 2009
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12 giugno - Passione per la Chiesa
La "passione per la Chiesa", di cui un giorno ha parlato il Papa Paolo VI, impera nei cuori dei veri cristiani. Essa deve passare però dal piano del sentimento a quello pratico (...). Quello che il cristianesimo insegna nel campo del rapporto fra singoli - amare, conoscersi, farsi uno con gli altri, fino al punto di potersi comunicare i doni eventuali che Dio ci abbia fatto -, deve essere trasferito nel piano sociale, sì da conoscere, stimare e amare gli altri Movimenti ed Opere della Chiesa e suscitare o accrescere fra tutti la reciproca comunione di beni spirituali.
Ne nascerebbe allora una collaborazione voluta dalla volontà e dal cuore, e in questo modo serviremmo veramente la Chiesa che amiamo.
Se così invece non facessimo, la nostra "passione per la Chiesa" sarebbe pura retorica e ci metteremmo nelle condizioni di trovarci chiusi e isolati. Inoltre il nostro amore per il Papa si ridurrebbe a effimero entusiasmo e a sentimentalismo, in quanto non condivideremmo con lui ciò che egli ama: la vita dell'intera Chiesa di Dio.
Chiara Lubich
La Dottrina Spirituale, Mondadori, Milano 2001, p. 156
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13 giugno - Unità è complementarità
La diversità dei carismi, dei ministeri e dei servizi apre l'orizzonte all'esercizio quotidiano della comunione, attraverso la quale i doni dello Spirito sono posti a disposizione degli altri perché circoli la carità (cf. 1Cor 12, 4-12).
Ogni battezzato, in effetti, è portatore di doni che deve sviluppare in unità e complementarità con i doni degli altri, con la finalità di formare l'unico corpo di Cristo, donato per la vita del mondo.
Il riconoscimento pratico dell'unità organica e la diversità delle funzioni assicurerà una maggiore vitalità missionaria e sarà segno e strumento di riconciliazione e di pace per i nostri popoli.
Ogni comunità è chiamata a scoprire e integrare i talenti nascosti e silenziosi che lo Spirito dona ai suoi fedeli.
Conferenza di Aparecida (2007)
Documento conclusivo n. 162
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14 giugno - "Stile trinitario"
Una visione della Trinità pericoretica, vissuta nei rapporti umani, è fonte feconda di un nuovo pensiero teologico, di una spiritualità più comunitaria, di una pastorale più diversificata, personalizzata e dialogante, di una missione più aperta al dialogo con tutti. Un tale modo di vedere e agire è il presente-futuro della Chiesa e sta già ispirando modelli nuovi di vita sociale ed economica. (...)
La Chiesa del terzo millennio deve sviluppare tutta la novità di queste intuizioni e incarnarle in tutto il suo essere e operare. (...)
Nella Chiesa, come nella Trinità, la sua forza centrifuga dipende dalla sua forza centripeta, la sua capacità d'essere epifania dipende dalla forza della sua koinonia. Se essa dev'essere estroversa, missionaria, evangelizzatrice, deve portare nella sua vita, come la Chiesa della Pentecoste, il sigillo dell'unità, della comunione trinitaria.
Jesus Castellano Cervera
El sacerdote, hombre trinitario, La Revista Católica (Santiago del Cile 2000) pp. 402, 411, 414
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15 giugno - Segno della nuova umanità
Quanto più la Chiesa deve avere una forma istituzionale e quanto più è una comunità costituita gerarchicamente, tanto più essa è da intendere e va vissuta come comunione trinitaria.
(...)
La Chiesa è quell'inizio della nuova umanità che (...) si consegna con un unico amore a una nuova reciprocità che nasce dal perdono e dalla capacità di prendere sul serio l'amore personale per ogni essere umano, persino nemico (cf Mt 5,43). Qui è già abbozzata una sorta di relazionalità trinitaria. Vivere reciprocamente riconciliati, lasciar cadere i giudizi sugli altri, gettare via le nostre preoccupazioni personali e dedicarci così ai vicini come ai lontani: questa è la basilare novità qualitativa della comunicazione trinitaria. La Chiesa c'è per questo. (...)
La Chiesa è quel luogo nel quale Dio agisce perché siamo una cosa sola nel suo nome e viviamo insieme in maniera tale che vi sia presente la realtà del Dio trinitario e il Signore in mezzo a noi possa inserire la nostra vita nella vita di Dio.
Klaus Hemmerle
Partire dall'unità, Città Nuova, Roma 1998, pp. 140, 142-143, 145
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16 giugno - Pluralità in unità
Il fine ultimo è l' ''unità'', si potrebbe dire anche la "trinitarizzazione" della realtà intera: ciò che Dio è in quanto Dio trinitario possiamo e dobbiamo diventarlo anche noi, cioè una "unità di communio", una unità dalla pluralità, una pluralità in unità.
Volendo usare un'immagine, diremo che si tratterà allora di diventare "corpo di Cristo", talmente stretti gli uni agli altri come lo sono i differenti membri e gli organi del corpo, tutti uniti nel reciproco scambio della vita, per formare con Cristo "capo" e lo Spirito Santo quale "anima" l'unico corpo di Cristo "a gloria di Dio Padre".
Gisbert Greshake
Essere preti in questo tempo, in: Teologia-Prassi-Spiritualità, Queriniana, Brescia 2008, p. 69
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17 giugno - Dar forma a Cristo
Nella Chiesa di Cristo lo Spirito Santo vive sempre al tempo stesso come Spirito oggettivo e soggettivo: come istituzione o regola o disciplina, e come ispirazione e obbedienza amorosa al Padre e spirito di filiazione. I due aspetti sono inseparabili l'uno dall'altro, poiché noi stiamo sotto la legge di Cristo, che deve prender forma in noi (...).
Certo, «quando Cristo, nostra vita, apparirà, anche voi apparirete insieme con lui nella gloria» (Col 3,4), e allora l'aspetto istituzionale dello Spirito scomparirà, come è sparito per il Signore risorto: per passare nell'aspetto della filiazione, poiché allora non avremo più bisogno di imparare l'obbedienza, ma l'avremo nell'istinto e quale nostra libertà, e lo Spirito ci sovrasterà in forma oggettiva solo nel suo senso divino originario - come testimone e suscitatore della fiamma dell'amore.
Hans Urs von Balthasar
Lo Spirito e l'istituzione, Morecelliana, Brescia 1979, p. 199
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18 giugno - Orizzonti senza confini
Vidi un nuovo cielo e una nuova terra,
perché il cielo e la terra di prima
erano scomparsi e il mare non c'era più.
Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme,
scendere dal cielo, da Dio,
pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
Udii allora una voce potente che usciva dal trono:
«Ecco la dimora di Dio con gli uomini!
Egli dimorerà tra di loro
ed essi saranno suo popolo
ed egli sarà il "Dio-con-loro".
E tergerà ogni lacrima dai loro occhi;
non ci sarà più la morte,
né lutto, né lamento, né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse:
«Ecco, io faccio nuove tutte le cose».
Apocalisse
21,1-5
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