Amare per primi

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da L'arte di amare
di Chiara Lubich



Amare per primi
«In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati».
(1Gv 4,10)




Fare il primo passo
A imitazione di Dio
Verso i meno amabili
Ce lo ha insegnato Lui
Gratuità
Quel che vale è amare
Patto di misericordia
Propositi quotidiani




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Fare il primo passo


Un altro passo dell'arte di amare, forse il più impegnativo di tutti, che mette alla prova la sua autenticità e la sua purezza, domanda di amare per primi, prendendo sempre l'iniziativa, senza aspettare che l'altro faccia il primo passo.

Questo modo di amare ci espone in prima persona, ma, se vogliamo amare a immagine di Dio, e sviluppare questa capacità di amore che Dio ha messo nei nostri cuori, dobbiamo fare come Lui, che non ha aspettato di essere amato da noi, ma ci ha dimostrato da sempre e in mille modi che Egli ci ama per primo, qualunque sia la nostra risposta.

Siamo stati creati in dono gli uni per gli altri e realizziamo questo nostro essere impegnandoci per i nostri fratelli e sorelle con quell'amore che viene prima di ogni gesto di amore dell'altro.


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A imitazione di Dio


Per amare, il cristiano deve fare come Dio: non attendersi di essere amato, ma amare «per primo». E poiché non può fare questo verso Dio, perché Dio ama sempre per primo, il cristiano lo attua con il prossimo.

San Giovanni, dopo aver detto che Dio ci ha amati, non conclude - come sarebbe stato più logico - che, se Dio ci ha amati, noi dobbiamo amarlo in contraccambio, ma dice: «Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri» (1Gv 4,10).

E solo perché la carità è partecipazione all'agape di Dio possiamo andare oltre i limiti naturali e amare i nemici e dare la vita per i fratelli.

Per questo l'amore cristiano è proprio dell'èra nuova, e il comandamento è radicalmente nuovo e introduce nella storia umana e nell'etica umana una "novità" assoluta. «È questo amore - scrive Agostino - che ci rinnova, rendendoci uomini nuovi, eredi del Testamento Nuovo, cantori del cantico nuovo» 9.



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9. Sant'Agostino, Commento al Vangelo e alla prima epistola di san Giovanni, Omelia 65, 1, Nuova Biblioteca Agostiniana, XXIV/4, Roma 20043, p. 1141.


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Verso i meno amabili


L'amore di Dio ha preso l'iniziativa e ci ha amato quando noi eravamo tutt'altro che amabili («morti per il peccato»).

Questa considerazione mi fa ricordare l'inizio del nostro Movimento, quando Dio ha acceso nel nostro cuore la «scintilla» (secondo l'espressione di Giovanni Paolo II10) del nostro grande Ideale.

Forse che noi allora, nello squallore della guerra e nel deserto che ci circondava, trovavamo qualcun altro che prendesse l'iniziativa di amarci?

No. Eravamo dunque noi che, per un dono particolare di Dio, accendevamo la fiamma dell'amore in moltissimi cuori con il desiderio di farla divampare in tutti. Né guardavamo se i prossimi erano amabili per poterli amare, ma ci attiravano piuttosto i più poveri, nei quali meglio ravvisavamo il volto di Cristo, e coloro che più avevano bisogno della sua misericordia.



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10. Cf. infra, p. 13, nota 1.


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Ce lo ha insegnato Lui


Forse è stato per insegnarci ad «amare per primi» che in quel periodo di guerra Dio non ci ha spinto subito ad amare tutti i fratelli. Ci ha indirizzato invece verso i bisognosi, i poveri, gli ammalati, i carcerati, gli orfani. Sembra, adesso, che Egli ci avesse messo i paraocchi per non vederlo che in loro, soprattutto in loro.

Tutti i poveri della città erano presi di mira.

Cariche di valigie pesanti, le mie prime compagne ed io, nel tempo libero dal lavoro, li visitavamo nei loro tuguri: erano Gesù. Si sognava che un giorno, il giorno del giudizio, il Signore ci avrebbe mostrato quel vestito donato, quella sciarpa, quei guanti di cui ci eravamo private, trapunti di perle preziose, come era avvenuto per la crocetta di Caterina da Siena donata al suo povero11.

Nel povero il Signore ci aveva indicato qualcuno che si poteva «amare per primo»12.



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11. Cf. Beato Raimundo da Capua, Santa Caterina da Siena, Siena 1952, pp. 180-181.
12. Vedi Lc 14,13-14: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». [N.d.E.].



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Gratuità


Nell'amore umano, in genere, si ama perché si è amati: e anche quando l'amore è bello, si ama nell'altro qualcosa di sé. C'è sempre qualcosa di egoistico nell'amore umano, oppure si attende ad amare quando l'interesse ci porta ad amare.

L'amore divino soprannaturale, invece, è gratuito, ama per primo.

Se vogliamo quindi lasciar vivere l'«uomo nuovo»13 in noi, se vogliamo lasciar accesa in noi la fiamma dell'amore soprannaturale, dobbiamo anche noi amare per primi.



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13. Cf. Ef 4,23: «Dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera» [N.d.E.].


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Quel che vale è amare


Nell' amore quel che vale è amare. Così su questa terra.
L'amore - parlo dell'amore soprannaturale, che non esclude il naturale - è una cosa tanto semplice e tanto complessa. Esige la tua parte e aspetta la parte dell'altro.

Se proverai a vivere di amore, t'accorgerai che su questa terra conviene far la tua parte. L'altra non sai mai se arriva, e non è necessario che arrivi. A volte resterai deluso, ma mai perderai il coraggio se ti convinci che nell'amore quel che vale è amare.

E amare Gesù nel fratello, Gesù che sempre ti ritorna, magari per altre strade.

Egli sì ti rende l'anima d'acciaio contro le intemperie del mondo e te la liquefa in amore verso tutti quelli che ti circondano: purché tu tenga presente che nell'amore quel che vale è amare.


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Patto di misericordia


C'è un'esperienza di vita nel primo focolare14 che è stata un'applicazione dell'«amare per primi».

Specie agli inizi non era sempre facile per un gruppo di ragazze vivere la radicalità dell'amore. Eravamo persone come le altre, anche se sostenute da un dono speciale di Dio per cominciare il Movimento, e anche fra noi, sui nostri rapporti, poteva posarsi della polvere, e l'unità poteva illanguidire. Ciò accadeva, ad esempio, quando ci si accorgeva dei difetti, delle imperfezioni degli altri e li si giudicava, per cui la corrente d'amore scambievole si raffreddava.

Per reagire a questa situazione abbiamo pensato un giorno di stringere un patto fra noi e lo abbiamo chiamato «patto di misericordia».

Si decise di vedere ogni mattina il prossimo che incontravamo - in focolare, a scuola, al lavoro, ecc. -, nuovo, nuovissimo, non ricordandoci affatto dei suoi nei, dei suoi difetti, ma tutto coprendo con l'amore. Era avvicinare tutti con questa amnistia completa nel nostro cuore, con questo perdono universale.

Era un impegno forte, preso da tutte noi insieme, che aiutava a essere sempre primi nell'amare, a imitazione di Dio misericordioso, il quale perdona e dimentica.



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14. L'Autrice si riferisce all'inizio della sua esperienza spirituale quando circostanze apparentemente fortuite, ma provvidenziali, fecero sì che ella si trovasse a vivere insieme ad altre giovani, nella sua città di Trento (1944). Da quella comunità di vita nacque il Focolare che è, a immagine della famiglia di Nazareth, una convivenza in mezzo al mondo, di persone vergini e coniugate, tutte donate, anche se in maniera differente, a Dio [N.d.E.].


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Propositi quotidiani


Alzarsi al mattino e dire soltanto questo: "Amerò per primo tutti quelli che incontro durante la giornata; questo e quell'altro, sempre per primo, sempre per primo, sempre per primo".

Lanciarsi sempre ad amare per primi. Che vita meravigliosa! Dà un tono, mette in circolazione tante grazie, perché l'amore, fra il resto, attira lo Spirito Santo, carica di un'immensa luce. È quel che dice Gesù: «A chi mi ama, io mi manifesterò» (cf. Gv 14,21); amare il fratello significa infatti amare Lui, che sempre si manifesta con la sua luce.

E piovono tante di quelle grazie che la sera si è magari stanchi, ma felici.



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