Amare tutti

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da L'arte di amare
di Chiara Lubich

Amare tutti
«Ma io vi dico: amate [anche] i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e gli ingiusti».
(Mt 5,44-45)

La prima qualità dell'amore
Amore divino e amore umano
Fratellanza universale
Spalancare il cuore
Tutti candidati all'unità
Bando ai giudizi
Chi è il prossimo?
La "scoperta"
Uno alla volta
Senza limiti
Servire
Con cuore di madre
Anche i nemici
Per un mondo nuovo
Alla portata di tutti
La rivoluzione cristiana
Fa' della terra un Cielo
Come il Creatore


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La prima qualità dell'amore

La prima qualità dell'amore cristiano è amare tutti.

Quest'arte di amare vuole che amiamo, come fa Dio, tutti, senza distinzione. Non c'è da scegliere fra simpatico o antipatico, vecchio o giovane, connazionale o straniero, bianco o nero o giallo, europeo o americano, africano o asiatico, cristiano o ebreo, musulmano o induista...

Utilizzando un linguaggio oggi abbastanza noto, possiamo dire che l'amore non conosce «alcuna forma di discriminazione».


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Amore divino e amore umano
L'amore soprannaturale, essendo una partecipazione all'amore stesso che è in Dio, che è Dio, si differenzia da quello umano in infinite maniere, ma soprattutto è diverso perché l'amore umano fa delle distinzioni, è parziale, ama certi fratelli, come ad esempio quelli del proprio sangue, o quelli colti o ricchi o belli o onorati o sani o giovani…; quelli di una certa razza o categoria, e non ama, o almeno non così, gli altri.

L'amore divino, invece, ama tutti, è universale.


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Fratellanza universale

Occorre, sopra ogni cosa, puntare sempre lo sguardo nell'unico Padre di tanti figli. Poi guardare tutte le creature come figlie dell'unico Padre.

Oltrepassare sempre con il pensiero e con l'affetto del cuore ogni limite posto dalla vita semplicemente umana e tendere costantemente e per abitudine presa alla fratellanza universale in un solo Padre: Dio.

Gesù, modello nostro, ci mostrò due sole cose che sono una: ad esser figli di un solo Padre e ad esser fratelli gli uni gli altri.


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Spalancare il cuore

Bisogna spalancare il cuore, rompere tutti gli argini e mettersi in cuore la fratellanza universale: io vivo per la fratellanza universale!

Se tutti siamo fratelli, dobbiamo amare tutti. Dobbiamo amare tutti. Sembra una parolina. È una rivoluzione!


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Tutti candidati all'unità

La fratellanza universale ci libera da tutte le schiavitù, perché siamo schiavi delle divisioni fra poveri e ricchi, fra generazioni: padri e figli, fra bianchi e neri, fra razze, fra nazionalità. Siamo schiavi, ci critichiamo, abbiamo alzato degli ostacoli fra noi, delle barriere.

No, è necessario svincolarsi da tutte le schiavitù e vedere in tutti gli uomini, proprio in tutti gli uomini, dei possibili candidati all'unità con Dio e all'unità fra di loro.


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Bando ai giudizi

Come cristiani, siamo chiamati a concorrere all'«ut omnes»5 e allora, prima di tutto, ravviviamo la nostra fede che ogni uomo è chiamato all'unità, perché Dio ama tutti.

E non adduciamo scuse: «Quello non capirà mai»; «quello è troppo piccolo per comprendere»; «quello è un mio parente e lo conosco bene, è attaccato alle cose della terra»; «quello crede nello spiritismo»; «quello ha un'altra fede»; «quello è troppo vecchio per cambiare»...

No: bando a tutti questi giudizi. Tutti Dio ama, tutti aspetta.

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5. Alla realizzazione cioè di quanto chiesto da Gesù al Padre nell'Ultima cena: «Ut omnes unum sint, sicut tu, Pater, in me et ego in te» («Tutti siano una cosa sola, come tu, Padre, sei in me e io in te», Gv 17,21) [N.d.E.].



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Chi è il prossimo?

Amare tutti. E, per realizzare questo, amare il prossimo.

Ma chi è il prossimo? Lo sappiamo: non dobbiamo cercarlo lontano: il prossimo è il fratello che ci passa vicino nel momento presente della vita.

Occorre, per essere cristiani, amare questo prossimo ora. Quindi non un amore platonico, non un amore ideale: amore fattivo.

Bisogna amare non in modo astratto e futuro, ma in modo concreto e presente, adesso.


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La "scoperta"

Durante la Seconda Guerra mondiale, quando, con le mie compagne, scendevamo nei rifugi antiaerei, leggevamo il Vangelo. Esso diceva: «Ama il prossimo tuo come te stesso» (Mt 19, 19). E ci si interrogava: «Il prossimo... dov' è il prossimo?».

Era lì accanto a noi. Era in quella vecchietta che a malapena, trascinandosi, raggiungeva ogni volta il rifugio. Occorreva amarla come se stessi: aiutarla, dunque, ogni volta, sorreggendola.

Il prossimo era lì in quei cinque bambini spaventati accanto alla loro mamma. Occorreva prenderseli in braccio e riaccompagnarli a casa.

Il prossimo era lì in quell'infermo bloccato a casa, senza possibilità di ripararsi, bisognoso di cure. Occorreva avvicinarlo, procurargli le medicine, assisterlo.


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Uno alla volta

Abbiamo bisogno di dilatare il cuore sulla misura del cuore di Gesù. Quanto lavoro! Ma è l'unico necessario. Fatto questo, tutto è fatto.

Si tratta di amare ognuno che ci viene accanto come Dio lo ama. E dato che siamo nel tempo, amiamo il prossimo uno alla volta, senza tener nel cuore rimasugli d'affetto per il fratello incontrato un minuto prima. Tanto, è lo stesso Gesù che amiamo in tutti.

Ma se rimane il rimasuglio vuol dire che il fratello precedente è stato amato per noi o per lui... non per Gesù.
E qui è il guaio.

La nostra opera più importante è mantenere la castità di Dio e cioè: mantenere l'amore in cuore come Gesù ama. Quindi per essere puri non bisogna privare il cuore e reprimervi l'amore. Bisogna dilatarlo sul cuore di Gesù e amare tutti.

E come basta un'ostia santa dei miliardi di ostie sulla terra per cibarsi di Dio, basta un fratello - quello che la volontà di Dio ci pone accanto - per comunicarci con l'umanità che è Gesù mistico.

E comunicarci con il fratello è il secondo comandamento, quello che viene subito dopo l'amore di Dio e come espressione di esso.


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Senza limiti

Amiamo il fratello. I fratelli sono la nostra grande occasione. Non perdiamone una, durante tutto il giorno.

Amiamo quelli che siamo soliti prendere in considerazione, perché li vediamo fisicamente accanto a noi.

Amiamo quelli che magari sfuggono alla nostra osservazione: coloro ad esempio di cui parliamo o si parla, che ricordiamo, o per i quali preghiamo; coloro di cui veniamo a conoscere qualche notizia sul giornale, o alla TV; quelli che ci scrivono o ai quali scriviamo; coloro ai quali è destinato il lavoro che ci occupa giorno per giorno...

Amiamo i vivi e quelli che non sono più qui sulla terra.


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Servire

Amare significa servire. Gesù ce ne ha dato l'esempio.
Intanto, con la morte di croce ha servito l'umanità intera che è, che sarà e che è stata. Ma poi l'ha fatto anche quando ha lavato i piedi. Era Dio, e ha lavato i piedi a noi, a uomini, quindi anche noi potremo lavare i piedi ai nostri fratelli.

Non potremo, dobbiamo. Questo è il cristianesimo: servire, servire tutti, vedere in tutti dei padroni. Se noi siamo servi, gli altri sono padroni.

Servire, servire. Cercare di raggiungere il primato evangelico sì, ma mettendoci al servizio di tutti.

Al servizio... ecco un'idea che può rivoluzionare il mondo. Il cristianesimo non è uno scherzo, il cristianesimo è una cosa seria, non è un po' di patina, un po' di compassione, un po' di amore, un po' di elemosina.

Il cristianesimo è esigente, pienezza di vita.


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Con cuore di madre

Formuliamo questo proposito: mi comporterò verso tutti i prossimi che avvicinerò, o per i quali lavorerò, come fossi madre loro.

Una madre accoglie sempre, aiuta sempre, spera sempre, copre tutto. Una madre perdona ogni cosa al suo figlio, fosse anche un delinquente, un terrorista.

L'amore di una madre infatti è molto simile alla carità di Cristo di cui parla Paolo 6.

Se noi avremo il cuore di una madre o, più precisamente, se ci proporremo di avere il cuore della Madre per eccellenza: Maria, saremo pronti ad amare gli altri in tutte le circostanze.

Ameremo tutti e non solo i membri della nostra Chiesa, ma anche quelli delle altre. Non solo i cristiani, ma anche i musulmani, i buddhisti, gli induisti, ecc. Anche gli uomini di buona volontà. Anche ogni uomo che abita sulla terra: perché la maternità di Maria è universale, come è stata universale la redenzione.


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6. Cf. 1Cor 13, 1-13.



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Anche i nemici

«Amate i vostri nemici» (Mt 5, 44). Questo sì che capovolge il nostro modo di pensare e fa dare a tutti una sterzata al timone della propria vita!

Perché, non c'è da nasconderselo: qualche nemico... piccolo o grande, lo abbiamo tutti.

È lì dietro la porta dell'appartamento accanto, in quella signora che risulta così antipatica e intrigante, e si cerca sempre di sfuggire ogni volta che potrebbe entrare con noi nell'ascensore...

In quel parente che trent'anni fa ha recato un torto a nostro padre, per cui gli abbiamo tolto il saluto...

Siede dietro il banco di scuola e non lo si è mai voluto guardare in faccia, da quando ci ha accusato al professore...

È quella ragazza una volta amica e poi andata con un altro... O quel commerciante che ci ha imbrogliato...

Sono quei tali che in politica non la pensano come noi, per cui li dichiariamo nostri nemici.

E oggi c'è chi vede nemico lo Stato, e pratica volentieri la violenza verso persone che lo possono rappresentare.

Come c'è, e c'è sempre stato, chi vede nemici i sacerdoti e odia la Chiesa.

Ebbene tutti questi e una infinità di altri, che chiamiamo nemici, vanno amati.

Sì, vanno amati!

È grave? Penoso? Non lascia dormire al solo pensarlo?

Ci vuole coraggio. Ma non è la fine del mondo: un piccolo sforzo da parte nostra, poi il 99 per cento lo fa Dio e... nel cuore un fiume di gioia.


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Per un mondo nuovo

Bisogna creare un mondo nuovo, dove tutti si amano.

È questo ciò che Dio vuole. E da qualche parte bisogna incominciare.

È un punto strategico, quello dei cristiani: poter incominciare loro ad amare perché - amati da Dio - sanno amare anche i nemici.

I cristiani, infatti, sono particolarmente abilitati a superare le difficoltà che si incontrano nell'amare perché il loro è un amore forte: in quanto figli di Dio partecipano allo stesso amore di Dio, di Dio che è Amore.


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Alla portata di tutti

Oggi bandire la guerra non basta. La pace domanda di superare la categoria del nemico, di qualsiasi nemico, anzi esige che si ami il nemico.

E questo possono farlo i discepoli di Cristo.

Ma, poiché l'amore batte in fondo a ogni cuore umano, lo possono anche le persone che non hanno una fede religiosa, magari a titolo di filantropia, solidarietà, non-violenza. Così come coloro che, di altre fedi, sono chiamati, dalla loro religione, ad attuare il rispetto e l'amore al prossimo.


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La rivoluzione cristiana

L'amore verso tutti è fecondissimo. È esperienza di tanti che basterebbe vivere questo solo aspetto della carità, cioè dell'amore vero, quello di Dio, per fare una rivoluzione intorno, partendo dal proprio quartiere: la rivoluzione cristiana, quella portata dai primi cristiani nel mondo di allora.


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Fa' della terra un Cielo

Amare i fratelli singolarmente e collettivamente: amare quindi i prossimi ad uno ad uno e rispettare sommamente ogni popolo.

Ne nasce un cambiamento radicale di mentalità, ne nasce una totale novità di vita.

Se tutti facessero questo, la terra sarebbe già un Cielo.


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Come il Creatore

La fede nell'amore che Dio porta alle sue creature, tipica di noi cristiani, l'abbiamo trovata in tanti fratelli e sorelle di altre religioni, a iniziare da quelle abramiche, che affermano l'unità del genere umano, la cura che Dio ha per tutta l'umanità e il dovere di ogni creatura umana di agire come il Creatore, con immensa misericordia verso tutti.

Recita un detto musulmano: «Dio perdona cento volte, ma riserva la sua suprema misericordia per colui la cui pietà avrà risparmiato la più piccola delle sue creature»7.

E che dire della sconfinata compassione per ogni essere vivente insegnata da Buddha, che raccomanda ai suoi primi discepoli: «o monaci, dovreste operare per il benessere di tanti, per la felicità di tanti, mossi da compassione per il mondo, per il benessere degli uomini» 8.

Amare tutti dunque. Un principio universale. Sentito dagli uomini in ogni epoca, e sotto ogni cielo.


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7. Cf. G.M. Guzzetti, Islam in preghiera, Roma 1991, p. 136.
8. Mahagga, 19.




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