Intervento Finale del Segretario





Intervento Finale del Segretario del Dicastero per il Clero
mons. Andrés Gabriel Ferrada Moreira


Nel recente documento finale della XVI Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (2021-2024) si afferma che i diaconi esercitano il loro ministero: "nel servizio della carità, nell'annuncio e nella liturgia, mostrando in ogni contesto sociale ed ecclesiale in cui sono presenti la relazione tra Vangelo annunciato e vita vissuta nell'amore, e promuovendo nella Chiesa intera una coscienza e uno stile di servizio verso tutti, specialmente i più poveri. Le funzioni dei Diaconi sono molteplici, come mostrano la Tradizione, la preghiera liturgica e la prassi pastorale. Esse andranno specificate in risposta ai bisogni di ogni Chiesa locale, in particolare per risvegliare e sostenere l'attenzione di tutti nei confronti dei più poveri, nel quadro di una Chiesa sinodale, missionaria e misericordiosa".
Naturalmente, il diacono non è un assistente sociale. Egli è innanzitutto un segno visibile di Cristo servo, con il quale è sacramentalmente configurato per il servizio dei fratelli e delle sorelle.
Per questo motivo, fin dai tempi degli apostoli, è stata una a le qualità necessarie per esercitare tale ministero. Infatti, ogni ministero è un dono del Signore per la Chiesa. Non è un possesso particolare, tanto meno un privilegio o una dignità. Anche il diaconato è un dono per la edificazione comune, un carisma. Non dimentichiamo che Paolo aveva già indicato a Timoteo, suo fedele collaboratore, alcune delle qualità che i candidati al diaconato dovevano possedere: "essere uomini rispettabili, di parola, temperanti nell'uso del vino e nemici del guadagno disonesto... sposati una sola volta, governare bene i figli e la propria casa" (1Tim 3,8.12). Raccomandava inoltre di sottoporre i candidati a un esame e solo dopo, se non c'era nulla da rimproverare, di ammetterli al diaconato (cfr. 1Tim 3,10).
Pensando al ministero dei diaconi permanenti nella Chiesa, abbiamo in mente sia coloro che hanno risposto a questa vocazione con una vita celibe –alcuni dei quali sono anche consacrati– che i diaconi sposati. Naturalmente, per quanto riguarda questi ultimi, consideriamo anche le loro famiglie, le loro mogli e i loro figli. Infatti, gli uomini sposati non possono essere ammessi al diaconato senza il consenso delle proprie spose.
Infatti, la chiamata del Signore e della Chiesa a questo ministero presuppone che coloro che vengono scelti siano consolidati nella vocazione al matrimonio e alla famiglia, e quindi la grazia del sacramento del matrimonio, che santifica gli sposi e dà loro l'aiuto necessario per crescere nell'amore reciproco e nella fedeltà e per assumere la loro comune missione di educatori dei figli, incoraggia il diacono a sviluppare il suo ministero come un autentico "servizio". Viceversa, il sacramento dell'Ordine ricevuto dal diacono lo rafforza e lo arricchisce nel suo servizio di marito e padre.
Quanto è bello rendersi conto che la vita cristiana è un servizio alla famiglia! Quanto sono appropriate le parole dell'apostolo alla vita e al ministero dei diaconi sposati: "Mariti, amate la vostra sposa, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla" (Ef 5,25-26a).
Mentre partecipiamo ai giorni di questo Giubileo dei Diaconi permanenti e delle loro famiglie, viviamo un tempo di grazia a cui Papa Francesco ci ha chiamati e che la Chiesa ci ha concesso per riscoprire e gioire dell'amore del Padre manifestato nel Figlio e continuamente comunicato nello Spirito Santo, soprattutto nel dono e nel mistero di voi, cari fratelli diaconi, condiviso con le vostre mogli e i vostri figli. Senza dubbio, siamo "pellegrini della speranza", una speranza certa perché fondata sull'esperienza della molteplice grazia di Dio che ha fatto e fa germogliare, fiorire, crescere, maturare e fruttificare il bene, la bontà e la bellezza che Egli stesso ha seminato in noi, come ha fatto in e attraverso Maria Santissima.
Com'è bello varcare la Porta Santa! Com'è bello aprire, ancor più bello, spalancare le porte della nostra vita, della nostra comunità, delle nostre culture e famiglie a Cristo Redentore!


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