Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Goffredo Boselli
Vita Pastorale (n. 4/2025)
ANNO C – 20 aprile 2025
Domenica di Pasqua
Atti 10,34a.37-43 • Sal 117 • Colossesi 3,1-4 [1Corinzi 5,6-8] • Giovanni 20,1-9
(Visualizza i brani delle Letture)
Domenica di Pasqua
Atti 10,34a.37-43 • Sal 117 • Colossesi 3,1-4 [1Corinzi 5,6-8] • Giovanni 20,1-9
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CORRIAMO AL SEPOLCRO
In questo mattino di Pasqua corriamo anche noi al sepolcro insieme a Pietro e al discepolo che Gesù amava. Probabilmente vi arriveremo senza fiato, al limite dei nostri pensieri umani, ma rigenerati dal soffio dello Spirito. È l'esperienza interiore di questi due uomini a interessarci e cercheremo di trasferire ciò che accade in loro a ciò che può accadere anche in noi. Nonostante la chiarezza del mattino, è ancora l'oscurità ad avvolgerei loro pensieri, come spesso è l'oscurità a riempire anche i nostri pensieri a causa del mistero che ci avvolge, il grande mistero della risurrezione del Signore.
Perché corrono? Perché la voce di Maria di Magdala è giunta loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Udito l'annuncio dell'apostola degli apostoli, i due che corrono nella notte sono sopraffatti dalla ragione. Se hanno reagito in questo modo è perché speravano già, forse senza saperlo, in un evento che li avrebbe scossi. Dio era già all'opera nel loro dubbio. Quando Maria pronunciò le sue parole, la speranza brillò in loro come una luce nell'oscurità. Sconvolgendo ciò che in loro è razionale, cominciarono a sperare in qualcosa di irrazionale.
Ecco che corrono uno dopo l'altro, uno supera l'altro e l'altro viene raggiunto solo per essere a sua volta superato. Una gara di due uomini che cercano di sfuggire alla propria notte. Entrando in quella tomba accedono al mistero e cercano di comprendere l'incomprensibile. Il loro viaggio attraverso la tenebra dell'incomprensione è anche il nostro viaggio interiore che dura una vita intera. Sì, anche noi corriamo con loro alla ricerca della verità sulla vita, perché la morte è messa in discussione. Colui che credevano morto non si trova più dov'era stato posto. Cominciamo a giocare con le parole risurrezione, vita eterna, per esprimere ancora oggi, i nostri interrogativi sul vero senso della morte e, come corollario, per interrogarci sul senso della vita e della risurrezione che ne diventa parte integrante.
Questi due uomini corrono alla ricerca di ciò che non possono esprimere. Sperano in una risposta a una domanda che non sanno come porre. Quando giungono alla tomba, la morte non c'è più, è scomparsa. Pietro entra nel sepolcro e l'altro discepolo resta sulla soglia, ma la situazione è la stessa per entrambi: vedono i teli posati e il sudario avvolto. Il corpo del Signore non è nella tomba e la morte non ha lasciato traccia. Non c'è né morto né morte.
Pietro e il discepolo amato cercano un segno che permetta loro di esprimere l'evento che stanno vivendo e che ancora non hanno compreso. In questo viaggio spirituale avviene un passaggio dal visibile all'invisibile. «Entrò anche l'altro discepolo [...] e vide e credette»: la fede non nasce da ciò che vedono, perché non c'è nulla da vedere, ma da ciò che non vedono. Noi siamo allo stesso punto.
Ma i due discepoli non terminarono la loro corsa. Dio, nella persona di Gesù, si è imposto a loro, come colui che ha varcato il passaggio verso l'eternità e che ha aperto per loro, come per noi, una strada ancora ignorata. Sarà allora che incontreranno il Risorto. Se ciò sia nella loro anima, se sia in una visione interiore, se sia nella realtà della vita, nessuno lo sa. Ma lui diventerà il compagno invisibile della loro vita e la loro vita cambierà.
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