XXIV Domenica del Tempo ordinario (B)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Goffredo Boselli
Vita Pastorale (n. 8/2024)


ANNO B – 15 settembre 2024
XXIV Domenica del Tempo ordinario

Isaia 50,5-9a • Salmo 114 • Giacomo 2,14-18 • Marco 8,27-35
(Visualizza i brani delle Letture)


UN MESSIA SECONDO DIO

Siamo al centro del vangelo secondo Marco e la confessione di Pietro ne è il culmine: «Tu sei il Cristo». È un punto di arrivo perché dopo tanta incomprensione Gesù è riconosciuto come il Messia. La seconda parte del Vangelo giungerà al suo vertice con la confessione del centurione di fronte al Cristo crocifisso: «Davvero quest'uomo era figlio di Dio». Finora era stata la gente a domandarsi chi era Gesù - «Chi è mai costui?» -, ora è lo stesso Gesù a porre ai discepoli la domanda: «La gente, chi dice che io sia? ... Ma voi, chi dite che io sia?».
È significativo che la confessione di Gesù come Messia avvenga a Cesarea di Filippo, all'estremo nord d'Israele, in una località aperta ai pagani, mentre nel centro religioso, a Gerusalemme, sarà condannato come bestemmiatore. Eppure, a Cesarea la confessione di Pietro resta confusa e implica un malinteso radicale, mentre a Gerusalemme, dove Gesù è messo a morte, per bocca di un pagano avrà luogo la vera confessione.
L'evangelista annota che Gesù interroga i suoi "per strada", alla lettera "in cammino", ed è la prima volta che Marco utilizza questa espressione per indicare il loro camminare verso Gerusalemme. È come se la domanda di Gesù sulla sua identità dia inizio a quel cammino lungo il quale i discepoli saranno chiamati a prendere posizione sulla sua identità e al tempo stesso rispetto alla volontà di seguirlo sulla strada che lo condurrà alla croce.
«La gente, chi dice che io sia?». La risposta della gente che ha ascoltato la predicazione di Gesù e visto i suoi segni non coglie la sua novità radicale e lo associa ai profeti, a figure del passato. «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro a nome dei Dodici risponde: «Tu sei il Cristo». Una risposta chiara, senza sfumature e incertezze. Ma confessare che Gesù è Messia è esatto ma incompleto. Ordinando severamente ai discepoli di «non parlare di lui» a nessuno, Gesù mostra di sapere che la loro idea di Messia è opposta a quella da lui incarnata.
Ne è riprova la reazione di Pietro all'annuncio del Messia che Gesù sarà: un Messia non acclamato ma rifiutato, non vittorioso ma sofferente, non liberatore del suo popolo ma messo a morte dai capi del suo popolo. Alla confessione di Pietro, Gesù risponde con parole altrettanto chiare. La sua messianicità non deve restare ambigua e indefinita: lui è un Messia opposto a quello atteso e invocato in Israele e dai discepoli stessi. Per questo Pietro lo prende in disparte e lo rimprovera, gli intima il silenzio e cerca di convincerlo ad allontanarsi dalla via della croce. La reazione di Gesù è davvero violenta, rivolgendo a Pietro le parole più dure dette a un suo discepolo: «Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». La croce è la discriminante tra due modi di ragionare tra loro incompatibili. In questo Pietro è diabolico, perché ha un modo di pensare (e di credere) che separa Gesù dalla croce.
Gesù non è il Messia frutto del pensiero degli uomini. Il Messia Gesù è «un verme non un uomo, un rifiuto umano disprezzato dal popolo» (Salmo 22). «Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» è un richiamo rivolto a ogni credente: denuncia il nostro parlare il linguaggio cristiano e usarlo come suono che percuote il timpano e non ha più il contenuto che il Vangelo gli dà.


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