Immacolata Concezione della B. V. Maria




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Goffredo Boselli
Vita Pastorale (n. 11/2023)


ANNO B – 8 dicembre 2023
Immacolata Concezione della B. V. Maria

Genesi 3,9-15.20 • Salmo 97 • Efesini 1,3-6.11-12 • Luca 1,26-38
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QUELL'ANNUNCIO CHE È UNO SGUARDO

La pagina del Vangelo dell'Annunciazione mostra come Maria vive l'avvenimento inatteso e sconvolgente nel quale è coinvolta: la maternità verginale. Questa giovane donna mostra di non essere spettatrice passiva e inconsapevole di quello che gli sta accadendo, ma di esserne la protagonista consapevole e libera. «Rallegrati piena di grazia, il Signore è con te...»: Maria ascolta queste parole dell'angelo e le sente su di sé con quella dolcezza e intensità che solo uno sguardo d'amore può avere, lo sguardo che il Signore pone su di lei. L'annuncio dell'angelo è lo sguardo di Dio. È questa l'esperienza spirituale intima che Maria vive. Quello sguardo è all'origine di tutta la storia di Maria con il Dio d'Israele. Lei si è sentita conosciuta e scelta come solo uno sguardo è capace di conoscere e scegliere. Si è sentita guardata non usata, riconosciuta non utilizzata.
Al saluto dell'angelo «ella rimase molto turbata». Il turbamento rivela che Maria non è una sprovveduta, ma sa bene quello che sta vivendo spiritualmente nell'intimo. Quel turbamento che prova è l'emozione profonda di fronte al presentimento che ciò che l'angelo Gabriele le annuncia è un mistero grande: sarà la madre del figlio di David, del Messia. Lei è la «vergine che partorirà un figlio», profetizzata da Isaia. Maria sente in sé stessa il turbamento che hanno provato tutti coloro che nella storia biblica hanno sentito la presenza di Dio entrare nelle loro vite: Abramo, Giacobbe, Mosè, Elia... «Com'è possibile? non conosco uomo», non è un'obiezione e tanto meno un rifiuto che vengono dall'incredulità come per Zaccaria, ma la delicata domanda di colei che vuole sapere come Dio agirà in lei. Sì, Dio l'ha creata senza lei, ma non la renderà madre di suo figlio senza di lei. È la domanda che nasce dalla fiducia in Dio e non dall'esitazione.
«Lo Spirito santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo»; alle parole dell'angelo Maria risponde con un semplice «Eccomi»: ecco quella che sono senza alcuna riserva. Ecco il mio corpo, il mio grembo vergine, ecco tutta me stessa. «Sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la sua parola». Oggi diremmo, sono la discepola che mette l'intera sua vita a servizio della parola di Dio. La risposta all'angelo esprime l'obbedienza di Maria e, al tempo stesso, rivela la qualità di questa obbedienza. L'obbedienza non ha valore in sé, ma lo riceve dal grado di libertà e di intelligenza che la qualificano. Quella di Maria è l'obbedienza di chi non subisce un destino ma risponde a una vocazione: «Eccomi». Maria sa bene a chi obbedisce, e nel Magnificat dirà il Dio al quale fa obbedienza. È un Dio che non si impossessa del suo corpo come farebbe un qualunque uomo del corpo di una giovane donna.
L'incarnazione di Dio avviene certo non malgrado Maria, ma neppure semplicemente attraverso di lei, ma grazie a lei. La sua maternità è un'opera della sua fede. È madre perché è credente e non viceversa. Ha scritto sant'Agostino: «Maria fece la volontà del Padre e la fece interamente; e perciò vale di più per Maria essere stata discepola di Cristo anziché madre di Cristo; vale di più, è una prerogativa più felice essere stata discepola anziché madre di Cristo» (Discorso 72/A 7).


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