III Domenica di Avvento (B)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Goffredo Boselli
Vita Pastorale (n. 11/2023)


ANNO B – 17 dicembre 2023
III Domenica di Avvento

Isaia 61,1-2.10-11 • Salmo Lc 1,46-50.53-54 • 1Tessalonicesi 5,16-24• Giovanni 1,6-8.19-2
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C'È IN MEZZO A VOI UNO SCONOSCIUTO

«In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete», ecco quello che la voce ha gridato nel deserto al di là del Giordano. Ecco quello che Giovanni il Battista grida oggi nelle nostre assemblee liturgiche: «C'è in mezzo a voi uno sconosciuto». Le autorità religiose di Gerusalemme vogliono sapere chi è quell'uomo che battezza nel Giordano e per questo mandano dei sacerdoti e leviti a domandargli: «Tu chi sei?». Giovanni confessa: «Io non sono il Cristo». Se non è il Messia, è il suo profeta escatologico, Elia. Ma Giovanni risponde «Non lo sono». Se non è Elia è il profeta, e un secco «No» è la risposta. Allora: «Chi sei? Cosa dici di te stesso?».
In quel tempo come oggi, il bisogno delle autorità religiose è quello di sapere chi uno è per poterlo incasellare in categorie e in ruoli definiti. Nessuno può esistere al di fuori del sistema religioso, niente deve sfuggirgli. Lo hanno fatto da prima con i profeti di Israele, poi con il Battista e con Gesù, e in seguito con tanti uomini di Dio fino ai nostri giorni.
Ma la vita è infinitamente più grande delle gabbie dentro la quale la religione vuole contenerla e il Battista si sottrae abilmente all'identificazione con i ruoli che gli erano stati attribuiti, e dichiara semplicemente: «Io voce». Nel testo greco non compare il verbo "sono", ma semplicemente "io voce", che non è la moralistica abnegazione di sé, ma è il teologico svuotamento di sé stesso. "Io voce" è, in qualche misura, la kénosi giovannea. Nel quarto Evangelo invece Gesù dirà di sé: «Io sono». E sarà lui a dire chi è Giovanni: «Più che un profeta. [...] È lui quell'Elia che deve venire» (Gv 11,9.14).
«Perché tu battezzi?», incalzano gli inviati. Giovanni elude ancora la domanda e si fa testimone dello sconosciuto: «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete». Sembra dire alle autorità religiose di non preoccuparsi di conoscere chi lui è, quanto piuttosto di non conoscere colui che sta in mezzo a loro. La vera domanda non è «tu chi sei?», ma «lui chi è?». E ancora: «Capirete chi sono io solo quando conoscerete lui», sembra dire. Le autorità religiose non conoscono il Battista e non conoscono neppure colui che il Battista testimonia.
L'attualità del messaggio del Battista è questa: «C'è in mezzo a voi uno sconosciuto», e lo sconosciuto da lui indicato si trova oggi in mezzo alla comunità cristiana come si trovava allora in Betania al di là del Giordano. Sì, Gesù Cristo resta anche nella Chiesa dei nostri giorni "uno sconosciuto", perché dopo duemila anni di cristianesimo la novità inaudita dell'Evangelo resta sconosciuta. I cristiani non sanno cos'è l'Evangelo. Pensano tutt'al più che sia il racconto della vita di Gesù, ma l'Evangelo non è questo. Da secolio rmai l'Evangelo è annunciato come ciò che non è: una dottrina, una morale. È stato trasmesso come riserva di insegnamenti morali, di precetti, come catalogo di verità da credere, così che non c'è da stupirsi se oggi in Occidente il cristianesimo sta crollando sotto i colpi dell'insignificanza. Fino a quando l'Evangelo non sarà proclamato come Evangelo, Gesù resterà uno sconosciuto. Vivere l'Avvento e invocare la venuta del Signore significa prendere coscienza che c'è in mezzo a noi uno che non conosciamo. Se «il cristianesimo non esiste ancora» (Søren Kierkegaard) è perché Gesù Cristo è in mezzo a noi come uno sconosciuto.


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