VIII Domenica del Tempo ordinario (C)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 2/2022)


ANNO C – 27 febbraio 2022
VIII Domenica del Tempo ordinario

Siracide 27,4-7 • Salmo 91 • 1 Corinzi 15,54-58 • Luca 6,39-45
(Visualizza i brani delle Letture)

LE PALPEBRE DELLA MISERICORDIA

Aveva invitato i suoi ad avere come metro di misura non l'angustia delle proprie vedute ma la misura larga del cuore stesso di Dio, li aveva esortati a diventare come il Padre suo, misericordiosi. Ed ecco Gesù prendere di mira la presunzione di alcuni: «Può forse un cieco guidare un altro cieco?». La guida peri cristiani è uno solo, gli altri sono tutti discepoli. Per accompagnare qualcuno è necessario il dovuto discernimento e, perciò, questo compito richiede lucidità, così da non condurre per vie sbagliate i fratelli.
Quanti, troppo sicuri di sé, sono sempre pronti a dispensare consigli agli altri facendo fatica a esaminare seriamente sé stessi! Nella comunità non potranno certo mancare delle guide, ma questo servizio dovrà scaturire dall'aver acquisito lo stesso sguardo che Gesù, Maestro di misericordia, ha per ciascuno di noi, specialmente per chi è nel peccato o attraversa uno stato di confusione. Per essere guide di altri occorre tanta attenzione e serietà e tanta umiltà e prudenza. «Vero maestro nella Chiesa non è chi attira a sé molti discepoli, ma chi li conduce a Cristo» (D. Attinger).
Chi guarda la pagliuzza nell'occhio del fratello è un ipocrita, ossia uno chenon è in grado di conoscere la verità. E, perciò, esprime un giudizio distorto. Non ha importanza se i difetti del fratello siano grandi: ciò che conta è guardarsi dall'essere compiaciuti di censurare l'altro. Anzi, proprio il riconoscimento della pagliuzza nell'occhio dell'altro, dovrebbe essere motivo per imparare a guardare sé stessi seriamente, sapendo che la mancanza o il limite di uno non mi rende né innocente né migliore di lui. La correzione fraterna è praticabile solo da chi si riconosce figlio perdonato dal Padre misericordioso e quindi fratello tra fratelli.
Gesù non ha messo Pietro a capo della Chiesa perché non aveva di meglio. Lo ha scelto, invece, proprio perché ha vissuto con grande consapevolezza questa esperienza di perdono misericordioso.
«Un discepolo si era macchiato di una grave colpa. Tutti gli altri reagirono con durezza condannandolo. Il maestro, invece, taceva e non reagiva. Uno dei discepoli non seppe trattenersi e sbottò: "Non si può far finta di niente dopo quello che è accaduto! Dio ci ha dato gli occhi!". Il maestro, allora, replicò: "Sì, è vero, ma ci ha dato anche le palpebre!"».
Con l'immagine dell'albero il Signore riconosce il legame che intercorre tra l'intenzione profonda, il centro e la radice della persona (il cuore) e il comportamento. Sono le azioni a dire l'identità del discepolo e queste incarnano ciò che nasce nel cuore umano. Questo principio enunciato dal Signore non autorizza nessuno ad applicarlo agli altri come a voler identificare la persona con i suoi successi o i suoi fallimenti.
La domanda seria da porsi è: quali intenzioni nutro dentro di me? È quella che va sotto il nome di evangelizzazione del profondo. Il primo frutto che ognuno di noi produce è la parola. Se è vero che essa esprime ciò che il cuore custodisce, è necessario verificare come alimento il cuore: quale parola lo nutre e quanto è capace di non lasciarsela portar via da colui che si aggira continuamente per svaligiare il tesoro del cuore?


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