Avvento e Natale (C) 2021/2022



Parola che si fa vita


Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)



"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.


1a domenica di Avvento (28 novembre 2021)
Vegliate in ogni momento pregando… (Lc 21,36)

2a domenica di Avvento (5 dicembre 2021)
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio (Lc 3,6)

Immacolata concezione della B.V. Maria (8 dicembre 2021)
Nulla è impossibile a Dio (Lc 1,37)

3a domenica di Avvento (12 dicembre 2021)
Maestro che cosa dobbiamo fare? (Lc 3,10)

4a domenica di Avvento (19 dicembre 2021)
Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo (Lc 1,42)

Natale del Signore (25 dicembre 2021)
Oggi, nella città di Davide, è nato per noi il salvatore… (Lc 2,11)
Santa Famiglia (26 dicembre 2021)

Maria Madre di Dio (1 gennaio 2022)
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto (Lc 2,20)

Epifania del Signore (6 gennaio 2022)
Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo (Mt 2,2)

Battesimo del Signore (9 gennaio 2022)
Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco (Lc 3,16)


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1a domenica di Avvento (28 novembre 2021)
Vegliate in ogni momento pregando… (Lc 21,36)

L'annuncio dell'Avvento è bello e positivo. Infatti si tratta dell'attesa di Dio, che entra nella nostra storia per trasformarla nel suo Regno, che è regno di giustizia, di amore e di pace. Noi credenti siamo invitati a levare in alto lo sguardo, a cogliere con fiducia i segni di Dio nella nostra vita.
Il vangelo ci parla di promessa e di vigilanza. Vigile deve essere soprattutto il cuore. L'appello alla vigilanza perché non è dato di conoscere il tempo dell'incontro diretto con il nostro Salvatore. Per questa ragione Gesù esorta noi, suoi discepoli, a non cedere alla tentazione di una vita improntata agli eccessi e alla dissipazione, nella ricerca costante e affannosa dei beni materiali. Vigilare sul cuore, perseverando nell'adesione di fede, ci consentirà di non lasciarci sorprendere all'improvviso dal giorno finale.
L'atteggiamento che si addice al cristiano è quello della sentinella, che vigila giorno e notte, al suo posto, con il compito di scrutare l'orizzonte e di avvertire l'arrivo del giorno o l'approssimarsi del nemico. Ciò che dà senso alla vigilanza è la preghiera, che ravviva la nostra comunione con Dio. Luca, l'evangelista, ritrae sovente nel suo vangelo Gesù in orazione mettendo in evidenza la dimensione unitiva col Padre. La preghiera, dialogo sincero e umile con Dio, deve essere costante e perseverante e consente quella familiarità con Dio, per cui nel giorno dell'incontro definitivo, compariremo davanti al Signore della vita senza timore.
Pregare non è tanto "dire le preghiere", ma un "essere cuore a cuore con Dio"; è sentirci come un bambino in braccio al papà e guardare alle cose quotidiane a partire dal cuore di Dio. Il battesimo ci ha "immersi" in Dio. La preghiera rende attuale questa "immersione".

Testimonianza di Parola vissuta

UN CAPOVOLGIMENTO DELLA VITA

Sono sposata e madre di 4 figli. Sono stata sempre molto attiva, ma di colpo, col manifestarsi della malattia, c'è stato un capovolgimento totale della mia vita.
Un giorno, indebolita per i tanti dolori dopo una serie di esami, comprendo che ci sono due strade che posso percorrere: abbandonarmi all'amarezza e diventare un peso per gli altri, o trovare la pace anche nel dolore, essendo così uno strumento dell'amore di Dio. Ho chiesto la grazia di vivere così. Sono stata esaudita.
Ora c'è gioia in me, con la certezza che non sono sola: tutto ciò che succede è amore di Dio per me.

Helena - Brasile

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2a domenica di Avvento (5 dicembre 2021)
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio (Lc 3,6)

Giovanni Battista, scelto da Dio per predisporre il popolo di Israele all'accoglienza del Messia, è la figura che, insieme con Maria e il profeta Isaia, meglio esprime l'atteggiamento dell'attesa, che caratterizza il tempo di Avvento. La sua predicazione penitenziale, la sua testimonianza di vita coerente coraggiosa e austera, lo stile sobrio e misurato sono un appello per ogni credente, desideroso di incontrare Cristo.
Luca, all'inizio del brano evangelico odierno, inserisce una serie di nomi storici a ricordarci che Dio si rivela nella storia, del mondo e quindi anche nella nostra storia personale. Ma ciò che conta è un fatto: la parola di Dio "discende su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto". La parola di Dio risuona sulle labbra dell'ultimo dei profeti dell'Antico Testamento, incaricato di annunciare la salvezza ormai presente. I "grandi" apparentemente conducono la storia. Quella decisiva invece è portata avanti da Dio. Il suo luogo non è il palazzo, ma il cuore dell'uomo. È questo cuore, ogni cuore, che Dio salva.
Giovanni abita nel deserto in forma stabile: indica che lo stato continuo di vita dell'uomo è quello dell'"esodo". Ogni uomo deve "uscire" dalla schiavitù e camminare verso la terra promessa, che è Dio. Nel deserto, cielo e terra sono ugualmente "vuoti", tesi al silenzio. Nulla distrae. Solo in questo "nulla" di ciò che c'è può risuonare ed essere ascoltata la parola di Dio. Quella parola apportatrice di salvezza. Quella parola che è Gesù. Se noi l'accogliamo sperimentiamo la vita nuova, la vita dei figli di Dio, la vita di Dio nella nostra. Questa è la salvezza. Dio stesso entra in me e io sono chiamato a prendere posizione davanti a Lui e accogliere o rifiutare l'amore che offre. E se Lui si offre a tutti, anch'io cercherò di essere attento e accogliente verso ogni persona che incontro nel cammino quotidiano.

Testimonianza di Parola vissuta

IL CALORE DI UNA FAMIGLIA

Da tempo andavo a trovare Franca in carcere. Con l'assenso di mio marito e dei figli avevo anche ottenuto il permesso di farle trascorrere il Natale da noi. Franca era già a casa nostra quando, senza preavviso, è arrivato mio fratello con tutta la sua famiglia.
Conoscendo il suo modo di pensare, avevo timore che questa presenza estranea lo avrebbe turbato. Invece, vedendo la nostra disponibilità e la contentezza di nostra madre nell'aiutare quella ragazza sfortunata, anche lui, dopo un primo momento di sorpresa, si è sentito coinvolto nel clima di solidarietà senza giudizi che s'era creato. E Franca ha ritrovato il calore di una famiglia.

N.S. - Italia

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Immacolata concezione della B.V. Maria (8 dicembre 2021)
Nulla è impossibile a Dio (Lc 1,37)

Maria di Nazaret è avvolta dalla presenza di Dio fin dal primo momento della sua esistenza terrena. Il significato profondo di questo evento, che oggi la fede offre alla nostra contemplazione, sta nella risposta che l'angelo dà alla sua domanda, quando le annuncia la scelta, che Dio ha fatto su di lei: "Su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo… Nulla è impossibile a Dio". L'immagine, che lo Spirito di Dio la ricopre della sua ombra, richiama il mistero della creazione.
L'angelo ha appena lasciato il tempio di Gerusalemme, il centro, dove ha annunciato all'incredulo Zaccaria, sacerdote, la nascita di Giovanni. Ora si reca in una casa, tra le case, in un piccolo paese, da una ragazza. La storia dell'alleanza tra Dio e gli uomini riparte dalla "periferia" della terra di Israele; da una donna che sa di essere povera, ma che sperimenterà la ricchezza inesauribile di Dio. Conosciamo quasi a memoria il brano evangelico dell'annunciazione. Ma ogni volta esso ci sorprende e ci riempie il cuore di gioia: una creatura dice di sì al suo Creatore, che mai fa le cose da solo, ma che sempre cerca collaboratori.
L'obbedienza di Maria è il sì responsabilmente consapevole di una donna dal cuore grande. Maria cerca di capire. È timorosa, turbata, sa di rischiare il ripudio, l'emarginazione dei suoi. Forse intravede pure le asprezze del cammino che l'aspetta, "la spada che le trafiggerà l'anima". Ma si fida dell'amore di Dio e vi si consegna. Sa, dalla storia del suo popolo e dalle parole dell'angelo, che "nulla è impossibile a Dio". E risponde il suo sì: "Ecco la serva del Signore". È questo un mistero di grazia, di una pienezza sconosciuta perché si viene colmati di un amore che non ha limiti e confini e che dilata tutta l'esistenza al ritmo e alla grandezza di Dio.

Testimonianza di Parola vissuta

SE DIO TI VUOL BENE…

La nuova gravidanza era andata male. Aborto spontaneo. Nella cameretta d'ospedale, chiusa nel mio dolore, non mi veniva spontaneo credere all'amore di Dio. Poi ho capito che dovevo andare al di là, verso gli altri, viverlo insomma questo Vangelo. Mi sono messa a passeggiare con una signora che doveva partorire, a tranquillizzare un'altra.
Un'amica venuta a trovarmi, mi rinfacciava: "Tu che credi in Dio, se lui ti vuole bene, perché t'ha tolto il bambino?". Ed io: "Anche in questo c'è un perché". Ma non glielo potevo dire subito: non avrebbe capito che la mia speranza era stata messa alla prova e che ce l'avevo fatta.
Qualche mese fa ci è nata una bellissima bambina.

Teresa - Italia

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3a domenica di Avvento (12 dicembre 2021)
Maestro che cosa dobbiamo fare? (Lc 3,10)

Il cambiamento proposto da Giovani Battista esige una svolta seria nel proprio stile di vita. Una svolta che può portare una gioia autentica perché l'esistenza riceve un significato nuovo e pieno. Sobrietà ed essenzialità possono creare il clima di gioia vera, perché spogliano il cuore da inutili attaccamenti e da passioni senza misura.
L'appello di Giovanni alla conversione non cade nel vuoto. Luca descrive il dialogo intercorso tra il Battista e tre gruppi che lo interrogano su ciò che è indispensabile compiere per prepararsi ad accogliere il Signore che viene.
Bellissima e diretta allora la domanda che le persone rivolgevano a Giovanni: "Che cosa dobbiamo fare?" A ricordarci che la conversione non riguarda solo la dimensione del rito del battesimo, ma esige una radicale svolta esisten-ziale: passare ai fatti, mutare comportamento. E Giovanni esorta alla condivisione con chi vive nell'indigenza.
Anche noi, che siamo ormai avviati nel nostro cammino di Avvento, possiamo porci questa domanda. Quali comportamenti concreti Giovanni ci chiederebbe di assumere di fronte alle ingiustizie, grandi o piccole, di oggi? Giovanni chiede di esprimere con fermezza il nostro no a tutte le ingiustizie e di prendere posizione a favore della giustizia, della solidarietà, della pace, del rispetto dei diritti di ogni uomo. Giovanni ci chiede di condividere nella logica dell'affabilità, della tolleranza e della comprensione. Gioire delle differenze, sapendo che possono diventare la nostra ricchezza. Ci chiede cose semplici: di impegnarci nel quotidiano con una carità vigile e operosa, capace della condivisione: "Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha; chi ha da mangiare faccia altrettanto".

Testimonianza di Parola vissuta

PIÙ GIOIA NEL DARE

Nella nostra parrocchia, ogni due domeniche del mese, c'è l'usanza di offrire un pranzo per i poveri della città. Anche i miei genitori hanno dato la loro disponibilità ad aiutare nel servizio. Vedendoli tornare a casa sempre contenti e sentendoli raccontare le amicizie nate con altre famiglie italiane e straniere, qualche volta sono andata anch'io con loro insieme ad altri bambini.
Lì alla mensa un uomo della Russia ci ha detto che, purtroppo, spesso il cibo arriva un po' freddo, ma che quando ci siamo noi portiamo un sorriso che riscalda il cuore, e che si respira aria di famiglia. Un italiano che ha famiglia, caduto in miseria perché disoccupato, si è sentito a proprio agio e libero di confidare le proprie sofferenze.
Questa azione è una vera esperienza del "date e vi sarà dato". Davide e Matteo, che erano venuti con me, hanno capito di essere dei bambini fortunati ad avere tutto quello che hanno. Li ho sentiti dire che è bello poter donare a chi non ha, con amore e col sorriso. Sì, è vero: c'è più gioia nel dare che nel ricevere.

Stefania - Italia

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4a domenica di Avvento (19 dicembre 2021)
Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo (Lc 1,42)

Il grido con cui Elisabetta accoglie Maria "benedetta tu fra le donne", è riconoscimento della presenza attiva di Dio nella storia umana. Solo la fede è capace di leggere negli eventi della storia le "meravigliose opere di Dio", con cui Egli continua ad operare la sua salvezza in mezzo a noi.
Maria è figura del credente che non esige, ma si affida a Dio; non pretende per sé, ma fa dono di se stessa al Signore, fidandosi della sua parola. Per questo, ormai vicini al Natale, la liturgia ci ricorda che l'Avvento è un tempo propizio per riscoprire la centralità della Parola nell'incontro con Dio.
Luca non ci racconta le parole del saluto di Maria ad Elisabetta: lei infatti portava in grembo la Parola fatta carne. Ci fa conoscere invece le parole di Elisabetta a Maria. La presenza dello Spirito Santo in Elisabetta non genera vita, ma apre all'accoglienza della novità di Dio: il suo grido echeggia l'acclamazione degli Israeliti all'ingresso dell'arca dell'alleanza in Gerusalemme, segno della presenza del Signore in mezzo al suo popolo. Elisabetta riconosce in Maria i segni della benedizione divina che l'ha resa "madre del Signore": attraverso di lei Dio visita il suo popolo.
Vorrei cantare la mia fede con Elisabetta che sa benedire, con Maria che sa credere, con Giovanni che sa danzare, con Gesù che rende visibile ed efficace l'amore infinito e universale del Padre. Maria è benedetta perché si muove nell'amore e portando l'amore. Ha fretta di vedere il segno che l'angelo le ha offerto, ha fretta di portare il suo aiuto ad una donna anziana ormai prossima al parto; ha fretta di portare anch'essa un annuncio di gioia, perché porta in sé Gesù.

Testimonianza di Parola vissuta


CONSOLARE

Nella lista delle persone alle quali mando gli auguri di Natale, trovo il nome di una mia parente che non frequento da almeno dieci anni. Decido di telefonarle. Felicemente sorpresa, si attarda poi a raccontarmi delle sue vicende familiari.
Mentre ci scambiamo notizie, accenno a come cerco di affrontare le diverse situazioni confidando in Dio, al quale "nulla è impossibile". Sento che le fa tesoro di quanto le dico. Quando le prometto di mandarle il commento mensile alla Parola di vita, mi fa: "Ma tu credi che Lui ci darà un po' di pace e di serenità?". Ed io: "Certo, se gliela chiediamo".
La lascio più tranquilla. In me la gioia di aver consolato Gesù che soffriva in lei.

Monica - Svizzera

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Natale del Signore (25 dicembre 2021)
Oggi, nella città di Davide, è nato per noi il salvatore… (Lc 2,11)
Santa Famiglia (26 dicembre 2021)

Eccoci al Natale. "Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio". Dio si fa uomo. Dio viene tra noi nella fragilità di un bambino, un neonato privo di potere e minacciato dai potenti. Egli viene tra i suoi e i suoi non lo accolgono. Una circostanza, apparentemente casuale, colloca la nascita di Gesù a Betlemme, dove Giuseppe e Maria si sono recati per rispondere al censimento ordinato dall'imperatore Cesare Augusto.
Il discendente "che regnerà per sempre" nasce all'interno dello spazio domestico adibito al ricovero degli animali, perché non c'era posto per Maria nella stanza riservata agli ospiti. Le fasce che avvolgono il neonato e la deposizione nella mangiatoia accomunano la nascita e la morte di Gesù sotto il segno del rifiuto.
Accorrono alla grotta alcuni pastori ai quali è apparso un angelo per recare loro il lieto annuncio della nascita del Salvatore. Essi sono avvolti nella luce di Dio. Luca di essi sottolinea l'atteggiamento della vigilanza, che è necessario per tutti coloro che desiderano accogliere Gesù e il suo messaggio, per poter diventare suoi discepoli. La salvezza accade nell'oggi della storia, della nostra storia. Oggi per noi nasce il Salvatore. Bellissimo questo "per voi": Dio si fa uomo solo ed esclusivamente per renderci partecipi della sua vita divina, per redimere l'uomo, per arricchirlo di grazia, cioè della sua vita stessa.
Il Salvatore nasce in una grotta; viene deposto nel luogo in cui il contenuto viene mangiato. Ecco il nostro Salvatore: Dio che si dona come cibo alla sua creatura. Questo per rompere ogni chiusura; per far crescere ogni possibilità di bene; per offrire progetti di pace; per rendere visibile il mistero del Natale.

Testimonianza di Parola vissuta

LA SCOPERTA DELL'AMORE

Fu durante il viaggio di nozze che mi "capitò" di ascoltare le testimonianze di alcuni cristiani che cercavano di viverre la Parola. Fu sconvolgente per me la scoperta di Dio come Amore. Sentivo che dovevo cambiare e ora conoscevo il mezzo: fare la volontà di Dio ogni momento.
Piano piano, ho visto cambiare il mio modo di pensare e di agire. Più amavo Gesù nel fratello, nell'Eucaristia, nella preghiera, più sentivo crescere dentro la sete di Lui.
A volte ho avuto paura di tanto amore, a me, così piccolo, debole, un fallimento dopo l'altro, aveva svelato il suo immenso amore! Ma le sue parole: "Grazie, Padre, di aver svelato queste cose ai piccoli", mi centuplicavano il coraggio.

Pietro - Italia

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Maria Madre di Dio (1 gennaio 2022)
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto (Lc 2,20)

Quando i pastori ricevono la "buona notizia" dagli angeli, si pongono subito alla ricerca, si affrettano: "Andarono, senza indugio". Lo stesso verbo sarà ripetuto per due volte per descrivere l'atteggiamento di Zaccheo che "senza indugio" apre la propria casa alla salvezza. Rimanda ancora all'atteggiamento di Maria quando, ricevuto l'annuncio, "andò in fretta" a dare una mano ad Elisabetta.
Visto il bambino e riconosciuto il segno, i pastori si trasformano in testimoni: "riferirono ciò che del bambino era stato detto loro". Come altri personaggi di san Luca, i pastori non sembrano i più idonei, non appartengono alla classe sacerdotale e non sono esperti delle Scritture. Tuttavia sono coloro che si lasciano incontrare; sono quelli che dopo aver ascoltato la voce, credono alla Parola e si lasciano condurre da Dio. Testimoni dell'incontro, tornano alla vita ordinaria, "glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro". Il loro atteggiamento descrive il senso dell'esistenza del credente. Siamo fatti per testimoniare un incontro che ha trasformato l'esistenza: "Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi" (1Gv 1,3). E la testimonianza dei pastori suscita "stupore". Lo sappiamo per esperienza: lo stupore è paragonabile all'aurora: apre alla luce, apre alla "novità di Dio". Noi abbiamo da poco celebrato il Natale: facciamo sì che la nostra vita dica lo stupore di questo incontro.

Testimonianza di Parola vissuta

INCONTRARE GESÙ VIVO

Abbiamo da battezzare il nostro bambino e il parroco ci ha invitato ad un incontro sul Vangelo. La moglie ha mandato me. Non frequento la parrocchia e pensavo: sarà la solita predica del prete! Invece mi sono trovato in mezzo a persone serene sia nel parlare che nell'ascoltare.
Dopo la lettura del Vangelo, uno ha ricordato la frase che l'aveva colpito di più, altri hanno detto qualcosa della loro vita di famiglia, figli, lavoro. Mi impressionava vedere persone come me che parlavano di Vangelo! Una mamma ha raccontato che il figlio ha falsificato la firma per un brutto voto a scuola. Avrebbe voluto dargli un ceffone, ma si è trattenuta, perché doveva amarlo anche così. Più tardi il figlio è andato a scusarsi. Così Luciano, un papà di tre figli, aveva radunato in casa sua un gruppo di sposi per leggere il Vangelo, ma il parroco non è arrivato. Ha capito che toccava a lui e ha comunicato come cercava di vivere quel Vangelo.
Mi hanno fatto toccare con mano con le loro esperienze che il Vangelo si può vivere anche oggi, è valido anche per oggi. Mi hanno fatto sentire un Gesù vivo!

M. M.

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Epifania del Signore (6 gennaio 2022)
Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo (Mt 2,2)

I magi, che si presentano a Gerusalemme, precisano lo scopo che li ha spinti fin lì con queste parole: "siamo venuti per adorarlo". Il bambino così viene da loro riconosciuto come l'Atteso.
È bello vedere come la celebrazione liturgica del santo Natale culmina con il racconto dell'evangelista Matteo dell'adorazione dei magi, giunti da Oriente. Essi sono figure simbolo delle nazioni che riconoscono in Gesù il Messia e il Salvatore. La loro determina-zione e il loro coraggio assumono il valore di esempio per i cristiani di ogni tempo.
Infatti essi si lasciano condurre dai segni di Dio, ascoltano le Scritture e non temono i potenti della terra. Alla vista del bambino essi si prostrano: è l'atteggiamento con il quale i supplici e gli apostoli si rivolgono a Gesù, riconoscendo in Lui la presenza di Dio.
L'atto della prostrazione era riservato alla divinità. Adorare è portare la mano alla bocca in segno di stupore e di meraviglia. Pensiamo ai magi: dopo aver fatto un viaggio lungo e rischioso, arrivano davanti ad un bambino con la Madre. Potrebbe essere una scena familiare come tante altre. Eppure in quel bambino intuiscono una Presenza.
Quante volte anche noi pensiamo a Dio in un certo modo e poi Lui arriva e si presenta in modo diverso. Per questo è necessario lo stupore: dà uno sguardo contemplativo ed è aperto alla novità di Dio. Chi non sa stupirsi non sa rischiare, non potrà mai mettersi in cammino e giungere alla fede. L'esempio dei magi ci aiuti ad essere aperti alle sorprese di Dio; ci aiuti ad avere un cuore capace di adorare.

Testimonianza di Parola vissuta

L'AMORE VINCE TUTTO

Soffrivo molto dopo la separazione dei miei genitori.
Quando però ho conosciuto il vangelo, ho sentito dire che Gesù in croce, pur nel dolore di essere abbandonato da tutti, non aveva smesso di amare. Allora ho preso una decisione: anch'io, posso continuare ad amare.
Perciò, se prima non andavo molto d'accordo col papà e inventavo mille scuse per vederlo il meno possibile, in quel momento ho capito che comportarmi così, voleva dire non aver capito nulla dell'amore. Ho iniziato ad uscire dal mio guscio e a passare più di tempo con papà e incredibilmente il nostro rapporto è migliorato.
Consiglio a tutti quelli che hanno vissuto o che vivono questi momenti di buttarsi ad amare, perché l'amore vince tutto.

Francesca – Italia

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Battesimo del Signore (9 gennaio 2022)
Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco (Lc 3,16)

Il mistero del Natale, che abbiamo celebrato e in fretta si allontana nel tempo, non ci ferma alla contemplazione del fragile bambino del presepe, ma apre anche a riflettere sulla missione del Figlio inviato dal Padre a salvare l'umanità.
L'inizio della vita pubblica di Gesù, nel battesimo al Giordano, apre la strada alla conoscenza del mistero dell' "Incarnazione": il Figlio di Dio si è fatto uomo soltanto per amore. Egli è il Figlio amato, Colui al quale il Padre ha affidato la missione di redimere l'umanità e di ristabilire il dialogo "da figli" interrotto a causa del peccato. Ci introduce a questa consapevolezza Giovanni Battista. Questi è consapevole che la sua missione consiste nell'aprire la strada al Signore che viene. Egli non è la via e ora sa di avere di fronte Colui che il Padre ha inviato a salvare l'umanità. Giovanni battezza con acqua e il suo battesimo è qualitativamente inferiore al battesimo in Spirito Santo e fuoco, che sarà impartito da Gesù, il "più forte" di lui.
È bello prendere coscienza che noi abbiamo ricevuto il battesimo di Gesù. Anche noi figli di Dio per il battesimo "siamo in fila" con tutto il popolo, con tutta l'umanità; anche noi siamo abitati dallo Spirito Santo; anche noi siamo entrati nel cuore di Dio che si è aperto e ci ha donato la sua capacità di amare. Anche a ciascuno di noi dice: "Tu sei mio Figlio, io mi specchio in te. Tu sei la mia gioia".

Testimonianza di Parola vissuta

DIO CI HA DONATO LA CAPACITÀ DI AMARE

Pensavo di avere sempre fatto il mio dovere come cristiano impegnato pubblicamente per gli altri (ero sindaco della mia cittadina) e come padre di otto figli. Ma di fronte alla morte del mio primogenito, ucciso a soli 33 anni per rapina, mi ribellai. Perché Dio mi colpiva nel figlio su cui facevo tanto affidamento, sposo e padre di due bambini piccoli?
Subito dopo, però, iniziava per me un cammino di vera conversione, durante il quale mi sembrò di capire che a Dio stesso era costato dare suo Figlio per amore di noi uomini. Non voglio dire eresie, ma sentii vicino quel Dio sofferente.
Cinque anni dopo ci furono gli elementi sufficienti per aprire il processo. In aula non guardavo di proposito verso la gabbia degli imputati. Ad un tratto però incrociai gli occhi col più giovane degli assassini. Senza riflettere, quasi a difendermi da un rigurgito negativo, la mia mano si allungò a stringere la sua. E al fermo ma cortese rimprovero del presidente della corte, risposi che era una questione personale: avevo già perdonato fin dal giorno della morte di mio figlio.

C.S. - Italia

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