Il diacono animatore nella comunità della diaconia sociale e politica




Il diaconato in Italia n° 226
(gennaio/febbraio 2021)

SERVIZIO


Il diacono animatore nella comunità della diaconia sociale e politica
di Luigi Vidoni

Per essere nel mondo un fermento nuovo
«Per molti la politica oggi è una brutta parola - scrive papa Francesco nell'enciclica Fratelli tutti -, e non si può ignorare che dietro questo fatto ci sono spesso gli errori, la corruzione, l'inefficienza di alcuni politici. A ciò si aggiungono le strategie che mirano a indebolirla, a sostituirla con l'economia o a dominarla con qualche ideologia. E tuttavia, può funzionare il mondo senza politica? Può trovare una via efficace verso la fraternità universale e la pace sociale senza una buona politica?» (FT 176).
Ma la "buona politica" necessita di uomini "nuovi" per strutture "nuove", come ebbe a scrivere papa Benedetto XVI nel suo messaggio per la Quaresima 2010, dato che l'origine del male non sta in strutture esterne ma nel cuore dell'uomo: «Di fronte a questo mistero del cuore umano mi sembra percorribile una sola strada: uscire da sé, dal proprio egoismo, dalla propria sicurezza di un presunto possesso della verità, ed essere nel mondo fermento nuovo per rapporti rinnovati, sale che dà sapore e gusto per la vita, luce che mostra possibilità di orizzonti nuovi oltre il proprio limite, senza lasciarci ingoiare dalla paura di intessere un dialogo anche con chi non la pensa come me, con la certezza che una umanità rinnovata nasce proprio dall'incontro sincero e dal contributo fattivo di tutti. L'altro è sempre e comunque mio fratello!».
Ed ancora nel discorso alla XXIV Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i laici, il 21 maggio 2010: «La politica è un ambito molto importante dell'esercizio della carità. Essa richiama i cristiani a un forte impegno per la cittadinanza, per la costruzione di una vita buona nelle nazioni, come pure ad una presenza efficace nelle sedi e nei programmi della comunità internazionale. C'è bisogno di politici autenticamente cristiani, ma prima ancora di fedeli laici che siano testimoni di Cristo e del Vangelo nella comunità civile e politica». «Non rientra nella missione della Chiesa la formazione tecnica dei politici», occorre però che i cristiani, per esercitare questa "alta carità", siano «testimoni di Cristo e del Vangelo nella comunità civile e politica». L'amore politico, scrive papa Francesco nella Fratelli tutti, si esprime nel «riconoscere ogni essere umano come un fratello o una sorella e ricercare un'amicizia sociale che includa tutti... Qualunque impegno in tale direzione diventa un esercizio alto della carità. Perché un individuo può aiutare una persona bisognosa, ma quando si unisce ad altri per dare vita a processi sociali di fraternità e di giustizia per tutti, entra nel campo della più vasta carità, della carità politica. Si tratta di progredire verso un ordine sociale e politico la cui anima sia la carità sociale. Ancora una volta invito a rivalutare la politica, che è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune» (FT 180).

Anima della diaconia
In questo contesto mi sono soffermato a considerare il senso ampio della presenza del diacono nella comunità, in quella cristiana, in quella civile, nel mondo del lavoro…: "interprete delle necessità e dei desideri delle comunità", "animatore del servizio, ossia della diaconia", quella diaconia che si esplicita in tutte le espressioni del vivere umano, non ultima la politica, "alta forma di carità". Di fronte a ciò, mi sono chiesto più volte che rapporto ci possa essere tra la diaconia (aspetto ecclesiale) e la politica (aspetto civile), quale moto dell'animo che nasce nell'unico cuore della stessa persona umana, e come possa esprimersi nella assoluta distinzione dei ruoli.
La risposta può non essere immediata né scontata. Tuttavia, ritengo che la diaconia è vocazione di tutta la Chiesa e che il diacono, pur operando concretamente in prima persona per i bisogni del prossimo, abbia come compito specifico quello di essere "animatore", essere l'anima della diaconia in un determinato contesto sociale, in una determinata comunità: sarà costruttore, per la sua parte, dell'unica fraternità universale, affinché la comunità sia "diaconia" in atto. Pertanto, i cristiani, resi coscienti di questo loro essere immersi nell'unica comunità degli uomini, sono chiamati a tessere rapporti costruttivi con tutti, a saper testimoniare la validità dei valori evangelici di cui sono portatori, a non inquinare questo dialogo con interessi personali. E se i cristiani così intesi sono una minoranza, vivranno come quel sale evangelico che è capace di dare sapore e gusto alla vita, con la coscienza che è meglio un provvedimento imperfetto, ma costruito insieme, che uno fatto per soddisfare pienamente qualcuno, ma che non avrà seguito. Sappiamo bene, infatti, che se una legge nasce dallo scontro servirà a molto poco. La politica, infatti, si esprime in un «amore che integra e raduna, nell'apertura a tutti. Specialmente chi ha la responsabilità di governare, è chiamato a rinunce che rendano possibile l'incontro, e cerca la convergenza almeno su alcuni temi. Sa ascoltare il punto di vista dell'altro consentendo che tutti abbiano un loro spazio. Con rinunce e pazienza un governante può favorire la creazione di quel bel poliedro dove tutti trovano un posto. In questo ambito non funzionano le trattative di tipo economico. È qualcosa di più, è un interscambio di offerte in favore del bene comune. Sembra un'utopia ingenua, ma non possiamo rinunciare a questo altissimo obiettivo» (FT 190).
Ed ancora: «È carità stare vicino a una persona che soffre, ed è pure carità tutto ciò che si fa, anche senza avere un contatto diretto con quella persona, per modificare le condizioni sociali che provocano la sua sofferenza. Se qualcuno aiuta un anziano ad attraversare un fiume - e questo è squisita carità -, il politico gli costruisce un ponte, e anche questo è carità. Se qualcuno aiuta un altro dandogli da mangiare, il politico crea per lui un posto di lavoro, ed esercita una forma altissima di carità che nobilita la sua azione politica» (FT 186). «Anche il buon samaritano ha avuto bisogno che ci fosse una locanda che gli permettesse di risolvere quello che lui da solo in quel momento non era in condizione di assicurare» (FT 165).
Nel contesto ecclesiale, la diaconia, quale vocazione di tutta la Chiesa, manifesta e testimonia la diaconia di Cristo nel servizio del tessuto concreto della convivenza umana. Essa trova nella diaconia ordinata il segno sacramentale di Colui che ha dato la vita per tutti, in diaconi non chiusi nel recinto sacro ma immersi fra la gente, quali animatori di quella relazionalità che rende viva la convivenza umana.

Non per imporre egemonie
Se per i cristiani è prioritario il servizio ad immagine di Cristo, questi (ritornando al discorso di Benedetto XVI sopra citato) «non cercano l'egemonia politica o culturale, ma, ovunque si impegnano, sono mossi dalla certezza che Cristo è la pietra angolare di ogni costruzione umana». Saper dialogare è un'arte, come saper amare. La concretizzazione di questa diaconia nell'ambito della politica è «mostrarsi aperti ad ogni vero dialogo e collaborazione, tenendo presente che la politica è anche una complessa arte di equilibrio tra ideali e interessi, ma senza mai dimenticare che il contributo dei cristiani è decisivo solo se l'intelligenza della fede diventa intelligenza della realtà, chiave di giudizio e di trasformazione. È necessaria una vera rivoluzione dell'amore». L'apporto, quindi, che i cristiani danno alla politica non consiste nell'affermare sugli altri una propria, presunta, superiorità etica, spirituale o culturale, per difendere e giustificare l'esercizio del proprio potere, quanto piuttosto nel riaffermare la verità di Dio "dal punto più basso", cioè dall'estremo stato di abbassamento e di svuotamento raggiunto dal Figlio di Dio (cf. Fil 2,6-8). Servire gli ultimi da ultimo e i fratelli da fratello è la condizione necessaria che permette la mediazione di una vera diaconia politica che, non operando per rivalità o per vanagloria, mira a edificare la fraternità cercando non l'interesse proprio, ma quello degli altri che poi è avere gli stessi sentimenti di Cristo Gesù (cf. Fil 2,5).

Per una alta diaconia della politica
Nel nostro servizio alla comunità non ci sono due misure, una per Cesare e una per Dio. Tutto è servizio all'uomo e quindi a Dio; e tutto è servizio a Dio e quindi all'uomo! I cristiani, allora, come possono coniugare l'alta diaconia della politica, se nella comunità dei discepoli non ne fanno esperienza? Ed in seno a questa comunità, come la diaconia ordinata rende possibile questa maturazione? Sappiamo bene che il credente è colui che «sta nel mondo senza essere del mondo» (cf. Gv 17,11-16). Così, nello splendido scritto delle origini del cristianesimo, nella Lettera a Diogneto, si legge: «I cristiani non si distinguono dagli altri uomini né per territorio, né per lingua, né per abiti. Abitano città greche o barbare, danno esempio di uno stile di vita meraviglioso e paradossale. Essi abitano una loro patria, ma come forestieri; a tutto partecipano come cittadini e a tutto sottostanno come stranieri; ogni terra straniera è patria per loro e ogni patria è terra straniera».
Se attualmente c'è chi sostiene la perdita di visibilità della Chiesa, ciò diventa un appello a ogni singolo cristiano che voglia definirsi tale per una presenza più qualificata in politica, nel mondo del lavoro, della scuola, dei media, che punti a immettervi fermenti evangelici, senza bisogno di etichettare. E come dice un detto di saggezza popolare: «Piuttosto che un panificio cattolico, è meglio fare il pane buono».

L'amore degli amori
In questa luce è possibile parlare della politica come "l'amore degli amori", e quindi come una "vocazione". Scrive Chiara Lubich: «La risposta alla vocazione politica è anzitutto un atto di fraternità: non si scende in campo solo per risolvere un problema, ma si agisce per qualcosa di pubblico, che riguarda gli altri, volendo il loro bene come fosse il proprio. Il compito dell'amore politico, infatti, è quello di creare e custodire le condizioni che permettono a tutti gli altri amori di fiorire: l'amore dei giovani che vogliono sposarsi e hanno bisogno di una casa e di un lavoro, l'amore di chi vuole studiare e ha bisogno di scuole e di libri, l'amore di chi si dedica alla propria azienda e ha bisogno di strade e ferrovie, di regole certe… La politica è perciò l'amore degli amori, che raccoglie nell'unità di un disegno comune la ricchezza delle persone e dei gruppi, consentendo a ciascuno di realizzare liberamente la propria vocazione» (Chiara Lubich, L'Europa unita per un mondo unito. Discorso al Movimento Europeo, Madrid, 3 dicembre 2002).
In questo cammino comunitario per una vera fraternità anche il diacono è chiamato in causa in prima persona.



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