Pasqua di Risurrezione (B)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 4/2021)


ANNO B – 4 aprile 2021
Pasqua di Risurrezione

Atti 10,34a.37-43 • Sal 117 • Colossesi 3,1-4 [1Corinzi 5,6-8] • Giovanni 20,1-9
(Visualizza i brani delle Letture)

UN CAMMINO CONDIVISO

Era stato duro il colpo accusato dai discepoli in quel drammatico Venerdì santo. Ci vuole tempo per rielaborare il lutto ed entrare in un nuovo ordine di cose. Ne sa qualcosa Maria di Magdala: il suo muoversi di buon mattino traduce il bisogno di rendersi conto. E, tuttavia, sebbene la luce del giorno stia già avendo il sopravvento sulla notte appena trascorsa, il suo cuore è ancora avvolto dalle tenebre della morte. Non c'è sole che tenga per chi ha la morte nell'anima. In Maria c'è il ricordo di Gesù ma manca la memoria viva della sua presenza che solo la voce del Signore sarà in grado di ridestare.
Quando si ha la notte nel cuore, la lettura del reale è distorta. I segni ci sono: la luce del nuovo giorno, la pietra rimossa, la tomba vuota, ma Maria continua a leggerli secondo la prospettiva naturalissima del trafugamento del cadavere e, perciò, della vittoria della morte. Tant'è che si affretterà a raggiungere i discepoli, ma semplicemente per recare ancora una volta un annuncio di morte: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro».
Quando il reale è letto in modo superficiale diveniamo anche noi annunciatori di un fallimento e motivo di ulteriore tristezza in equilibri già precari. La lettura a rovescio dei fatti genera tristezza che si manifesta in annuncio funebre con il bisogno di un capo di accusa. Non finiscono così tanti dei nostri rapporti? A volte la fantasia ci fa elaborare discorsi che non fanno una piega ma che, purtroppo, hanno una base di partenza fuorviante.
Assai diverso il cammino di Pietro e Giovanni, è un cammino condiviso, come se avessero bisogno che l'uno avvalori la lettura dell'altro. La meta è identica, ma il passo è diverso: è più affrettato quello di chi ha la consapevolezza dell'amore del Signore, quello che non ha conosciuto vie di fuga ma è rimasto saldo fino in fondo senza vacillare. A farci correre in modo adeguato, infatti, non è mai l'ansia delle cose da adempiere, ma la certezza che il Signore ha toccato il nostro cuore. Chi è abitato da questa certezza non ha paura di compiere il primo passo, di mettersi in gioco. Arriva per primo chi ama per primo.
Giovanni non impone il suo passo: la sua è la corsa di chi precede quasi a indicare il cammino. C'è una bella differenza, infatti, tra il voler tagliare il traguardo per primo come a rimarcare la distanza dall'altro e l'arrivare per primo come a segnare un itinerario.
Giovanni, pur arrivato per primo, sceglie di mettersi da parte. Chi ama veramente lo si vede nella sua umiltà. Chi ama, infatti, gioisce per gli obiettivi che l'altro raggiunge, anche se sei tu lo sprone del suo incedere. Pietro, però, ha bisogno di Giovanni per leggere i segni: egli, infatti, vede e crede e, poiché ama, è in grado di leggere in profondità quello che immediatamente potrebbe essere letto in modo errato.
Solo chi ama, infatti, riesce a vedere ciò che rischiadi restare sepolto sotto il cumulo di una lettura pregiudiziale. Solo Giovanni è in grado di farlo perché è l'unico ad aver conosciuto la perseveranza di un amore che non conosce arresti neppure di fronte all'evidenza della tenebra e della morte.Era stato duro il colpo accusato dai discepoli in quel drammatico Venerdì santo. Ci vuole tempo per rielaborare il lutto ed entrare in un nuovo ordine di cose. Ne sa qualcosa Maria di Magdala: il suo muoversi di buon mattino traduce il bisogno di rendersi conto. E, tuttavia, sebbene la luce del giorno stia già avendo il sopravvento sulla notte appena trascorsa, il suo cuore è ancora avvolto dalle tenebre della morte. Non c'è sole che tenga per chi ha la morte nell'anima. In Maria c'è il ricordo di Gesù ma manca la memoria viva della sua presenza che solo la voce del Signore sarà in grado di ridestare.
Quando si ha la notte nel cuore, la lettura del reale è distorta. I segni ci sono: la luce del nuovo giorno, la pietra rimossa, la tomba vuota, ma Maria continua a leggerli secondo la prospettiva naturalissima del trafugamento del cadavere e, perciò, della vittoria della morte. Tant'è che si affretterà a raggiungere i discepoli, ma semplicemente per recare ancora una volta un annuncio di morte: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro».
Quando il reale è letto in modo superficiale diveniamo anche noi annunciatori di un fallimento e motivo di ulteriore tristezza in equilibri già precari. La lettura a rovescio dei fatti genera tristezza che si manifesta in annuncio funebre con il bisogno di un capo di accusa. Non finiscono così tanti dei nostri rapporti? A volte la fantasia ci fa elaborare discorsi che non fanno una piega ma che, purtroppo, hanno una base di partenza fuorviante.
Assai diverso il cammino di Pietro e Giovanni, è un cammino condiviso, come se avessero bisogno che l'uno avvalori la lettura dell'altro. La meta è identica, ma il passo è diverso: è più affrettato quello di chi ha la consapevolezza dell'amore del Signore, quello che non ha conosciuto vie di fuga ma è rimasto saldo fino in fondo senza vacillare. A farci correre in modo adeguato, infatti, non è mai l'ansia delle cose da adempiere, ma la certezza che il Signore ha toccato il nostro cuore. Chi è abitato da questa certezza non ha paura di compiere il primo passo, di mettersi in gioco. Arriva per primo chi ama per primo.
Giovanni non impone il suo passo: la sua è la corsa di chi precede quasi a indicare il cammino. C'è una bella differenza, infatti, tra il voler tagliare il traguardo per primo come a rimarcare la distanza dall'altro e l'arrivare per primo come a segnare un itinerario.
Giovanni, pur arrivato per primo, sceglie di mettersi da parte. Chi ama veramente lo si vede nella sua umiltà. Chi ama, infatti, gioisce per gli obiettivi che l'altro raggiunge, anche se sei tu lo sprone del suo incedere. Pietro, però, ha bisogno di Giovanni per leggere i segni: egli, infatti, vede e crede e, poiché ama, è in grado di leggere in profondità quello che immediatamente potrebbe essere letto in modo errato.
Solo chi ama, infatti, riesce a vedere ciò che rischiadi restare sepolto sotto il cumulo di una lettura pregiudiziale. Solo Giovanni è in grado di farlo perché è l'unico ad aver conosciuto la perseveranza di un amore che non conosce arresti neppure di fronte all'evidenza della tenebra e della morte.


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