Letture Patristiche della Solennità o della Festa
Le letture patristiche sono tratte dal CD-Rom "La Bibbia e i Padri della Chiesa", Ed. Messaggero - Padova, distribuito da Unitelm, 1995.
SOLENNITÀ DELL'ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
Apocalisse 11,19; 12,1-6.10 • Salmo 44 • 1Corinzi 15,20-26 • Luca 1,39-56
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1. La morte della Vergine e la sua Assunzione (Amedeo di Losanna, Hom. 7 in Assumpt.)
2. L'Assunzione non toglie al mondo la protezione misericordiosa di Maria (Germano di Costantinopoli, Hom. in Assumpt., nn. 1824-1826)
3. Catechesi dello stesso Neofito sulla santa, augusta, beata Dormizione della purissima nostra Signora, la Madre di Dio (Neofito il Recluso, Inediti, «Marianum», nn. II-IV, 1974, pp. 293-295)
4. Maria la nuova donna (Sacramentarium Gregorianum, Praefatio in Assumpt., n. 1688)
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1. La morte della Vergine e la sua Assunzione
Mentre medito e molto spesso ritorno in spirito sull'Assunzione della Madre di Dio, un problema mi si presenta, degno di esame, utile da risolvere e che vi apparirà dolcissimo una volta comunicatovi. Ci si chiede in effetti perché, in occasione dell'Ascensione del Signore, sua Madre, che lo circondava di indicibile affetto, non lo abbia subito seguito. Nessuna ombra di peccato l'aveva oppressa, nessuna macchia aveva insozzato la sua vita; la sua carità la rendeva piú ardente di un braciere, la sua castità piú brillante della luce, il suo parto virginale inaudito piú splendente degli stessi abitanti dei cieli: sembra quindi sbalorditivo che essa non sia stata subito condotta in cielo insieme al Figlio.
Senza dubbio, Enoch camminò con Dio nella purezza del cuore, e non lo si vide più perché Dio lo rapì. Del pari, è scritto che Elia, infiammato dal bruciante zelo della carità, fu rapito su un carro di fuoco trainato da cavalli di fuoco. Mentre lei, che superava Enoch per la purezza del cuore, ed era più grande di Elia nel privilegio dell'amore, perché mai non è stata portata in cielo immediatamente insieme a colui che ella aveva partorito? Essa era infatti piena di grazia e benedetta tra tutte le donne. Essa sola ha meritato di concepire il Dio vero da Dio vero. Vergine, essa lo ha messo al mondo; vergine, lo ha allattato, stringendolo al suo seno, e lo ha nutrito in tutto con la devota premura di una serva. Infine, essa ha sofferto nello spirito più che nella carne con lui morente, ed è rivissuta in spirito con lui quando è risorto. Perché allora non ascende con lui quando egli ascende? Certo, la sua carne santissima, che fu incinta per opera dello Spirito Santo, che si gonfiò del germe del gran Re, nella quale Dio si è fatto uomo, il Verbo si è fatto carne, e in cui, per la mediazione di Cristo, la pienezza della divinità abitò corporalmente (cf. Col 2,9), avrebbe dovuto, così sembrerebbe, essere introdotta in cielo fin dal momento in cui vi salì il Signore. Perché allora questo ingresso venne ritardato almeno per breve tempo ed essa restò separata da suo Figlio? Perché il suo desiderio sì santo, ardente più del fuoco, non fu subito appagato?
Si è che questo intervallo non fu di lieve consolazione per i discepoli di Cristo. L'intervallo non tolse nulla alla madre, mentre apportò al mondo rimedi di salvezza. Il Signore Gesù volle in effetti che, dopo il suo ritorno al Padre, gli apostoli potessero gioire dell'assistenza ed educazione materne. Per quanto già istruiti dallo Spirito, essi avevano ancora molto da imparare da colei che dette al mondo il Sole di giustizia e fece scaturire per noi dal suo seno immacolato, come da un prato verginale, la sorgente della Sapienza. Infine, nella sua mirabile bontà, la Provvidenza ha voluto che la Chiesa primitiva, che non vedeva più Dio presente nella nostra carne, potesse vedere la sua madre ed essere confortata da così amabile vista.
Cosa c'è infatti di tanto amabile, di tanto bello e di tanto dilettevole quanto la vista della madre del Creatore e Redentore di tutti? Se tanto si desidera vedere con i propri occhi il sepolcro del nostro Redentore, ancora in piedi a tutt'oggi; se la pietra sulla quale ha riposato il santo tronco di Iesse esercita una si potente attrattiva e gode una tal fama, tanto da richiamare a sé gli affetti e i pensieri di tutti e, con un fascino religioso attira tutti a sé, quale gioia - e di quale valore - non dovette essere la vista della madre di Dio fino a quando la tenerezza divina permise che rimanesse con noi sulla terra, secondo il comune destino?
O felice nazione, o beata generazione che meritò di essere illuminata da un tale spettacolo! Sì, beata quella generazione fedele e gioiosa in seno alla quale è stato piantato l'albero che produsse il frutto della vita, ha brillato la madre della luce vera, è apparso quel pozzo chiuso e sigillato dal quale è sgorgata la sorgente della casa di David, aperta per la purificazione dei peccati e delle sozzure. Tale insigne privilegio, quel dono celeste, quella grazia speciale sono stati accordati alla Chiesa dei primi cristiani.
Infine, la Vergine madre apriva l'accesso a tutti i carismi che erano in lei. Brillante del fuoco del santo amore, al primo sguardo infatti bruciava soavemente il cuore di chi l'avvicinava ispirava la fede alle anime, consigliava la modestia, adornare il pudore, attraendo alla pietà. Esalava il fiore [sic] della verginità, seminava il campo nuovo della castità, offrendo agli occhi la virtù dell'umiltà e mostrando i segni della sincerità. Attorno a lei, uno splendore senza declino, e sul suo volto un fuoco ardente. Un fiume di fuoco, rapido, usciva da lei per bruciare i suoi nemici, per scaldare i suoi amici, soccorrere i prossimi e ridurre in cenere quelli che non l'amavano...
E se per gli uni, cioè per i nemici, essa era odore di morte per la morte, per gli altri, coloro che credevano nel Figlio suo, era odore di vita per la vita. Come infatti tutti muoiono in Eva, così in Maria tutti saranno vivificati. E come del pari per la colpa di Eva il mondo fu condannato, così per la fede di Maria l'universo fu riabilitato. L'una, fu infettata da un veleno mortale che trasmise ai suoi discendenti; l'altra, fu impregnata da una medicina vitale che trasfuse in tutti i fedeli. L'una, cadde per aver avuto la sventura di credere al serpente; l'altra, si alzò, e secondo la promessa di Dio nella Genesi, schiacciò il capo del serpente. Annunciata fin dall'inizio, ed ora concessa alla Chiesa dei primi cristiani; promessa da sempre, e manifestata alla fine dei tempi.
Chi dunque non si affretterebbe, chi dunque non accorrerebbe dalle estremità della terra per contemplare la bellezza di quella maestà venerabile, e vedere quel volto ornato da ogni sorta di dolcezza, ed anche da dignità sovrana e da potenza senza pari? Certo, nulla di simile si poteva trovare tra i figli e le figlie di Adamo; nulla di uguale tra i profeti, gli apostoli o gli angeli. Il cielo e la terra niente hanno prodotto che possa essere a lei paragonato. Chi dunque, sotto le nubi, sarà confrontato con lei o sarà simile alla madre del Signore tra i figli di Dio?
Considera quanto fosse normale che, già prima della sua assunzione, il suo nome abbia brillato, ammirabile su tutta la terra, e la sua fama celeberrima si sia diffusa dovunque, prima ancora che la sua magnificenza si fosse elevata al di sopra dei cieli. Conveniva infatti che la Vergine madre, per l'onore stesso del Figlio, regnasse dapprima sulla terra, e potesse alla fine ricevere in eredità i cieli con la gloria; che fosse ricolmata quaggiù per penetrare lassù in una santa pienezza; e quasi trasportata di virtù in virtù, così lo fu di splendore in splendore dallo Spirito del Signore.
Presente nella carne, essa gustava dunque in anticipo le primizie del regno futuro, ora elevandosi a Dio in sublimità ineffabili, ora condiscendendo verso il prossimo in carità indicibile. Da una parte, era circondata dalle deferenze degli angeli; dall'altra, era venerata dal servizio degli uomini. Con gli altri angeli, l'assisteva l'arcangelo Gabriele; e Giovanni, felice di essersi visto affidare sotto la croce, lui vergine, la Vergine madre, la serviva al pari degli altri apostoli. Gioivano al vederla, gli uni la loro regina, gli altri la loro maestra, e tutti le tributavano affettuosa devozione.
(Amedeo di Losanna, Hom. 7 in Assumpt.)
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2. L'Assunzione non toglie al mondo la protezione misericordiosa di Maria
È ora, dice il Signore, che ti porti con me, o Madre mia. Come hai riempito di gioia la terra e coloro che abitano in terra, o piena di grazia, così rallegra i celesti. Fai lieta la casa del Padre mio: ravviva gli spiriti dei santi. Vedendo infatti la tua festosa Assunzione tra una moltitudine di angeli si renderanno conto che, per tuo mezzo, una porzione di loro stessi venga ad abitare nella mia luce. Vieni, dunque, con gioia. Ave anche ora e sii felice, come già quella volta (Lc 1,28); hai, infatti, la pienezza di quanto veniva significato con le parole piena di grazia. Ricevesti un messaggio di gioia, quando stavi per concepirmi; godi ora che sei invitata all'Assunzione con me. Non ti turbi l'abbandono di un mondo, che si corrompe con i suoi desideri. Tu superi la sua corruzione; e non è che lasci privi del tuo aiuto coloro che sono nel mondo; ma come io, che non sono del mondo, guardo con occhio di misericordia coloro che sono nel mondo e li guido con la mia provvidenza, così, fino alla fine, non sarà mai tolta al mondo la tua protezione.
L'abbandono della cura della carne non ti farà perire: ti volgerai a una vita più vivace, a un riposo di gioia, alla più grande e tranquilla pace, a una vita senza affanni, a piaceri senza macchia, a un'eternità serenissima, a una letizia immortale, a una luce senza tramonto, a un giorno senza sera; ti volgerai a me, Creatore tuo e di tutte queste cose. Perché dove son io, ivi è la vita eterna, la gioia incomparabile, un'abitazione unica, una città non soggetta a morte. Perciò dove sono io, devi stare anche tu, madre inseparabile, nel Figlio indiviso. Dov'è Dio, c'è ogni bene, ogni piacere, tutto è giocondo. Nessuno che ha visto il mio splendore, pensa d'andar via. Nessuno che ha assaggiato la mia pace, vuole più le cose di un mondo che perisce. Chiedi a Pietro, se ci sia un paragone tra il mondo e il Tabor, dove egli poté vedere per un momento il mio splendore.
Mentre eri nel mondo corruttibile, ti mostrai la mia potenza in visione, ora che ne esci, io mi ti mostrerò a faccia a faccia. Non ti dispiaccia di lasciare alla terra ciò ch'è proprio della terra. Il tuo corpo è mio; e poiché son miei tutti i confini della terra, nessuno porterà via nulla dalle mie mani. Affidami il tuo corpo; anch'io diedi in custodia la mia divinità al tuo utero. La tua anima vedrà la gloria del Padre; il tuo corpo illibato vedrà lo splendore del Figlio unigenito; il tuo spirito immacolato vedrà la maestà del santissimo Spirito.
La morte non avrà nulla da gloriarsi su di te, poiché tu hai portato nel tuo ventre la Vita. Sei stata il mio recipiente; nessuna cosa lo spezzerà, nessuna caligine ti porterà nel buio. Vieni da tuo Figlio di buon animo, voglio farti felice, come lo può volere un figlio: voglio ricompensarti per avermi ospitato nel tuo seno: voglio ripagarti per il latte che m'hai dato: voglio contraccambiarti l'avermi allevato; voglio darti testimonianza che sei mia madre. Tu che, o Madre, hai avuto me come tuo unigenito, vorrai certo stare con me; so molto bene che non puoi portare il tuo amore a un altro figlio. Io ti ho fatta vergine madre. Io ti farò madre felice di tuo Figlio. Ti farò il mondo debitore e farò più gloriosa la tua uscita dal mondo. Ti farò muro del mondo, ponte di quelli che sono sbattuti dai flutti, bastone di quelli che non si reggono, avvocata dei peccatori, scala che porti al cielo i mortali.
Vieni felice. Apri il paradiso, che Eva tua parente, compagna della tua razza, aveva chiuso. Vieni nella gioia di tuo Figlio. Lascia la terrena Gerusalemme: corri alla città celeste; perché il pianto della Gerusalemme terrena durerà poco, come sta scritto: ci sarà un gran pianto, come il pianto del melograno, che vien tagliato nel campo (Zc 12,11). Stenditi nel sepolcro di Getsemani, ma solo in apparenza: non vi ti lascerò a lungo sola. Verrò da te, appena sarai stata seppellita, non per essere un'altra volta concepito ma perché tu sia mia compagna. Adagia con fiducia il tuo corpo sul Getsemani, come io, prima della passione, in quello stesso luogo prostrai le ginocchia del mio corpo. Come io dal punto, ove avevo piegato le ginocchia, mi recai liberamente alla morte vivifica della mia croce, così tu, dopo la deposizione del tuo corpo, sarai subito portata alla vita.
Verranno da te i miei discepoli e il tuo funerale sarà curato con riverenza dalle loro mani, ed essi sono i figli spirituali della mia luce. A loro, ne sei testimone, ho dato la grazia dell'adozione; perciò mentre essi ti rendono onore, pensa che sia io a renderti gli onori e che io stesso con le mie mani accudisca ai tuoi funerali. Neanche è bene, infatti, che facciano questi uffici per te altri che i miei apostoli, nei quali abita anche lo Spirito Santo, e che rappresenteranno la mia persona, o immacolata, agli onori dei tuoi funerali.
(Germano di Costantinopoli, Hom. in Assumpt., nn. 1824-1826)
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3. Catechesi dello stesso Neofito sulla santa, augusta, beata Dormizione della purissima nostra Signora, la Madre di Dio
Ecco l'augusta, veneranda e beata Dormizione dell'immortale Madre di Dio; ecco, il santuario della divinità che è principio di vita oggi ascende alla vita senza fine; la Sposa del Re delle celesti potenze è trasportata ai talami celesti, la fiaccola ritorna alla luce che non tramonta; ecco, il palazzo del Re della gloria sale ai magnifici regali conviti, il trono del Re increato è riportato alla casa del Re; ecco, la mensa immacolata e pura ci invita tutti a banchettare, a dissetarci, ad essere illuminati. Ci pone innanzi il pane di vita, mesce nella coppa una bevanda purificatrice: «Ecco il pane, dice, che per mezzo mio vi è dato, ecco il calice colmo dal suo puro costato che dona la vita». Ad alta voce Ella ci esorta: «Orsù mangiate il mio pane che dà la vita; non mangiate pane non nostro, per non morire. L'allettante pane del peccato è mortifero, e colui che lo porge è un omicida. Ma io, che per natura sono vita, vi offro un pane di vita. Mangiate dunque degnamente del mio pane, per non morire, e bevete il vino che vi ho versato, e inebriatevi «dell'abbondanza della mia casa». Nessuno di voi, furtivamente, con peccaminosa propensione, beva il vino del piacere, per non ubriacarsi di malizia e di perversità ed essere abbandonato in balia del suo giudizio pervertito, sì da commettere azioni indegne. Coloro infatti che preferirono quella bevanda estranea, corrosiva e torbida alla mia che è santa, pura e vivificante, sono stati giustamente paragonati a bestie senza ragione, si fecero simili ad esse, vivendo una vita da bruti e compiendo, senza vergognarsi, opere degne di morte. Rivolto a siffatti uomini, il mio Figlio e Dio, pane di vita e distruttore di morte, porge l'invito a chi ha orecchie da intendere e dice apertamente: "Mangiate il mio pane e bevete il vino che vi ho versato. Abbandonate la stoltezza e vivrete; fatevi un giudizio, per vivere: fatevi un giudizio con cognizione. Non vi è infatti altra cosa che divenga causa di stoltezza, di follia e di morte, all'infuori del peccato e del suo frutto. Lasciate dunque la stoltezza del peccato, e vivrete; fatevi un giudizio di castità, per vivere e non morire"».
Cosi spiritualmente ci parla la Madre della vita. Da parte nostra, studiamoci di onorare coi fatti e con le parole la sua Dormizione veneranda, degna d'onori divini, davvero beata e immacolata. Coi fatti onoreremo la Tutta pura e intemerata, mediante una vita intemerata e un comportamento puro; con le parole poi, proclamandole: Ti diciamo beata, noi, generazioni tutte, o Madre della vita, come tu stessa hai profetizzato. Ti diranno sempre beata, ma soprattutto oggi, le schiere degli angeli e le folle dei mortali. Tutto il corso della tua vita si svolse beato e immacolato: in modo beato, mirabile, per dono di Dio sei stata concepita, generata e nutrita; in modo beato e ineffabile hai pure concepito il Verbo beato, e dopo aver dato alla luce l'Inenarrabile al di là di ogni parola ed intendimento, sei rimasta prodigiosamente Vergine come prima del parto. Giustamente dunque, o Beatissima, tutte le generazioni ti dicono beata. Poiché dunque fu tutto beato, e immensamente beato, quanto ti riguardava, ti toccò in sorte una fine ugualmente beata e veneranda: ricevesti un premio celeste dal tuo Signore, che per grazia ti era Figlio; per onorare la tua salma si riunì in aria il coro degli apostoli, mentre scendevano dal cielo, volando, gli eserciti degli angeli insieme al tuo Figlio e Signore, nelle cui sante mani consegnasti il tuo spirito. Quale mortale dunque potrebbe degnamente lodare te, che il Dio Verbo glorificò e le potenze celesti e i cori degli apostoli, ieri, ora e sempre dicono beata, perché Madre di Dio?
O Sposa beata, intatta, immacolata, divinamente accetta del Padre immortale, o ricettacolo del divino Paraclito, o Madre del Re della gloria, ricordati di quanti celebrano la memoria della tua santa traslazione; e in questo giorno della tua vivificante Dormizione supplicalo - tu che hai confidenza materna - per tutti noi, perché addormenti, per tua intercessione, o Purissima, le nostre insonni passioni e risvegli la nostra mente a vigilare sui suoi comandamenti, affinché - per tua mediazione, cooperazione e grazia - possiamo anche noi aver parte tra i suoi eletti ed essere trovati degni di inneggiare con loro in modo degno e per sempre a quel santissimo, uno e trino Splendore: a cui conviene ogni gloria, onore e adorazione, ora e sempre e per i secoli dei secoli. Amen.
(Neofito il Recluso, Inediti, «Marianum», nn. II-IV, 1974, pp. 293-295)
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4. Maria la nuova donna
È veramente cosa degna e giusta, conveniente e salutare, che noi ti ringraziamo, Signore santo, Padre onnipotente, Dio eterno, che, per un tuo ineffabile dono, hai fatto sì che la natura umana diventata così diversa da te per il peccato e per la morte, non perisse nella dannazione eterna, ma proprio di là, onde il peccato aveva tratto la morte, la tua pietà immensa traesse la riparazione, poiché Maria, la nuova donna immacolata, riparò il delitto della prima donna. Maria, infatti, salutata da un angelo, adombrata dallo Spirito Santo, poté dare alla luce colui che col suo cenno, fece nascere tutte le cose; Maria che poté guardare estasiata l'integrità del suo corpo e il frutto della sua concezione e poté avere la sorte di generare colui che l'aveva fatta, Gesù Cristo nostro Signore.
(Sacramentarium Gregorianum, Praefatio in Assumpt., n. 1688)
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