Gesù Cristo, Re dell'universo
XXXIV Domenica del Tempo ordinario (A)



Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 10/2020)



ANNO A – 22 novembre 2020
Gesù Cristo, Re dell'universo - XXXIV Dom. del T.O.

Ezechiele 34,11-12.15-17 • Salmo 22 • 1 Corinzi 15,20-26.28 • Matteo 25,31-46
(Visualizza i brani delle Letture)

UNA CARITÀ GRATUITA, INTELLIGENTE E CONCRETA

Alla fine dell'anno liturgico siamo invitati a contemplare la regalità di Gesù. Per noi significa prestigio, potere, autorità... ma Gesù ha rifiutato tutto questo. Egli è re perché serve, e non perché si fa servire. Perché svela che la vera potenza non è quella del denaro, delle armi e della prevaricazione, ma dell'amore. Gesù è un re che anche da giudice rimane fedele alla logica che ha guidato la sua esistenza: giudica sull'amore. Il suo giudizio non avviene al termine di un processo: nel Vangelo non ci sono domande, non c'è interrogatorio. Viene solo presentata la sentenza, perché tutta la nostra vita è il luogo del processo: noi raccoglieremo nel giudizio il frutto di quanto seminato qui e ora, scegliendo la via dell'amore o dell'indifferenza e dell'egoismo. Ecco perché il problema non è tanto conoscere la prospettiva di come si svolgeranno gli eventi finali, bensì la scelta di come viviamo il nostro oggi.

Il contenuto del testo è fin troppo chiaro e Matteo, per imprimerlo bene nelle nostre menti, ripete quattro volte l'elenco delle azioni fatte e non fatte: tutti, cristiani e non cristiani, saremo giudicati non su questioni morali o teologiche, e nemmeno sulla fede, ma solo sull'avere o meno servito i fratelli e le sorelle. Il Vangelo denuncia soprattutto il peccato di omissione, un peccato dimenticato, ma che in realtà è il grande peccato. Il Vangelo ancora una volta invita a non accontentarci di non fare il male, ma a una carità gratuita, intelligente e concreta.
Innanzitutto, la solidarietà è gratuita, va fatta principalmente per il bene dell'altro e non per amore di Gesù. Colpisce che alle affermazioni di Gesù«ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere», i giusti siano sorpresi e più di una volta chiedano: «Quando Signore abbiamo fatto questo a te?». I giusti nel povero non hanno visto Gesù (come spesso si sente dire), i giusti hanno visto nel povero un uomo e una donna come loro. Certo, noi cristiani facciamo questo nel nome del Signore, ma non lo facciamo perché ci sentiamo obbligati dal Vangelo, lo facciamo perché, come ci aiuta a capire il Vangelo, l'altro è mio fratello.

La carità è intelligente: la carità cioè sa leggere e ascoltare il bisogno. Avevo fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere. Noi invece spesso diamo da mangiare a chi è nudo, da bere a chi ha fame. Ai nostri figli che hanno bisogno della nostra presenza diamo l'iPhone e i soldi. La carità vera sa leggere i reali bisogni degli altri.
La carità è concreta, non virtuale. Gesù non ha incontrato categorie di persone, ma persone in carne ed ossa. Oggi va di moda fare offerte con un Sms o un bonifico. Il rischio è che cosi viviamo una solidarietà a distanza, una carità che non incontra i poveri. Certo, ci sono situazioni a cui noi non possiamo arrivare, però non dimentichiamo che la carità è di tutti, che ogni cristiano dev'essere capace di solidarietà concreta. Il Vangelo ci pone una domanda: conosciamo e aiutiamo concretamente almeno un povero, che sia un amico, un parente o un vicino di casa? E se non conosciamo nessuno, dobbiamo andare a conoscere i poveri impegnandoci nel volontariato. Vivere una carità gratuita, intelligente e concreta, questa è la vera regalità!


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