a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 5/2020)
ANNO A – 10 maggio 2020
V Domenica di Pasqua
Atti 6,1-7 • Salmo 32 • 1 Pietro 2,4-9 • Giovanni 14,1-12
(Visualizza i brani delle Letture)
V Domenica di Pasqua
Atti 6,1-7 • Salmo 32 • 1 Pietro 2,4-9 • Giovanni 14,1-12
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ATTRAVERSO LO STILE DI GESÙ
Stiamo vivendo tempi molto incerti. Oggi è molto difficile darsi degli obiettivi precisi: cosa fare nell'educazione dei ragazzi, nella trasmissione della fede, nell'esperienza di carità? Per non parlare del livello personale: quali sono gli obiettivi di chi ha delle responsabilità o di chi semplicemente vive la sua vita di uomo e di donna del nostro tempo?
Gesù - raccogliendo il disorientamento dei discepoli (e il nostro) - guida i suoi indicando la via, ma senza dire propriamente la meta o meglio indicando la meta in una promessa: «Non siate turbati, abbiate fiducia; vado a prepararvi un posto…». A quel punto Tommaso - che rappresenta ciascuno di noi, fa la domanda: «Non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?». Gesù risponde: «Io sono la via, la verità e la vita», mostrando la logica della fiducia: soltanto percorrendo la via si giunge alla meta. Viene in mente la vicenda di Abramo cui Dio dice: «Parti verso un paese che io ti indicherò, il paese della promessa», senza indicare la meta, ma soltanto lo stile con cui camminare.
Concretamente, oggi di fronte a tante situazioni è molto difficile sapere che cosa siamo chiamati a fare. Avere lo stile di Gesù non consiste nel copiare quello che ha fatto lui, ma nell'attingere alla stessa sorgente, nel ricercare gli stessi significati, nel leggere la vita e le situazioni con la stessa profondità, nel farsi le stesse domande di fronte all'esistenza… Siamo chiamati a praticare l'umanità di Gesù: questa è la via che ci porterà alla verità e alla vita. Il problema è che non ci sono ricette precise, ma soltanto prassi buone che siamo chiamati a individuare e alimentare, cogliendone i criteri sottostanti.
Dopo Tommaso, si fa avanti anche Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». La sua pretesa è quella di voler arrivare subito alla meta. Ma Gesù ha già detto di essere la via perché è la verità e la vita: la sua concreta umanità è il luogo in cui incontrare il Padre invisibile; camminando nell'umanità di Gesù si vive ora questa pienezza.
La via è anche la meta. Dio nessuno l'ha mai visto, lo si può vedere soltanto nell'umanità concreta di Gesù, e incontrare soltanto nell'uomo Gesù.
Così è anche la nostra vita: il Signore si incontra nella relazione con la nostra umanità e con l'umanità dei nostri fratelli, nella vita quotidiana, nel presente, nel qui e ora. E tutto questo è promessa, segno, anticipazione di qualcosa di più grande che il Signore ci dona: nella concretezza dell'oggi siamo chiamati a vivere una presenza, gustando la quale, prepariamo il domani. Non sappiamo come sarà il domani, ma sappiamo che possiamo andarvi incontro senza che il nostro cuore sia turbato, ma con fiducia, perché la nostra vita crede in una promessa: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: "Vado a prepararvi un posto"?».
La promessa di Gesù è la sua persona, come le promesse della nostra vita sono le persone che la "abitano", che condividono con noi il cammino dell'esistenza, della ricerca, della fatica. Crediamo che il Signore sia via, verità e vita? Cioè che nella nostra vita ci sia una promessa verso la quale camminiamo con lo "stile" della nostra esistenza?
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