Letture Patristiche della Domenica
Le letture patristiche sono tratte dal CD-Rom "La Bibbia e i Padri della Chiesa", Ed. Messaggero - Padova, distribuito da Unitelm, 1995.
ANNO A - II Domenica del Tempo Ordinario
DOMENICA «DELL'AGNELLO DI DIO»
Isaia 49,3.5-6 • Salmo 39 • 1 Corinzi 1,1-3 • Giovanni 1,29-34
(Visualizza i brani delle Letture)
1. L'Agnello, la vittima immacolata, è condotto a morte per tutti noi, (Cirillo d'Alessandria, dal «Commento sul vangelo di Giovanni»)
2. La discesa dello Spirito Santo sul Figlio di Dio fatto uomo (Ireneo di Lione, Adv. Haer. III, 17, 1-2)
3. L'Agnello che toglie il peccato del mondo (Origene, In Ioan. I, 233-235)
4. La condizione umana di peccato (Fulgenzio di Ruspe, De fide ad Petr. 68-69)
5. Il mistero di Giovanni continua anche oggi (Origene, In Luc. 4, 6)
6. Andare innanzi al Signore, come Giovanni (Ambrogio, In Luc. 1, 38)
7. In Gesù è la pienezza della grazia (Giovanni Crisostomo, Exp. in Psal. XLIV, 2)
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L'Agnello, la vittima immacolata, è condotto a morte per tutti noi
Dobbiamo spiegare chi sia colui che si sta avvicinando e per quali motivi sia sceso dal cielo in mezzo a noi. «Ecco», esclama l'evangelista, «l'Agnello di Dio» che il profeta Isaia ci predisse dicendo: «Come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori» (Is 53,7). Un tempo lo prefigurò la legge di Mose. Ma allora salvava in parte, non effondeva su tutti la sua misericordia: era tipo e figura; ora invece quell'Agnello, un tempo prefigurato simbolicamente, viene condotto come vittima immacolata a essere ucciso per tutti, onde togliere il peccato dal mondo, abbattere colui che aveva portato la rovina sulla terra, distruggere la morte morendo per tutti, riscattando così gli uomini dalla maledizione e facendo cessare finalmente quel «polvere tu sei e in polvere tornerai!» (Gen 3,19).
Volle diventare quel secondo Adamo, non di terra ma dal cielo (cfr. 1Cor 15,47), per essere il principio di ogni bene della natura umana: salvatore dalla rovina, mediatore della vita eterna, causa del ritorno a Dio, principio di pietà e di giustizia, via al regno dei cieli.
Un solo agnello è morto per tutti, salvando tutto il gregge umano per riportarlo al Padre; uno per tutti, per sottomettere tutti a Dio: uno per tutti per salvare tutti, «perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro» (2Cor 5,15).
Eravamo immersi in molti peccati e perciò soggetti alla morte e alla corruzione; perciò il Padre diede il Figlio suo per la nostra redenzione, uno per tutti, perché tutte le cose sono in lui ed egli è al di sopra di tutto. Lui solo è morto per tutti, perché tutti viviamo in lui.
La morte che aveva inghiottito l'Agnello ucciso per noi, tutti in lui e con lui restituì. Tutti infatti eravamo in Cristo, che per noi e al nostro posto è morto, ma è anche risuscitato. Ora, distrutto il peccato, chi poteva impedire che anche la morte, sua conseguenza, venisse distrutta? Seccata la radice come poteva conservarsi il germe? Morto il peccato, quale causa di morte rimaneva per noi? Infatti, riguardo all'uccisione dell'Agnello di Dio, diciamo con solenne esultanza: «Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?» (1Cor 15,55).
«Vedono i giusti e ne gioiscono – canta il salmista – e ogni iniquo chiude la sua bocca» (Sal 106,42), né potrà più accusare quelli che peccano per fragilità, perché «Dio giustifica» (Rm 8,33): «Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi» (Gal 3,13) affinché fuggiamo la maledizione del peccato.
(Cirillo d'Alessandria, dal «Commento sul vangelo di Giovanni»)
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2. La discesa dello Spirito Santo sul Figlio di Dio fatto uomo
Gli apostoli avrebbero potuto dire in effetti che il «Cristo» era disceso su «Gesù», o il «Salvatore dell'alto» sul «Gesù dell'economia», o colui che proviene dalle «regioni invisibili «su colui che dipende dal «Demiurgo». Ma nulla del genere essi hanno saputo o detto – infatti se lo avessero saputo, lo avrebbero detto senza alcun dubbio. In compenso, hanno detto ciò che era, cioè che lo Spirito di Dio discese su di lui come una colomba (cf. Mt 3,16; Mc 1,10; Lc 3,22; Gv 1,32). È lui lo Spirito di cui Isaia aveva detto: "E lo Spirito di Dio si poserà su di lui" (Is 11,2), come abbiamo già spiegato; e ancora: "Lo Spirito del Signore è su di me, perché mi ha unto" (Is 61,1; Lc 4,18). È lui lo Spirito del quale il Signore diceva: "Infatti, non sarete voi a parlare, ma lo Spirito del Padre vostro parlerà in voi" (Mt 10,20). E ancora del pari, quando conferiva ai suoi discepoli il potere di far rinascere gli uomini in Dio, diceva loro: "Andate, ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19). Questo Spirito, in effetti, egli aveva promesso per mezzo dei profeti di diffonderlo negli ultimi tempi sui suoi servi e sulle sue serve perché profetizzassero (cf. Gl 3,1-2; At 2,17-18). Ed è per questo che tale Spirito è disceso sul Figlio di Dio divenuto Figlio dell'uomo: Cosi, con lui, egli si abituava ad abitare nel genere umano, a riposare (cf. Is 11,2; 1Pt 4,14) sugli uomini, a risiedere nell'opera modellata da Dio; egli realizzava in essi la volontà del Padre e li rinnovava facendoli passare dalla loro vecchiezza alla novità del Cristo.
È questo Spirito che David aveva chiesto per il genere umano, dicendo: "Con magnanimo Spirito sostienimi" (Sal 50,14). È ancora questo Spirito di cui Luca dice che dopo l'Ascensione del Signore è disceso sui discepoli, "il giorno di Pentecoste" (At 2,1-4), con potere su tutte le nazioni per introdurle nella vita e aprir loro il Nuovo Testamento: è perciò in tutte le lingue che, animati da uno stesso sentimento, i discepoli celebravano le lodi di Dio, mentre lo Spirito riconduceva ad unità le tribù disperse e offriva al Padre le primizie di tutte le nazioni (cf. At 2,5-12). Inoltre, ecco perché il Signore aveva promesso di inviarci un Paraclito (cf. Gv 15,26) che ci avrebbe rimesso in accordo con Dio. Infatti, come dalla farina secca non si può, senza l'acqua, fare un'unica pasta e un unico pane, così noi, che eravamo una moltitudine non potevamo affatto diventare uno in Cristo Gesù (cf. Rm 12,5; 1Cor 10,17; Gal 3,28) senza l'Acqua venuta dal cielo. E come la terra arida, se non riceve l`acqua non può fruttificare, così anche noi, che non eravamo dapprima che legna secca (cf. Lc 23,31) non avremmo mai potuto portar frutti di vita senza la Pioggia generosa (cf. Sal 67,10) venuta dall`alto. Infatti, i nostri corpi hanno ricevuto dal bagno (cf. Ef 5,26; Tt 3,5) del Battesimo l'unione all'incorruttibilità, mentre le nostre anime l'hanno ricevuta dallo Spirito (cf. Gv 3,5). Ecco perché l'uno e l'altra sono necessari dal momento che l'uno e l'altra contribuiscono a donare la vita di Dio. Lo stesso dono (cf. Gv 4,10) che il Signore ha ricevuto dal Padre, egli lo ha dato, a sua volta, a coloro che partecipano di lui, inviando lo Spirito Santo su tutta la terra.
(Ireneo di Lione, Adv. Haer. III, 17, 1-2)
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3. L'Agnello che toglie il peccato del mondo
Benché il Padre gli dica che è una grande cosa che egli sia divenuto servo, è poco, se lo si paragona con un agnellino innocente o un agnello. Infatti, l'Agnello di Dio è come un agnellino innocente condotto al sacrificio per "togliere il peccato del mondo" (Is 53,7; Gv 1,29); perché fossimo tutti purificati dalla sua morte, colui che dà a tutti la parola è divenuto simile ad un agnello muto davanti al tosatore, dato alla maniera di un carme magico contro le potenze avverse e contro il peccato di coloro che non vogliono accogliere la verità. Infatti, la morte di Cristo ha indebolito le potenze che combattono la stirpe degli uomini e, con la sua forza ineffabile, essa ha, in ciascuno dei credenti, strappato la vita al peccato.
Poiché fino a che tutti i suoi nemici siano annientati e, in ultimo, la morte (cf. 1Cor 15,26), egli toglie il peccato, affinché il mondo intero sia senza peccato: per tale motivo designandolo Giovanni dice: "Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato dei mondo" (Gv 1,29); egli non è né colui che lo toglierà, ma non lo ha tolto ancora, né colui che lo ha tolto e non lo toglie più, bensì colui che continua a toglierlo in ciascuno di coloro che sono nel mondo fino a che il peccato non sia soppresso dal mondo intero e il Salvatore rimetta al Padre suo un regno pronto (cf. 1Cor 15,24) per essere governato da lui, perché non vi si trova piú il minimo peccato, ed a ricevere, in tutti i suoi elementi, tutti i doni di Dio, quando sarà compiuta questa parola: "Dio sarà in tutto in tutti " (1Cor 15,28).
(Origene, In Ioan. I, 233-235)
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4. La condizione umana di peccato
Abbi oltremodo per certo e non dubitare in alcun modo, che i primi uomini, cioè Adamo e la donna di lui, creati buoni, retti e senza peccato, con il libero arbitrio, col quale potevano, volendo, sempre servire e obbedire a Dio con umile e buona volontà, col quale arbitrio anche potevano, volendo, peccare con la propria volontà; e loro non per necessità, ma per la propria volontà peccarono; e con quel peccato la natura umana fu talmente mutata in peggio, che non solo in quei primi uomini attraverso il peccato regnò la morte, ma anche in tutti gli uomini si trasmise la signoria del peccato e della morte.
Abbi oltremodo per certo e non dubitare in alcun modo che ogni uomo che viene concepito dall'unione dell'uomo e della donna, nasce col peccato originale, assoggettato all'empietà e sottomesso alla morte, e per questo nasce per natura figlio dell'ira. Della quale dice l'Apostolo: "Eravamo infatti anche noi per natura figli dell'ira come gli altri" (Ef 2,3). Dalla quale ira nessuno viene liberato, se non per la fede del mediatore di Dio e degli uomini, l'uomo Gesù Cristo, il quale, concepito senza peccato, si è fatto peccato per noi, cioè fatto sacrificio per i nostri peccati. Già nel Vecchio Testamento venivano detti peccati i sacrifici che si offrivano per i peccati, nei quali tutti fu sacrificato Cristo, poiché egli è "l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo" (Gv 1,29).
(Fulgenzio di Ruspe, De fide ad Petr. 68-69)
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5. Il mistero di Giovanni continua anche oggi
Io credo che il mistero di Giovanni si compia fino ai nostri giorni nel mondo. È necessario che lo spirito e la potenza di Giovanni vengano dapprima nell`anima di chiunque è destinato a credere in Gesù Cristo, per preparare al Signore un popolo perfetto, e spianare le strade e raddrizzare i sentieri nelle asperità dei cuori. Non è soltanto in quei tempi che le strade furono spianate e i sentieri raddrizzati, ma anche oggi lo spirito e la potenza di Giovanni precedono l`avvento del Signore e Salvatore.
(Origene, In Luc. 4, 6)
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6. Andare innanzi al Signore, come Giovanni
È poi giustissimo dire che san "Giovanni andrà innanzi al Signore" (Lc 1,76), perché è nato come precursore, e come precursore è morto. E forse questo sacro mistero si potrebbe compiere in questa nostra vita, anzi oggi stesso. Effettivamente, quando ci disponiamo a credere in Cristo, un potente influsso di Giovanni va innanzi alla nostra anima, per preparare alla fede le vie dell'anima nostra, e fare delle tortuosità di questa vita le vie diritte del nostro passaggio, sì che non abbiamo a cadere nel percorso intricato dell'errore, e ogni valle della nostra anima possa produrre frutti di virtù, ogni cima di meriti profani curvarsi con trepida umiltà davanti al Signore, ben conoscendo che non può assolutamente esaltarsi ciò che è la debolezza in persona.
(Ambrogio, In Luc. 1, 38)
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7. In Gesù è la pienezza della grazia
"Sulle tue labbra è diffusa la grazia" (Sal 44,3). Vedi che lui [il Salmista] dice queste cose della natura umana da lui [Cristo] assunta? Ma che cos'è questa grazia? Per la quale ha insegnato, per la quale ha compiuto miracoli? Qui dice grazia, quella che venne nella carne: "[L'uomo] sul quale, dice, vedrai lo Spirito scendere come colomba, e rimanere, è colui che battezza in Spirito Santo" (Gv 1,33). Tutta la grazia infatti è effusa in quel tempio. Perché non dà a lui lo Spirito con misura: "Della sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto" (Gv 1,16); ma quel tempio riceve tutta e completa la grazia. È questo che anche Isaia intendeva dicendo: "Su di lui poserà lo Spirito di sapienza e di intelligenza, Spirito di consiglio e di fortezza, Spirito di conoscenza e di pietà. Si compiacerà del timore del Signore" (Is 11,2-3). Ma lì certamente è integra e universale la grazia: negli uomini invece poca cosa, e una goccia, quella grazia.
(Giovanni Crisostomo, Exp. in Psal. XLIV, 2)
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