XXII Domenica del Tempo ordinario (C)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 8/2019)



ANNO C – 1 settembre 2019
XXII Domenica del Tempo ordinario

Siracide 3,19-21.30-31 • Salmo 67 • Ebrei 12,18-19.22-24a • Luca 14,1.7-14
(Visualizza i brani delle Letture)

GUARDARE DAL BASSO

Questione di sguardi: lo sguardo dei farisei e lo sguardo di Gesù si incrociano. C'è modo e modo di guardare il mondo, gli altri e ciò che accade. C'è il modo di guardare dei farisei: «un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo». È un guardare sospettoso: lo osservano per spiarlo e coglierlo in fallo.
Poi c'è anche lo sguardo di Gesù, che osserva ciò che avviene al banchetto, notando come gli invitati sceglievano i primi posti. Gesù è un osservatore attento di ciò che accade. Gli occhi malevoli di questi farisei non gli fanno abbassare lo sguardo. Gesù continua a stare a testa alta e conserva uno sguardo lucido e sapiente. E da ciò che vede ricava un insegnamento. Impara da ciò che vede, perché è capace di una vera attenzione. «Un orecchio attento è quanto desidera il saggio», dice il Siracide. Gesù ha questa attenzione perché è umile di cuore ed è disposto a imparare.
È il contrario del modo di guardare dei farisei, che ambiscono a stare in alto e cercano i posti di prestigio, proprio per poter guardare gli altri dall'alto verso il basso. Solo lo sguardo umile è disposto ad ascoltare e a imparare, ad abbandonare i pregiudizi e a mettersi in discussione. Gesù è umile: per questo osserva e impara da ciò che vede. Vede bene, perché si è messo all'ultimo posto. Dal fondo della fila, dal punto più basso, si vede nel modo più corretto. Per questo Gesù dice: «Quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto». Quel posto è il suo, perché è venuto per servire, e non per farsi servire.
L'ultimo posto è il posto della vergogna. Se vai a sederti davanti, «potrebbe arrivare un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: "Cedigli il posto!". Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto». La vergogna è un'emozione che mette a disagio, ma costringe a vedere quel che prima non vedevamo.
Quindi, per capire il discorso di Gesù basta pensare a quando abbiamo provato vergogna. Ci è capitato di sicuro. Certi brutti ricordi non si cancellano facilmente! La vergogna, come dice il Vangelo di oggi, ha a che fare con lo sguardo degli altri: ti vergogni quando senti addosso gli occhi di tutti. Uno sguardo non amico, ma giudicante.

Eppure, quante cose abbiamo imparato dalle nostre umiliazioni! Abbiamo imparato che non siamo infallibili; abbiamo scoperto quanto siamo permalosi o egocentrici; abbiamo dovuto accettare di non essere il centro del mondo. In poche parole, abbiamo iniziato a riconoscere i nostri limiti. La vergogna è una porta stretta che ci introduce a un nuovo punto di vista, ci permette di renderci conto di quel che siamo davvero! Attraverso di essa vediamo la realtà e non le nostre illusioni!
L'umiliazione e la vergogna fanno male, ma possono renderci più autentici. La vergogna può trasformarsi in onore, se lasciamo che sia il Signore a tirarci su, come dice Maria nel Magnificat: «Ha guardato l'umiliazione della sua serva». Se accettiamo di veder crollare le nostre false illusioni, scopriamo con stupore di valere molto agli occhi di Dio.
Non abbiamo più bisogno di inseguire affannosamente i primi posti. Siamo finalmente liberi! È la forza straordinaria del Vangelo!


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