V Domenica di Quaresima (C)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 4/2019)



ANNO C – 7 aprile 2019
V Domenica di Quaresima

Isaia 43,16-21 • Salmo 125 • Filippesi 3,8-14 • Giovanni 8,1-11
(Visualizza i brani delle Letture)

ABBASSARSI PER RIALZARE

La pagina del Vangelo, che riporta alcune tra le più famose parole di Gesù, stava per andare perduta. Per quasi mille anni essa non ha fatto parte delle Bibbie orientali, e solo grazie ad alcuni giganti della Chiesa come Girolamo, Ambrogio e Agostino (cui dobbiamo una frase interpretativa straordinaria: «Rimasero solo in due, la misera e la misericordia»), oggi possiamo leggere la pagina dell'adultera salvata da Gesù dalla lapidazione.
Dopo il confronto che Gesù fa tra i due fratelli nella parabola del padre misericordioso, il cammino quaresimale ci presenta il Maestro che si frappone tra un gruppo di scribi e farisei da una parte e la donna peccatrice dall'altra. Anche in questo caso, si tratta di una questione relativa a giustizia e peccato. Ancora si evidenzia l'interesse di Dio per il peccatore e non per il peccato. Se la parabola del padre che aveva i due figli era narrazione, questo episodio si fa "evento", azione, esperienza: in fondo, anche l'adultera è una figlia da riaccogliere, esattamente come il figliol prodigo della scorsa settimana.
La scena avviene in un luogo ben preciso e di solenne importanza: il Tempio. Una donna sposata e colta in tradimento è portata nel mezzo, esposta allo sguardo di tutti. Ma, a ben vedere, agli scribi e ai farisei non interessa la donna, tanto meno il suo peccato: è tutta una montatura, un pretesto dei 'giusti' per cogliere in fallo Gesù. Al predicatore della misericordia viene presentato un caso perfetto per costringerlo a schierarsi contro la legge. Credono d'aver trovato come incastrarlo, dimostrando che la misericordia è contro la legge di Dio.
In un primo momento, Gesù sembra non prendere nemmeno in considerazione la situazione: si china e comincia a scrivere per terra. Il Vangelo non ci tramanda nulla circa ciò che scrisse e che per sua natura era destinato a scomparire al primo calpestio. Secondo Girolamo Gesù scriveva i peccati degli accusatori; oppure si tratta di una sorta di citazione veterotestamentaria, un rimando a quella Legge mosaica che fu scritta col dito di Dio. Un commentatore moderno dice che questo atto di scrivere ha portato Gesù a incurvarsi ancora di più per non umiliare la donna. Ma gli accusatori insistono, pretendono una risposta. Gesù, allora, replica capovolgendo il giudizio, che si ritorce su di loro.

Non riguarda solo la donna ma tutti. Anche perché il peccato non è solo quello dell'adulterio, quello sessuale: ve ne sono molti altri. Si potrebbe pensare che Gesù abbia ratificato il principio del "tutti colpevoli, tutti innocenti". Non è così, quanto piuttosto l'apertura degli occhi sul fatto che tutti dovremmo guardare a noi stessi con più verità.
Solo quando tutti se ne sono andati, partendo dai più anziani, Gesù si raddrizza e si rivolge alla donna. Non ci sono parole di rimprovero o di condanna. Anzi, c'è un'assoluzione data in anticipo e, quindi, l'invito alla conversione. Gesù non si mostra interessato a che cosa abbia fatto. A Gesù interessa la donna, importa parlare con lei. Prima del peccato c'è una persona, prima dei principi e delle regole c'è una donna concreta, che ha sbagliato ma che è stata umiliata e pesantemente minacciata. Gesù prima si prostra e si abbassa davanti al suo peccato per risorgere e guardarla mentre pronuncia parole di perdono: e la stessa cosa accade a lei.


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