a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 3/2019)
ANNO C – 10 marzo 2019
I Domenica di Quaresima
Deuteronomio 26,4-10 • Salmo 90 • Romani 10,8-13 • Luca 4,1-13
(Visualizza i brani delle Letture)
I Domenica di Quaresima
Deuteronomio 26,4-10 • Salmo 90 • Romani 10,8-13 • Luca 4,1-13
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L'IDENTITÀ IN QUESTIONE
Ogni prima domenica di Quaresima ascoltiamo il brano delle tentazioni cui Gesù è sottoposto da Satana. Improbabile che si tratti di una descrizione storiografica, ma ciò non toglie nulla al significato teologico del racconto di Matteo e Luca. In quest'ultimo, si sottolinea che Gesù viene condotto nel deserto dallo Spirito santo: il testo evidenzia che non è il diavolo ad avere l'iniziativa, ma è lo Spirito stesso, sceso su di lui nel battesimo, a portarlo nell'inospitale e desolato deserto. Sembra quasi che non ci possa essere fede né cammino cristiano senza il vaglio della prova.
Luca si premura di avvertirci che il diavolo ha tentato Gesù in ogni modo; quelle che riporta sono, in realtà, ristrette a un ambito principale, che riguarda l'identità, che il diavolo cerca di mettere in discussione con frasi sempre più insinuanti: non tanto insistendo su chi Gesù sia (o non sia), ma sul modo in cui intenda manifestarsi al mondo come Figlio di Dio.
Il diavolo non ha dubbi che Gesù sia Figlio di Dio, però contesta il suo modo di vivere da Figlio: propone a Gesù l'immagine di un Figlio che ama la soluzione facile alle questioni più basilari della vita, come quella del cibo. Perché lavorare se il Figlio di Dio può trasformare le pietre in pane? Ancora oggi, questa domanda risuona mentre il lavoro si fa più raro e le disuguaglianze sociali aumentano. Eppure, neanche Gesù sceglie la via facile del miracolo e invita ad ascoltare la parola del Padre come parola necessaria per non permettere che i nostri istinti prendano il sopravvento sulla nostra dignità. Il pane richiede lavoro, sia per essere preparato che per essere acquistato. E il lavoro, per quanto faticoso esso sia, rende l'uomo partecipe dell'azione creatrice di Dio.
Potere e gloria sono la seconda tentazione: il Vangelo li collega alla possibilità di ricevere «tutti i regni della terra». L'adorazione del diavolo come via per ottenere potere e fama è tema letterario importante (si pensi al celebre Faust). Ma qui l'evangelista, oltre a gettare uno sguardo amaro sui regnanti che sarebbero tutti più o meno implicati con il male, ci presenta un Dio che rinuncia ad affermarsi come potente e ad esercitare un peso sugli uomini. L'adorazione di Dio non porta a gloria e potenza, ma lascia liberi: non si può usare Dio per raggiungere il prestigio. E se ciò accade significa che si è scelto un si mulacro di Dio che cela dietro a sé il maligno.
Infine, il diavolo conduce Gesù sul pinnacolo del Tempio, invitandolo a manifestarsi come glorioso, circondato da angeli che lo sorreggono. E la via della gloria che non transita per la croce, ma per una via sacrale: il Tempio, gli angeli, il volo sono elementi che rimandano a un culto solenne e disincarnato. È questa la tentazione per antonomasia, rivolta a Gesù: raggiungere la gloria senza passare per la morte. Ma a questa tentazione Gesù risponde con una decisione se possibile ancora più forte rispetto a quelle precedenti. La tentazione del diavolo a Gesù non si esaurisce però con l'episodio citato: l'evangelista sottolinea che ci sarà una nuova ora, già fissata però. Infatti, la tentazione si rinnoverà sulla croce, luogo della massima distanza tra il modo di concepirsi Figlio da parte di Gesù e quello del diavolo (e del mondo).
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