XVI Domenica del Tempo Ordinario (C)
Letture Patristiche

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Letture Patristiche della Domenica
Le letture patristiche sono tratte dal CD-Rom "La Bibbia e i Padri della Chiesa", Ed. Messaggero - Padova, distribuito da Unitelm, 1995.


ANNO C - XVI Domenica del Tempo Ordinario

DOMENICA «DI MARTA E MARIA»

Genesi 18,1-10 • Salmo 14 • Colossesi 1,24-28 • Luca 10,38-42
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1. Sulle parole dell'evangelo di Lc 38,42: "E una donna di nome Marta lo ricevette nella sua casa" ecc. (Agostino, Discorso 103)
2. Omelia su Marta e Maria che rappresentano le due vite (Agostino, Discorso 104)


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1. Sulle parole dell'evangelo di Lc 38,42: "E una donna di nome Marta lo ricevette nella sua casa" ecc.

Bisogna tendere a un'unica meta
1. 1. Le parole di nostro Signore Gesù Cristo che sono state lette poc'anzi dal Vangelo ci richiamano alla mente ch'esiste una misteriosa unità alla quale dobbiamo tendere quando ci affatichiamo nella molteplicità delle cose di questo mondo. A questa mèta noi tendiamo mentre siamo ancora pellegrini e non ancora arrivati nella stabile dimora, mentre siamo ancora in cammino e non ancora nella patria, ancora spinti dal desiderio, non ancora nel godimento. Dobbiamo però tendervi alacremente e incessantemente, per giungervi finalmente un bel giorno.

Cristo si degna di farsi nutrire
1. 2. Marta e Maria erano due sorelle germane non solo riguardo alla nascita ma anche alla loro pietà; tutt'e due erano legate da grande affetto al Signore, tutt'e due servivano il Signore, presente col suo corpo, in perfetto accordo di sentimenti. Marta lo accolse come si è soliti accogliere i pellegrini, e tuttavia accolse il Signore come serva, il Salvatore come inferma, il Creatore come creatura. Lo accolse per nutrirlo nella carne, mentre era lei che doveva essere nutrita nello spirito. Il Signore infatti volle prendere la natura di servo ed essere nutrito in questa natura dai servi, per condiscendenza, non per esigenza. Poiché fu una condiscendenza anche quella di offrirsi per essere nutrito. Aveva sì un corpo con cui sentiva fame e sete, ma non sapete che quando nel deserto egli ebbe fame andarono a servirlo gli angeli (cf. Mt 4,11)? Il fatto dunque che volle essere nutrito, fu un dono da lui concesso a chi lo nutriva. Che c'è quindi da stupirsi che anche ad una vedova concesse di nutrire il santo profeta Elia, ch'egli prima nutriva procurandogli il cibo per mezzo d'un corvo (cf. 1Re 17,6.9 ss.)? Si era forse trovato nell'impossibilità di nutrirlo quando lo mandò da una vedova? Per nulla affatto, ma aveva stabilito di benedire una pia vedova per il servizio da lei reso al proprio servo. Così dunque fu accolto come ospite il Signore ch'è venuto tra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio (cf. Gv 1,11-12); in tal modo ha adottato dei servi rendendoli fratelli, ha riscattato dei prigionieri costituendoli suoi coeredi. Nessuno di voi però osi esclamare: "Felici coloro che hanno meritato d'accogliere Cristo nella propria casa!". Non affliggerti, non recriminare d'esser nato in un tempo in cui non puoi vedere più il Signore nel suo corpo: non ti ha privato di questo onore, poiché egli assicura: Ogni volta che avete fatto qualcosa a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me (Mt 25,40).

Ambedue buone le occupazioni di Marta e di Maria, ma migliore quella di Maria
2. 3. Accontentiamoci per il momento di aver detto queste cose a proposito del nutrimento corporeo ricevuto dal Signore e di quello spirituale dato in cambio da lui; veniamo ora all'argomento che ho proposto, quello cioè riguardante l'unità. Marta, mettendo in ordine la casa e preparando da mangiare per il Signore, era molto indaffarata. Sua sorella Maria invece preferì d'essere nutrita dal Signore. Abbandonò in certo qual modo la sorella affannata in molte faccende, si pose a sedere ai piedi del Signore e senza occuparsi d'altro ascoltava le sue parole. Essa con vivissimo spirito di fede aveva ascoltato: Riposatevi e sappiate che io sono il signore (Sal 45,11). L'una si agitava, l'altra desinava; l'una era occupata in molte cose, l'altra era intenta a una sola cosa. Ambedue le occupazioni erano buone, ma tuttavia che bisogno avremmo di dire qual era migliore? Abbiamo uno a cui possiamo domandarlo; ascoltiamolo insieme. Già quando veniva letto il Vangelo abbiamo sentito che cosa sia meglio; ascoltiamolo di nuovo mentre io ve lo ricordo. Marta ricorre all'ospite come ad un arbitro, depone ai piedi del giudice il reclamo con il quale si lamenta affettuosamente che la sorella l'abbia lasciata sola e abbia trascurato d'aiutarla nelle faccende faticose del suo servizio. Maria non risponde nulla, pur trovandosi lì presente, ma il Signore pronuncia la sentenza. Si direbbe ch'essa, per non interrompere il suo riposo, preferì affidare la propria discolpa al giudice e non volle affaticarsi nemmeno a preparare una risposta! Se infatti avesse preparato le parole di risposta, avrebbe allentato la tensione con cui ascoltava. Rispose dunque il Signore, lui che non si affaticava a parlare poiché egli era la Parola. Che disse dunque? Marta, Marta! La ripetizione del nome è un indizio dell'affetto che portava o forse un mezzo per eccitare in lei una maggiore attenzione; perché ascoltasse più attentamente fu chiamata due volte: Marta, Marta, ascolta: Tu sei occupata in troppe faccende, ma d'una sola cosa c'è bisogno (Lc 10,41), cioè una sola cosa è necessaria. Quell'opus non significa una sola opera, come se si trattasse d'una unica opera, ma opus est vuol dire "è d'uopo", "è utile", "è necessaria" l'unica opera ch'era stata scelta da Maria.

La sola cosa necessaria
3. 4. Fissate dunque, o miei fratelli, il vostro pensiero su quest'unità e riflettete: nella molteplicità stessa delle cose vi piace qualcosa che non sia l'unità? Ecco, per grazia di Dio quanti siete qui radunati! Ma chi potrebbe sopportarvi se non aveste l'unità dei medesimi sentimenti? D'onde viene una così gran pace in un sì gran numero di persone? Ammettiamo che ci sia l'unità e ci sarà un popolo; sopprimiamola e non ci sarà che una turba. Che cos'è infatti una turba, se non una moltitudine turbata? Ma udite l'Apostolo: Io però vi scongiuro, fratelli. Parlava a molte persone, ma di tutte voleva fare una sola cosa. Ma io vi scongiuro, fratelli, che tutti diciate la medesima cosa e non ci siano tra voi divisioni ma siate completamente d'accordo: abbiate i medesimi sentimenti e le medesime convinzioni (1Cor 1,10). E in un altro passo dice: Siate unanimi, abbiate i medesimi sentimenti, non fate nulla per invidia o per vanagloria (Fil 2,2-3). Anche il Signore, rivolto al Padre, dice dei suoi discepoli: Siano una sola cosa come anche noi siamo una sola cosa (Gv 17,22). Inoltre negli Atti degli Apostoli è detto: La comunità dei credenti era un'anima sola e un cuore solo (At 4,32). Magnificate dunque il Signore con me ed esaltiamo insieme il suo nome (Sal 33,4). Poiché una sola cosa è necessaria, l'unità celeste mediante la quale il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono una sola cosa. Vedete come ci viene raccomandata l'unità. Il nostro Dio è certamente la Trinità. Il Padre non è il Figlio, il Figlio non è il Padre, lo Spirito Santo non è né il Padre né il Figlio, ma lo Spirito di tutti e due; e tuttavia queste tre realtà non sono tre dèi, né tre onnipotenti, ma un solo Dio onnipotente, la stessa Trinità è un solo Dio; poiché una sola cosa è necessaria. Ma non potremo giungere a questa unità se, pur essendo molti, non avremo un cuor solo.

Buona l'occupazione di Marta, ma migliore quella di Maria
4. 5. Buone sono le opere fatte a favore dei poveri, e soprattutto i servigi dovuti e le cure religiose per i fedeli servi di Dio. Sono servizi che si rendono per un dovere, non per un favore, poiché l'Apostolo afferma: Se noi abbiamo seminato per voi beni spirituali, è forse qualcosa di straordinario se raccogliamo da voi beni materiali? (1Cor 9,11). Sono occupazioni buone, vi esortiamo a compierle e con la parola di Dio cerchiamo di farvi crescere nella carità: non siate riluttanti a ospitare i fedeli servi di Dio. Alle volte alcuni, senza sapere chi accoglievano, ospitarono degli angeli (Eb 13,2). Buone sono queste occupazioni; migliore tuttavia quella scelta da Maria; la prima infatti comporta l'affaccendarsi per necessità, la seconda apporta la dolcezza derivante dalla carità. Quando uno vuol rendere un servizio desidera far fronte all'impegno, ma alle volte non ci riesce; si va a cercare ciò che manca, si prepara ciò che si ha a portata di mano; ma l'animo è diviso e inquieto. Se infatti Marta avesse potuto bastare alla bisogna, non avrebbe chiesto l'aiuto della sorella. Le occupazioni sono molte e svariate; poiché sono materiali e temporali: anche se sono buone, sono transitorie. Che dice dunque il Signore a Marta? Maria si è scelta la parte migliore (Lc 10,41). Tu hai scelto la parte che non è cattiva, ma lei ha scelto quella migliore. Ascolta perché è migliore: perché nessuno gliela porterà via. A te sarà portato via un giorno il peso della necessità, mentre eterna è la dolcezza della verità. Non le sarà tolta la parte che si è scelta; non le sarà tolta ma accresciuta. In questa vita infatti le sarà aumentata, le sarà resa perfetta nell'altra vita, ma non le sarà tolta giammai.

Il servizio di Marta tende al riposo di Maria
5. 6. Tu al contrario, o Marta, sia detto con tua buona pace, tu, già benedetta per il tuo encomiabile servizio, come ricompensa per questa tua fatica domandi il riposo. Ora tu sei occupata in molte faccende, vuoi ristorare dei corpi mortali, sia pure di persone sante, ma quando sarai giunta alla patria, vi troverai forse pellegrini da accogliere come ospiti? Vi troverai forse affamati cui spezzare il pane? Assetati cui dar da bere? Malati da visitare? Litigiosi da mettere d'accordo? Morti da seppellire? Lì non ci sarà nulla di tutto ciò. E allora che cosa ci sarà? Ciò che ha scelto Maria; lì saremo nutriti, non daremo da mangiare. Lassù quindi vi sarà completo e perfetto ciò che Maria ha scelto quaggiù; raccoglieva le briciole da quella ricca mensa, cioè dalla parola del Signore. Orbene, volete sapere quel che vi sarà lassù? Il Signore stesso afferma dei suoi servi: Io vi assicuro che li farà mettere a tavola e passerà lui stesso a servirli (Lc 12,37). "Stare a tavola" che vuol dire, se non stare in ozio, se non riposare? Che vuol dire: Passerà lui stesso a servirli? Prima passerà e così servirà. Ma dove? Nel banchetto celeste del quale dice: Io vi assicuro che molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente e staranno a tavola con Abramo, con Isacco, e con Giacobbe nel regno dei cieli (Mt 8,11). Lassù il Signore ci ristorerà, ma prima passerà da questa terra. Come infatti sapete, "Pasqua" significa "passaggio". Il Signore è venuto, ha compiuto prodigi divini, ha sofferto patimenti umani. Viene ancora forse coperto di sputi? viene forse ancora schiaffeggiato? coronato di spine? flagellato? crocifisso? trafitto dalla lancia? È passato. Per conseguenza anche il Vangelo dice così quando il Signore fece la Pasqua con i suoi discepoli. Che dice il Vangelo? Essendo giunto il momento che Gesù doveva passare da questo mondo per tornare al Padre (Gv 13,1). Egli dunque è passato, per ristorarci: cerchiamo di seguirlo, per essere ristorati.

(Agostino, Discorso 103)

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2. Omelia su Marta e Maria che rappresentano le due vite

Si paragona l'occupazione di Marta con quella di Maria
1. Durante la lettura del santo Vangelo abbiamo sentito che il Signore fu ospitato da una pia donna chiamata Marta. Mentre essa era occupata nell'impegno di servirlo, sua sorella Maria se ne stava seduta ai piedi del Signore e ascoltava la sua parola. L'una si affaticava, l'altra si riposava; quella dava da mangiare, questa invece si saziava. Marta tuttavia, poiché era molto affaccendata in quell'occupazione e in quell'incombenza di servire, si rivolse al Signore come a un giudice e si lamentò di sua sorella che non l'aiutava nel lavoro. Il Signore però rispose a Marta prendendo le difese di Maria e così proprio lui, ch'era stato interpellato come giudice, ne divenne l'avvocato. Marta, - rispose - tu sei indaffarata in molte faccende quando invece una sola cosa è necessaria. Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà tolta (Lc 10,41.43). Abbiamo sentito sia il reclamo rivolto al giudice, sia la sua sentenza. Questa sentenza fu la risposta data all'interpellante che aveva reclamato, e la difesa di colei che Cristo aveva presa sotto la sua protezione. Maria infatti era assorta nella dolcezza della parola del Signore. Marta era intenta a ben nutrire il Signore, Maria invece era attenta ad essere ben nutrita dal Signore. Da Marta veniva preparato il pranzo per il Signore mentre Maria già godeva alla mensa del Signore. Maria dunque ascoltava con grande gioia le parole dolcissime e se ne nutriva col cuore tutto assorto; allorché sua sorella si lamentò col Signore, come potremmo pensare che fosse presa dalla paura che il Signore le dicesse: "Alzati e aiuta tua sorella"? Maria infatti era tutta presa dal godimento, poiché quello dello spirito è certamente superiore a quello del ventre. Maria venne scagionata e rimase seduta più sicura. In che modo fu scagionata? Riflettiamo, esaminiamo, indaghiamo, per quanto ci è possibile, affinché ci nutriamo anche noi.

Il servizio di Marta non fu biasimato dal Signore
2. E allora? Crediamo forse che fu biasimato il servizio di Marta, tutta occupata nelle incombenze richieste dall'ospitalità dato che aveva accolto come ospite il Signore? Come poteva essere biasimata lei che s'era rallegrata nell'accogliere un ospite così elevato? Se un simile biasimo è giusto, lascino pure tutti il servizio prestato ai bisognosi; ognuno si scelga pure la parte migliore, che non gli sarà tolta, si applichi pure solo a meditare la parola di Dio, brami pure la dolcezza del sapere, si occupi pure unicamente della scienza della salvezza, non si preoccupi di chi è forestiero nel proprio paese, di chi ha bisogno del pane, del vestito, d'essere visitato, riscattato, seppellito. Siano eliminate le opere di misericordia perché si possa attendere solo alla scienza della salvezza. Se questa è la parte migliore, perché non cerchiamo di prendercela tutti, dal momento che in questa faccenda abbiamo come avvocato il Signore? A proposito di ciò noi non temiamo di offendere la sua giustizia dal momento che abbiamo per nostra difesa la sua sentenza.

Migliore è la parte scelta da Maria
3. Tuttavia le cose non stanno così, ma come ha affermato il Signore. La cosa non sta come l'intendi tu, ma come la dovresti comprendere. Ecco: considera attentamente: Tu sei occupata in molte faccende, mentre una sola cosa è necessaria. Maria ha scelto la parte migliore (Lc 10,41.43). La parte scelta da te non è cattiva, ma è migliore questa [scelta da Maria]. Perché è migliore? Perché tu sei occupata in molte faccende, mentre essa lo è in una sola. Alla molteplicità è superiore l'unità, poiché non è l'unità che deriva dalla molteplicità, ma la molteplicità dall'unità. Molte sono le cose create, ma uno solo è il loro Creatore. Il cielo, la terra, il mare e tutte le cose contenute in essi quanto sono numerose! Chi potrebbe contarle? Chi potrebbe immaginarne la moltitudine? Chi le ha fatte? Le ha fatte tutte Dio; ed ecco: tutte le cose sono molto buone (cf. Gn 1,31). Se sono molto buone le cose ch'egli ha fatto, quanto migliore sarà lui che le ha fatte? Esaminiamo quindi le nostre occupazioni relative a molte faccende. È necessario il servizio per coloro che intendono ristorare il corpo. E perché? Perché si ha fame e sete. È necessario fare opere di misericordia per i miseri. Si spezza il pane all'affamato perché si è incontrato uno che ha fame; se puoi, elimina la fame: per chi spezzerai il pane? Se si elimina il soggiorno in un paese straniero, a chi si offre ospitalità? Se si sopprime la nudità, per chi si procura un vestito? Se non ci fosse la malattia, chi si andrebbe a visitare? Supponiamo che non ci sia la prigionia, chi potrebbe essere riscattato? Se non ci fossero litigi, chi potremmo mettere d'accordo? Qualora non ci fosse la morte, chi potremmo seppellire? Nella vita futura questi mali non ci saranno e per conseguenza neppure queste occupazioni. Faceva dunque bene Marta ad occuparsi della - non so come chiamarla - necessità o volontà oppure volontà della necessità, che aveva il corpo del Signore. Marta rendeva un servizio a una carne mortale. Ma chi era nella carne mortale? In principio era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio (Gv 1,1): ecco chi era colui che Maria ascoltava. Il Verbo si fece carne ed abitò in mezzo a noi (Gv 1,14): ecco chi era colui che Marta serviva. Maria dunque ha scelto la parte migliore che non le verrà tolta. Ha scelto infatti ciò che durerà in eterno ecco perché non le verrà tolto. Ha voluto occuparsi d'una sola cosa, già possedeva il suo bene: Per me il mio bene è star unita a Dio (Sal 72,28). Stava seduta ai piedi del nostro capo; quanto più in basso sedeva, tanto più riceveva. Poiché l'acqua affluisce verso la bassura delle convalli, ma scorre via dalle alture dei colli. Il Signore non biasimò dunque l'azione, ma distinse le due occupazioni. Sei occupata - dice - in troppe cose, mentre una sola è necessaria. È questa la cosa che Maria si è già scelta. Passa la fatica della molteplicità, ma rimane la carità dell'unità. Ciò che dunque ha scelto Maria non le sarà tolto. A te, al contrario, ciò che hai scelto - questa è la conclusione che naturalmente ne consegue ed è certo sottintesa - ciò che hai scelto ti sarà tolto ma per il tuo bene, perché ti sia dato ciò ch'è meglio. A te infatti verrà tolta la tribolazione per darti il riposo. Tu sei ancora in viaggio sul mare, essa è già nel porto.

Le due vite raffigurate in Marta e Maria
4. Voi dunque, carissimi, vedete e, a mio giudizio, già capite il simbolismo di queste due donne ch'erano state ambedue grate al Signore, ambedue amabili, ambedue discepole; voi dunque vedete e capite, quali che siate voi che lo comprendete, un mistero importante, che dovete ascoltare e sapere anche voi che non lo capite; che cioè in queste due donne sono simboleggiate due vite: la presente e la futura; l'una vissuta nella fatica e l'altra nel riposo; l'una travagliata, l'altra beata; l'una temporanea, l'altra eterna. Sono due vite che ho descritto brevemente come ho potuto; tocca a voi considerarle più a lungo. Che cosa abbia la vita presente - non parlo di quella cattiva, iniqua, scellerata, lussuriosa, empia, ma di quella piena d'affanni e di travagli, oppressa da paure, angustiata da tentazioni, parlo di questa stessa vita innocente quale conveniva avesse Marta - considerate dunque, nella misura che ne siete capaci, questa vita e, come ho detto, abbiatela presente al vostro spirito più a lungo di quanto ne parliamo adesso. In quella casa, tuttavia, non si trovava la vita peccaminosa, non si trovava né con Marta né con Maria e, se di tal genere vi era stata un tempo, era sparita appena v'era entrato il Signore. In quella casa, che aveva accolto il Signore, rimasero dunque due vite rappresentate da due donne, ambedue innocenti, ambedue lodevoli: l'una vissuta nella fatica, l'altra nel riposo; nessuna delle due peccaminosa, nessuna delle due oziosa. Ambedue erano innocenti, ambedue - ripeto - lodevoli, ma una vissuta nei travagli, come ho detto, e l'altra nel riposo, ma nessuna delle due peccaminosa, tale da dover essere evitata da quella laboriosa; nessuna delle due oziosa, tale da dover essere evitata da quella riposata. V'erano dunque in quella casa queste due vite e c'era la sorgente della vita in persona. In Marta era la prefigurazione delle realtà presenti, in Maria quella delle future. Noi siamo adesso nell'attività svolta da Marta, mentre speriamo quella in cui era occupata Maria. Facciamo bene la prima per avere pienamente la seconda. Orbene, che cosa abbiamo noi di quella occupazione, in qual misura l'abbiamo finché viviamo quaggiù? Quant'è ciò che abbiamo di quell'attività? Che cos'è ciò che abbiamo di essa? In effetti anche adesso si compie in qualche misura quell'attività. Lontani dalle faccende, lasciate da parte le preoccupazioni familiari, voi vi siete riuniti qui, voi state in piedi ed ascoltate; in quanto fate ciò, siete simili a Maria; inoltre voi fate più facilmente ciò che faceva Maria che non io quel che faceva Cristo. Se tuttavia io vi dico qualche massima di Cristo, essa nutre il vostro spirito perché è di Cristo. È il pane comune di cui vivo anch'io, se pure ne vivo. Ora poi ci sentiamo rivivere, se voi rimanete uniti al Signore (1Ts 3,8), non uniti a noi, ma al Signore. Poiché non conta nulla chi pianta né chi innaffia, ma Dio che fa crescere (1Cor 3,7).

In che modo Maria prefigura la vita futura
5. Quanto è tuttavia ciò che mediante il vostro orecchio potete percepire e la vostra intelligenza comprendere di quella vita di cui era un simbolo Maria? Quanto è ciò? Passi la notte di questa vita, poiché al mattino starò alla tua presenza e ti contemplerò (Sal 5,5). Al mio orecchio darai gioia e letizia ed esulteranno le ossa umiliate (Sal 50,10). Le ossa umiliate sono, per così dire, le membra d'un individuo che sta fermo. Così faceva Maria: si umiliava e veniva riempita. Stava seduta. Che significa allora ciò che ho detto prima: Al mattino starò alla tua presenza e ti contemplerò? In qual modo sta seduta simile a uno che sta in piedi, se il mattino è simbolo della vita futura? Quando sarà passata la notte della vita attuale: Starò alla tua presenza - è detto - e ti vedrò; starò davanti a te e ti contemplerò. Non è detto: "Starò seduto". In qual modo Maria è figura d'un mistero così grande stando seduta, se sta scritto: starò in piedi alla tua presenza e ti contemplerò? Non dovete farvi turbare da queste espressioni che denotano la povertà della nostra natura carnale: non si possono esigere tutt'e due le attitudini dal corpo, che cioè nel medesimo tempo stia in piedi e seduto. Se sta seduto, non sta in piedi; se sta in piedi, non sta seduto; il corpo non è in grado di fare simultaneamente queste due azioni. Se però riuscirò a provare che ha questa possibilità l'anima, ci sarà forse motivo di dubitarne? Se infatti ha la possibilità di far qualcosa di simile ora, molto più facilmente potrà farlo una volta che cesserà ogni difficoltà. Ecco un esempio perché possiate capire. Lo stesso Paolo dice: Adesso noi ci sentiamo rivivere se state saldi nel Signore (1Ts 3,8). Un sì grande Apostolo, anzi Cristo per bocca dell'Apostolo, ci comanda di stare fermi. Come mai però lo stesso Apostolo, anzi lo stesso Cristo per bocca dell'Apostolo, ci dice pure: Tuttavia, dal punto ove siamo giunti, continuiamo ad andare avanti (Fil 3,16)? Da una parte occorre stare in piedi, dall'altra camminare; non basta camminare: correte in modo di conquistare [il premio] (1Cor 9,24). Voi quindi, carissimi, dovete riflettere e comprendere: ci ordina di camminare e insieme di stare fermi; non ci ordina però di non camminare quando stiamo fermi o tralasciare di star fermi quando camminiamo, ma di compiere nello stesso tempo le due azioni, di star fermi e di correre. Che vuol dire che dobbiamo non solo star fermi ma anche correre? Vuol dire che dobbiamo rimanere saldi, ma anche progredire. Fammi conoscere, o Signore, le tue vie (Sal 24,4). Naturalmente che cosa ci viene comandato di fare nelle vie del Signore fatteci conoscere, se non di camminare? Guidami, Signore, sulla tua via (Sal 85,11) che cosa desideriamo se non di camminare? Ma d'altra parte desideriamo di fissarci- diciamo così - in un sol luogo: Non far vacillare i miei piedi (Sal 120,3). In un altro passo, inoltre, mentre si rallegra e ringrazia, dice: E non ha lasciato vacillare i miei piedi (Sal 65,9). Se gli fosse stato chiesto: "In che modo hai desiderato che ti fossero fatte conoscere le vie del Signore, in che modo hai bramato d'essere guidato da lui nella sua via e desideri che i tuoi piedi non vacillino e lo ringrazi che i tuoi piedi non sono stati lasciati vacillare? In che modo hai vacillato, dal momento che non hai mosso i piedi?". Egli ti avrebbe risposto: "Ho camminato poiché ho agito, e sono stato fermo poiché non mi sono allontanato". Non dovete quindi stupirvi, fratelli; ecco, ciò che non può fare il corpo, lo può fare l'anima. Per quanto riguarda il corpo, quando si cammina non si sta fermi; quando si sta fermi non si cammina; per quanto invece riguarda l'anima, la fede, la tensione dello spirito, si deve star fermi e camminare, si deve rimaner saldi e progredire, poiché ora noi viviamo, se voi rimanete saldi nel Signore, e dovete correre in modo da conquistare [il premio]. In tal modo, miei carissimi, starete seduti e starete in piedi. Staremo seduti poiché con la nostra umiltà vedremo il Creatore: staremo in piedi poiché rimarremo con lui in eterno.

Quando il Signore si metterà a servirci
6. Ma aggiungo una cosa anche più importante: noi siamo destinati anche a stare a tavola, cosa questa che non è né lo star seduti né lo stare in piedi. Noi staremo sdraiati a tavola. Non oserei dirlo, se non lo avesse promesso il Signore: Li farà accomodare a tavola. Promettendo un gran premio ai suoi servi dice: Li farà accomodare a tavola e passando si metterà a servirli (Lc 12,37). Questa è la vita che ci viene promessa: il Signore ci farà accomodare a tavola e si metterà a servirci. Ciò fu detto dal Signore anche dopo aver ammirato e lodato la fede del centurione: Io vi assicuro che molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente e si accomoderanno a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli (Mt 8,11). O grande promessa, o felice suo adempimento! Operiamo in modo da meritarlo; facciamo sì che siamo aiutati a essere capaci di arrivare là dove il Signore ci servirà mentre saremo adagiati a tavola. Che cosa sarà allora l'essere adagiati a tavola se non riposare? E che cosa sarà il servire se non nutrire? Qual è quel cibo? Qual è quella bevanda? Naturalmente sarà la stessa verità. Quel cibo rifocilla e non si esaurisce; nutre e nutrendo dona l'integrità; non si consuma per colui che adesso nutre, ma, rimanendo intero, gli dà tutta la sua forza. Non credi forse che Dio può nutrire così, dal momento che adesso il tuo occhio si pasce così della luce di quaggiù? Il tuo occhio si pasce della luce. Sia che la vedano molti, sia che la vedano pochi, essa brilla sempre nella stessa misura; gli occhi se ne pascono senza che essa venga meno. Se ne pasce uno ma essa non diminuisce; uno ne gode ma non la distrugge. Ha questo potere la luce per l'occhio, e non lo ha Dio per l'uomo trasformato? Questo potere lo ha sicuramente: perché non lo capite ancora? Perché siete occupati in molte faccende. Voi siete presi, anzi tutti noi siamo presi dalle occupazioni di Marta. In realtà chi mai è esente da questo servizio di prendersi cura degli altri? Chi mai può riprendere fiato da queste incombenze? Cerchiamo di compierle in modo irreprensibile e con carità. Arriverà infatti anche il giorno in cui ci metteremo a tavola e passerà il Signore a servirci. Non ci servirebbe allora se non fosse passato di qui al Padre; poiché si trovava quaggiù quando ce lo prometteva. E perché non pensassimo che ci avrebbe dato qualcosa di simile alla natura di servo nella quale noi lo vedevamo, passando - dice la Scrittura - li servirà (Lc 12,37). Anche l'Evangelista parlando di questo passaggio dice: Essendo poi giunta l'ora che Gesù passasse da questo mondo al Padre (Gv 13,1). È tanto tempo che sono con voi e non mi hai conosciuto? (Gv 14,9). Se avesse compreso che cosa aveva udito, avrebbe risposto: "Non ti ho conosciuto perché ancora non sei passato ". Per la stessa ragione anche a Maria dopo la risurrezione viene detto: Non toccarmi, poiché non sono ancora asceso al Padre (Gv 20,17).

Si giungerà al riposo solo attraverso la fatica
7. Vi scongiuro, dunque, carissimi, vi esorto, vi ammonisco, vi ordino, vi prego: cerchiamo di desiderare insieme quella vita, di correre verso di essa arrivandoci insieme, affinché ci fermiamo in essa perseverando. Verrà l'ora e sarà un'ora senza fine, quando il Signore ci farà accomodare a tavola e ci servirà. Che cosa ci darà, se non se stesso? Perché cercate che cosa mangerete? Avete il Signore in persona. Quale sarà l'alimento di cui nutrirci? Che cosa, se non: In principio era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio (Gv 1,1)? Che cosa sarà lo stare a tavola se non riposare? Che cosa sarà il nutrirsi se non godere in modo ineffabile della contemplazione di lui? La delizia è nella tua destra (Sal 15,10). Una sola cosa ho io chiesto al Signore, questa io cercherò; non molte cose, nelle quali sono occupato, ma una sola cosa ho chiesto al Signore, questa cercherò: di abitare nella casa del Signore per tutti i giorni della mia vita per contemplare le delizie del signore (Sal 26,4). Non è questa la felicità di coloro che si affaticano. Liberatevi da ogni preoccupazione e vedete; che cosa? che io sono il signore (Sal 45,11). O grande visione, felice contemplazione! Ma che vuol dire: "Mettetevi a tavola e mangiate", se non: "Liberatevi da ogni preoccupazione e vedete"? Non dobbiamo dunque avere il gusto dei cibi materiali, né immaginare vivande, per così dire, lascive. Queste scompariranno; si devono tollerare, non amare. Se vuoi adempiere il compito di Marta occupandoti di esse devi usare la moderazione e la misericordia: la moderazione nell'astenerti da eccessi, la misericordia nel largire. Passerà la fatica e arriverà il riposo; ma si arriverà al riposo unicamente attraverso la fatica. Passerà la nave e arriverà nella patria; ma alla patria non si arriverà se non per mezzo della nave. Noi infatti siamo in navigazione se consideriamo le onde e le tempeste di questo mondo. Io sono sicuro che non andremo a fondo poiché siamo trasportati dal legno della croce.

(Agostino, Discorso 104)




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